di Tony Damascelli
Peggio della finale persa con l’Inter. Peggio della vergognosa eliminazione dal mondiale sudafricano. Franck Ribery è rinviato a giudizio per istigazione alla prostituzione. Rischia quarantacinquemila euro di multa, nulla per un milionario del football, e tre anni di galera, tutto, cioè la fine della sua carriera. Ieri è andato in ritiro non previsto nella caserma della Brigata antiprostituzione di Parigi. Si è presentato come al bar sulla spiaggia, una maglietta nera con l’immagine di James Dean sul petto e il nome e il cognome dell’attore maledetto, sulla schiena. Gioventù bruciata è un film meraviglioso, non credo che Ribery e il suo sodale Benzema, anch’egli coinvolto nella vicenda (all’inizio erano entrati nella cronaca anche Govou e Ben Arfa), abbiano visto la pellicola di Nicholas Ray, comunque la loro gioventù non è soltanto bruciata. Franck Ribery ha ammesso di avere avuto rapporti sessuali con la signorina Zahia Dehar che oggi ha diciotto anni ma all’epoca degli incontri, nel duemila e nove, era dunque minorenne.
Ribery l’aveva conosciuto allo Zaman cafè, al civico 66 di Champs Elysées, un locale di cucina libanese e di piaceri internazionali, di ogni tipo, servizi compresi. Zahia in quel sito si esibiva con altre ragazze, Ribery, conosciuta la tariffa, dai mille ai duemila euro, dipendeva dalla lunghezza della prestazione, sarebbe passato all’azione e il rapporto tra i due si era così consolidato che il francese musulmano del Bayern di Monaco l’avrebbe convocata in Baviera per altre serate di svago, pagandole viaggio e pernottamento, si fa per dire. Da qui l’accusa del giudice Yves Dando: se ha provveduto al pagamento del biglietto aereo, Ribery era sicuramente a conoscenza dell’età della ragazza. La quale Zahia, bionda inquietante e protagonista anche di un reality show con tanto di spogliarello e atto sessuale mimato incluso, era diventata una specie di eroina, nel senso buono, di Francia, al punto da scrivere una lettera a Raymond Domenech, non un suo spasimante ma l’allenatore della nazionale, invitandolo a convocare Benzema e Ribery per il mondiale in Sudafrica, essendo, ignari della età minorile della giacente: «Altrimenti avrei perso i clienti», ha ammesso l’imprenditrice astuta.
Sei ore di interrogatorio, in stato di fermo, sono state durissime per Ribery che poi è stato trasferito, a bordo di una monovolume con vetri scuri, in tribunale. Qui il giudice ha deciso di mettere il calciatore sotto indagine e con lui il cognato ventunenne, anch’egli attore delle serate allegre, mentre il procuratore di Ribery è stato subito rimesso in libertà. Cosa che a sera è accaduto anche per l’indagato.
Non c’è un solo francese che chieda pietà, comprensione e libertà per Ribery e Benzema. Strano, gli stessi che hanno firmato appelli e marciato per un atto di giustizia nei confronti dello stupratore Roman Polanski, sono rabbiosi e acidi per questa vicenda che vede coinvolti due calciatori, uno dei quali reduce dalla disastrosa avventura ai mondiali sudafricani. Il calcio, stavolta, almeno in Francia, non è l’isola del privilegio e degli impuniti. Anzi. Non c’è la ghigliottina ma i francesi vorrebbero vedere mozzate le carriere dei milionari del pallone. Polanski libero e Ribery a morte, è il nuovo slogan degli allonsenfants. Manca il rullo dei tamburi, il popolo esulta.
ilgiornale.it 21 Luglio 2010