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Basket: Siena-Milano 72-74, ora la bella

Finale scudetto infinita quella tra Milano e Siena. In gara-6 della serie, l'EA7 Emporio Armani Milano ha espugnato la fortezza dei toscani imponendosi 74-72 e annullando il match point a favore della Montepaschi, giunta ad un soffio dall'ottavo scudetto consecutivo. Sul punteggio di 3-3 nella serie, il titolo 2013/2014 si deciderà quindi venerdì a Milano. La partita di stasera, tirata fin dal primo secondo, si è decisa a fil di sirena, quando Jerrells ha centrato la retina gelando le tribune del PalaEstra. Sin dall'avvio si lotta su ogni pallone. Hunter è il faro di Siena, scrivendo il +4 in avvio (6-2) e firmando i primi 10 punti della sua squadra. Milano si fa portare avanti da Langford e Gentile: l'americano firma il primo vantaggio al 4' (6-7) e poi quello successivo al 7' (13-15) confezionando un gioco da tre punti. Samuels ha problemi di falli (due nel primo periodo) ma il suo sostituto Lawal sigla il +4 (17-21) a 31 secondi dalla prima sirena.
Carter accorcia le distanze, il solito Hunter controsorpassa, Viggiano aggiunge cinque punti personali per il massimo vantaggio casalingo sul 32-27 al 15'. Moss entra in partita e segna 4 punti, Wallace prende il posto di Lawal, anche lui con problemi di falli, e segna i canestri che riportano avanti Milano all'intervallo. Gli ospiti tentano la fuga nel terzo periodo: la tripla di Langford vale il +8 (38-46), una grande schiacciata di Gentile (che alla fine sarà il miglior marcatore della serata con 23 punti) vale il +9 (41-50) con Siena che fatica a trovare le contromisure adeguate. Un ottimo Lawal schiaccia il +11 al 29' (50-61). Kangur firma il +10 al 31' (55-65), poi Siena trascinata da Haynes piazza un parziale di 11-0 che fa esplodere il palazzo. Milano replica con una tripla di Melli, quindi con Gentile per il 70-69 esterno a 3' dalla sirena. Dopo un libero di Haynes, Jerrells va a segno per il 72-70 a 2'05", poi ancora Haynes pareggia a 1'09". Samuels commette fallo in attacco, Janning ha il canestro dello scudetto a 13 secondi dal termine ma non fa centro; Jerrells sulla sirena trova la retina e porta tutto a gara7.
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SuperMario c'è, l'Italia pure 2-1 all'Inghilterra

Good morning Italia! A Manaus Italia-Inghilterra è finita poco prima delle 2 del mattino e gli azzurri di Cesare Prandelli salutano il loro approdo ufficiale a Brasile 2014 (la Torcida tifa per loro) con doppio ciak e un "buona la prima".

Sciolto il primo dubbio al debutto: Mario Balotelli c’è, e il gruppo pure. La Nazionale batte l’Inghilterra (2-1) con un gol del suo maggiore talento, il più amato e il più fischiato – dagli inglesi sugli spalti -, SuperMario. Un Balotelli concentrato al punto da cantare per intero anche l’inno di Mameli.

Una vittoria di misura, perché la “giovine Inghilterra” non sarà il massimo del panorama Fifa, ma è comunque una squadra che gioca molto di più al calcio rispetto alla sua classica tradizione fatta di corsa e di lotta, prima della birra tonificante al pub di Manaus. Ma la legge impietosa del campo però la punisce, o meglio a punirla è una Nazionale che pensa bene con i piedi e lo fa con i veterani (Pirlo, De Rossi e Barzagli) e con i muscoli e la corsa dei "saranno famosi" – si spera -, Verratti e Candreva. Quest’ultimo, il laziale, sulla destra ha dominato, ricordando la furia di fascia di un certo Zambrotta, anno mondiale di Germania 2006.

