Sport Land News

MOTOCICLISMO Latina, al Sic day muore Romboni


​È morto Doriano Romboni rimasto coinvolto in un grave incidente avvenuto nel primo pomeriggio di oggi, sul circuito "Il Sagittario" di Latina dove, oggi, è iniziato il "Sic Supermoto Day 2013" in ricordo di Marco Simoncelli. Il pilota 44enne, apparso subito in condizioni disperate, era stato ricoverato in Rianimazione con un'edema cerebrale.

Secondo la ricostruzione dei presenti il pilota ha perso il controllo del mezzo all'uscita di una curva e mentre era ancora appeso alla moto sarebbe stato investito da un altro concorrente. Dopo essere stato trasportato in elicottero all'ospedale di Latina è deceduto oggi pomeriggio. Inutile ogni tentativo di intervento da parte dei medici dell'ospedale Goretti.
avvenire.it

Lega A: Reggiana, Parmareggio: tante iniziative per il match con Bologna

Parmareggio, tante iniziative dedicate ai tifosi per rendere ancora più bello il match con Bologna

Dopo il grande successo riscosso nelle scorse due stagioni, torna il ‘Parmareggio DAY'! Sabato sera, in occasione della gara Grissin Bon – Granarolo Bologna, l’azienda sponsor della Pallacanestro Reggiana, da tre anni presente nel Basket Pool, festeggerà l’attesissimo derby con tante simpatiche e gustose iniziative, che andranno ad arricchire una giornata già emozionante per l’importantissimo confronto.

Insieme agli omaggi gastronomici che verranno distribuiti ed ai tanti gadget preparati per il pubblico che sabato alle 20.30 al PalaBigi tiferà Grissin Bon, saranno ospiti d’onore alla partita i simpatici Topolini Parmareggio che dal campo lanceranno al pubblico tanti regali.
Queste e tante altre sorprese tutte da scoprire, sono le iniziative proposte da Parmareggio per rendere ancora più avvincente lo spettacolo di basket.

Parmareggio nasce nel 1983 a Montecavolo di Quattro Castella, diventando in pochi anni azienda leader mondiale nella produzione e commercializzazione del Parmigiano Reggiano.
Nel 2006 nasce il Progetto Parmareggio con l’intento di creare una marca nel mondo del Parmigiano Reggiano.
La capacità d’innovazione è stata per Parmareggio un elemento determinante che ha permesso, attraverso un’intensa attività di ricerca, di sviluppare sempre nuovi prodotti e soprattutto nuove occasioni di consumo del Parmigiano Reggiano:
dal Parmigiano Reggiano stagionato 30 mesi, prodotto d’eccellenza della gamma Parmareggio, in varie tipologie di formato al Parmareggio Snack la pratica barretta da 20 g ideale per bambini e sportivi;
dalle specialità quali Formaggini, Fettine, Filoncino e Spalmabile dove il primo e unico formaggio presente è il Parmigiano Reggiano, al Burro Parmareggio prodotto con le panne dei caseifici ubicati nelle province di Modena, Parma e Reggio Emilia, che regalano un sapore unico e inconfondibile ed un gusto delicato e cremoso.

Oggi Parmareggio, con i due stabilimenti produttivi di Montecavolo e di Modena, è un riferimento per il consumatore nel mercato del Parmigiano Reggiano e la prima azienda del settore ad aver comunicato i valori della propria marca attraverso una campagna televisiva, con l’ormai famosa mascotte Emiliano, il Topolino Intenditore di Parmigiano Reggiano.

Pallacanestro Reggiana e Parmareggio invitano tutti gli amanti dello sport a partecipare a quest’evento, per condividere le emozioni che solo uno sport come il basket può regalare.

tuttobasket.net

RASSEGNA STAMPA CORRIERE / ROMA - Ecco i titoli in primo piano del quotidiano romano

RASSEGNA STAMPA CORRIERE / ROMA - Ecco i titoli in primo piano del quotidiano romano:
MILAN TRE PERLE NEL CAOS
Grande reazione a Glasgow dopo le polemiche
NAPOLI QUASI FUORI, MA COSI' E' UN FURTO!
ROMA, PALLOTTA DICE SI' AI CINESI

Palla a Prandelli «Il futuro gioca già in oratorio»


«L’è lù, l’è lù, l’è sempre lù...», dice la signora Maria alla vista del ct della Nazionale, Cesare Prandelli, che per un giorno è tornato da dove è partito, l’oratorio Jolly della natìa Orzinuovi. «Quando l’ho detto ai miei amici non ci credevano...», dice Luigi, il piccolo capitano della squadra oratoriale della parrocchia di Santa Maria Assunta.

