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Durante Trofeo Tim 2015 sarà utilizzata per la prima volta in Italia la “goal-line technology” per verificare eventuali episodi di “gol-non gol” . L’evento sarà trasmesso in diretta TV su Canale 5 dalle ore 20.45

TIM, sponsor ufficiale della Lega Serie A, presenta il Trofeo TIM 2015, il torneo dell’estate calcistica italiana, che si disputerà il 12 agosto al “Mapei Stadium” di Reggio Emilia, alle 20.45. Al tradizionale triangolare, giunto alla quindicesima edizione, prenderanno parte A.C. Milan, F.C. Internazionale e U.S. Sassuolo Calcio, che si sfideranno in incontri di 45 minuti ciascuno.

Il Trofeo TIM sarà trasmesso in diretta televisiva su Canale 5.

Quest’anno il Trofeo TIM ospiterà la prima applicazione ufficiale in Italia della “goal-line technology”. Lega Serie A, che dalla prossima stagione utilizzerà il sistema tecnologico volto a verificare eventuali episodi di “gol-non gol”, ha scelto il Trofeo TIM per testarne l’utilizzo in campo.

Anche quest’anno sei ospiti potranno seguire i match da bordo campo nella esclusiva “panchina TIM”.

Il Trofeo TIM sarà seguito sui social (Twitter, Facebook, Instagram) con l’hashtag #TrofeoTIM.

TIM è vicina al mondo del calcio dal 1998, sostiene e promuove le manifestazioni sportive di grande valore sociale e aggregativo. TIM è sponsor del massimo campionato e di tutte le competizioni ufficiali organizzate da Lega Serie A: Serie A TIM, TIM Cup, Supercoppa TIM, Primavera TIM.

La manifestazione è organizzata con la collaborazione di Master Group Sport.

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TIM è il brand unico del Gruppo Telecom Italia che opera nel mercato offrendo servizi di telefonia fissa e mobile, internet, contenuti digitali e servizi cloud. TIM, abilitatore alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione più innovative, accompagna l’Italia verso il traguardo della piena digitalizzazione, grazie alla realizzazione delle infrastrutture di rete ultrabroadband e alla diffusione dei servizi di ultima generazione.

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Trofeo Tim 2015, data, orario e partecipanti

Dopo la lunga sosta estiva sta per ripartire alla grande la stagione calcistica.

Torna il grande calcio con il Trofeo Tim (12 agosto 2015) che in questi anni si è andato ritagliando uno spazio importante, anche televisivamente parlando. Nelle recenti gare d'agosto sono emersi dei ritardi di preparazione per alcune squadre italiane come Roma e Milan. I giallorossi sono stati duramente battuti dal Barcellona per 3-0 ma aspettano per l'arrivo nella capitale del forte attaccante bosniaco Edin Dzeko (dal City) che andrà a formare con Salah una coppia davvero intrigante.
Il Milan sogna ancora Ibrahimovic per l'attacco e il giovane talento Romagnoli per la difesa. Nei prossimi giorni ne sapremo di più. I rossoneri prenderanno parte al Trofeo Tim con Sassuolo e Inter, per il classico "triangolare" con tempi da 45 minuti ciascuno: una formula ben rodata. Si gioca a Reggio Emilia. Lo scorso anno al posto dell'Inter c'era la Juve. Si gioca in data 12 agosto 2015.

La favorita per la vittoria del Trofeo Tim 2015

Quest'anno a prevalere dovrebbe essere l'Inter, che si è molto rafforzata, mentre Milan e Sassuolo sono ancora in fase di rodaggio, ma tutto può accadere, anche a causa delle temperature davvero africane che hanno caratterizzato questa lunga estate, coi suoi anticicloni dai nomi pittoreschi.

Il Sassuolo è ormai una bella realtà del massimo campionato di calcio, che però ha vinto il Trofeo Tim Cup una volta sola, mentre l'anno passato fu il Milan di Pippo Inzaghi ad alzare il trofeo, salvo poi deludere non poco in campionato.
Si gioca dunque al "Mapei Stadium" di Reggio Emilia il 12 agosto 2015, con calcio d'inizio fissato alle 20:45. I prezzi dei biglietti variano da 15 Euro a 35 Euro a seconda del settore. La partita sarà trasmessa da un'emittente Mediaset, al momento ancora da definire.
Il nostro pronostico, lo ripetiamo, è una vittoria dei nerazzurri di Mancini, che quest'anno partono con grandi ambizioni, anche perché i principali rivali, cioè i campioni d'Italia della Juventus hanno perso Pirlo, Tevez e Vidal e lamentano già tre infortunati di rilievo come Khedira, Chiellini, Morata.
Il Trofeo Tim del 12 agosto 2015 ci dirà qualcosa di più sullo stato di forma di queste tre squadre. L'appuntamento è alle 20:45.
blastingnews.com

