Sport Land News

Nasce Fox Sports 2 HD, la casa degli altri sport su Sky

Da oggi, venerdì 20 dicembre, in esclusiva su Sky, in alta definizione, il nuovo canale Fox (213). Dalla Champions di Volley all’Eurolega di Basket. Dall’NFL, con il SuperBowl, alla Diamond League di atletica, passando per i mondiali di Rally e di Darts
Dalla Champions League di Volley all’Eurolega di Basket. Dall’NFL (National Football League) alla Diamond League di atletica leggera passando per i mondiali di Rally e di Darts. Fox Sports 2 HD è tutto questo e molto di più. Arriva venerdì 20 dicembre il nuovo canale dedicato allo sport di Fox International Channels Italy proposto in esclusiva su Sky in alta definizione sul canale 213 della piattaforma. Per festeggiare la sua nascita, Fox Sports 2 HD sarà visibile a tutti gli abbonati Sky fino al 20 gennaio 2014, dal 21 gennaio, il canale sarà disponibile per tutti gli abbonati al pacchetto Sport con opzione HD. Fox Sports 2 HD è inoltre visibile su SkyGo.

Have Fun. Divertiti. E’ questo il motto di Fox Sports 2 HD, il punto di riferimento per gli appassionati di sport a 360° ma non solo. Il canale offre infatti tutte le emozioni del grande spettacolo, un’esperienza unica per immagini, protagonisti e storie. Un’occasione per divertirsi e scoprire quanto lo sport sia prima di tutto grande intrattenimento.

BASKET E VOLLEY EUROPEI
Parte dell’offerta di Fox Sports 2 HD è l’Eurolega di basket: il primo appuntamento live è in programma già venerdì 20 dicembre, alle ore 20.45, con l’incontro dell’Armani Jeans Milano, impegnata a Strasburgo, in Francia, nella decima e ultima giornata di Regular Season. Nel palinsesto del canale anche la CEV DenizBank Volleyball Champions League (maschile e femminile), la massima competizione europea di pallavolo per club, che dal 14 gennaio 2014 propone i Playoff 12, fase a eliminazione diretta con scontri di andata e ritorno. Il commento tecnico degli incontri sarà affidato a Andrea Meneghin e Hugo Sconochini per il basket e a Maurizia Cacciatori, Rachele Sangiuliano, Fabio Vullo e Andrea Zorzi per il volley.

GLI SPORT AMERICANI E IL SUPERBOWL

Fiore all’occhiello è inoltre la ricca programmazione dedicata agli sport americani. In primo piano l’NFL (National Football League), che il 22 e 29 dicembre dalle 19:00 propone gli ultimi due turni della stagione regolare, decisivi per definire la griglia dei Playoff, al via dal 4 gennaio con il Wild Card Weekend. L’obiettivo è il Super Bowl in onda in diretta su Fox Sports 2 HD a febbraio. Il 22 marzo scatta invece la stagione dell’MLB (Major League Baseball) con l’opening game tra Arizona Diamondbacks e Los Angeles Dodgers. Particolare attenzione è riservata anche al mondo dello sport universitario, che negli USA rappresenta un osservatorio d’eccezione per i campioni di domani, con il basket e il football NCAA. Sabato 21 dicembre, in diretta a partire dalle ore 18.00, su Fox Sports 2 HD ben cinque gli incontri di basket NCAA: TCU-Tulsa, St. John’s-Youngstown St. (ore 20.00), Villanova-Rider (ore 22.00), FIU-Louisville (a mezzanotte)  e Stanford-Michigan (ore 2.30).

ATLETICA E BOXE
A completare l’offerta di Fox Sports 2 HD anche la Diamond League di atletica leggera e i più importati incontri di boxe organizzati dalla Golden Boy Promotion di Oscar De La Hoya.

MOTORI
L’offerta motoristica del canale propone invece il Mondiale rally e il Mondiale di Formula E, riservato alle monoposto elettriche.

