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L’ultimo uomo resta al palo «È il pallone dei portierini»

Dopo la seconda giornata di campionato, 43 gol segnati (tanti) fanno pensare ad attacchi atomici, ma anche a portieri privi di quei quattro elementi che Jack Robinson nel suo pionieristico “Il calcio e gli uomini che lo hanno fatto” ritiene peculiari, ovvero: «Vista eccellente, capacità di valutare in fretta e bene, coraggio e audacia». Doti che tutte assieme possiedono solo i più grandi tra gli estremi difensori. E uno di questi è stato Ricky Albertosi, saracinesca storica di Fiorentina, Cagliari (dello scudetto) Milan (della stella) e della Nazionale campione d’Europa (Roma 1968) e vicecampione del mondo a Messico ’70.

Albertosi, che sta succedendo a quella che era la migliore scuola di portieri del mondo?
«Succede che i Sarti, i Cudicini, gli Zoff, gli Albertosi e gli Zenga non se ne vedono più... La nostra scuola è in piena crisi. Da tempo sforna per lo più portierini e non portieroni. Al portiere un po’ pazzo si è sostituito il ragioniere tra i pali. Oltre ai limiti di posizione, manca soprattutto il carisma, la capacità di saper parlare e di guidare da dietro per dare sicurezza alla difesa».

Tempo fa proprio ad Avvenire lei disse: tranne Buffon il nulla. Conferma?
«Buffon è l’unico che può giocare e campare di rendita per quello che ha già fatto fino a 40 anni. Però il primo Buffon, quello di Parma intendo, era spericolato, meno bravo tecnicamente ma molto più carismatico. Adesso qualche erroruccio veniale e marchiano lo fa anche lui, ma la difesa della Juventus è talmente forte che lo aiuta a mascherare bene».

Ma scusi, i vice-Buffon in Nazionale, Marchetti e Sirigu, non sono all’altezza del titolare?
«Marchetti è bravo, ma non è partito bene: degli 8 gol subiti dalla Lazio nelle due ultime partirte con la Juve, qualcuno sarà anche colpa sua no? Sirigu al Paris Saint Germain ha fatto due annate ottime, è stato spesso decisivo e credo che Prandelli ogni tanto dovrebbe cominciare a provarlo dal primo minuto».

Gli allenatori della Serie A intanto dal primo minuto schierano 8 portieri stranieri su 20.
«Anche in porta gli stranieri sono diventati tanti e parecchi non sono di qualità. Scelte tecniche ed economiche sbagliate, come la Fiorentina che non ha riscattato Viviano finito all’Arsenal a fare il 12°, per puntare su questo Neto che non è certo una cima. Gli altri, tolto quell’Andujar del Catania che è discreto, neppure si conoscono. È anche vero però che in questo momento il miglior portiere della Serie A è sloveno, Handanovic dell’Inter e prima di lui è stato Julio Cesar».

Insomma tre portieri promossi, quelli della Nazionale, un paio di stranieri e poi ancora il deserto?
«Per fare rifiorire la nostra scuola la ricetta è semplice: dare fiducia ai giovani portieri italiani. I due ragazzini dell’Under 21, Bardi e Perin, vanno fatti giocare con continuità. Anche quando vanno in tilt, devono sentire addosso la fiducia della società».

Però un Perin che incassa 5 gol con la Fiorentina è normale che venga messo in discussione...
«Perin sia l’anno scorso a Pescara che quest’anno al Genoa qualche "saponettata" l’ha fatta, ma agli inizi della carriera tutti abbiamo pagato lo scotto dell’inesperienza. In una finale di Coppa Uefa con la Fiorentina, io presi 3 gol uno peggio dell’altro dall’Atletico Madrid. È reagendo con coraggio e carattere all’errore che si trova la forza per diventare un grande portiere».