La sera del 12 agosto si giocherà il Trofeo Tim con Sassuolo, Milan e Inter, la tecnologia goal-non goal poi debutterà in campionato

REGGIO EMILIA. Per il terzo anno di fila il Trofeo Tim si gioca a Reggio Emilia. Nel rinnovato Mapei Stadium Città del Tricolore (le curve con i seggiolini tricolori sono solo l'ultimo dei ritocchi ), il Sassuolo ospiterà due big: ci sarà ancora il Milan, mentre darà forfait la Juve, sostituita dalla regina del trofeo estivo per antonomasia, l'Inter; che dal 2001 ad oggi ha conquistato il titolo per ben otto volte.
Il triangolare è in programma per mercoledì 12 agosto ed è stato illustrato ieri nei dettagli in Municipio, alla presenza del sindaco Luca Vecchi, del direttore generale della serie A Marco Brunelli, di Cristiano Habetswallner di Tim e dell'amministratore delegato di Master Group e del Sassuolo Giovanni Carnevali. Confermatissima la diretta su Canale 5, così come la formula del triangolare, con mini partite da 45 minuti ciascuna.
PIONIERI. La vera novità di quest'anno sarà la sperimentazione della Goal-line Technology per verificare eventuali episodi di "gol-non gol". La celeberrima GLT già utilizzata in Premier League, farà capolino quindi anche in Italia, con il test ad hoc nel trofeo Tim che farà da apri pista alla tecnologia applicata a tutte le partite della serie A a partire da questa stagione sportiva.
«Sarà di fatto il primo e ultimo test per questa tecnologia – spiega Marco Brunelli – perché già dalla prima giornata di campionato tutti gli stadi, più o meno vecchi, ne saranno dotati. Sarà un ausilio per gli arbitri che non andrà a sostituire gli arbitri d'area di rigore, che avranno così compiti diversi. Sono già alcuni anni che vengo qui a Reggio per iniziative importanti – prosegue il direttore generale della Lega A – da ultima quella di aprire ad uno stadio senza barriere come in occasione di Sassuolo-Palermo».
ORGOGLIO. Gli fa eco Luca Vecchi che manifesta «grande orgoglio per la nostra città di ospitare ancora una volta un evento di questa portata. Ringrazio Carnevali e la Master Group per aver scelto ancora Reggio Emilia e per il lavoro che è stato fatto sul Mapei Stadium, che migliora di giorno in giorno», prosegue il primo cittadino. « Non è un segreto, tuttavia, che la città punti alla Nazionale maggiore. Il test della GLT assieme alla finale di Champions femminile, si inseriscono nel solco di una internazionalità che andiamo ricercando, anche con l'avvento dei Giochi sportivi del Tricolore».
RINGRAZIAMENTO. «Il trofeo Tim fa parte di quelle iniziative aperte a famiglie e bambini che sentiamo nostre come Sassuolo Calcio – spiega Giovanni Carnevali. – E' la nostra filosofia, aprire lo stadio e far diventare il calcio una festa per tutti. Al Mapei Stadium giocano sia il Sassuolo che la Reggiana, e qui mi sento di fare un grosso in bocca al lupo alla nuova dirigenza granata , ringraziando Alessandro Barilli per la collaborazione instaurata tra le due società. I seggiolini tricolore nelle curve sono un segno di rispetto per la storia dello stadio e della città di Reggio Emilia». Biglietti in vendita su www.vivaticket.it e nei punti vendita Vivaticket by Best Union.
Gazzetta di Reggio

Playoff 2015: domani il via alle semifinali saranno Milano-Sassari e Venezia-Reggio Emilia


Con i determinanti successi, in gara 5, piazzati ieri da Venezia e Reggio Emilia, si sono ufficialmente chiusi i quarti dei playoff scudetto 2015. Da domani, infatti, sarà già tempo di semifinali. Saranno Milano e Sassari, già qualificate da qualche giorno, ad aprire le ostilità. Al meglio delle sette gare, appare favorita l'Olimpia sia per profondità di roster che per l'ottimo momento di forma evidenziato. Di contro, il Banco di Sardegna, dopo aver mandato in archivio il momento buio vissuto nel girone di ritorno, proveranno a mettere lo sgambetto ai campioni d'Italia in carica, come già accaduto, però in gara secca, nelle Final Eight di Coppa Italia.
Sabato, invece, sarò il turno di Venezia e Reggio Emilia, in quella che appare la semifinale più incerta. Entrambe qualificate al termine di serie che si sono dimostrate più complicate di quanto si potesse pensare, sia la Reyer che la Grissin Bon dovranno ricaricare le energie e azzerare quanto accaduto finora. Gli emiliani hanno mostrato segnali di rinascita nelle ultime due gare della serie contro Brindisi, ma sanno di dover affrontare una Venezia che, oltre ad avere dalla sua il fattore campo, ha dimostrato di saper superare i momenti difficili grazie alla tanta esperienza presente nel roster di Recalcati.
http://www.ottopagine.it