I DARTS: SPORT DI CULTO

Ampio spazio è poi dedicato al Mondiale di Darts, sport spettacolare e coinvolgente amato da star come Lady Gaga e Robbie Williams, cui partecipano i migliori 64 giocatori del ranking. Fox Sports 2 HD trasmetterà le dirette delle semifinali e finali rispettivamente il 30 dicembre dalle 20:00 e il 1 gennaio dalle 21:00.

LE GRANDI STORIE DI SPORT
In primo piano, non solo i grandi eventi sportivi, ma anche grandi momenit di intrattenimento. Ne è un primo esempio Being Mike Tyson, docu-serie proposta dal canale in prima visione assoluta in Italia. Sei episodi in onda dal prossimo 6 gennaio dalle 23.00, in cui l’ex campione statunitense dei pesi massimi si racconta offrendo un’immagine privata di un personaggio quanto mai discusso.

Con Fox Sports 2 HD, si arricchisce così la proposta sportiva di Fox International Channels Italy su Sky. Il canale si aggiunge infatti al “fratello maggiore” Fox Sports (su Mediaset Premium canali 382 e 383 e, in HD, su Sky, canali 205 e 210), disponibile in Italia dallo scorso agosto: il canale dei Top Player propone incontri di Barclays Premier League e F.A. Cup inglesi, della Liga spagnola, della Ligue 1 francese e dell’Eredivisie olandese e del campionato di calcio statunitense nonché le partite della Nazionale inglese.

Fox Sports è su SKY (canali 205 e 210) e su Mediaset Premium (canali 382 e 383)

Sport e tecnologia. È doping anche questo?

Quando nel 1977 al torneo di tennis di Aix-en-Provence, il guascone romeno Ilie Nastase sconfisse il “poeta” della terra rossa, l’argentino Guillermo Vilas - imbattuto da 46 match di fila -, ci fu chi gridò allo scandalo, dato l’utilizzo della mirabolante arma segreta: la racchetta con l’incordatura a “spaghetti”.

Da quel giorno, l’attrezzo tennistico non fu più lo stesso: via il legno, dentro i metallici racchettoni. E la stessa cosa si è verificata nello sci, addio a tutti i “legnosi” discesisti, i discendenti del «pipistrello umano», Leo Gasperl (che negli anni ’40 stupiva con indosso la brevettata “giacca-paracadute”) e benvenuta alla tuta speedwyre (con cui nel ’97 ai Mondiali del Sestriere, Hilary Lindh vinse la libera per soli 6 centesimi) e alla fibra di vetro carbonio sotto gli scarponi.

Elogio dell’ipertecnologico, in tutti gli sport motoristici, rallentando, ma non troppo, fino alla poetica e un tempo la più artigianale delle discipline su due ruote: il ciclismo. Lo sviluppo tecnologico della bicicletta da corsa, in cui solo sellino e catena sono rimasti praticamente invariati nel tempo, ha visto, nell’arco di un secolo, dimezzare il suo peso (da 15 a 7 kg scarsi) e quindi aumentare notevolmente la velocità di un mezzo che ormai solo in letteratura passa sotto la voce: pronipote del pionieristico “cavallo di ferro” (l’ottocentesco e primordiale velocipede).

Il terzo millennio ha, di fatto, sancito l’unione inscindibile tra “Sport e Scienza” e per approfondire questo forte legame viene in soccorso un saggio illuminante, Sportivi ad alta tecnologia (Zanichelli), scritto a quattro mani dall’ingegnere meccanico Nunzio Lanotte e sua moglie, specialista in opere scientifiche, la francese Sophie Lem.

L’idea del moderno campione robotizzato o peggio ancora della “cavia elettronica” da sperimentazione in laboratorio, impressiona e fa discutere, ma spesso non rende ragione al notevole progresso e agli straordinari risultati ottenuti dagli scienziati anche nello sport. Pertanto l’assioma di partenza dovrebbe essere: «È molto difficile che la tecnologia ti faccia vincere, ma non avere la tecnologia di sicuro ti fa perdere. La tecnologia non trasforma il “brocco” in campione, può fare solo una differenza marginale, ma nello sport di elite diviene spesso decisiva», dice Lanotte, che è anche consulente del Coni per le nuove tecnologie.

