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Atp Bastad: esordio positivo per Lorenzi

(ANSA) - ROMA, 8 LUG - Esordio positivo per Paolo Lorenzi, n. 80 del mondo, a Bastad (Svezia). Il 32enne azzurro, romano di nascita ma senese di adozione, ha battuto ieri 6-2, 6-1 lo svedese Markus Eriksson, n. 389. Nel secondo turno dello SkiStar Swedish Open - torneo Atp World Tour 250, con montepremi di oltre 400mila euro, che si disputa sulla terra rossa nella località di villeggiatura svedese - Lorenzi affronterà il vincente tra lo spagnolo Pablo Carreno Busta e il tedesco di origine giamaicana Dustin Brown.
   
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Pechino, Oslo o Almaty per Giochi 2022

(ANSA) - LOSANNA, 7 LUG - Pechino, Oslo e Almaty (in Kazakistan) sono le tre città scelte dal Cio candidate a ospitare le Olimpiadi invernali del 2022.
    La scelta definitiva verrà ufficializzata il 31 luglio 2015 all'assemblea del Comitato olimpico internazionale a Kuala Lumpur. Le città escluse sono Stoccolma, Cracovia e Leopoli (Ucraina). Le Olimpiadi 2018 invernali si terranno a Pyongyang in Corea del Sud.
   

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Basket: Siena-Milano 72-74, ora la bella

Finale scudetto infinita quella tra Milano e Siena. In gara-6 della serie, l'EA7 Emporio Armani Milano ha espugnato la fortezza dei toscani imponendosi 74-72 e annullando il match point a favore della Montepaschi, giunta ad un soffio dall'ottavo scudetto consecutivo. Sul punteggio di 3-3 nella serie, il titolo 2013/2014 si deciderà quindi venerdì a Milano. La partita di stasera, tirata fin dal primo secondo, si è decisa a fil di sirena, quando Jerrells ha centrato la retina gelando le tribune del PalaEstra. Sin dall'avvio si lotta su ogni pallone. Hunter è il faro di Siena, scrivendo il +4 in avvio (6-2) e firmando i primi 10 punti della sua squadra. Milano si fa portare avanti da Langford e Gentile: l'americano firma il primo vantaggio al 4' (6-7) e poi quello successivo al 7' (13-15) confezionando un gioco da tre punti. Samuels ha problemi di falli (due nel primo periodo) ma il suo sostituto Lawal sigla il +4 (17-21) a 31 secondi dalla prima sirena.
Carter accorcia le distanze, il solito Hunter controsorpassa, Viggiano aggiunge cinque punti personali per il massimo vantaggio casalingo sul 32-27 al 15'. Moss entra in partita e segna 4 punti, Wallace prende il posto di Lawal, anche lui con problemi di falli, e segna i canestri che riportano avanti Milano all'intervallo. Gli ospiti tentano la fuga nel terzo periodo: la tripla di Langford vale il +8 (38-46), una grande schiacciata di Gentile (che alla fine sarà il miglior marcatore della serata con 23 punti) vale il +9 (41-50) con Siena che fatica a trovare le contromisure adeguate. Un ottimo Lawal schiaccia il +11 al 29' (50-61). Kangur firma il +10 al 31' (55-65), poi Siena trascinata da Haynes piazza un parziale di 11-0 che fa esplodere il palazzo. Milano replica con una tripla di Melli, quindi con Gentile per il 70-69 esterno a 3' dalla sirena. Dopo un libero di Haynes, Jerrells va a segno per il 72-70 a 2'05", poi ancora Haynes pareggia a 1'09". Samuels commette fallo in attacco, Janning ha il canestro dello scudetto a 13 secondi dal termine ma non fa centro; Jerrells sulla sirena trova la retina e porta tutto a gara7.
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SuperMario c'è, l'Italia pure 2-1 all'Inghilterra

Good morning Italia! A Manaus Italia-Inghilterra è finita poco prima delle 2 del mattino e gli azzurri di Cesare Prandelli salutano il loro approdo ufficiale a Brasile 2014 (la Torcida tifa per loro) con doppio ciak e un "buona la prima".

Sciolto il primo dubbio al debutto: Mario Balotelli c’è, e il gruppo pure. La Nazionale batte l’Inghilterra (2-1) con un gol del suo maggiore talento, il più amato e il più fischiato – dagli inglesi sugli spalti -, SuperMario. Un Balotelli concentrato al punto da cantare per intero anche l’inno di Mameli.