Storie di cuoio... Sudamerica, il calcio di regime


Albert Camus è stato anche un portiere e tra i suoi pensieri di uomo in rivolta c’era anche quello di «tutto quello che so della vita, l’ho imparato dal calcio». Una sfera di cuoio è da un secolo a questa parte metafora di dominio, a volte totalitario. E non c’è stato luogo della terra come il Sudamerica in cui il “panem et circenses” del pallone sia riuscito a stabilire la relazione pericolosa trasferita nell’equazione: calcio uguale dittatura.

Tra le miserie di questo sport, il sublime narratore uruguayano Edoardo Galeano ha scritto: «Il calcio è la patria, il potere è il calcio: “Io sono la patria”, dicevano quelle dittature militari ». Il gioco della propaganda politica applicata al campo dove si schierano e si combattono 22 eroi in calzoncini corti, è cominciata con il fascismo che perse la guerra, ma si fregiava dei due titoli mondiali conquistati nel 1934 e nel ’38 dalla Nazionale di Pozzo.

Oltre all’oro olimpico (rimasto l’unico del calcio azzurro) ai Giochi organizzati nel 1936 a Berlino dagli alleati nazisti. «L’Italia fascista deve tendere al primato sulla terra, sul mare, nei cieli, nella materia e negli spiriti», era stato il monito di Benito Mussolini, ripreso alla lettera dai dittatori del Brasile e dell’Argentina che grazie alla struttura della squadra “Giunta” riuscirono ad imporsi nei campionati del mondo degli anni ’70-’80. «La fascistizzazione del calcio ha seguito il doppio passo, quello delle dittature simil fasciste dell’America Latina: dal Brasile all’Argentina appunto, dal Cile all’Uruguay, dalla Bolivia al Paraguay, dal Salvador al Guatemala », dice lo storico dello sport Sergio Giuntini autore di un saggio smarcante e illuminato come Calcio e dittature. Una storia sudamericana(Sedizioni). Il calcio come oppio fumoso negli occhi del popolo lo aveva soffiato già nel ’36 il presidente
del Perù Oscar Benavides che ritirò la nazionale di Lima dalle Olimpiadi quando venne sentenziata la ripetizione della gara che la selezione andina aveva vinto - ai supplementari - contro la forte Austria del bomber “anti-Anschluss” Matthias Sindelar (morto misteriosamente assieme alla compagna, l’ebrea italiana Camilla Castagnola).