Tradotto con un esempio molto semplice: «Non è la racchetta in fibra di carbonio a far vincere un torneo a Nadal, ma provate voi a giocare contro Federer con una racchetta di legno e ne riparliamo…». Un azzardo da non tentare, specie in un’era in cui si assiste alla massima diffusione della tecnologia grazie alla miniaturizzazione e alla diminuzione dei costi dei componenti: sensori, processori, pile e quant’altro.
«La fibra di carbonio ha soppiantato legno, acciaio, alluminio ed altri materiali tradizionali in quasi tutte le applicazioni: vale a dire telai, ruote, caschi, imbarcazioni, pagaie, racchette», continua Lanotte.

Partendo dalla galassia più nota dell’universo Sport, il calcio, fa quasi sorridere il ricordo dei “tacchetti avvitati” degli scarpini che fecero il loro debutto ufficiale nella finale dei Mondiali svizzeri del 1954: la sfida vinta dalla Germania contro l’Ungheria. Una diavoleria per i tempi, un oggetto da museo oggi che Messi e Ibrahimovic viaggiano a pelo d’erba come centometristi, su comode calzature personalizzate e in microfibra. Più o meno le stesse che nell’atletica fanno mettere ancor di più le ali ai piedi al figlio del vento Usain Bolt. Alla pelle di canguro si è sostituito il mix esplosivo di poliestere immerso in una matrice di poliuretano. Materiali più resistenti, più comodi e che quindi aiutano a migliorare la prestazione.

Questo spesso comporta il dibattito sul possibile sconfinamento nel territorio, illecito, del “doping tecnologico”. Ma sul tema l’esperto ribatte pronto: «La tecnologia è uno strumento lecito, mentre il doping è una frode. Le vicende delle bici dei record dell’ora o dei supercostumi del nuoto, entrambi prontamente proibiti, ci mostrano che talvolta una tecnologia troppo innovativa provoca un fisiologico rigetto, specie se infrange le regole interne alle singole federazioni».

Lem e Lanotte si riferiscono ai «record azzerati», dopo la comparsa nel ciclismo della bicicletta con le due ruote tubolari lenticolari (preparata dal biomeccanico Antonio Dal Monte) in sella alla quale a Città del Messico, nel 1984, Francesco Moser stabilì il primato dell’ora percorrendo 51,151 km (il precedente record di Merckx del 1972 era di 49,432 km, l’attuale di Ondrej Sosenka è ridisceso a 49,700 km) e nel nuoto, ai supercostumi integrali che tra il 2008 e il 2009 avrebbero fruttato decine di primati mondiali e olimpici in quanto “galleggianti”. «Per test effettuati di persona – smentisce il consulente del Coni – posso garantire che non è assolutamente vero che i supercostumi galleggiassero».

La tecnologia applicata allo sport, dunque, non è quasi mai da rigettare, al limite ci si può stupire, dell’utilizzo in campo di Gps che dai cruscotti delle auto passano sui parastinchi, o che l’atleta venga connesso con Internet e che Gsm e Smartphone siano applicati direttamente sul corpo del campione in pista o in pedana. Tutto ciò rientra nello studio dell’aerodinamica e dell’idrodinamica, fondamentali nella progettazione di bici, barche, vele, bob, caschi e tute. «Lo sport è entrato da tempo nella galleria del vento. Si utilizzano, poi, sia la vasca idrodinamica che il software di simulazione (Cfd, Computational Fluid Dynamics) – spiega la Lem –. Grazie a questi strumenti di misura, ora l’atleta può essere “modellizzato” e la sua prestazione studiata in ogni singolo dettaglio».

È importantissimo in tal senso il contributo che stanno fornendo le ultime tecniche di analisi delle riprese video, introdotte dai giapponesi sin dai Giochi di Amsterdam del 1928 per “spiare” i nuotatori americani. Risultato? Quattro anni dopo, alle Olimpiadi di Los Angeles, la squadra nipponica sbaragliò quella Usa vincendo 5 ori su sei. «Quei video erano gli antesignani dell’attuale “match analysis” di dominio quotidiano nel calcio e negli sport di squadra, così come i software di analisi biomeccanica vengono adottati dal nuoto, sci, atletica e da altre discipline olimpiche».