“Quite”, direbbe mister Hodgson. Giusto, calma e gesso, teniamo i piedi per terra, siamo solo all’inizio di questa nuova campagna di Cesare. Un avvio in cui potremmo parlare quasi di un “good match” a tutto tondo, se non ci fossero ancora delle sbavature difensive (maluccio l'oriundo Paletta) da ripulire. Ma non si può avere tutto e subito, anzi si è visto qualcosa di più e di meglio del previsto.

Il richiamo della foresta amazzonica in avvio induce alla cautela le due misteriose creature in campo. Un inizio, quello azzurro, alla “stiamo attenti sono inglesi” e dall’altra parte la nazionale di sua maestà la Regina, portando ancora i segni dell’ultima ferita subita contro di noi ai quarti di Euro2012 (sconfitta ai rigori con tanto di “cucchiaio” di sir Pirlo) , gioca di rimessa e i suoi contropiedisti sono rapidi e soprattutto giovani come detto. Se il nostro Cesare ha fatto scendere l’anagrafe dell’Italia sotto i 28 anni, Hodgson in Brasile ha portato in rosa ben sette under 23.

Il monumento della nostra Nazionale, Gigi Buffon salta la prima per distorsione alla caviglia e via twitter fa sapere che la vita è comunque una cosa meravigliosa anche se dovesse fare da spettatore a questo Mondiale. Speriamo di no, però a onor del vero il suo vice Sirigu (che da due anni è un punto di forza del Paris Saint Germain) ha fatto un ottimo esordio, attentissimo e reattivo quanto un Gigi mondiale. Incolpevole il portiere sardo sul gol del pari di Sturridge, uno dei quattro del Liverpool campione d’Inghilterra con capitan Gerrard, Johnson e Sterling, che disegnano una fisionomia un po’ più vivace e imprevedibile della squadra inglese, ma tutto ciò non basta a fermare la banda Prandelli.

L’Italia davanti a Sirigu ha schierato Darmian Barzagli, Paletta, Chiellini; De Rossi; Pirlo, Marchisio, Candreva, Verratti; Balotelli. A chi piace la scienza modulistica si tratta di un 4-1-4-1 (molto variabile davanti e dietro) con De Rossi basso e due playmaker, Verratti e Pirlo a dettare i tempi per gli sganciamenti esterni di Candreva e Darmian sulla destra, dove il primo ha sfondato a suo piacimento. La sinistra soffre di più, con un Chiellini che ormai dà il meglio (anche nella Juve) nella fase difensiva e meno in quella di proposizione. E questo è un dato su cui il ct rifletterà. Dopo un inizio da tiki-taka all’italiana, la scossa l’ha data la botta da fuori area di un Marchisio molto in palla, 1-0 (al 35'). Passano però tre minuti e sulla progressione dell’attesissimo Rooney (convince sempre a metà il parrucchino del Manchester United) Sturridge infila, segna, ringrazia e ci danza pure su.

L’Italia non sembra desta, ma Balotelli e Candreva (palo clamoroso per lui e tanta roba) comincia un tiro a bersaglio contro la porta di Hart che finisce al fischio di chiusura dei primi 45’ e riparte subito in avvio di ripresa: su un cross baciato di Candreva Balotelli insacca di testa. E’ il gol del 2-1. Gli inglesini accusano il colpo, l’Italia tampona e riparte di slancio. La tanto temuta staffetta Balotelli-Immobile, in caso di complicazioni in corso d’opera, diventa una standing ovation per un Mario brasilero. La punizione alla Zico, anzi alla Pirlo che si stampa sulla traversa è un momento di liberazione per l'Italia che allontana l'ultimo forcing inglese e qualche spettro che aleggiava ala vigilia e del quale chi scrive confessa di essere stato anche un po’ vittima. A proposito di vittime: ognuno ha la sua “Corea” e da ieri per l’Uruguay – grande favorito del nostro “girone della morte” - si chiama Costa Rica. La piccola nazionale costaricana a sorpresa scatta al primo posto rifilando un 3-1 a Cavani e compagni. E adesso, mentre Inghilterra e Uruguay tremano, venerdì 20 giugno a Recife Italia-Costarica sarà big-match per il primato del gruppo D.
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Il secondo gol italiano, autore Balotelli (Lapresse)