Una vittoria di misura, perché la “giovine Inghilterra” non sarà il massimo del panorama Fifa, ma è comunque una squadra che gioca molto di più al calcio rispetto alla sua classica tradizione fatta di corsa e di lotta, prima della birra tonificante al pub di Manaus. Ma la legge impietosa del campo però la punisce, o meglio a punirla è una Nazionale che pensa bene con i piedi e lo fa con i veterani (Pirlo, De Rossi e Barzagli) e con i muscoli e la corsa dei "saranno famosi" – si spera -, Verratti e Candreva. Quest’ultimo, il laziale, sulla destra ha dominato, ricordando la furia di fascia di un certo Zambrotta, anno mondiale di Germania 2006.

“Quite”, direbbe mister Hodgson. Giusto, calma e gesso, teniamo i piedi per terra, siamo solo all’inizio di questa nuova campagna di Cesare. Un avvio in cui potremmo parlare quasi di un “good match” a tutto tondo, se non ci fossero ancora delle sbavature difensive (maluccio l'oriundo Paletta) da ripulire. Ma non si può avere tutto e subito, anzi si è visto qualcosa di più e di meglio del previsto.

Il richiamo della foresta amazzonica in avvio induce alla cautela le due misteriose creature in campo. Un inizio, quello azzurro, alla “stiamo attenti sono inglesi” e dall’altra parte la nazionale di sua maestà la Regina, portando ancora i segni dell’ultima ferita subita contro di noi ai quarti di Euro2012 (sconfitta ai rigori con tanto di “cucchiaio” di sir Pirlo) , gioca di rimessa e i suoi contropiedisti sono rapidi e soprattutto giovani come detto. Se il nostro Cesare ha fatto scendere l’anagrafe dell’Italia sotto i 28 anni, Hodgson in Brasile ha portato in rosa ben sette under 23.

Il monumento della nostra Nazionale, Gigi Buffon salta la prima per distorsione alla caviglia e via twitter fa sapere che la vita è comunque una cosa meravigliosa anche se dovesse fare da spettatore a questo Mondiale. Speriamo di no, però a onor del vero il suo vice Sirigu (che da due anni è un punto di forza del Paris Saint Germain) ha fatto un ottimo esordio, attentissimo e reattivo quanto un Gigi mondiale. Incolpevole il portiere sardo sul gol del pari di Sturridge, uno dei quattro del Liverpool campione d’Inghilterra con capitan Gerrard, Johnson e Sterling, che disegnano una fisionomia un po’ più vivace e imprevedibile della squadra inglese, ma tutto ciò non basta a fermare la banda Prandelli.

L’Italia davanti a Sirigu ha schierato Darmian Barzagli, Paletta, Chiellini; De Rossi; Pirlo, Marchisio, Candreva, Verratti; Balotelli. A chi piace la scienza modulistica si tratta di un 4-1-4-1 (molto variabile davanti e dietro) con De Rossi basso e due playmaker, Verratti e Pirlo a dettare i tempi per gli sganciamenti esterni di Candreva e Darmian sulla destra, dove il primo ha sfondato a suo piacimento. La sinistra soffre di più, con un Chiellini che ormai dà il meglio (anche nella Juve) nella fase difensiva e meno in quella di proposizione. E questo è un dato su cui il ct rifletterà. Dopo un inizio da tiki-taka all’italiana, la scossa l’ha data la botta da fuori area di un Marchisio molto in palla, 1-0 (al 35'). Passano però tre minuti e sulla progressione dell’attesissimo Rooney (convince sempre a metà il parrucchino del Manchester United) Sturridge infila, segna, ringrazia e ci danza pure su.

L’Italia non sembra desta, ma Balotelli e Candreva (palo clamoroso per lui e tanta roba) comincia un tiro a bersaglio contro la porta di Hart che finisce al fischio di chiusura dei primi 45’ e riparte subito in avvio di ripresa: su un cross baciato di Candreva Balotelli insacca di testa. E’ il gol del 2-1. Gli inglesini accusano il colpo, l’Italia tampona e riparte di slancio. La tanto temuta staffetta Balotelli-Immobile, in caso di complicazioni in corso d’opera, diventa una standing ovation per un Mario brasilero. La punizione alla Zico, anzi alla Pirlo che si stampa sulla traversa è un momento di liberazione per l'Italia che allontana l'ultimo forcing inglese e qualche spettro che aleggiava ala vigilia e del quale chi scrive confessa di essere stato anche un po’ vittima. A proposito di vittime: ognuno ha la sua “Corea” e da ieri per l’Uruguay – grande favorito del nostro “girone della morte” - si chiama Costa Rica. La piccola nazionale costaricana a sorpresa scatta al primo posto rifilando un 3-1 a Cavani e compagni. E adesso, mentre Inghilterra e Uruguay tremano, venerdì 20 giugno a Recife Italia-Costarica sarà big-match per il primato del gruppo D.
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Il secondo gol italiano, autore Balotelli (Lapresse)