Quando la tecnologia non è invasiva, e di ciò un fenomeno del motociclismo come Valentino Rossi si è lamentato spesso invocando «meno elettronica sulle moto», porta comunque con sé un sensibile miglioramento della sicurezza e del benessere psicofisico degli atleti. E anche in questo caso si concretizza con gli innovativi gel, materiali viscoelastici, gore-tex.

La creatività del talento non è messa in discussione, ma probabilmente il campione del futuro dovrà confrontarsi sempre più, oltre che con gli avversari, anche con le avanguardistiche “nanotecnologie”, con le tecniche di manifattura su misura (stampanti 3D). E non ultimo, con l’inserimento di parti artificiali nel corpo umano, microchip e sensori sottocutanei compresi.

Fantascienza? «Niente affatto. Forse – conclude Lanotte –, non è lontano il giorno in cui vedremo un telaio di bicicletta che pesi 100 grammi o una canoa di due etti appena. I materiali sportivi su misura diventeranno veri e propri oggetti intelligenti, capaci di cambiare il proprio comportamento in base alle condizioni atmosferiche rilevate da sensori sempre più piccoli e accurati».

Massimiliano Castellani - avvenire.it
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Ecco la rassegna stampa del 13 dicembre 2013: vi proponiamo le prime pagine dei quotidiani sportivi


Terremoto Juve”, il Corriere dello Sport apre con un’analisi sui bianconeri: “L’eliminazione in Champions riduce gli introiti, crea malumori e apre scenari imprevedibili per il futuro”. In alto: “Il Napoli cerca Lamela”. Di spalla la crisi del calcio italiano: “Prandelli: Sveglia siamo in ritardo”. A centro pagina: “E il Milan adesso compra obiettivi Parolo e Jorginho”.
La Gazzetta dello Sport apre con l’Inter: “Mazzarri vuole chiarezza”. In alto: “Lippi vota per l’EuroMilan: Allegri grande allenatore”. Di spalla l’Europa League: “Juve, Napoli, Lazio e Viola: Ora provateci!” e “La Roma (con Totti) giocherà a San Siro la 100° gara americana”.
Tuttosport pure apre con la Juventus e suona la sveglia: “Pogba e Pirlo devono essere blindati. L’operazione riscatto comincia da loro”. In alto: “Cairo: D’Ambrosio via ma qualcuno pagherà”. A fondo pagina diversi richiami: “Grana Milan El Shaarawy di nuovo rotto”, “De Laurentiis al vetriolo su Mazzarri”, “La Fiorentina è testa di serie. La Lazio no”.

LETTERATURA E SPORT Il signore del Milan: Kilpin, lord pioniere


«Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari». Sono passati 114 anni da quando dal tavolo di una fiaschetteria di Via Berchet a Milano, Herbert Kilpin urlava questo slogan fondando il Milan Cricket and Football Club, l’odierno A.C. Milan. E inventando quella maglia nero-rossa che avrebbe portato a Milano i colori dei mattoni e delle travi di legno delle case di Nottingham dove nacque 143 anni fa.

Per la prima volta la sua storia è contenuta nel libro intitolato The Lord of Milan, “Il signore del Milan”, firmato dall’avvocato Robert Nieri e in attesa di pubblicazione. Di origini italiane, con una nonna di Pordenone e un nonno di Bagni di Lucca e, come Kilpin, grande appassionato di calcio e dell’Italia, l’avvocato Nieri, 44 anni, ha dedicato a questo volume ogni minuto del suo tempo libero degli ultimi sette anni e ha cominciato da qualche giorno a twittare sotto lo pseudonimo Lord of Milan.

«Il mio eroe era un perito tessile. Arrivò in Italia nel 1891, a 21 anni, invitato dall’industriale tessile Eduardo Bosio, che voleva introdurre nel vostro paese i primi telai meccanici insieme al pallone», spiega Robert Nieri.

