Sport Land News

Reggio Emilia anche le Frecce Tricolori per la finale UEFA Women’s Champions League


Roma, 16 Maggio 2016 - Ad una manciata di giorni dalla finale della UEFA Women’s Champions League tra Wolfsburg e Lione, Reggio Emilia è pronta ad ospitare un evento storico che si disputa per la prima volta in Italia. Ci saranno anche le Frecce Tricolori a celebrare questo appuntamento: laPattuglia Acrobatica Nazionale, costituente il 313º Gruppo Addestramento Acrobatico, sorvolerà lo stadio “Città del Tricolore” durante la cerimonia di apertura. Con dieci aerei, di cui nove in formazione e uno solista, la PAN dipinge i cieli del mondo con i colori della bandiera italiana, simbolo dei valori del paese e della cultura delle Forze Armate. Uno spettacolo che dal 1961 rappresenta l’orgoglio, la passione e la professionalità dell’Aeronautica Militare, oltre 40 mila uomini e donne che quotidianamente compiono il proprio dovere al servizio dell’Italia.

Reggio Emilia è diventata la capitale europea del calcio femminile in occasione della finale della UEFA Women’s Champions League (“Città del Tricolore” 26 maggio ore 18, diretta su EUROSPORT), evento che rappresenta una grande opportunità per la promozione della componente femminile del calcio in Italia e una delle attività previste nel progetto di sviluppo del movimento avviato dalla FIGC.

La finale costituisce un’occasione di promozione per la città stessa e per tutto il territorio emiliano, che è stato coinvolto in numerose attività collaterali, con  l’obiettivo di favorire la presenza di un pubblico di tutte le età ad un grande spettacolo calcistico. Per le attività promozionali, il cui obiettivo è anche quello di sensibilizzare il pubblico sui valori sportivi, è sceso in campo ilSettore Giovanile Scolastico della FIGC.

Le scuole primarie e secondarie di Reggio Emilia hanno partecipato al concorso scolastico dedicato al calcio femminile, organizzato in collaborazione con il MIUR, il servizio Officina Educativa dell’Assessorato Educazione e Conoscenza di Reggio Emilia e la Fondazione per lo Sport di Reggio Emilia. Nel percorso “Road to the Final” sono stati coinvolti testimonial d’eccezione che hanno portato e porteranno ancora nei prossimi giorni le loro esperienze nelle strutture educative della città. Inoltre per le scuole secondarie di primo grado, è stato organizzato un torneo scolastico che si protrarrà fino al 26 maggio, giorno in cui si disputeranno anche le finali del torneo all’interno del“Women’s Grassroots festival”.

In occasione della finale saranno coinvolti gli studenti e le studentesse delle scuole secondarie di primo e di secondo grado che proprio in quei giorni saranno protagonisti delle finali nazionali dei Campionati Studenteschi di calcio maschile e femminile organizzati da Settore Giovanile e Scolastico, MIUR e CONI.

Dal 30 aprile all’8 maggio si è svolta la “Women’s Football Week”, iniziativa promossa dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio e dal Settore Giovanile Scolastico che si è concretizzata attraverso un tour itinerante in partenza da Reggio Emilia verso otto città dell’Emilia Romagna ed in tutte le altre regioni.