Ian Rush colpisce ancora: «Inglesi cotti, vincerete voi»

Un solo campionato in Italia, ormai 25 anni fa. E il calcio britannico nella testa e nel cuore. Forse il pronostico di Ian Rush, da gallese orgoglioso, è condizionato proprio da questo. Ma lui è uno dei pochi ad assicurare che tra Inghilterra e Italia, siano gli azzurri i veri favoriti.


«L’Italia è avvantaggiata perché farà molto caldo - spiega l’ex attaccante che ha giocato con la Juventus nella stagione ’87-’88, ed è ancora in cima alle classifiche dei marcatori del Liverpool -. Poi, la vostra squadra ha giocatori fortissimi. Anche l’Inghilterra ha ottimi nomi come Rooney e Gerrard e abili giovani come Sterling, ma se vuole avere una possibilità di vincere deve attaccare di più. Gli inglesi giocano troppo in difesa perché sono deboli su quel lato, ma hanno bisogno di fare più gol se vogliono progredire».

Secondo Rush, che commenterà i Mondiali per le reti di Sky e per alcune televisioni cinesi, i calciatori inglesi giocano bene nelle squadre di club alle quali appartengono, ma non sembrano in grado di fare gioco di squadra quando si tratta della Coppa del Mondo. «Sono bravi individualmente ma non insieme», dice Rush, «e il clima caldissimo di Manaus non li aiuterà di certo. Il problema è che il campionato inglese è il più impegnativo del mondo. È troppo, sia dal punto di vista fisico che mentale, chiedere ai giocatori di dare il meglio di loro stessi ai Mondiali dopo che si sono stancati tanto nel campionato nazionale».

Rush pensa addirittura che l’Italia sia una squadra quasi invincibile. «O almeno - dice -è un avversario pericoloso per gli inglesi che faranno fatica a battervi. Ha una difesa nella quale è difficile penetrare. Mario Balotelli ama giocare al caldo e rappresenterà il punto di forza della vostra squadra, facendo la differenza con l’Inghilterra. È vero che ha un carattere imprevedibile ma, quando si tratta di partite chiave, come questa del Mondiale, Mario diventa bravissimo e la squadra può contare senz’altro su di lui per vincere la partita».

Del nostro paese, dove è rimasto per una stagione, quando aveva ventisei anni, Rush ha un ricordo bellissimo: «Ho imparato moltissimo, sul vino e sul calcio. L’unica cosa che non mi piaceva era il tipo di gioco perché da voi si stava molto in difesa mentre al Liverpool, dal quale venivo, eravamo sempre in attacco. Alla Juventus, dove ho giocato, si accontentavano di fare 1-0. Raggiunto il vantaggio, lo si difendeva e basta. Al Liverpool invece segnavamo 2, 3 e anche 4 gol. Sono rimasto per 15 mesi alla Juve e ho fatto 14 reti, più degli altri giocatori, ma non ero contento. E se non sei contento, non giochi bene».

Rush ricorda che Giovanni Paolo II aveva una sua foto nell’ufficio in Vaticano. «Mi ha fatto moltissimo piacere quando l’ho saputo perchè sono cattolico e credente», continua. Cresciuto a Flint, una cittadina del Galles, sull’estuario del fiume Dee, da genitori «cattolici e grandi lavoratori», Rush ha rischiato di morire di meningite a sei anni. La malattia l’ha lasciato con un fisico asciuttissimo che non accumula peso. Oggi fa l’ambasciatore per il Liverpool, oltre che il direttore del “Welsh Football Trust”, l’associazione che promuove il calcio in Galles.
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SE I GOL NON BASTANO. NON SI FERMANO LE PROTESTE CONTRO LA “DITTATURA DELLA FIFA”

