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Vela: Mondiale Optimist, Italia d'argento

(ANSA) - TRENTO, 26 LUG - L'Italia ha vinto la medaglia d'argento al Campionato del Mondo di vela classe Optimist, che si è concluso a Riva del Garda, in Trentino. I giovani azzurri hanno ceduto solo allo strapotere della squadra di Singapore, campione uscente, che ha dominato la finale a due. Bronzo alla Gran Bretagna. Erano dieci anni che i velisti azzurri (11-15 anni) non vincevano una medaglia ai Mondiali Optimist, la classe d'esordio nel mondo della vela.

Lo scudetto di Nela: «Ho battuto il cancro»

«E correndo correndo di notte da solo, prendi la tua tuta blu, stella stella crudele e sincera, fammi correre di più...», canta Antonello Venditti in Correndo correndo. È il brano dedicato a uno dei suoi eroi della “magica Roma” (quella dello scudetto, stagione 1982-’83) il fluidificante della corsia di sinistra Sebastiano Nela, per la torcida giallorossa, semplicemente Sebino il grande. Venditti quella canzone la incise nel 1987, quando Nela era alle prese con il recupero da un brutto infortunio al ginocchio. «Picchia Sebino», chiedevano a gran voce i Ragazzi della Sud, e lui, a 52 anni, ha appena finito di “picchiare” l’avversario più ostico che abbia mai incontrato, il cancro. «Lo scorso autunno mi diagnosticarono un tumore al colon con presenza di metastasi. I medici mi dissero che non c’era tempo da perdere, così il 14 novembre sono stato operato». Poi la dura lotta contro il male e le sedute di chemioterapia.

«La prima sensazione naturalmente è stata di paura. Paura di non farcela, il terrore della morte che condividi con tante persone... Finchè certe esperienze non ti toccano direttamente, molto spesso non si ha idea di quanta gente ci sia negli ospedali che soffre – dice emozionato Nela – . Sono stati 8 mesi difficili e il pensiero a volte andava a mio padre che due anni fa è morto di cancro. Ho pregato Dio che mi desse la forza di reagire. Ho preso la situazione di petto, cercando di mantenere sempre uno spirito positivo, anche perché non mi andava di farmi vedere giù di morale da mia moglie e dalle nostre due figlie. L’amore della mia famiglia è stato fondamentale per uscire dal tunnel». Poi c’è stato il grande affetto della sua seconda famiglia, la Roma dello scudetto di trent’anni fa. «I ragazzi (Conti, Pruzzo, Chierico e gran parte di quella rosa giallorossa che risiede ancora a Roma, ndr) sono stati meravigliosi e non smetterò mai di ringraziarli per il loro affetto e il sostegno che mi hanno dato. Ogni lunedì sera organizzavano una cena per stare assieme e per non farmi pensare alle terapie alle quali dovevo sottopormi durante la settimana. E poi è stato importante continuare a lavorare come commentatore. A quelli di Mediaset ho solo chiesto nei mesi invernali di non spedirmi troppo lontano, non potevo rischiare di beccarmi un’influenza...».