Il campetto dista cento passi da casa Prandelli, dove ogni volta che il Cesare torna c’è mamma Aldina ad attenderlo sull’uscio. «Mia madre ha visto che mettevo la tuta e mi fa: “Ma dove vai Cesare?” All’oratorio mamma, gli ho risposto. E lei: “Ancora?” Sì mamma ancora, oggi però non scavalco...», dice ridendo Prandelli. Su questo campetto di paese il ct azzurro all’età di Luigi ha «imparato a sognare» nella «squadretta», quella allenata da Giuliano «che se ne è andato via per sempre troppo presto».
La formazione benedetta da don Vanni, che «era troppo avanti... Aveva già inventato i cartellini del fairplay (quelli viola, ndr), dandoci il giallo e il rosso in base a come ci comportavamo durante la settimana. Se eri da cartellino dovevi darti da fare per meritarti di tornare a giocare con la squadretta».

Ricordi di un “giovane Holden” bresciano, quelli che il Cesare rivela ai ragazzini del suo oratorio che adesso è diretto dal degno prosecutore dell’opera di don Vanni, don Luciano Ghidoni. Qui, è un sabato nel villaggio assai speciale quello promosso dal Centro sportivo italiano (Csi). «Dal campetto del ct, abbiamo deciso di fare partire la seconda edizione della Junior Tim Cup, il campionato delle squadre di oratorio che alla domenica giocano prima dei campioni negli stadi della Serie A», spiega il presidente del Csi Massimo Achini procedendo ai sorteggi del torneo 2013-2014 che riparte con lo slogan “Il calcio è di chi lo ama”. «Ma sarà anche una stagione di sfide al bullismo», annuncia il direttore della partnership del campionato oratoriale Domestic Media Telecom Italia, Carlotta Ventura. Una sfida che da Orzinuovi vede coinvolti tutte le forze in campo.

«Anche i genitori devono tornare in oratorio per seguire da vicino la crescita dei loro figli», è l’appello che lancia, l’ambasciatore del calcio oratoriale, Emiliano Mondonico. «Mister “Mondo”», per Prandelli, con il quale condivide la stessa filosofia e la convinzione che «qui, giocando sullo stretto e a volte su terreni pieni di buche o dove ti tocca anche dribblare gli alberi, possono ancora nascere i campioni di domani – dice il Cesare –. I giocatori più tecnici, in questo calcio troppo fisico, si torneranno a pescare in oratorio». E in oratorio, sotto una pioggerellina inglese, Prandelli e il “Mondo” si divertono nella partitella con la meglio gioventù di Orzinuovi, alla quale il ct azzurro regala scampoli di amarcord. «Quando ero piccolo si giocava “al rientro”. Chi andava a pranzo lasciava il posto a un compagno e se lo riprendeva al pomeriggio. Nessuno si arrabbiava per le sostituzioni come, invece, si vede spesso in certi campi... Qui si impara che il bello del gioco è stare insieme».

L’oratorio che ha lasciato il Cesare è cambiato tanto, anche nel colore della pelle di chi ci gioca. «Nella vicina Brescia il 30% di chi ha 20-30 anni è figlio di stranieri e il calcio in oratorio è sicuramente uno degli strumenti di integrazione più importante», informa don Marco Mori, presidente del Forum Oratori Italiani. «Il calcio sullo “ius soli” è in ritardo rispetto ad altri sport, ma un passo alla volta ci arriveremo anche noi al riconoscimento della cittadinanza sportiva. Intanto, anche Blatter è arrivato a capire l’importanza della presenza dei bambini negli stadi. Nell’ultima partita della Nazionale con la Germania, a San Siro è stato uno spettacolo vedere sugli spalti migliaia di famiglie.

È questa l’immagine del nostro calcio che vorremmo sempre vedere». Per ora quell’immagine resta un sogno tutto da realizzare. Mentre il sogno azzurro di Prandelli continua, in direzione del Brasile: Mondiali del 2014. «Il mio sogno fin da piccolo non era diventare un professionista, ma svegliarmi ogni mattina con la passione per questo gioco. Il sogno per il futuro sarebbe riuscire con quella stessa passione che è sbocciata in questo oratorio, arrivare ad alzare la Coppa del Mondo. Sarebbe una felicità da condividere con milioni di persone e di bambini come voi».

Triplice fischio del “Mondo”, segue il “terzo tempo”, con pane e nutella per tutti. Poi, il Cesare saluta e torna a casa da mamma Aldina, mentre la signora Maria guardandolo andar via sussurra: «L’è lu, l’è sempre lu, il nostro Cesare».