«Nel fondatore di quella che il 16 dicembre 1899 sarebbe diventata l’Associazione Calcio Milan trovò un giocatore e un allenatore di dedizione straordinaria». Anche troppo. «Prima di te viene il calcio», Kilpin disse nel 1905 alla moglie, italiana di Lodi, prima di sposarla e, alle parole, seguirono subito i fatti. Kilpin la abbandonò, la sera del matrimonio, per andare a giocare a Genova, in una squadra italiana, contro i Grasshoppers di Zurigo. «A Kilpin non sarebbe piaciuto il mondo del football di oggi perchè i giocatori sono lontanissimi dalla gente, miti impossibili da raggiungere. Contano soltanto i soldi. Herbert Kilpin invece ha sempre giocato gratis, per amore del pallone. Era un uomo semplice che non si è mai considerato una star. Pensava che la sua missione fosse insegnare il calcio ai bambini italiani e non volle mai un soldo per questo...».

Questo inglese robusto, dai lunghi baffi marroni ha cominciato a giocare sui campi della zona di Forest a Nottingham, che dà il nome alla squadra Nottingham Forest, per i Garibaldi Reds. «Sembra assurdo, ma Kilpin non era abbastanza bravo da giocare in una squadra in Inghilterra, dove questo sport si era già consolidato. Là non era tra i giocatori migliori mentre in Italia, fu considerato subito un campione, capace di insegnare la tattica agli altri», continua Nieri.

Fu proprio Kilpin a cominciare ad allenarsi prima delle partite, un’abitudine nuova per i giocatori di quel tempo. I suoi vicini di via Settala a Milano, dove abitava, trovavano davvero strano vedere quell’omone che faceva il giro dell’isolato correndo soltanto per mantenersi in forma. Nè Kilpin rinunciò mai a quel bicchierino di whisky che beveva, come disse lui stesso, «prima delle partite per caricarmi, durante l’intervallo per rilassarmi, quando facciamo un gol per festeggiare e quando perdiamo per dimenticare».

Fumatore accanito, morì a soli 46 anni, non si sa se per cirrosi al fegato o per cancro ai polmoni, spiega Robert Nieri. L’autore di The Lord of Milan vorrebbe che Nottingham desse finalmente a questo suo figlio regalato all’Italia la fama che si merita. «È stato Luigi La Rocca, storico del Milan, insieme a Stefano Pozzani, a guidare in Italia la riscoperta di Kilpin e a volere che i suoi resti avessero degna sepoltura nel cimitero Monumentale di Milano. I tifosi che curano il sito "Magliarossonera.it" sono orgogliosi di questo giocatore gentleman e hanno stampato il suo nome sulle magliette che vendono fuori dagli stadi. Purtroppo invece a Nottingham quasi nessuno sa chi è Kilpin», dice ancora Robert Nieri.
«Vorrei far mettere una targa sulla casa dove è nato e organizzare un campionato tra le scuole dell’area "Forest", dove il fondatore del Milan ha cominciato a giocare. Si tratta di una zona povera della città ed è importante che i bambini di queste famiglie possano vedere in lui, che non era istruito, non era ricco, ma aveva deciso di seguire fino in fondo i suoi sogni, un modello positivo da imitare», conclude l’autore di The Lord of Milan.

Silvia Guzzetti - avvenire.it

BRASILE 2014 Mondiale, favela e poesia

Il Brasile «è un grande Paese. Non esiste un luogo migliore nè persone migliori...». È il messaggio in Rete di una giovane blogger di Curitiba, intercettato da Luciano Sartirana, autore di una “bibbia” del calcio brasiliano, Nel settimo creò il Maracanà (Edizioni del Gattaccio). Da sempre questo è anche il Paese in cui si gioca il calcio più estetico, il “fútbol bailado”. Il calcio di poesia, secondo Pasolini, il più vincente (5 titoli iridati per la Seleçao) e di massimo impegno civile.