Ora l’inverno è finito da un pezzo e con la primavera Sebino, ha picchiato ancora duro contro il male. L’ultimo ciclo di chemio l’ha sostenuto tre settimane fa e l’11 luglio il risultato finale dice che ha vinto ancora lui. «La tac ha dato esito positivo, tutti i valori sono tornati alla normalità... Provi a non pensarci più, ma poi pensi che vorresti fare qualcosa per chi sta ancora male, specie per i bambini. E poi quando senti che Tito Vilanova ha dovuto lasciare il Barcellona per una recidiva provi tanta amarezza, perché sai che cosa significa dovere combattere tutti i giorni contro certo malattie. Ma un attimo dopo mi dico anche che è tempo di andare avanti e di ricominciare..». Ha ricominciato da Riscone di Brunico, dove è in ritiro la Roma di Garcia e domenica Sebino è pure tornato in campo con le vecchie glorie romaniste nella partita di beneficenza contro la Nazionale dei magistrati. «Abbiamo vinto noi e per me in questo periodo è come essere tornato ai giorni dei festeggiamenti per il nostro scudetto». Il secondo storico tricolore della “Maggica” guidata dal barone Nils Liedholm; la società di quel nobil signore del senatore Dino Viola. «Credo che tranne per le ultime generazioni, la nostra Roma sia rimasta nel cuore dei tifosi molto più di quella di Capello che vinse lo scudetto nel 2001... Forse perché era una squadra tutta italiana, forse perché era ancora un calcio più umano. Oggi c’è una proprietà americana con dirigenti che spuntano da tutte le parti, comprano 40 giocatori e mettono sotto contratto venti fisioterapisti. Insomma non si capisce più niente». Parola della “bandiera Nela” che è rimasto profondamente legato alla Roma e ha sempre sognato di poterci tornare a lavorare un giorno. Ma a parte Bruno Conti, della vecchia guardia non c’è mai stato spazio per nessuno di quei ragazzi dell’83. «C’è solo Bruno è vero, e anche lui durante l’era Sensi ha avuto dei momenti in cui stava per mollare... Io sono stato a un passo dal rientro, quando ho fatto da mediatore per portare Rudi Voeller sulla panchina della Roma. L’operazione andò in porto, ma qualcuno ha pensato che non meritassi neppure un “grazie” e mi hanno sbattuto la porta in faccia. Ma va bene così: ho un patentino da direttore sportivo e quello da allenatore di prima categoria. Faccio il commentatore in tv e ho spalle belle larghe, continuo per la mia strada». Le spalle grosse, come i polpacci del gladiatorio Sebino, 281 battaglie (con 16 gol segnati) combattute con la maglia giallorossa e allenato fin dagli inizi a non arrendersi mai. «La mia carriera poteva chiudersi già a vent’anni. In un Napoli-Roma per la gomitata fortuita del mio compagno Dario Bonetti ebbi un arresto cardiaco. Per undici anni a ogni inizio stagione dovevo andare a Trento a farmi confermare l’idoneità agonistica dal prof. Furlanello. Quando sento di giovani calciatori che muoiono o di quei colleghi come Borgonovo che sono stati stroncati dalla Sla qualche domanda me la faccio... La mia generazione, che io sappia, può avere abusato di micoren e di voltaren e di qualche “bibitone”, ma personalmente non solo non ho mai preso nessuna sostanza, ma ho perfino repulsione per l’ago. Il doping aiuterà a correre di più, ma nel calcio la differenza la fa ancora la tecnica. E con quello che circola da noi, gente come Totti e Pirlo possono campare di rendita ancora per parecchio».

Mancano i fantasisti, ma anche i fluidificanti alla Nela («se è per questo anche i portieri, togli Buffon il resto sono solo stranieri», sottolinea Sebino) che ha un solo rimpianto: la Nazionale. «Feci i Mondiali di Messico ’86 con Bearzot, dopo Vicini mi aveva promosso titolare, ed erano anni in cui in per quel ruolo c’erano De Agostini, Carobbi, Di Chiara e stava sbocciando Paolo Maldini. Poi l’infortunio e sono rimasto con sole 6 presenze in azzurro, ma ne avrei potute fare almeno una ventina. Però, ora più che mai, so che sono altre le cose che contano, anche nella vita di un uomo di calcio...». Ciò che conta per Nela è «sentirsi più forte di prima». E Venditti anche stasera può dedicare al suo Sebino: «Ed il bosco e lo stadio si illumina a giorno un applauso ti farà, corri forte dietro al cespuglio, acqua pura ci sarà...».

Massimiliano Castellani - avvenire.it

Feretro Antonelli a Castiglione del Lago. Camera ardente in chiesa frazione Macchie, oggi i funerali

(ANSA) - CASTIGLIONE DEL LAGO (PERUGIA), 25 LUG - Arrivato a Castiglione del Lago il feretro del giovane pilota Andrea Antonelli morto domenica in un incidente sul circuito di Mosca.

La salma è stata portata nella chiesa della frazione di Macchie dove è stata allestita la camera ardente. Sulla bara una maglietta con il nome Antonelli e il numero della sua moto. La stessa indossata da molti giovani in attesa. Un lungo applauso ha salutato l'ingresso in chiesa del feretro seguito dalla famiglia. Oggi i funerali.

F1: c'è data del primo Gp di Russia

ANSA) - MOSCA, 25 LUG - Fissata in via preliminare al 19 ottobre 2014 la data del primo Gran premio di Russia di Formula 1, voluto dal presidente Vladimir Putin ed allestito sul sito che ospiterà i prossimi Giochi olimpici invernali di Soci. ''Ho il piacere di annunciare che i promotori della F1 hanno iscritto la data del Gp di Russia sul calendario della stagione 2014', ha dichiarato il vicepresidente del comitato organizzatore, Oleg Zabara.