Massimiliano Castellani - avvenire.it

La Juve corre quanto Vettel, il Napoli già frena


C’è una sola squadra sui campi di Serie A che corre veloce quanto la Red Bull di Sebastian Vettel, è la Juventus di Antonio Conte. A 25 giornate dalla fine del campionato la sensazione è che il mister salentino stia facendo pigiare l’acceleratore alla sua squadra per conquistare il più in fretta possibile il terzo scudetto di fila per poi concentrarsi sulla Champions.

La Juve finora ha sbagliato solo un secondo tempo a Firenze, dove stava vincendo 2-0, dopo di che 5 vittorie consecutive e senza subire gol. Buffon a Livorno porta la sua imbattibilità a 460 minuti e la Juve vince in surplace, pur con mezza difesa infermieria e con un Vidal schierato nei panni inediti di “terzino”. Ma bastano due lampi di Pogba e la verve cannoniera del tandem magico Llorente-Tevez per stendere l’umile Livorno di Nicola. La manifesta superiorità juventina può essere arginata solo dalla Roma che questa sera affronta il posticipo contro il Cagliari.

Una vigilia luttuosa quella dell’Olimpico, a 92 anni se ne è andato il fornaretto giallorosso Amedeo Amadei, mentre i sardi ricordano le vittime dell’alluvione dell’Isola. Il più isolato degli allenatori continua ad essere Max Allegri che non sa più a che santo votarsi per stoppare il trend negativo del suo Milan. I rossoneri non ne azzeccano più una e perfino Mario Balotelli sbaglia il suo pezzo forte, il tiro dagli undici metri. Ipnotizzato da Perin che a San Siro regala il pareggio al Genoa di Gasperini. Secondo rigore sbagliato per un Mario sempre meno super e con in testa l’idea di fare le valigie (assieme a Galliani già licenziato da giugno da Barbara Berlusconi) e volare via dall’Italia.

Chelsea, Monaco e Galatasaray stanno alla finestra per capire se è possibile ingaggiare Balotelli già a gennaio. Novembre nero intanto per il Napoli che dopo quella con la Juve incassa la seconda sconfitta consecutiva facendosi imbrigliare al San Paolo dal Parma di Cassano. FantAntonio punisce la squadra di Benitez che adesso per spazzare via le prime critiche feroci (fino a due settimane fa il tecnico spagnolo era osannato dall’universo napoletano) deve andare a prendersi il pass europeo nella sfida di Champions contro il Borussia Dortmund. Non sarà facile fare risultato nella tana dei tedeschi, peraltro reduci anche loro da una lezione di calcio contro il Bayern Monaco di Pep Guardiola.

La Champions chiama anche la Juventus con il Copenaghen, e il Milan è  atteso a Glasgow contro il Celtic. Tornando in Italia, l’Inter esentata dalle Coppe non approfitta dei rallentamenti delle concorrenti d’alta quota e si fa incartare da un Bologna più generoso e fortunato che scaltro. Al Dall’Ara finisce 1-1, con la riabilitazione di Curci che para l’impossibile e dove non arriva con i guantoni ci pensano i pali: la traversa colpita da Juan Jesus sta ancora tremando. La prima di Erick  Thohir da presidente dell’Inter (collegato via cavo da Giacarta), finisce con un pareggio che persino Mazzarri però accoglie quasi con soddisfazione. Perché l’Inter comunque cresce, mentre si arresta l’ascesa della Fiorentina che scivola sulla prima Udinese buona di stagione.

Stop anche per la rivelazione Hellas Verona che rianima il piccolo Chievo che beneficia della cura Corini: il tecnico richiamato da Campedelli torna e si prende subitio il derby, con tanto di gol al 92’ di Lazarevic. Tra le piccole in vetrina si segnala anche il Sassuolo che vince lo scontro diretto con l’Atalanta mettendo ancora in mostra i due gioielli di casa Squinzi, Berardi e Zaza. Mini-crisi conclamata della Lazio che stava per perdere la testa contro una Samp ridotta in dieci e appena rattoppata dall’arrivo di Sinisa Mihajlovic. Il pareggio laziale, in zona Cesarini - gol da centravanti di razza del difensore Cana - salva davvero la panchina di Petkovic che solo a parole gode ancora della fiducia del presidente Lotito.

