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Storie di cuoio... Sudamerica, il calcio di regime


Albert Camus è stato anche un portiere e tra i suoi pensieri di uomo in rivolta c’era anche quello di «tutto quello che so della vita, l’ho imparato dal calcio». Una sfera di cuoio è da un secolo a questa parte metafora di dominio, a volte totalitario. E non c’è stato luogo della terra come il Sudamerica in cui il “panem et circenses” del pallone sia riuscito a stabilire la relazione pericolosa trasferita nell’equazione: calcio uguale dittatura.

Tra le miserie di questo sport, il sublime narratore uruguayano Edoardo Galeano ha scritto: «Il calcio è la patria, il potere è il calcio: “Io sono la patria”, dicevano quelle dittature militari ». Il gioco della propaganda politica applicata al campo dove si schierano e si combattono 22 eroi in calzoncini corti, è cominciata con il fascismo che perse la guerra, ma si fregiava dei due titoli mondiali conquistati nel 1934 e nel ’38 dalla Nazionale di Pozzo.

Oltre all’oro olimpico (rimasto l’unico del calcio azzurro) ai Giochi organizzati nel 1936 a Berlino dagli alleati nazisti. «L’Italia fascista deve tendere al primato sulla terra, sul mare, nei cieli, nella materia e negli spiriti», era stato il monito di Benito Mussolini, ripreso alla lettera dai dittatori del Brasile e dell’Argentina che grazie alla struttura della squadra “Giunta” riuscirono ad imporsi nei campionati del mondo degli anni ’70-’80. «La fascistizzazione del calcio ha seguito il doppio passo, quello delle dittature simil fasciste dell’America Latina: dal Brasile all’Argentina appunto, dal Cile all’Uruguay, dalla Bolivia al Paraguay, dal Salvador al Guatemala », dice lo storico dello sport Sergio Giuntini autore di un saggio smarcante e illuminato come Calcio e dittature. Una storia sudamericana(Sedizioni). Il calcio come oppio fumoso negli occhi del popolo lo aveva soffiato già nel ’36 il presidente
del Perù Oscar Benavides che ritirò la nazionale di Lima dalle Olimpiadi quando venne sentenziata la ripetizione della gara che la selezione andina aveva vinto - ai supplementari - contro la forte Austria del bomber “anti-Anschluss” Matthias Sindelar (morto misteriosamente assieme alla compagna, l’ebrea italiana Camilla Castagnola).