Legge non scritta del calcio recita: un grande portiere fa grande la propria squadra. Con De Sanctis e Abbiati, come stanno messe in porta Roma e Milan?
«De Sanctis è molto meglio di quella manica di stranieri anonimi che alla Roma hanno provato e riprovato negli ultimi anni. Abbiati non mi è mai piaciuto, sta sempre lì inchiodato alla linea di porta… La sconfitta del Milan con il Verona ha fatto tornare "fenomeno" Luca Toni, ma se Abbiati prende due gol con l’attaccante che gli salta di testa dentro l’area piccola vuol dire una cosa soltanto, che il portiere è posizionato male».

I tanti errori non possono essere anche il frutto di allenamenti non calibrati?
«Di sicuro l’esasperazione del portiere che deve saper giocare con i piedi ha portato a una minore cura dei fondamentali: la capacità di tuffo, le uscite. Vedo tanti interventi scomposti a mano aperta e di pugno. In generale noto un po’ di insicurezza. L’unica attenuante è rappresentata dai palloni, troppo leggeri, cambiano direzione all’improvviso e sono la causa di certe figuracce».

Anche quella bella figurina del portiere di riserva, il Piloni, l’Alessandrelli, è diventata una "figuraccia" a quanto pare.
«Agli inizi alla Fiorentina ho avuto come vice un Buffon, Lorenzo, che era un signor portiere, così come poi lo sono stati Rigamonti e il giovane Tancredi. Il portiere di riserva è passato erroneamente come l’inutile rincalzo, mentre era, e sarebbe ancora, un ruolo importantissimo, per la crescita di un giovane o per il confronto quotidiano con il titolare più maturo».

Sparito il ruolo del 12°, è scomparso anche il numero 1 sulla maglia del portiere titolare…
«Se sei un portiere, io dico sempre che il n.1 ce lo dovresti avere tatuato nell’anima e non sulle braccia. Quando ormai alla tv vedo questi ragazzoni con la maglia n. 99, 22 o 64, mi viene una tristezza... Poi però penso: quasi quasi domani me li gioco tutti al Lotto».

Massimiliano Castellani - avvenire.it

Motomoniale Vale, mio fratello: "Vorrei batterlo. Con 10 titoli"