37688. SÃO PAULO-ADISTA. I primi gol del Brasile non cancellano il disincanto della popolazione nei confronti della Coppa del Mondo (stando a un recente sondaggio dell’Istituto Datafolha, è addirittura il 55% della popolazione a ritenere che i mondiali produrranno più costi che benefici; v. Adista Notizie n. 17/14). Non è, in realtà, disamore per il calcio, sempre e comunque “la passione nazionale”: è la “dittatura della Fifa” – con tutto ciò che comporta, complice il governo di Dilma Rousseff, in termini di costi (astronomici), di sprechi, di imposizioni (neppure l’acqua, se di marca diversa dalla Crystal, l’acqua minerale della Coca Cola Brasile, è ammessa negli stadi), di militarizzazione (180mila gli agenti impiegati, un record nella storia dei Mondiali) – il bersaglio delle denunce e delle proteste. Quelle proteste esplose in maniera tanto inattesa quanto clamorosa nel giugno del 2013 (v. Adista Notizie n. 25/13) e poi susseguitesi lungo il corso dell’ultimo anno (pur senza mai toccare lo stesso livello di partecipazione), fino alla partita di inizio Brasile-Croazia (e oltre: molte le attività previste durante l’intera durata della Coppa). 
Ma non tutte le contestazioni hanno lo stesso segno, come sottolinea il sociologo Marcelo Kunrath Silva in un un’intervista concessa a IHU on line (n. 422). Per prima cosa, spiega, vi è la parte della popolazione – la cui espressione più organizzata è la rete dei Comitati popolari della Coppa – direttamente colpita dalla realizzazione delle opere legate ai Mondiali e dagli altri interventi previsti, a cominciare dall’allontanamento dei venditori ambulanti per finire alle espulsioni, in molti casi estremamente violente, di famiglie e comunità povere: sarebbero al momento oltre 16mila – secondo il dossier diffuso dal Comitato Popolare della Coppa e delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, dal titolo “Megaeventi e violazioni dei diritti umani” – le persone espulse in seguito alla costruzione di infrastrutture o per esigenze di “pulizia urbana” in aree di interesse turistico. 
In secondo luogo, prosegue Kunrath Silva, si assiste alla protesta contro lo spreco di denaro pubblico, a scapito di settori come salute, educazione e trasporto pubblico (checché ne pensi Ronaldo, secondo cui «la Coppa non si fa con gli ospedali»): solo per gli stadi, la spesa è stata triplicata, toccando, se non superando, i 2.500 milioni di euro (contro i mille spesi per i mondiali in Sudafrica). 
In terzo luogo, hanno recuperato il loro protagonismo – anche un po’ in controtendenza rispetto al carattere spontaneo della mobilitazione del giugno del 2013, legata essenzialmente ai social network – le organizzazioni dei lavoratori, le quali hanno individuato nello svolgimento della Coppa del mondo un’occasione preziosa per far valere le proprie rivendicazioni. È stato questo, per esempio, il caso dello sciopero dei lavoratori della metropolitana a São Paulo, come prima, durante il Carnevale di Rio, quello dei lavoratori della nettezza urbana, conclusosi, di fronte al rischio che i rifiuti ricoprissero la città in un periodo di grande afflusso turistico, con la conquista di aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro. Ed è il caso, anche, del MTST, il Movimento dei Lavoratori Senza Tetto, che, alla vigilia della Coppa, ha riunito più volte migliaia di manifestanti per le strade e occupato un’area vicino allo stadio di Itaquerão, a São Paulo, costringendo il governo a cedere alle sue richieste: l’esproprio del terreno con la costruzione di 2mila case popolari, la creazione di una commissione interministeriale sulla questione degli sgomberi e la revisione del programma federale “Minha Casa, Minha Vida”.
E se è prematuro, come sostiene Marcelo Badaró Mattos (Rubra, 10/5), docente di Storia del Brasile all’Università Federale Fluminense, parlare di «un nuovo ciclo di crescita delle lotte organizzate della classe lavoratrice in Brasile» – dipendendo questo tanto dalla capacità di coinvolgere i settori più precari e meno organizzati dei lavoratori quanto dall’affermazione di una nuova e assai più combattiva leadership sindacale –  è comunque significativo l’aumento del numero di scioperi registrato negli ultimi tempi, in risposta «ai bassi salari, alla perdita di diritti e alle pessime condizioni di lavoro», soprattutto in settori come quello dell’edilizia, salito alla ribalta con le grandi opere del Pac (il Programma di Accelerazione della Crescita promosso dal governo prima di Lula e poi di Dilma) e dei grandi eventi (Mondiali di calcio e Olimpiadi: nove gli operai morti nei cantieri degli stadi). 
Quel che è certo, come sottolinea al riguardo il sociologo Paulo Baía, dell’Università Federale di Rio de Janeiro, è che «i movimenti sociali vivono di occasioni politiche e la Coppa rappresenta un grande momento di visibilità per tutti» (Bbc Brasil, 10/6). Un momento perfetto «per la grande politica» – evidenzia Elaine Tavares su Brasil de Fato (28/5), a proposito della manifestazione di protesta promossa anche dai popoli indigeni, a Brasilia il 27 maggio, contro i ritardi nella demarcazione dei loro territori – per la politica, cioè, «che ragiona in maniera complessiva sui problemi strutturali del Paese, come è il caso della concentrazione della terra, sia nei campi che nelle città. Se non ora, quand’è che i movimenti potrebbero ottenere visibilità?». Del resto, sottolinea ancora Tavares, «il governo sta facendo politica con la Coppa esattamente come i lavoratori, i senzatetto, gli indios. Tutti stanno facendo politica». Impossibile, quindi, ricoprire l’evento di un velo protettivo, come se si trattasse appena di «una festa popolare bella e allegra che alcuni “malfattori” vogliono rovinare. Perché non lo è». E se, tra le forze che protestano contro i Mondiali ci sono anche – lo rivela pure Kunrath Silva – quelle di destra che approfittano della situazione per remare contro il governo di Dilma Rousseff, questo, conclude Tavares, «non può certo essere un problema imputabile ai lavoratori e ai militanti sociali», i quali sanno «qual è il gioco politico che si nasconde nella Coppa del Mondo e, giustamente, fanno il loro».