«Benavides gridò al “complotto” - spiega Giuntini -. Così, approfittando della collera nazionalistica diffusasi in Perù riuscì a stornare le attenzioni sulla corruzione riottenendo la fiducia delle classi popolari». Siamo dinanzi a quell’antropologia da stadio che si studiava facilmente dai gradoni del vecchio Maracanà, costruito per contenere un mondo. Universo ancestrale del futebol da 130mila posti che, nel nefando 16 agosto 1950, arrivò ad ospitare fino a 200mila anime in pena per il “Maracanazo”, la storica sconfitta del Brasile nella finale con l’Uruguay. Il giornalista del “Guardian” Alex Bellos fa notare che «durante gli anni ’70 il regime brasiliano edificò 27 stadi della capacità di 45mila spettatori e cinque da oltre 100mila posti. Ogni città doveva avere il suo tempio del calcio per poter essere definita rispettabile. Una politica populista che riuscì ad accentuare l’orgoglio nazionale». Giocava «com muito orgulho muito amor » e con tanta fede in Dio, Nando Antunes Coimbra, il fratello maggiore di Zico e di Edu. Una famiglia di professionisti del “jogo bonito” in cui Nando, stellina della Fluminense, spiccava per sensibilità e impegno sociale: a 18 anni (nel 1963) si iscrisse alla facoltà di Filosofia e divenne un volontario del Piano nazionale di alfabetizzazione. Scelte invise a quel capitano dell’esercito che era anche il tecnico del Santos de Espirito Santo il quale firmò il foglio di via per Nando che espatriò in Portogallo. Il pallone di Edu rimbalzò dalla dittatura del generale Medici (che nel 1970, alla vigilia dei Mondiali del Messico aveva silurato il ct della Seleçao, João Saldanha, per sostituirlo con il fido Mario Zagallo) di Salazar. Tra soprusi e pressioni, Nando rimase, comunque, quattro anni a giocare nel campionato portoghese e solo con l’aiuto del grande Eusebio riuscì poi a trovare i soldi necessari per tornare nel suo Paese. Quel Brasile che, intanto, aveva sbarrato le porte della nazionale a Edu e depennato Zico dalla lista della nazionale olimpica per i Giochi di Monaco ’72 in quanto “fratelli del comunista”. Lo stesso marchio appiccicato alla
maglia del leader della “Democracia Corinthiana”, il leggendario dottor Socrates. Quel marchio indelebile di indesiderato dagli oligarchi del futebol a 26 anni portò Nando alla sofferta decisione di appendere gli scarpini al chiodo per darsi all’attività di commerciante. Solo nel 2010 il presidente Lula ha dichiarato Nando «perseguitato politico del Regime brasiliano», diventando il primo calciatore riconosciuto vittima della dittatura. Non ha mai avuto lo stesso risarcimento morale lo scrittore Jaime Riera Rehren (nipote di Jaime Riera ex ct cileno nel Mondiale casalingo del’ ’62) che il 26 ottobre del 1973, in occasione di un sopralluogo della Fifa prima del match farsa Cile-Urss, era tra i «duecento ultimi pericolosi» ancora detenuti all’interno dell’Estadio Nacional di Santiago. Lo stadio diventato “lager” a cielo aperto dopo il colpo di stato dell’11 settembre ’73 ordito da Augusto Pinochet. Paolo Hutter, in quei giorni funesti del golpe, era un giovane giornalista allo sbaraglio per le strade di Santiago, in cui venne arrestato e così ricorda le sue tre settimane da “deportato” insieme ad altri 10mila: «Monotono e quasi gentile, l’altoparlante legge i cognomi e i nomi di quelli che devono presentarsi sulla pista per andare a farsi interrogare. Almeno uno su tre viene scientificamente torturato. Parecchi spariscono, li portano nelle segrete case di tortura o li fucilano in periferia».

Nei periferici e oscuri Garage Olimpo di Buenos Aires, durante il Mundial del ’78 andò in scena lo stesso tragico teatro degli orrori. L’allora 22enne portiere dell’Almagro, Claudio Tamburrini, è riuscito a scampare alla morte sfuggendo dalle mani dei carnefici del generale Videla che lo tennero prigioniero alla Mansión Seré. Tamburrini visse il trionfo mondiale dell’Argentina dal suo esilio in Svezia (oggi insegna Filosofia all’università di Stoccolma) e tornò in patria solo nell’85 per far condannare i colpevoli di quella guerra muta che strappò migliaia di figli alle mamme di Plaza de Mayo. Il «fútbol» come lo pronunciava il massimo scriba di calcio, Osvaldo Soriano, spesso apre la ferita della guerra, come quella “de la cien horas ” scoppiata nel ’69 tra El Salvador e Honduras e di cui scrisse Ryszard Kapuscinski ne “La prima guerra del football”. Ma l’urlo di uno stadio annuncerà la tregua e come insegna Edilberto Coutinho «I dittatori passano. Passeranno sempre. Ma un gol di Garrincha è eterno. Non lo dimentica nessuno».
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Il Papa: via le barriere nello sport

Via le barriere anche nello sport per un mondo senza esclusi. Papa Francesco, nell'Aula Paolo VI, ha ricevuto in Udienza gli atleti disabili del comitato italiano paralimpico e ricorda che la loro testimonianza "è un grande segno di speranza. È una prova del fatto che in ogni persona ci sono potenzialità che a volte non immaginiamo, e che possono svilupparsi con la fiducia e la solidarietà. Dio Padre è il primo a sapere questo! Dio conosce perfettamente i vostri cuori. Lui ci conosce meglio di chiunque altro, e ci guarda con fiducia, ci ama come siamo, ma ci fa crescere secondo quello che possiamo diventare. Così, nel vostro sforzo per uno sport senza barriere, per un mondo senza esclusi, non siete mai soli! Dio nostro Padre è con voi!".
Il Papa si rivolge agli atleti, sono circa seimila, e dice loro: "Siete venuti da tante parti del mondo, e ognuno di voi porta con sé la propria esperienza di sportivo e prima di tutto di uomo e di donna: porta le conquiste, i traguardi raggiunti con tanta fatica, anche con tante difficoltà che ha dovuto affrontare. Ciascuno di voi però è testimone di quanto sia importante vivere queste gioie e queste fatiche nell'incontro con gli altri, poter condividere la propria 'corsa', trovare un gruppo di amici che ti danno una mano e dove tu dai una mano agli altri. E così ognuno riesce a dare il meglio di sé!".