Ian Rush colpisce ancora: «Inglesi cotti, vincerete voi»

Un solo campionato in Italia, ormai 25 anni fa. E il calcio britannico nella testa e nel cuore. Forse il pronostico di Ian Rush, da gallese orgoglioso, è condizionato proprio da questo. Ma lui è uno dei pochi ad assicurare che tra Inghilterra e Italia, siano gli azzurri i veri favoriti.


«L’Italia è avvantaggiata perché farà molto caldo - spiega l’ex attaccante che ha giocato con la Juventus nella stagione ’87-’88, ed è ancora in cima alle classifiche dei marcatori del Liverpool -. Poi, la vostra squadra ha giocatori fortissimi. Anche l’Inghilterra ha ottimi nomi come Rooney e Gerrard e abili giovani come Sterling, ma se vuole avere una possibilità di vincere deve attaccare di più. Gli inglesi giocano troppo in difesa perché sono deboli su quel lato, ma hanno bisogno di fare più gol se vogliono progredire».

Secondo Rush, che commenterà i Mondiali per le reti di Sky e per alcune televisioni cinesi, i calciatori inglesi giocano bene nelle squadre di club alle quali appartengono, ma non sembrano in grado di fare gioco di squadra quando si tratta della Coppa del Mondo. «Sono bravi individualmente ma non insieme», dice Rush, «e il clima caldissimo di Manaus non li aiuterà di certo. Il problema è che il campionato inglese è il più impegnativo del mondo. È troppo, sia dal punto di vista fisico che mentale, chiedere ai giocatori di dare il meglio di loro stessi ai Mondiali dopo che si sono stancati tanto nel campionato nazionale».

Rush pensa addirittura che l’Italia sia una squadra quasi invincibile. «O almeno - dice -è un avversario pericoloso per gli inglesi che faranno fatica a battervi. Ha una difesa nella quale è difficile penetrare. Mario Balotelli ama giocare al caldo e rappresenterà il punto di forza della vostra squadra, facendo la differenza con l’Inghilterra. È vero che ha un carattere imprevedibile ma, quando si tratta di partite chiave, come questa del Mondiale, Mario diventa bravissimo e la squadra può contare senz’altro su di lui per vincere la partita».

Del nostro paese, dove è rimasto per una stagione, quando aveva ventisei anni, Rush ha un ricordo bellissimo: «Ho imparato moltissimo, sul vino e sul calcio. L’unica cosa che non mi piaceva era il tipo di gioco perché da voi si stava molto in difesa mentre al Liverpool, dal quale venivo, eravamo sempre in attacco. Alla Juventus, dove ho giocato, si accontentavano di fare 1-0. Raggiunto il vantaggio, lo si difendeva e basta. Al Liverpool invece segnavamo 2, 3 e anche 4 gol. Sono rimasto per 15 mesi alla Juve e ho fatto 14 reti, più degli altri giocatori, ma non ero contento. E se non sei contento, non giochi bene».

Rush ricorda che Giovanni Paolo II aveva una sua foto nell’ufficio in Vaticano. «Mi ha fatto moltissimo piacere quando l’ho saputo perchè sono cattolico e credente», continua. Cresciuto a Flint, una cittadina del Galles, sull’estuario del fiume Dee, da genitori «cattolici e grandi lavoratori», Rush ha rischiato di morire di meningite a sei anni. La malattia l’ha lasciato con un fisico asciuttissimo che non accumula peso. Oggi fa l’ambasciatore per il Liverpool, oltre che il direttore del “Welsh Football Trust”, l’associazione che promuove il calcio in Galles.
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