Allora, Luca Marini o fratello di Valentino?
"Luca, il fratello di Valentino viene dopo".
Quindi chi è Luca?
"Ho 16 anni, faccio il terzo liceo scientifico a Pesaro. Corro in Moto3 con il Team Twelve nel campionato italiano. Però faccio anche wild card nello spagnolo".
Passioni oltre la moto?
"Il calcio. E tanto sport, a motore e no, come lo snowboard, che mi piace molto".
Inizia la scuola ed entra per la prima volta nel paddock del Mondiale: cosa la agita di più?
"Troppo facile. Entrare nel paddock non come spettatore, ma da pilota".
Si può riuscire a essere un bravo studente e un pilota?
"Sì. Certo, servono sacrifici. Dura andare bene a scuola e correre da professionista. Voglio finire il liceo. E poi, da piccolo ho sempre sognato di fare l'università. Vedremo come sarà la mia carriera di pilota".
Qualche professore le ha chiesto l'autografo o il cappellino di Valentino?
"Mai. A volte mi aiutano senza volere niente in cambio. Vedremo quelli di quest'anno, cambiano quasi tutti".
A scuola in ape o scooter?
"Scooter, e da poco una minicar. Però se mi sveglio presto ci vado in pullman, lo farò anche domani (oggi, n.d.r.)".
Oltre al ciuffo ossigenato, altri segni particolari?
"Quello era una scommessa persa. Poi è diventato arancione. Ma al mio preparatore Carlo non piaceva e me lo ha tagliato. Però mi ha lasciato un buco davanti e sono dovuto andare dal parrucchiere".
In moto perché voleva o perché quello che aveva intorno quasi la "costringeva"?
"Perché volevo. Il primo ricordo delle moto è il ponte sopra la pista minimoto di Cattolica. A 4 anni e mezzo. Ero con papà e mamma: ho visto che giravano e gli ho chiesto di provare. Amore immediato".
È stato in bilico con il calcio, magari con la maglia della Roma (tifoso al seguito di papà Massimo) e la moto: cosa l'ha spinta seriamente in sella?
"L'anno scorso ho scelto la moto. A calcio sono abbastanza bravo, ma mi manca qualcosa per essere un vero calciatore. Invece credo di essere un buon pilota. Anche se devo imparare tanto e crescere".
Com'è stato il rapporto da bambino con Valentino? Sa che quando è arrivato non era proprio contento...
"Non è vero... Non ci frequentavamo tanto. Ero timido e non gli chiedevo tante cose".
Lui era un mito o un fratello?
"Tutti e due, sicuramente".
Per tanti anni si è pensato che i geni velocistici di Valentino arrivassero da Graziano, adesso si sospetta che invece sia "colpa" di Stefania...
"Per sapere di me tocca aspettare un po'. Non ho dimostrato niente. Dopo che avrò vinto un Mondiale...".
A Valentino cosa chiede?
"Un po' di tutto. Magari lui riguarda le mie gare e mi dice cos'era meglio fare in una certa situazione. Ora parliamo tanto. Non solo di moto".
È anche il suo pilota preferito, quello a cui ispirarsi?
"Sicuramente, in tutto".
Al Ranch andate in moto insieme: avversari o fratelli?
"Avversari. Ma per ora mi dà paga. Mai stato davanti. Anche perché lui ha la 450 e io la 250. E comunque adesso è troppo più veloce di me".
Da grande farà il pilota?
"Sì, sicuramente. Ma non devo chiudere altre porte, come la scuola".
Obiettivo?
"Il massimo... vincere 10 Mondiali!".
Domenica l'esame Misano: stato d'animo?
"Ma io faccio solo la wild card. Sono emozionato, è una grossa opportunità. Ma la tensione non mi sta distruggendo. Magari quando entrerò nel paddock sarà diverso".
Con Vale ne avete parlato?
"Non tantissimo. Mi ha detto di stare tranquillo e lavorare bene per preparare la gara".
Sarebbe contento se...?
"Spero di arrivare a domenica sera ed essere un pilota migliore, di aver appreso qualcosa. Sarebbe il massimo, magari nei 20 o più avanti".
 
Nel 2014 il Mondiale?
"Non bisogna avere fretta di arrivare non pronti e rovinare il futuro. Dipende molto da questa gara per capire il livello del Mondiale e il mio".
Preferisce essere considerato il fratello di Valentino o il suo erede?
"Essere solo il fratello significherebbe che non avrei vinto niente. Meglio l'erede...".
dal nostro inviato
Filippo Falsaperla© RIPRODUZIONE RISERVATA - gazzetta.it

Melissa Satta: bebè in arrivo, Boateng diventerà papà

Secondo Diva e Donna, l’ex velina, compagna del centrocampista dello Schalke04 Kevin Prince Boateng, sarebbe in attesa del suo primo figlio.

La coppia Satta e Boateng. Italy Photo Press
La coppia Satta e Boateng. Italy Photo Press
Proprio poche settimane fa aveva dichiarato di essere pronta a metter su famiglia con il suo compagno Kevin Prince Boateng. E secondo il settimanale Diva e Donna, la lieta notizia è arrivata. La bellissima Melissa Satta è incinta. Questo è quello che si legge dalle pagine della rivista: “Il segreto più dolce. Il desiderio più grande. Il sogno che diventa realtà. Melissa avrà un bambino dal suo Principe. La modella ed ex velina aspetta che passino le prime, delicatissime, settimane per l’annuncio pubblico della gravidanza. Ma gli amici più stretti, e Diva e donna, gioiscono già per lei perché presto diventerà mamma”. 
fonte: gazzetta.it