fonte: comunicato stampa Master Group Sport - Ufficio stampa

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone

Basket playoff semifinali 2015-2016 scattano mercoledì sera

Le semifinali 2015-2016 scattano mercoledì sera al PalaBigi di Reggio Emilia con la prima sfida tra Grissin Bon e Sidigas Avellino e ai tifosi irpini sono stati concessi per gara-1 e gara-2 cinquanta biglietti. Sul fronte opposto il club biancoverde ha già staccato milletrecento abbonamenti per gara-3 e l'eventuale gara-4 al PalaDelMauro. Milano giocherà al PalaDesio (capienza omologata a 6500 posti) anche le prime due partite della semifinale (giovedì 19 e sabato 21) a causa dell'indisponibilità del Mediolanum Forum di Assago.
Primi movimenti delle squadre fuori dai playoff: Meo Sacchetti è il nuovo allenatore di Brindisi, Marco Atripaldi è il nuovo direttore sportivo di Torino e prende il posto dello jesolano Renato Pasquali. Francesco Vitucci è uno dei candidati per la panchina del Banco di Sardegna Sassari.
Ritornano le nubi nere sopra la Juve Caserta:
iscrizione a rischio con il patron Iavazzi che ha già annunciato il suo disimpegno, rimanendo come socio di minoranza con il 10%-20% delle quote. Riccardo Paolini, nonostante la salvezza, potrebbe non essere riconfermato a Pesaro, si fanno i nomi di Mazzon, Bucchi e Petrovic. (m.c.)
fonte: Nuova Venezia

Tuffi: Cagnotto-Dallapè sincro d'oro, sempre regine Europa

Ottavo titolo di fila, ancora un oro europeo a ripetere quella magia che sul trampolino le rende una cosa sola. Tania Cagnotto e Francesca Dallapè anche a Londra, in quella stessa piscina che quattro anni fa ai Giochi lasciò loro più lacrime che sorrisi per quel bronzo perso per soli due punti, si confermano regine del sincro nel Continente: da quando esordirono a Torino nel 2009 le due campionesse, atlete e amiche, non sono mai scese dal gradino più alto del podio.
    Allontanate le ansie e le paure si sono aggiudicate l'oro con 327.81 punti, davanti alle britanniche Alicia Blagg e Rebecca Gallantree (319.32) e alle russe Nadezhda Bazhina e Kristina Ilinykh (304.20). Una marcia regale per una coppia che in Europa non ha rivali e che regala la centesima medaglia d'oro della storia della Federnuoto ai campionati europei.
    Per la Cagnotto il regalo più bello, il tris dopo gli ori da uno e tre metri, nel giorno del suo trentunesimo compleanno.
    L'azzurra centra il ventesimo titolo totale (dodici individuali) di una carriera interminabile che la vede in testa nel ranking europeo con ventinove podi. "E' stato un europeo molto gratificante - racconta Tania - è il mio compleanno e ci siamo fatte un bel regalo. Sia nei tre metri che nel sincro abbiamo fatto importanti test in vista delle olimpiadi. Non era scontato che vincessimo questa medaglia. Abbiamo simulato la gara olimpica e, se andasse così, potremo essere contente a Rio. Sono felice perché ho salutato la mia carriera europea con un suggello importante. Era fondamentale fare questo punteggio perché ora avremo due mesi senza poterci confrontare con le altre coppie che incontreremo ai Giochi. Dovremo esser brave a gestire l'attesa per finalizzare il nostro obiettivo principale.
    Pensavo di aver raggiunto il mio massimo a 27, 28 anni nel precedente ciclo olimpico. Invece mi sento meglio ed ho meno dolori fisici. Mi sto allenando bene ed ho margini di crescita".
    Sfoga con il pianto tutta la sua felicità e la tensione la Dallapè: "Tutti si aspettavano che vincessimo e avevamo grande pressione ed abbiamo lavorato tanto per non deludere le attese.
    Sono stati degli anni bellissimi, io e Tania abbiamo lavorato sempre in armonia. Dovremmo finire il nostro lavoro a Rio ma l'importante sarà non pensarci. Era l'ultimo test veramente importante prima di Rio e tremavo come una foglia. Sono scoppiata in lacrime perchè era una settimana che mi volevo sfogare e fortunatamente sono pianti di gioia. Ci siamo abbracciate con Tania e mi sono passate in mente tante soddisfazioni e qualche delusione, poche fortunatamente".
    Nella piattaforma 10 metri show in casa di Tom Daley, l'ex enfant prodige dei tuffi ora star anche in tv: l'inglese, secondo nel sincro con il compagno Daniel Goodfellow, ha chiuso con 570.50 punti con due dieci su due tuffi diversi. 
ansa