Cartellino rosso
Neppure la Chiesa rinuncia a far sentire la propria voce in occasione dei Mondiali. Se, già lo scorso marzo (v. ancora Adista n. 17/14), la Conferenza episcopale aveva definito inammissibile che la Coppa finisse «per aggravare le disuguaglianze urbane e la devastazione ambientale» e per giustificare «l’adozione progressiva di uno stato di eccezione», alla vigilia dei Mondiali l’episcopato ha alzato ancora il livello della denuncia, diffondendo nelle 12 città interessate dall’evento un volantino in tre lingue (portoghese, inglese e spagnolo) che non risparmia critiche al governo: è un «cartellino rosso», infatti, quello che i vescovi mostrano all’amministrazione Dilma per l’esclusione dei cittadini dalle decisioni relative alle grandi opere realizzate per la Coppa, per l’espulsione di famiglie e comunità povere, per l’appropriazione dell’evento sportivo da parte delle imprese private, per le violazioni della legislazione sull’ambiente e sul lavoro, per «l’inversione delle priorità» nell’uso del denaro pubblico, che, denunciano i vescovi, avrebbe dovuto, al contrario, privilegiare i settori della salute, dell’educazione, del trasporto, della sicurezza. Il Brasile, spiegano, deve diventare «un immenso campo di calcio» in cui tutti sono «chiamati a formare un’unica squadra», tutti «titolari del gioco della vita che non ammette spettatori». E proprio nell’ambito dell’iniziativa “Jogue a favor da vida”, l’11 giugno, a Brasilia, vescovi, religiose e religiosi, preti, rappresentanti delle diverse pastorali hanno promosso una marcia in memoria delle vittime della tratta di esseri umani e della schiavitù, per richiamare l’attenzione sul problema del traffico di persone, destinato a crescere in occasione dei grandi eventi. E lo stesso giorno, sempre a Brasilia (e il giorno a prima a Rio de Janeiro), la Chiesa cattolica tedesca, in collaborazione con la Conferenza episcopale brasiliana e la Conferenza dei religiosi e delle religiose del Brasile, ha presentato la campagna Steilpass (“assist”), con l’intenzione di consegnare al governo Dilma «Dieci regole per un gioco pulito e giustizia per tutti», come la garanzia di un lavoro dignitoso; l’accesso a un’istruzione pubblica completa; il controllo democratico della giustizia e dei mass media; un’equa riforma agraria; il rispetto per la pluralità culturale dei popoli; la lotta alla corruzione; l’assistenza sanitaria per tutti. (claudia fanti)

Mondiali, azzurri lasciano Mangaratiba

(ANSA) - MANGARATIBA (BRASILE), 13 GIU - Il pullman con a bordo la Nazionale ha lasciato il ritiro del Portobello resort, a pochi chilometri da Mangaratiba, e si è diretto verso l'aeroporto militare di Santa Cruz. Gli azzurri si imbarcheranno poi sul charter che li porterà a Manaus, dove domani affronteranno l'Inghilterra. E' partito con la squadra anche Mattia de Sciglio, che ieri ha avuto un infortunio muscolare.
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