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Il Papa ricorda che anche il mondo dello sport deve favorire la cultura dell'inclusione: "lo sport promuove contatti e relazioni con persone che provengono da culture e ambienti diversi, ci abitua a vivere accogliendo le differenze, a fare di esse un'occasione preziosa di reciproco arricchimento e scoperta. Soprattutto, lo sport diventa un'occasione preziosa per riconoscersi come fratelli e sorelle in cammino, per favorire la cultura dell'inclusione e respingere la cultura dello scarto".

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"Che dunque lo sport sia per voi tutti una palestra nella quale allenarvi quotidianamente al rispetto di voi stessi e degli altri, una palestra - è il monito di Bergoglio - che vi dia l'occasione di conoscere persone e ambienti nuovi e vi aiuti a sentirvi parte attiva della società. Che possiate sperimentare, anche attraverso la pratica sportiva, la vicinanza di Dio e l'amicizia dei fratelli e delle sorelle. Vi ringrazio di questo incontro. Benedico tutti voi e vostri cari. E, per favore, ricordatevi di pregare per me!".

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«Reggio con Drake Diener ha fatto un colpaccio» Basket serie A

REGGIO EMILIA. Cresce sempre di più l'attesa per la presentazione ufficiale di Drake Diener, il bomber ex Sassari che ha illuminato il mercato della Grissin Bon facendo sognare i tifosi.
In Sardegna ha fatto sognare un'intera isola e il suo coach, Romeo Sacchetti, non ha dubbi sul fatto che anche qui farà la differenza.
«E' un giocatore tecnicamente indiscutibile. Ha tiro, prende rimbalzi, può portare palla, è stato il miglior giocatore dello scorso anno. Con lui la Pallacanestro Reggiana ha firmato una certezza».
Caratterialmente di che pasta è fatto?
«Ha la mentalità da tedesco. Lavora sempre duro in palestra. Da questo punto di vista è una gioia per l'allenatore".
Come lo vede nel gioco di Reggio che è molto più compassato rispetto a quello che giocavate a Sassari?
«In effetti la Grissin Bon va più piano di noi, noi forse esasperavamo il ritmo alto, ma non credo che avrà problemi».
E' sorpreso che sia venuto a Reggio anziché in una squadra di Eurolega dopo le grandi stagioni giocate con la Dinamo?
«Un po' si. Ci aveva detto che voleva provare un esperienza diversa, che qui il suo ciclo era finito. Mi aspettavo di vederlo all'estero, ad un livello un po' più alto, ma anche a Reggio non è cascato male. E' un club che ha delle potenzialità e che vuole puntare in alto».
Grissin Bon e Dinamo saranno le principali avversarie di Milano?
«Chi lo sa. In estate tutti allestiscono delle squadre forti sulla carta. Bisogna però vedere se si riesce a creare il gruppo che è un fattore determinante. Di certo Milano parte sempre tra le favorite e sia noi che voi abbiamo il potenziale per fare bene».
Come giudica la Grissin Bon?
«E' una squadra con la panchina lunga, cosa molto importante dovendo giocare anche la coppa. Diener e Kaukenas possono formare una grande coppia. Il primo più perimetrale, il secondo più pericoloso in penetrazione. I grandi giocatori, se li si gestisce bene, possono coesistere e regalare grandi emozioni sul campo».
Voi avete provato lo scorso anno l'esperienza Eurocup- Serie A. L'impegno europeo vi ha creato problemi in campionato?
«Innanzitutto bisogna vedere quanto si va avanti in coppa. Se si ha una panchina lunga, si può fare entrambe le cose. Quello che ha dato problemi sono stati i lunghi viaggi. Se non altro Reggio ha la fortuna di non dover prendere un volo in più per tornare sull'isola. Penso che per i tanti giovani della Grissin Bon sarà un'esperienza molto utile per crescere».
Sassari ha cambiato molto in estate. Che squadra ha allestito quest'anno?
«Abbiamo tenuto gli italiani e cambiato tutti gli stranieri. La prima cosa sarà trovare una nuova amalgama. Specialmente sotto canestro abbiamo cambiato tipo di giocatori. Forse abbiamo perso qualcosa in lettura e tecnica ma abbiamo giocatori più fisici. Abbiamo visto che, soprattutto in Europa, la fisicità, anche degli esterni, è un fattore molto importante per vincere».
Riccardo Bellelli
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Reggiana aumento lo stappo. Il debutto al Città del Tricolore col Pavia è stata l’occasione per perdere ancora