Palermo salvo, Carpi retrocede in serie B

Il Palermo batte il Verona per 3-2 e si salva mantenendo un punto di vantaggio sul Carpi che vince a Udine per 2-1 ma retrocede in serie B. Nell'altra partita della serata Lazio-Fiorentina 2-4. Commozione a Roma e Udine per il saluto ai tifosi di Klose e Di Natale.
Salvezza sofferta fino all'ultimo minuto per il Palermo che si deve sudare la vittoria contro il Verona, già retrocesso. Il 3-2 finale è quasi il riassunto di una stagione difficilissima ma a lieto fine. Quasi un miracolo quello realizzato dai rosanero e dall'ultimo dei numerosi tecnici che quest'anno si sono avvicendati sulla panchina rosanero: Davide Ballardini. E' proprio l'allenatore, ritornato nel finale della stagione, il maggiore artefice di questa salvezza conquistata all'ultima giornata quando, poco più di un mese fa, tutto sembrava perso. Le reti di Vazquez, Maresca e Gilardino celebrano i tre grandi protagonisti della stagione rosanero, nel bene e nel male.
Non bastano i due gol di Verdi e la vittoria raccolta a Udine al Carpi, per conquistare la salvezza. Il successo casalingo del Palermo con il Verona già retrocesso lo condanna a ritornare nella serie cadetta, seppure a testa alta, dopo aver onorato il campionato fino all'ultimo minuto. L'Udinese chiude la stagione con una sconfitta e si congeda dalle sue tre bandiere: Di Natale, Domizzi e Pasquale. Un addio che Totò suggella con l'ultima rete in bianconero.
"Mi sono complimentato con i ragazzi che sono stati splendidi, da gennaio in poi abbiamo fatto 28 punti, una cosa straordinaria. Retrocedere a 38 punti lascia l'amaro in bocca, abbiamo fatto il massimo ma purtroppo non è bastato. Usciamo a testa alta da questo campionato". Fabrizio Castori rende onore al campionato del Carpi, che torna in B all'ultima giornata di campionato. "Possiamo guardarci allo specchio. So quello che abbiamo passato e che abbiamo vissuto, avevamo in squadra tanti ragazzi che erano all'esordio in Serie A - ha detto il tecnico al programma 'Serie A Live' (Mediaset Premium) - e fare un girone di ritorno così è un qualcosa di straordinario. Siamo un gruppo pulito e genuino. Non abbiamo pagato l'inesperienza, abbiamo pagato questa rivoluzione sbagliata della squadra. Io in estate sostenevo che questa squadra poteva salvarsi e infatti quando poi abbiamo riutilizzato la squadra della promozione le cose sono andate meglio, ma ormai era troppo tardi. Questa politica è stata sbagliata e retrocedere per un solo punto fa molto male. Il mio futuro sarà ancora al Carpi? Non lo so, devo ancora parlarne con la società, in questi giorni pensavo solo a questa partita e a chiudere al meglio la stagione".
"Il gol che porto nel cuore? Il primo, quello nel derby è stata un'emozione per me e per la squadra, è stato fantastico. Ho visto la gente piangere". Dai microfoni di Mediaset Premium, Miro Klose fa il bilancio dei suoi 5 anni con la maglia della Lazio, club a cui oggi ha dato l'addio con una rete, quella segnata su rigore contro la Fiorentina. "Ora non so cosa farò - aggiunge Klose -. Ho detto al mio manager che volevo finire bene la stagione e adesso vediamo cosa c'è sul tavolo e poi decidiamo. La partita che porterò nel cuore? La finale di Coppa Italia contro la Roma". Poi una battuta sul rigore di oggi: "mi hanno messo un po' di pressione perché non tiro mai i rigori, ma alla fine va bene così".
"Il primo tempo è stato il più brutto della mia gestione. La Fiorentina, squadra assai fastidiosa, ha dominato. Ma nella ripresa potevamo anche pareggiare. Dispiace chiudere con una sconfitta, ma ho vista una buona Lazio, soprattutto per la reazione del secondo tempo". Simone Inzaghi a 'Serie A Live' commentata così il ko 4-2 casalingo, con cui la Lazio si è congedata dal proprio pubblico. "Penso di aver fatto il massimo per questo gruppo, il pubblico ci ha salutato nel migliore dei modi nonostante la sconfitta e ci ha applaudito. L'incontro della società con Sampaoli? Penso che sia normale che una società si guardi intorno e poi decida. In queste 7 partite ho fatto il massimo, la squadra mi ha seguito. Poi la società sceglierà con calma. Loro adesso hanno visto quello che posso fare. Un aggettivo per Klose? Insostituibile".
ansa