Nella stagione 1982-’83, a San Paolo una formazione capeggiata dal suo leader maximo, Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, in arte Socrates, metteva in campo la sua utopia: la “Democracia Corinthiana”. Il manifesto politico dei professionisti del Corinthians che per voce del filosofico Socrates, noto anche come “O’ Magrao” (il magro, 192 centimetri per 80 kg ) o il “tacco di Dio”, proclamava: «Lavorare con libertà, discussione allargata dai dirigenti fino ai calciatori su ogni argomento - dalle ore di allenamento, ai premi partita -, con decisioni prese a maggioranza».

Un fenomeno sindacale, unico nella storia del football, che prese piede nello spogliatoio di quello stadio del Corinthians appena crollato e in cui hanno perso la vita due operai. Una tragedia che va ad alimentare il fronte della protesta popolare, sedata a fatica dalla polizia lo scorso giugno durante la Confederations Cup. Una marea umana che ha gridato allo «scandalo» per i 9 miliardi (a fronte di 1 miliardo di spesa preventivata) investiti nell’organizzazione dei Mondiali. Tre volte di più, rispetto a Corea Giappone 2002, Germania 2006 e Sudafrica 2010. In nome di Socrates, il “Che Guevara” del pallone, i brasiliani sono scesi in piazza e minacciano di farlo fino al fischio d’inizio del Mondiale.

Non accettano, giustamente, che il 97% dei costi dei 12 stadi (quasi tutti nuovi e 8 rimarranno di proprietà dello stato) sarà esclusivamente a carico dei contribuenti. Un seguace di Socrates, l’ex stella della Seleçao anni ’90, l’onorevole Romario, ha puntato il dito sullo stadio Nazionale Manè Garrincha di Brasilia, per la cui realizzazione si è passati dalla cifra già folle di 745,3 milioni di reais, ai definitivi 1.200 milioni. «Con quel denaro si potevano costruire 150mila case popolari», ha tuonato Romario. La situazione per il popolo delle favelas, anche se si sono ristrette rispetto agli anni ’80 (nelle grandi città brasiliane ci viveva il 49% degli abitanti, oggi il 27%), è sempre di estrema povertà, mentre della grande ricchezza attuale del Paese è beneficiaria anche l’industria calcistica.

La stella più luminosa, Neymar, ha scelto di emigrare al Barcellona, ma rispetto anche al recente passato è in netto calo l’esportazione dei talenti. Nell’ultimo anno 1.100 giocatori (tra questi Pato e Ronaldinho) hanno deciso di fare ritorno a casa. I “clubes” del Brasileirão, la loro Serie A, possono garantire ingaggi pari, e in alcuni casi più vantaggiosi, di quelli europei. Nell’ultimo decennio le migliori cento squadre brasiliane sono passate da un introito globale di di 303 milioni di euro ad oltre 1 miliardo della passata stagione. Cifre che fanno la gioia del capo della Fifa Blatter, il quale ha intimato: «Il prossimo 31 dicembre tutti gli stadi di Brasile 2014 dovranno essere pronti». Fantacalcio. San Paolo, Cuiabà e Curitiba non consegneranno mai in tempo le loro arene. Il nuovo Maracanà - sfregiato del suo fascino antico - di Rio de Janerio e il Manè Garrincha di Brasilia, si candidano per la sostituzione in corsa dello stadio del Corinthians, sede della partita inaugurale. Sarebbe un affronto alla memoria di Socrates, volato via due anni fa (a 57 anni), ma che “lotta ancora” per un calcio di poesia.

Massimiliano Castellani - avvenire.it

Da Del Piero a Bonucci: lo sport piange Mandela

Nella lotta al razzismo che ha caratterizzato tutta la sua vita, Nelson Mandela ha sempre trovato un ruolo importante per lo sport che ha sempre sostenuto "ha il potere di cambiare il Mondo, di unire la gente. Lo sport può creare la speranza laddove prima c’era solo disperazione". Non a caso un passaggio decisivo per l'integrazione razziale nel Sud Africa furono propri i Mondiali di rugby ospitati dal Sud Africa nel 1995, quando proprio gli Srpingbocks vinsero con una squadra in cui bianchi e neri giocavano insieme. Un avventura immortalata dall'emozionante film "Invictus". Il mondo dello sport lo piange, tanti i messaggi in ricordo di Madiba. Eccone alcuni.