Il Sassuolo si aggiudica il Trofeo TIM 2013

Nella splendida cornice del Mapei Stadium, praticamente gremito in ogni ordine di posto, si è disputata la tredicesima edizione del Trofeo TIM. A spuntarla è stato il Sassuolo, al termine di tre partite da 45’ minuti che hanno divertito il numeroso pubblico presente.
Buona prestazione del Sassuolo nella sfida con la Juventus: i ragazzi di mister Di Francesco hanno tenuto testa ai bianconeri creando diverse occasioni da rete, fra cui il palo centrato da Kurtic in avvio. La partita è finita a reti inviolate, la Juventus ha prevalso ai calci di rigore.
Nella gara che vale l’assegnazione del Trofeo TIM 2013, è il Milan a passare subito in vantaggio con la rete al 3’ di Petagna. I neroverdi reagiscono trovando il pari al 12’ con Gaetano Masucci, che di destro supera il portiere rossonero. Nei minuti finali una bella manovra corale del Sassuolo libera Masucci in area che con un preciso piatto destro regala ai neroverdi la vittoria del Trofeo.


I TABELLINI

U.S. SASSUOLO – JUVENTUS F.C. 0-0 (d.c.r. 3-4)
Rigori: Quagliarella (parato), Zaza (gol), Buchel (gol), Kurtic (gol), Garcia (gol), Alexe (parato), Matri (alto), Missiroli (gol), Vidal (gol), Terranova (parato), Motta (gol), Berardi (parato).

U.S. SASSUOLO: Pomini; Gazzola, Antei, Terranova, Longhi; Kurtic, Magnanelli, Missiroli; Berardi, Zaza, Alexe.
A disp: Perilli; Bianco, Laverone, Marzorati, Rossini; Alhassan, Bianchi, Laribi; Gliozzi, Gomes, Falcinelli, Masucci, Pavoletti.
Allenatore: Eusebio Di Francesco.

JUVENTUS F.C.: Storari (25’ Rubinho), Lichtsteiner (25’ Penna), Ogbonna, Peluso (28’ Buchel), De Ceglie (18’ Garcia); Padoin (18’ Motta), Isla (36’ Vidal), Rossi, Asamoah; Matri, Vucinic (25’ Quagliarella).
A disp: Citti, Untersee, Magnusson.
Allenatore: Antonio Conte.

Arbitro: Sig. Peruzzo di Schio.
Assistenti: Sig. Manganelli di San Giovanni Valdarno – Sig. Marzaloni di Rimini
Quarto uomo: Sig. Galloni di Lodi


U.S. SASSUOLO – A.C. MILAN 2-1
Marcatori: 3’ Petagna (M), 12’ e 45’ Masucci (S)

U.S. SASSUOLO: Pomini; Marzorati, Rossini, Bianco (43’ Gliozzi), Longhi (10’ Laverone); Kurtic (10’ Gomes), Magnanelli (32’ Bianchi), Missiroli (10’ Laribi); Masucci, Pavoletti, Falcinelli (32’ Alhassan).
A disp: Perilli.
Allenatore: Eusebio Di Francesco.

A.C. MILAN: Vasconcelos, Constant, Mexes (28’ Strasser), Bonera, Zaccardo, Nocerino (Traorè), Cristante, Poli, Emanuelson, Robinho (19’ Niang; 36’ Boateng K.), Petagna (43’ Oduamadi).
A disp: Amelia, Piccinocchi.

Allenatore: Massimiliano Allegri.

Arbitro: Sig. Gervasoni di Mantova
Assistenti: Sig. Marzaloni di Rimini – Sig. Galloni di Lodi
fonte: http://www.sassuolocalcio.it/news_dett.php?id=888

Mike e Sulley, i mitici protagonisti di Monsters University, sono scesi in campo e hanno animato i momenti salienti del Trofeo TIM Cup


Reggio Emilia, 23 luglio 2013 - Mike e Sulley, i mitici protagonisti di Monsters University, sono scesi in campo e hanno animato i momenti salienti del Trofeo TIM Cup, tra l’aria divertita dei giocatori e l’entusiasmo del pubblico sugli spalti che di fronte ai due spaventatori si è scatenato in un tifo ‘da paura’.
L’attesissimo capolavoro d’animazione firmato Disney•Pixar e diretto da Dan Scanlon, negli Stati Uniti ha riscosso un formidabile box office (oltre 240 milioni di dollari), in Italia uscirà il 21 agosto in Disney Digital 3D™ e sarà disponibile in anteprima a pagamento il giorno 13 agosto nei migliori cinema del Paese. Il lancio del film sarà accompagnato da una campagna di affissioni e radio in co-branding con TIM che invaderà le città italiane e le più importanti località di vacanza.
Ricco di risate e divertimento, il nuovo capolavoro Disney•Pixar Monsters University è diretto da Dan Scanlon (Cars, Mater and the Ghostlight, Tracy), prodotto da Kori Rae (Up, Gli incredibili, Monsters & Co.) e vanta le musiche del compositore premio Oscar® Randy Newman (Monsters & Co., Toy Story 3), uno dei nomi che da quest’anno entrerà a far parte della Rock and Roll Hall of Fame
La matricola Mike Wazowski ha sognato di diventare uno spaventatore sin da quando era un piccolo mostro e sa meglio di chiunque altro che i migliori spaventatori vengono dalla Monsters University (MU). Ma durante il primo semestre proprio alla MU, i suoi piani vengono sconvolti dall’incontro con lo spocchioso James P. Sullivan, detto “Sulley”, uno spaventatore dal talento naturale. Il loro spirito competitivo fuori controllo li farà cacciare dall’esclusivo programma dell’Università e, come se ciò non bastasse, si renderanno conto che l’unico modo per rimettere le cose a posto sarà quello di lavorare insieme, facendo squadra con un gruppo di mostri scapestrati.
fonte: nota stampa  - © SEC Relazioni Pubbliche e Istituzionali