Il debutto al Città del Tricolore col Pavia è stata l’occasione per perdere ancora  e non  qualificarsi   e per attenuare ulteriormente l'entusiasmo a tutto l’ambiente del calcio reggiano.

Calcio, la Reggiana perde ed è eliminata dalla Coppa Italia

La Reggiana è stata eliminata dalla Coppa Italia uscendo sconfitta per 2 a 1 contro il Pavia. I granata erano passati in vantaggio con Siega ma poi si sono fatti rimontare. Nel finale Alessi ha sbagliato il rigore del possibile pareggio. In ogni caso la Reggiana per qualificarsi doveva vincere.
Gazzetta di Reggio

Trofeo Tim, subito Juventus-Milan, poi doppia sfida al Sassuolo

A Reggio Emilia (ore 20.45) il triangolare parte con il duello Allegri-Inzaghi: i bianconeri provano la difesa a quattro, i rossoneri lanciano Menez e Cristante titolari

Testa al mercato, piedi in campo a Reggio Emilia. Alle 20.45 Juventus-Milan aprirà l'edizione numero 14 del Trofeo Tim e l'affascinante prima volta di Allegri contro la sua ex squadra (nonché contro il "nemico" Inzaghi) sposterà per un attimo l'attenzione dei tifosi e delle società dagli ultimi obiettivi stagionali.
Tevez contro Bonera in Milan-Juve della passata stagione. Forte
Tevez contro Bonera in Milan-Juve della passata stagione. Forte
TEST — Il detentore Sassuolo entrerà in scena dopo le big sfidando prima la perdente del primo match: ha giocato appena due giorni fa in coppa, Di Francesco farà ampio uso del turnover. Così saranno i 45 minuti di Juve-Milan a fornire più indicazioni al campionato: certo, Allegri ha avuto un avvicinamento morbido alle partite che contano e un triangolare non potrà certo essere considerato un vero test. Ma per la difesa a 4 contro Menez-Pazzini-El Shaarawy, piuttosto che contro selezioni indonesiane o australiane, appare una prova più dura. Curiosità anche per la posizione di Pereyra, possibile trequartista nel 4-3-1-2 o esterno nel 4-3-3. Il Milan è alla prima uscita post-Balo: il suo vice non c'è ancora e Pazzini dovrà dimostrare che forse non serve così tanto. Inzaghi, oltre a verificare la tenuta della difesa, dà un'altra chance a Cristante visto il ritardo di condizione di De Jong, e lancia Menez dal 1': è l'uomo che, con El Shaarawy, deve dare estro ai rossoneri.
PROBABILI FORMAZIONI — Juventus (4-3-1-2): Buffon; Lichtsteiner, Caceres, Bonucci, Evra; Marchisio, Pirlo, Pogba; Pereyra; Tevez, Llorente. All. Allegri. Milan (4-3-3): Diego Lopez; Abate, Alex, Bonera, De Sciglio; Poli, Cristante, Muntari; Menez, Pazzini, El Shaarawy. All. Inzaghi
 Gasport 

Juve, Tutto sul Trofeo Tim

L’appuntamento è per questa sera, al Mapei Stadium si affronteranno Juventus, Milan e Sassuolo per il Trofeo Tim. Massimiliano Allegri, ora tecnico dei bianconeri, sfiderà il suo passato, rossoneri e neroverdi, incrocerà Pippo Inzaghi, tra i due l’amore non è mai sbocciato, saranno effettuate le prime prove tecniche di serie A. E' l’edizione numero quattordici del torneo, tre i match in totale, ognuno di quarantacinque minuti. Si parte dalla sfida tra Juventus e Milan, chi perde affronterà il Sassuolo. Per quanto riguarda il numero delle partecipazioni, per bianconeri e rossoneri è en plein, gli emiliani sono alla seconda apparizione, lo scorso anno fu proprio l’undici di Di Francesco ad aggiudicarsi il Tim, un solo successo per la Juventus, nel 2009, tre per il Milan, l’ultimo nel 2008, guida la classifica l’Inter con otto vittorie.  