Fiducia a tempo anche per De Canio a Catania che subentrato a Maran non ha migliorato la condizione degli etnei, i quali dopo il 4-1 subìto con il Torino si ritrovano ad essere il nuovo fanalino di coda. Siamo partiti con la Juve formato Red Bull e chiudiamo proprio con Vettel che a Interlagos manda in archivio il Mondiale di Formula 1 del 2013 con il nono successo stagionale e uno stradominio quasi imbarazzante. Appello alla Ferrari: il prossimo anno vorremmo una Rossa al passo con la Red Bull e quindi un Alonso che non sia costretto a chiudere la stagione a 155 punti di distacco da super Vettel.

Massimiliano Castellani- avvenire.it

«Il calcio libero non esiste più»

Chi si stupiva, quando Josè Mourinho inseriva la quarta punta in campo per far vincere l’Inter del “triplete”, vuol dire che non ha mai sentito parlare di Ezio Glerean. Né ha mai visto giocare il suo “Cittadella dei miracoli”, il club patavino che tra il 1996 e il 2000 aveva trascinato dalla C2 alla Serie B, dove è ancora.
Il segreto di quella escalation? Un modulo all’olandese, come sua moglie Caroline: il 3-3-4 del Cittadella diventato materia di tesi al Corso allenatori di Coverciano e fonte di ispirazione per il regista Paolo Sorrentino nel suo film L’uomo in più.

«Tanti tecnici, Antonio Conte in primis, l’hanno sperimentato e con successo quel mio modulo che ho iniziato a praticare al San Donà, in C2, vent’anni fa. Il cinema di Sorrentino mi piace moltissimo, so che è un appassionato di calcio, quindi spero che prima o poi ci troveremo a un tavolo per conoscerci e parlare. Magari anche presto, io di tempo libero adesso ne ho...».

Infatti, se non arriva una chiamata entro la fine dell’anno, per il 57enne allenatore di San Michele al Tagliamento, si tratterebbe della quarta stagione da “disoccupato”: ultima panchina quella del Cosenza, giugno 2010.

Ma come è possibile: appena un decennio fa le davano del “genio” e ora non la chiama neanche un club di Seconda divisione...
«Ci sono altri bravi tecnici ingiustamente a spasso, alcuni sono quegli allenatori-ragazzini che i presidenti prima hanno sedotto e poi subito abbandonato, quindi la cosa non mi sconvolge. Ciò che, invece, non finisce di stupirmi è la totale assenza di una linea che sta portando alla deriva il nostro calcio».

A quale “linea smarrita” si riferisce?
«All’indebolimento preoccupante della figura dell’allenatore che, solo qui da noi, non ha più la possibilità di costruire liberamente delle squadre. Quelle ormai le fanno i direttori sportivi, con la complicità dei procuratori. Sono loro che tengono in ostaggio i presidenti, i quali seguono le mode e il business e spesso oltre a non possedere un minimo di competenza, non hanno neppure passione per il calcio. E questo, poi, contagia tutti, a partire dalla base».

Siamo di fronte a un pallone italiano perniciosamente contaminato?
«Siamo diventati poveri e non vogliamo ammetterlo. Tanti miei colleghi che allenano anche in B, mi confessano che vorrebbero scapparsene all’estero anche domani, perché qui non c’è futuro. Non ci sono più i campioni, siamo fermi a Totti e Del Piero e questo per un problema di educazione. In Spagna vincono tanto perché ci sono talenti ben educati fin dalla scuola calcio. Qui da noi, le scuole sono tutte da ripensare».

Trovato il problema alla radice, ma la soluzione?
«Meno campus a pagamento per le ambizioni dei genitori e più “campi etici” in cui insegnargli fin da bambini una regola fondamentale: si gioca e si sta assieme per divertirsi e non per fare o diventare dei “numeri” di questo pallone tritatutto».

Un’immagine apocalittica, densa di tristezza.
«Triste, è il termine che sintetizza il momento. Stadi tristemente vuoti, perché la gente non vede più i campioni in campo e, quindi, non si diverte. Le famiglie non hanno soldi da spendere e se li trovano non rischiano per andare in un luogo come lo stadio che non è sicuro per i loro figli. Tristi e tese, sono le facce dei miei colleghi, specie quando a fine gara, alla tv, invece di commentare quella che dovrebbe essere una festa di 90 minuti sembrano che siano reduci da una guerra».

Tregua: siamo arrivati al si salvi chi può?<+tondo>
«No, si può ancora sperare se si decide di seguire la direzione di Cesare Prandelli. Il ct azzurro è l’unico che con il suo calcio, fatto prima di tutto di piacere di giocare, di educazione e di rispetto delle regole, continua a mascherare le tante falle del nostro sistema».