DEL PIERO - «Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Di unire la gente. Parla una lingua che tutti capiscono". Grazie #Mandela».

BAGGIO- «Le tue idee e il tuo messaggio di fratellanza continueranno a vivere per sempre. Riposa in pace #Mandela».

BLATTER -  «Una persona straordinaria, probabilmente uno dei più grandi uomini del nostro tempo e un mio caro amico. Era come un uomo del popolo, un uomo entrato nel loro cuore. L' uomo che ha fatto della riconciliazione il tema della sua presidenza aveva anche conquistato molti bianchi quando ha indossato la maglia della nazionale di rugby sudafricana, un tempo simbolo della supremazia bianca, nella finale della Coppa del Mondo di rugby, all'Ellis park di Johannesburg, nel 1995. Nelson Mandela rimarrà nei nostri cuori per sempre. I ricordi della sua straordinaria lotta contro l'oppressione, il suo incredibile carisma ed i suoi valori positivi vivranno in noi e con noi».

BONUCCI - Ecco il suo retweet: «"Che la libertà possa regnare sovrana" RIP Nelson Mandela»

MATA - «RIP Nelson Mandela, fonte di ispirazione per l'umanità. Non sarai mai dimenticato. Eroe dei nostri giorni».

FABREGAS - «Riposa in pace, un esempio di lotta»

VAN PERSIE - «Un'ispirazione per tutti noi. RIP Mandela. Grazie per tutto quello che hai fatto»

BOATENG - «Non ci posso credere, R.I.P. Nelson Mandela. Madiba»

MARESCA - «Immensamente dispiaciuto x la morte di Nelson Mandela... Non ci sono parole x definirlo, lui è stato TUTTO.
Riposa in pace
».

FEDERICA PELLEGRINI - «Addio a Nelson Mandela!!un uomo che ha avuto la forza ed il coraggio di cambiare la storia!!»

GERVINHO
- «Sono così triste. Addio Nelson Mandela alias Madiba»

AGUERO
- «Ho avuto l'opportunità di andare in Sudafrica alcuni mesi fa e mi sono commosso nel vedere cosa Mandela significa per la sua gente. La sua morte è un duro colpo ma i suoi insegnamenti e la sua lotta rimarranno nella storia. Lui vive nei nostri cuori».

LAPO ELKANN
- «RIP Nelson Mandela. Una delle anime più grandi che il mondo abbia mai conosciuto». 

PELE' - «È stato il mio eroe e un mio compagno nella lotta in favore della causa del popolo e della pace nel mondo. Bisogna continuare la sua opera».

GULLIT - "È una grande perdita, di un grande uomo. Sono così orgoglioso di avere condiviso alcuni dei momenti con lui. Grazie 'Madibà per essere stato con noi, averci insegnato ad amare e rispettare il prossimo" . È quanto scrive Ruud Gullit sul proprio profilo Twitter. Il 'Tulipano nerò, ex attaccante di Milan e Sampdoria, nel 1988, dedicò il proprio Pallone d'Oro all'ex presidente sudafricano, che è morto ieri.

MOHAMED ALi' -
"Ora è libero per sempre": così Mohamed Alì, il più grande pugile di tutti i tempi e grande combattente contro la discriminazione dei neri nel mondo, ricorda Nelson Mandela. "Ha ispirato gli altri per raggiungere anche quello che appariva impossibile - afferma Alì - e li ha spinti a demolire le barriere che li tenevano in ostaggio mentalmente, fisicamente ed economicamente". "Quello che ricorderò di Mandela - aggiunge - è che è stato un uomo il cui cuore, la cui anima e il cui spirito non possono essere limitati alla lotta contro le ingiustzie razziali ed economiche. Ha insegnato a tutti noi il perdono, invece dell'odio e della vendetta".