Formula 1, Gp Spagna: trionfa il 18enne Verstappen davanti a Raikkonen e Vettel

Il 15 maggio 2016 è un giorno che verrà ricordato a lungo nella storia della Formula 1. Max Verstappenal debutto sulla Red Bull dopo la promozione dalla Toro Rosso, trionfa nel Gran Premio di Spagna e a 18 anni diventa il più giovane vincitore di sempre di un Gp, polverizzando il record (21 anni) che apparteneva a Sebastian Vettel. Proprio il tedesco è terzo, alle spalle dell’altraFerrari di Kimi Raikkonen. Entrambi delusi per non aver approfittato dell’incredibile suicidio delle due Mercedes, che si auto eliminano alla terza curva. Ma la gara – finalmente appassionante, tesa fino all’ultimo metro, caratterizzato da pochi sorpassi e dal dominio della strategia – incorona il predestinato, figlio d’arte che ha già ampiamente superato il padre Jos: la Red Bull non vinceva dal 2014 e torna davanti a tutti grazie a un ragazzino appena maggiorenne. E la sensazione è che quello di oggi sia solo il primo successo di una grande carriera.
Prima di oggi un po’ tutti pensavano che la Mercedes si potesse battere soltanto da sola. E il Gp di Barcellona lo conferma. La partenza ravvicinata, e l’ennesimo sorpasso allo start, accendono la miccia che fa esplodere la rivalità traNico e Lewis, compagni sempre più rivali. Dopo la qualifica Rosberg aveva stuzzicatoHamilton, ricordandogli come nonostante le tre pole non fosse mai riuscito a passare in testa la prima curva. Succede anche inSpagna: il tedesco leader del mondiale lo brucia, ma scatena la reazione di Hamilton che prova subito il controsorpasso. E qui succede il pasticcio: Rosberg gli chiude la porta cambiando traiettoria e lo butta fuori, ma sull’erba l’inglese perde il controllo della sua monoposto e travolge il compagno. Risultato: tutte e due le Mercedes fuori al primo giro. E gara apertissima per tutti gli altri.
Ad approfittarne, però, non sarà la Ferrari, che resta seconda anche quando i primi escono di scena. La partenza di entrambe le rosse è rivedibile (Raikkonen perde subito quattro piazze, Vettel dopo aver provato ad essere aggressivo si fa passare da Verstappen eSainz). Quando si rimettono in carreggiata, inizia una lunga gara di posizione e strategia, all’inizio all’inseguimento di Ricciardo che sembra lanciato verso il successo. Ma i pit-stop rimescolano le carte in pista: alla seconda sosta, l’australiano è il primo a fermarsi, seguito subito da Vettel ma non da Verstappen. Nel gioco delle coppie, anche Raikkonen assume la stessa strategia dell’olandese. La corsa diventa una partita a scacchi: la Ferrari di Vettel prova ad anticipare all’estremo il terzo stop (si riferma dopo appena 11 giri), Ricciardo fa l’opposto. Ma la strategia giusta è quella a due soste. Così con un long run di oltre trenta giri, che non era mai stato provato, la vittoria se la giocano a sorpresa Verstappen e Raikkonen. Max e Kimi, il giovane e il vecchio: tra loro ci sono 18 anni di differenza e pochi centesimi in pista. Il finale in questa lotta a due coppie è emozionante. Per il podio Ricciardo esagera in staccata, ma Vettel lo ricaccia indietro e poi l’australiano fora a un giro dalla fine, riuscendo comunque a salvare il quarto posto. Raikkonen invece non riesce mai neanche a tentare la zampata vincente, nonostante la sua Ferrari sembri averne un po’ di più. Ma la Red Bull dà il meglio nel terzo settore, l’unico punto favorevole ai sorpassi di un tracciato difficile. L’olandesino volante va fino in fondo, senza tremare mai, senza una sbavatura. E riscrive la storia dellaFormula 1.
Forse era quasi destino che le Mercedes dovessero lasciare strada al predestinato. Ma la loro uscita fa molto rumore. Tutta la squadra si ritrova in una riunione concitata dopo l’incidente. “Una manovra stupida, inaccettabile”, attacca il presidente Niki Lauda. Che prende le parti di Rosberg: “È più colpa di Lewis, è lui che ha attaccato”. Come dire che le gerarchie, in pista dopo la prima curva e forse anche in casa Mercedes, erano fatte. Ma il campione in carica non poteva accettarlo. Più diplomatico il team principal Wolfe, che parla di “incidente di gara normale, che però non può capitare fra due macchine della stessa scuderia”. Difficile ricucire. Dopo Barcellona nulla sarà più come prima. Rosberg e Hamilton da compagni diventano nemici. Dovranno guardarsi da Verstappen e dalla Red Bull, rivali forse più credibili della Ferrari, ma soprattutto da se stessi. Il mondiale è riaperto. E anche molto più bello.
fonte: Il Fatto Quotidiano