Antonelli come il Sic? No, una morte evitabile

Colpa della pioggia? Colpa dell’asfalto del circuito di Mosca che non era drenante? Colpa del destino che si accanisce ancora su un pilota di moto? Ai tanti interrogativi del giorno dopo il dramma una sola risposta certa: Andrea Antonelli, pilota umbro di Castiglion del Lago della Kawasaki che partecipava al campionato mondiale di Supersport non c’è più.
Andrea come Marco Simoncelli. Antonelli aveva pochi mesi d’età più del “Sic” - quando il 23 ottobre 2011 morì sulla pista di Sepang - , 25 anni. E come Simoncelli, una volta caduto in terra è rimasto fatalmente schiacciato dalle gomme della moto che sopraggiungeva, quella del connazionale e amico, Lorenzo Zanetti. Inghiottito dentro una nuvola d’acqua, impossibile da evitare da un’altra moto che schizzava a 250 km orari. I soccorsi per quanto tempestivi sono stati inutili: la pressione di 38mila chilogrammi, tanto sprigiona una moto da 160 chili di peso quando passa sopra a un corpo, non lascia scampo. Eppure per evitare l’ennesima tragedia del motociclismo, forse questa volta qualcosa si poteva fare.

Il più convinto, è un pilota di lungo corso come Marco Melandri che su quello stesso circuito moscovita aveva appena vinto la gara-1 del Mondiale Superbike: «La Supersport non doveva partire. In pista non si vedeva nulla, era impraticabile per la pioggia e quindi era giusto fermare la gara. Ma i piloti sono stupidi e non li metterai mai d’accordo... La colpa è di tutti, bisognerebbe sedersi e parlare, senza nascondersi niente, per migliorare il migliorabile. Ma pare che non ci sia mai la volontà di fermarsi».

Parole «pienamente condivise» dal presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Non ci si deve approfittare dell’amore che hanno questi ragazzi verso questo sport, che spesso è una vera e propria fede». Una fede che conosce bene Alessia Polita, 27enne pilota marchigiana rimasta paralizzata dopo l’incidente dello scorso 15 giugno sulla pista di Misano. «Non posso crederci, nel giro di 36 giorni due incidenti del genere - scrive Alessia su Facebook - . Le moto le amerò sempre, ma qui c’è qualcosa che non sta funzionando più. Non fate ancora una volta finta di niente, non siamo carne da macello...». Un appello verso chi non rinuncia mai a fermare lo show-business motoristico, per via dei calendari inderogabili sulla base di contratti milionari siglati con sponsor e tv. Anche se la Superbike non ha fatto partire la seconda manche e da Laguna Seca Valentino Rossi appreso della morte di Antonelli ha twittato amaro: «È una notizia che fa venire voglia di tornare a casa...». Poi però la MotoGp è partita regolarmente e Valentino è anche salito sul podio.

Fino a ieri comunque tutti pensavano che come il Sic si muore solo in MotoGp, la classe regina in cui il consulente per la sicurezza è l’ex campione Loris Capirossi. «Incidenti in cui il pilota viene travolto da chi lo segue sono impossibili da risolvere, lì la sicurezza conta e non conta - la risposta di Capirossi a Melandri - . In 330 Gp corsi, mi è capitato in più di un’occasione di gareggiare in condizioni meteo difficili, con la visibilità al minimo. Ma se la visibilità non è buona o accettabile, le gare vanno fermate». Le gare si possono fermare, le vite no. E quella di Andrea, papà Arnaldo la racchiude in poche parole, quasi le stesse che Paolo Simoncelli disse del suo Sic: «Ad Andrea non potevi dirgli di non correre, perché lui era nato per quello, ed era convinto di poter arrivare in Superbike. Il mio rammarico rimarrà quello di non essere riuscito a portarcelo...».

Massimiliano Castellani - avvenire.it