MARADONA -
  "Un uomo e un messaggio immortali, riposi in pace". Così da Dubai Diego Armando Maradona, in un messaggio diffuso dal suo legale Angelo Pisani, sulla morte di Mandela. "Oggi - dice Maradona - non è a lutto solo un popolo per la scomparsa del suo leader, ma sono a lutto tutte quelle persone che vogliono essere libere da ingiustizie, con forte convinzione e giusti ideali". A suo giudizio "non morirà mai il suo messaggio che vive in tutti noi, l'uomo più forte che ha sempre difeso il suo popolo, quel popolo abbandonato e che con lui ha sempre lottato per combattere la fame del mondo. Un popolo che ancora oggi vive lottando per non esser dimenticato". Per Maradona "Mandela è uno dei migliori difensori della giustizia, un modello da seguire sempre. Grazie per tutto quello che hai dato alla tua gente e ai popoli in tutti questi anni. Riposa in pace, immenso uomo".

TYSON - "Nelson Mandela era l'incarnazione della disciplina, era coraggio, era amore e perdono: non c'è futuro senza perdono". Così l'ex campione del mondo dei pesi massimi, lo statunitense Mike Tyson, ha ricordato su Twitter la figura di Nelson Mandela, morto ieri sera in Sudafrica.

FIASCONARO - "È un giorno molto triste per tutto il Sudafrica, per tutti noi, sportivi e non. È finita la sua agonia, perché negli ultimi tempi le sue condizioni si erano aggravate, ma sono addolorato per la sua scomparsa. Ha portato la pace in un paese che si odiava e so che il suo primato non verrà mai battuto". Così all'Ansa l'ex recordman azzurro degli 800 metri, ma nato a Città del Capo, Marcello Fiasconaro, ricorda Nelson Mandela. "È stato un uomo umile e carismatico, un vero campione del mondo", ha aggiunto Fiasconaro.

RAMACCIONI -
"Simbolo della lotta per i diritti civili e contro il razzismo, Nelson Mandela ha lasciato una lezione che tutti gli uomini del mondo hanno il dovere di tramandare". È il messaggio di cordoglio del Milan per la scomparsa del premio Nobel per la pace, che il club rossonero ebbe l'onore di incontrare nella sede dell'African National Congress durante una tournée in Sudafrica l'11 giugno 1993, tre anni dopo il suo ritorno in libertà. "Eravamo tutti in giacca e cravatta, emozionati e rispettosi - è il ricordo di Silvano Ramaccioni, 75 anni, capo-delegazione rossonero in quella occasione -. Portammo a Mandela i saluti del nostro presidente Berlusconi e di tutto il Milan, ma anche dell'Italia perché sul nostro gagliardetto c'era il tricolore. Ricordo il sorriso buono di quest'uomo che ha fatto la storia del mondo. Lui indossava un maglione scuro di Missoni, un grande tifoso rossonero, e questo ci fece molto piacere. È con commozione e rispetto che, dopo la scomparsa di Mandela, ricorderò e ricorderemo per sempre quel giorno".

TIGER WOODS - "Sarà sempre presente nel mio cuore". È il messaggio, breve ma significativo, che appare sul profilo del social network Twitter di Tiger Woods, in memoria dell'ex presidente sudafricano Nelson Mandela, morto ieri sera.

tuttosport.com

Stop allo sport “bollente” potrebbe fare male alla salute

Stop allo sport “bollente”. Allenarsi in ambienti surriscaldati, ultima tendenza del fitness negli Stati Uniti, che sta prendendo piede anche in Europa, potrebbe far male. Lo dice l'American College of Sports Medicine (Acsm). Meglio non frequentare i corsi di hot-yoga, hot-cycling e hot-spinning, se svolti in sale con temperature dai 27 ai 35 gradi. Gli allenatori di questi corsi sotengono che aumentare la temperatura della sala fa bene perché aiuta a sudare di più, aumenta il battito cardiaco e il consumo calorico. Ma l’Acsm avverte: “La temperatura ideale delle palestre non deve superare i 22,5 gradi”. Le sessioni “hot” sono sconsigliate soprattutto a chi non gode di buona salute e, in particolare, a chi ha patologie cardiocircolatorie.
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