Tutte le informazioni:

Ecco il calendario del triangolare: 
-Juventus - Milan h 20.45
-Perdente gara 1 - Sassuolo h 21.45
-Vincente gara 1 - Sassuolo h 22.45

Questo invece il regolamento:
Verranno assegnati 3 punti alla squadra vincitrice di ciascuna gara, 0 punti alla squadra perdente. In caso di parità al termine di ciascuna gara si procederà all’esecuzione dei tiri di rigore secondo le regole FIFA.Al termine dei tiri di rigore, alla squadra vincitrice saranno assegnati 2 punti e alla squadra perdente 1 punto.

Al termine della manifestazione sarà proclamata vincitrice la squadra che avrà ottenuto il maggior numero di punti. In caso di parità di punti fra due squadre, verrà preso in considerazione il risultato dello scontro diretto. In caso di parità di punti fra le tre squadre si terrà conto della differenza reti. In caso di parità di differenza reti, sarà preso in esame il maggior numero di reti segnate: se si verificherà parità tra due squadre, si prenderà in considerazione il risultato dello scontro diretto; se si verificherà la parità tra le tre squadre, verrà proclamata vincitrice la squadra che avrà effettivamente impiegato nelle gare i calciatori con l’età media più bassa.

Tra motivi sportivi e tradizione. I 45 minuti fra Juventus e Milan che apriranno il Trofeo TIM 2014 sabato sera a Reggio Emilia, saranno i tredicesimi della serie. Dodici i precedenti fra Milan e Juventus in questa competizione: 5 vittorie Milan, 4 vittorie Juventus e 3 vittorie Milan tutte le volte che la partita da 45' è finita ai rigori. L'unico precedente con il Sassuolo è quello di un anno fa, con la vittoria per 2-1 della squadra emiliana.

La vendita dei biglietti per il Trofeo TIM 2014 è in corso. E' la sfida estiva per eccellenza. Il tradizionale triangolare sarà l’anteprima esclusiva, in vista del Campionato di Serie A TIM. L’appuntamento è sabato 23 agosto ore 20.45 al MAPEI STADIUM di Reggio Emilia. L’evento sarà in diretta su Canale 5.L’acquisto dei biglietti sarà possibile online cliccando qui e presso i punti vendita Viva Ticket autorizzati presenti su tutto il territorio italiano. Sarà possibile trovare il punto vendita più vicino, cliccando qui e selezionando la regione e la provincia di riferimento.
Questi i prezzi dei biglietti:
TRIBUNA CENTRALE Intero € 35
TRIBUNA LATERALE Intero € 30
DISTINTI CENTRALI Intero € 25
DISTINTI LATERALI Intero € 20
GRADINATA SUD* Intero € 15
CURVA NORD** Intero € 15
DISTINTI LATERALI SUD*** I-L Intero € 15
*Si consiglia l’acquisto della Gradinata Sud ai supporter e tifoserie organizzate della Juventus F.C.
**Si consiglia l’acquisto della Curva Nord ai supporter e tifoserie organizzate A.C. Milan
***Si consiglia l’acquisto dei Distinti Laterali Sud I-L ai supporter e tifoserie organizzate dell’U.S. Sassuolo Calcio. Non esistono distinzioni per i restanti settori Distinti e Tribuna.
ENTRATA GRATUITA PER BAMBINI SINO A 4 ANNI
I bambini di età inferiore a 4 anni (4 anni non ancora compiuti) potranno accedere gratuitamente senza posto assegnato. I genitori dovranno portare con sé documento che attesti che l’età del bambino (tessera sanitaria o codice fiscale) per mostrarlo su richiesta agli ingressi dello stadio. Dai 4 anni compiuti potranno avere accesso esclusivamente con biglietto regolarmente acquistato e non ridotto.
fonte: http://www.tuttojuve.com/altre-notizie/tutto-sul-trofeo-tim-202271