Sassuolo-Inter 3-1, Di Francesco chiude sesto e spera nell'Europa League

Una doppietta di Politano e un gol di Pellegrini regalano il successo ai neroverdi: si qualificheranno ai preliminari se sabato il Milan dovesse perdere la finale di Coppa Italia con la Juve. I nerazzurri concludono con una sconfitta: espulso Murillo

L'esultanza del Sassuolo. Ansa
L’Inter piena di stranieri deraglia ancora, fa festa il Sassuolo del made in Italy che vince 3-1 con le reti di Politano (doppietta) e Pellegrini e vede i preliminari di Europa League. Le basterà che sabato prossimo la bulimica Juve batta il Milan nella finale di Coppa Italia. Per l'Inter segna Palacio, "vecchietto" da cui molti compagni semi indolenti e amanti della giocata ad effetto farebbero bene a imparare grinta, essenzialità e intelligenza calcistica.
POLITA...SÌ — Di Francesco preferisce il baby Pellegrini a Missiroli, davanti c’è Politano al posto dello squalificato Berardi. Mancini tiene tutti i Primavera in panchina, a sinistra punta su Telles, in mezzo c’è Melo, non Gnoukouri. Squadra a specchio con l’avversario, Brozovic fa l’interno destro e Jovetic si muove da centravanti, con ai lati Palacio ed Eder. Gli emiliani passano già al 6’, con Juan Jesus che si perde dopo un tackle di Brozovic, Politano calcia da fuori e una deviazione di Murillo spiazza Carrizo. L’Inter a questo punto inizia a ruminare un calcio lento, che non trova quasi mai sbocchi, mentre il Sassuolo quando riparte fa male. E al 26’ raddoppia: Magnanelli pesca il taglio dell’ex Duncan, bravo a mettere in mezzo dove non arriva per un soffio Sansone, ma ci pensa Pellegrini, complice la mancata diagonale di Telles. Proteste interiste perché Murillo era a terra dopo un contrasto con Defrel. I padroni di casa qui però si rilassano e l’Inter va vicina al gol prima con Eder poi con Jovetic (il più intraprendente dei suoi), che esalta Consigli. Il quale subito dopo deve però arrendersi a Palacio, liberato da Brozovic dopo un errore di Magnanelli. Complice anche il terreno scivoloso per la pioggia che si abbatte su Reggio, il match è un frullato di errori marchiani e grandi giocate. Ma Telles dietro resta impresentabile e Politano al 39’ mangia in testa al brasiliano sul cross di Gazzola per il 3-1 che chiude il parziale.