«Benavides gridò al “complotto” - spiega Giuntini -. Così, approfittando della collera nazionalistica diffusasi in Perù riuscì a stornare le attenzioni sulla corruzione riottenendo la fiducia delle classi popolari». Siamo dinanzi a quell’antropologia da stadio che si studiava facilmente dai gradoni del vecchio Maracanà, costruito per contenere un mondo. Universo ancestrale del futebol da 130mila posti che, nel nefando 16 agosto 1950, arrivò ad ospitare fino a 200mila anime in pena per il “Maracanazo”, la storica sconfitta del Brasile nella finale con l’Uruguay. Il giornalista del “Guardian” Alex Bellos fa notare che «durante gli anni ’70 il regime brasiliano edificò 27 stadi della capacità di 45mila spettatori e cinque da oltre 100mila posti. Ogni città doveva avere il suo tempio del calcio per poter essere definita rispettabile. Una politica populista che riuscì ad accentuare l’orgoglio nazionale». Giocava «com muito orgulho muito amor » e con tanta fede in Dio, Nando Antunes Coimbra, il fratello maggiore di Zico e di Edu. Una famiglia di professionisti del “jogo bonito” in cui Nando, stellina della Fluminense, spiccava per sensibilità e impegno sociale: a 18 anni (nel 1963) si iscrisse alla facoltà di Filosofia e divenne un volontario del Piano nazionale di alfabetizzazione. Scelte invise a quel capitano dell’esercito che era anche il tecnico del Santos de Espirito Santo il quale firmò il foglio di via per Nando che espatriò in Portogallo. Il pallone di Edu rimbalzò dalla dittatura del generale Medici (che nel 1970, alla vigilia dei Mondiali del Messico aveva silurato il ct della Seleçao, João Saldanha, per sostituirlo con il fido Mario Zagallo) di Salazar. Tra soprusi e pressioni, Nando rimase, comunque, quattro anni a giocare nel campionato portoghese e solo con l’aiuto del grande Eusebio riuscì poi a trovare i soldi necessari per tornare nel suo Paese. Quel Brasile che, intanto, aveva sbarrato le porte della nazionale a Edu e depennato Zico dalla lista della nazionale olimpica per i Giochi di Monaco ’72 in quanto “fratelli del comunista”. Lo stesso marchio appiccicato alla
maglia del leader della “Democracia Corinthiana”, il leggendario dottor Socrates. Quel marchio indelebile di indesiderato dagli oligarchi del futebol a 26 anni portò Nando alla sofferta decisione di appendere gli scarpini al chiodo per darsi all’attività di commerciante. Solo nel 2010 il presidente Lula ha dichiarato Nando «perseguitato politico del Regime brasiliano», diventando il primo calciatore riconosciuto vittima della dittatura. Non ha mai avuto lo stesso risarcimento morale lo scrittore Jaime Riera Rehren (nipote di Jaime Riera ex ct cileno nel Mondiale casalingo del’ ’62) che il 26 ottobre del 1973, in occasione di un sopralluogo della Fifa prima del match farsa Cile-Urss, era tra i «duecento ultimi pericolosi» ancora detenuti all’interno dell’Estadio Nacional di Santiago. Lo stadio diventato “lager” a cielo aperto dopo il colpo di stato dell’11 settembre ’73 ordito da Augusto Pinochet. Paolo Hutter, in quei giorni funesti del golpe, era un giovane giornalista allo sbaraglio per le strade di Santiago, in cui venne arrestato e così ricorda le sue tre settimane da “deportato” insieme ad altri 10mila: «Monotono e quasi gentile, l’altoparlante legge i cognomi e i nomi di quelli che devono presentarsi sulla pista per andare a farsi interrogare. Almeno uno su tre viene scientificamente torturato. Parecchi spariscono, li portano nelle segrete case di tortura o li fucilano in periferia».

Nei periferici e oscuri Garage Olimpo di Buenos Aires, durante il Mundial del ’78 andò in scena lo stesso tragico teatro degli orrori. L’allora 22enne portiere dell’Almagro, Claudio Tamburrini, è riuscito a scampare alla morte sfuggendo dalle mani dei carnefici del generale Videla che lo tennero prigioniero alla Mansión Seré. Tamburrini visse il trionfo mondiale dell’Argentina dal suo esilio in Svezia (oggi insegna Filosofia all’università di Stoccolma) e tornò in patria solo nell’85 per far condannare i colpevoli di quella guerra muta che strappò migliaia di figli alle mamme di Plaza de Mayo. Il «fútbol» come lo pronunciava il massimo scriba di calcio, Osvaldo Soriano, spesso apre la ferita della guerra, come quella “de la cien horas ” scoppiata nel ’69 tra El Salvador e Honduras e di cui scrisse Ryszard Kapuscinski ne “La prima guerra del football”. Ma l’urlo di uno stadio annuncerà la tregua e come insegna Edilberto Coutinho «I dittatori passano. Passeranno sempre. Ma un gol di Garrincha è eterno. Non lo dimentica nessuno».
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Il Papa: via le barriere nello sport

Via le barriere anche nello sport per un mondo senza esclusi. Papa Francesco, nell'Aula Paolo VI, ha ricevuto in Udienza gli atleti disabili del comitato italiano paralimpico e ricorda che la loro testimonianza "è un grande segno di speranza. È una prova del fatto che in ogni persona ci sono potenzialità che a volte non immaginiamo, e che possono svilupparsi con la fiducia e la solidarietà. Dio Padre è il primo a sapere questo! Dio conosce perfettamente i vostri cuori. Lui ci conosce meglio di chiunque altro, e ci guarda con fiducia, ci ama come siamo, ma ci fa crescere secondo quello che possiamo diventare. Così, nel vostro sforzo per uno sport senza barriere, per un mondo senza esclusi, non siete mai soli! Dio nostro Padre è con voi!".
Il Papa si rivolge agli atleti, sono circa seimila, e dice loro: "Siete venuti da tante parti del mondo, e ognuno di voi porta con sé la propria esperienza di sportivo e prima di tutto di uomo e di donna: porta le conquiste, i traguardi raggiunti con tanta fatica, anche con tante difficoltà che ha dovuto affrontare. Ciascuno di voi però è testimone di quanto sia importante vivere queste gioie e queste fatiche nell'incontro con gli altri, poter condividere la propria 'corsa', trovare un gruppo di amici che ti danno una mano e dove tu dai una mano agli altri. E così ognuno riesce a dare il meglio di sé!".