Qualcuno le farà notare, che lei è come Zeman, parla così perché non ha vinto in carriera...
«Che Zeman non alleni è una sconfitta per tutti. Gli unici quattro giovani interessanti, Insigne. Immobile, Verratti e Florenzi, li ha lanciati lui con il solito coraggio dell’uomo libero che da sempre crede nei giovani sul serio... Io vivo il calcio come Zeman, conosco i miei limiti, in passato ho rifiutato quattro panchine di A, ma ho vinto tutti i campionati, dalla Terza Categoria alla Serie C. Però la cosa di cui vado più fiero è aver conquistato tre Coppa Disciplina e di essere arrivato tante volte secondo».

Una filosofia la sua, che forse nessun presidente sarebbe disposto a sposare.
«Uno sì, ma purtroppo non c’è più. Era Angelo Gabrielli, il presidente del mio Cittadella. Conservo ancora una ventina di lettere di quell’uomo straordinario e le più belle sono quelle che mi ha scritto dopo le sconfitte. Qualcuna finirà nel libro che sto scrivendo (editore Mazzanti, ndr) e spero tanto che le leggano e facciano riflettere quei dirigenti e procuratori che stanno rovinando il gioco».

Lei insiste sul concetto di “gioco”, non è il caso forse che ricominci con l’allenare dei ragazzini.<+tondo>
«Se c’è un progetto serio ed educativo io sono disposto a ricominciare anche dall’ultimo gradino del dilettantismo. Ma prima vorrei vedere un Paese in cui si gioca a calcio nelle scuole e durante l’orario didattico. Vorrei campionati giovanili alla luce del sole e non con gare disputate sotto i riflettori o con i campi ghiacciati, solo per illuderli che a 10 anni sono già dei professionisti. Vorrei vedere giocare tutti nella stessa squadra: bravi e scarsi, ricchi e poveri, ragazzini sani e quelli con handicap, e farlo con il sorriso. Perché ciò che manca sopra ogni cosa in questo sport è la gioia, il sorriso».

Ma chi può ridare il sorriso a questa generazione?
«Servono dei maestri, come quelli che ho avuto io. Gino Costenaro che ci venne a cercare a scuola per portarci nella sua squadra “oratoriale” a Portogruaro. Poi, da lì, mi ha messo tra le braccia di Luisito Suarez che allenava la Primavera del Genoa. Suarez arrivava nello spogliatoio elegantissimo con le scarpette legate in spalla e ci diceva: “Le vedete? Sono lucidissime e da sempre me le pulisco da solo. È anche per questo che sono arrivato fino al Pallone d’Oro”. Se gli insegniamo queste piccole cose, come pensare da soli alle proprie scarpe da calcio, allora forse questi ragazzi potranno ancora coltivare grandi sogni in campo, e magari anche nella vita».

Massimiliano Castellani - avvenire

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Olimpia Milano Serie A: l'avversaria, Grissin Bon Reggio Emilia

La formazione emiliana si presenterà oggi al Forum con la formazione al completo e con lo stesso record dell'EA7 (3-3) in campionato. La stella è James White, c'è anche l'ex biancorosso Karl. 

Nemmeno il tempo di archiviare l'impresa con l'Efes in Eurolega, per l'Olimpia è già tempo di pensare al campionato: domani pomeriggio (ore 18.15) al Forum di Assago arriva la Grissin Bon Reggio Emilia, nella settima giornata di Serie A. Sarà la sfida numero 40 tra le due squadre, con i biancorossi avanti per 28-11 nel bilancio complessivo, anche se l'anno scorso furono gli emiliani ad imporsi in entrambe le gare giocate. L'inizio di stagione della formazione di Menetti è stato simile a quello dell'EA7, cioè altalenante e con lo stesso record di 3 vittorie e 3 sconfitte. Anche la Reggiana sta faticando parecchio in trasferta, dove è sempre stata battuta, mentre in Eurochallenge è al comando del proprio girone con 2 successi su 3 gare disputate. C'è stato qualche problema fisico, soprattutto a Cinciarini, ma per la gara di domenica la Grissin Bon si presenterà al completo. L'uomo copertina della squadra è sicuramente James White, miglior marcatore del campionato 2011, anche sinora sta avendo un rendimento forse inferiore alle attese, nonostante i quasi 15 punti e 8 rimbalzi di media. Il quintetto è composto anche dal già citato playmaker azzurro (11 punti e 5 assist a partita), l'ex biancorosso Coby Karl come altro esterno, oltre a Silins e Brunner. Dalla panchina escono, in particolare, Bell e Antonutti. 
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