ROSSO E BABY — La ripresa si apre senza cambi e con una spizzata gol di D’Ambrosio annullata per un fuorigioco che però è di Eder. La beffa arriva poco dopo, quando Murillo commette un fallo da ammonizione su Falcinelli (appena entrato al posto di Defrel), manda più volte a quel paese l’arbitro Gervasoni e completa il suo impresentabile girone di ritorno con un rosso. Mancini a questo punto richiama Carrizo, Kondogbia e Palacio per dare spazio a Nagatomo e ai baby Radu e Della Giovanna. Di Francesco risponde concedendo la passerella ai goleador Pellegrini e Politano. Il Sassuolo è sesto con pieno merito. Per coronare il sogno europeo però deve sperare bel cannibalismo juventino.
gazzetta.it

Il Sassuolo che dà lezioni a Milano

Se il Sassuolo chiude il campionato battendo nettamente l’Inter – e non è nemmeno l’unica delle grandi ad aver battuto, a cominciare dalla Juventus – e tenendo sotto il Milan di quattro punti, vuol dire che qualcosa sta succedendo. E che i tempi stanno cambiando. Forse anche che torniamo, sia pure molto parzialmente, all’equilibrio di 15 o 20 anni fa, quando cioè fra le solite note si inseriva anche qualche altra squadra: fosse la Lazio, il Parma o la Fiorentina. Detto che la Juve – lo abbiamo ripetuto mille volte – è due o tre gradini sopra le altre, oggi Napoli e Roma sono realtà più solide e affidabili delle due milanesi. Soprattutto il Milan, che per il terzo anno consecutivo rischia di fallire la qualificazione alle Coppe, a meno che non vinca la finale di Coppa Italia contro la Juve.
Non c’è da infierire troppo, di analisi di Inter e Milan ne abbiamo già fatte infinite. Milano ha un grande passato pieno di vittorie e di trofei e vale per quello, il presente ha i volti incerti di Thohir e Mancini, Berlusconi e Brocchi, il futuro è una scommessa. Sia pure nell'incertezza più assoluta l'Inter ha ancora qualche carta da giocare, il Milan berlusconiano invece è quasi sull'orlo dello spegnimento, dell'estinzione. Nella piccola Sassuolo, piccola ma anche discretamente ricca e organizzata, con un forte nucleo italiano, con un allenatore emergente e in rampa di lancio ma già con una discreta esperienza, fanno calcio decisamente meglio che al Milan. E forse anche dell'Inter che gli sta pochi punti più sopra. I tempi cambiano, decisamente. Forse il Milan troverà qualche investitore cinese disposto a rilevarlo, di certo ci vuole un taglio netto col passato. Ho il sospetto che  se al posto di Berlusconi ci fosse stato Squinzi, se Di Francesco si fosse seduto sulla panchina di Brocchi, se il dg Carnevali avesse fatto il mercato al posto di Galliani, e se Sansone, Defrel e Berardi avessero giocato al posto di Balotelli, Luiz Adriano e Montolivo, il Milan si sarebbe sicuramente qualificato nelle Coppe - forse anche in Champions League, toh... - risparmiandoci pure parecchi milioni.
repubblica.it