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Il Papa ricorda che anche il mondo dello sport deve favorire la cultura dell'inclusione: "lo sport promuove contatti e relazioni con persone che provengono da culture e ambienti diversi, ci abitua a vivere accogliendo le differenze, a fare di esse un'occasione preziosa di reciproco arricchimento e scoperta. Soprattutto, lo sport diventa un'occasione preziosa per riconoscersi come fratelli e sorelle in cammino, per favorire la cultura dell'inclusione e respingere la cultura dello scarto".

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"Che dunque lo sport sia per voi tutti una palestra nella quale allenarvi quotidianamente al rispetto di voi stessi e degli altri, una palestra - è il monito di Bergoglio - che vi dia l'occasione di conoscere persone e ambienti nuovi e vi aiuti a sentirvi parte attiva della società. Che possiate sperimentare, anche attraverso la pratica sportiva, la vicinanza di Dio e l'amicizia dei fratelli e delle sorelle. Vi ringrazio di questo incontro. Benedico tutti voi e vostri cari. E, per favore, ricordatevi di pregare per me!".

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«Reggio con Drake Diener ha fatto un colpaccio» Basket serie A

REGGIO EMILIA. Cresce sempre di più l'attesa per la presentazione ufficiale di Drake Diener, il bomber ex Sassari che ha illuminato il mercato della Grissin Bon facendo sognare i tifosi.
In Sardegna ha fatto sognare un'intera isola e il suo coach, Romeo Sacchetti, non ha dubbi sul fatto che anche qui farà la differenza.
«E' un giocatore tecnicamente indiscutibile. Ha tiro, prende rimbalzi, può portare palla, è stato il miglior giocatore dello scorso anno. Con lui la Pallacanestro Reggiana ha firmato una certezza».
Caratterialmente di che pasta è fatto?
«Ha la mentalità da tedesco. Lavora sempre duro in palestra. Da questo punto di vista è una gioia per l'allenatore".
Come lo vede nel gioco di Reggio che è molto più compassato rispetto a quello che giocavate a Sassari?
«In effetti la Grissin Bon va più piano di noi, noi forse esasperavamo il ritmo alto, ma non credo che avrà problemi».
E' sorpreso che sia venuto a Reggio anziché in una squadra di Eurolega dopo le grandi stagioni giocate con la Dinamo?
«Un po' si. Ci aveva detto che voleva provare un esperienza diversa, che qui il suo ciclo era finito. Mi aspettavo di vederlo all'estero, ad un livello un po' più alto, ma anche a Reggio non è cascato male. E' un club che ha delle potenzialità e che vuole puntare in alto».
Grissin Bon e Dinamo saranno le principali avversarie di Milano?
«Chi lo sa. In estate tutti allestiscono delle squadre forti sulla carta. Bisogna però vedere se si riesce a creare il gruppo che è un fattore determinante. Di certo Milano parte sempre tra le favorite e sia noi che voi abbiamo il potenziale per fare bene».
Come giudica la Grissin Bon?
«E' una squadra con la panchina lunga, cosa molto importante dovendo giocare anche la coppa. Diener e Kaukenas possono formare una grande coppia. Il primo più perimetrale, il secondo più pericoloso in penetrazione. I grandi giocatori, se li si gestisce bene, possono coesistere e regalare grandi emozioni sul campo».
Voi avete provato lo scorso anno l'esperienza Eurocup- Serie A. L'impegno europeo vi ha creato problemi in campionato?
«Innanzitutto bisogna vedere quanto si va avanti in coppa. Se si ha una panchina lunga, si può fare entrambe le cose. Quello che ha dato problemi sono stati i lunghi viaggi. Se non altro Reggio ha la fortuna di non dover prendere un volo in più per tornare sull'isola. Penso che per i tanti giovani della Grissin Bon sarà un'esperienza molto utile per crescere».
Sassari ha cambiato molto in estate. Che squadra ha allestito quest'anno?
«Abbiamo tenuto gli italiani e cambiato tutti gli stranieri. La prima cosa sarà trovare una nuova amalgama. Specialmente sotto canestro abbiamo cambiato tipo di giocatori. Forse abbiamo perso qualcosa in lettura e tecnica ma abbiamo giocatori più fisici. Abbiamo visto che, soprattutto in Europa, la fisicità, anche degli esterni, è un fattore molto importante per vincere».
Riccardo Bellelli
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