Sport Land News

Lo sport che racconta il mondo

"Non gioco più, me ne vado", un'antologia di articoli del giornalista. Tra Nereo Rocco e strucoli, Moser e cassoulet, il Tour e chansonnier, i giudizi duri non sono mai per chi pedala o rincorre una palla ma per potenti e speculatori
di MICHELE SERRA - sconto ibs 15%>>>


CHIUNQUE faccia o abbia fatto il giornalista sa quanto è difficile trovare un equilibrio decente tra la mole incombente della realtà (i cosiddetti "fatti") e la propria maniera di raccontarla. I lettori - come ogni pubblico pagante - sono severi, e selettivi: se sei troppo anonimo si annoiano. Se sei troppo narciso non si fidano. Capiscono se quello che ti importa è parlare del mondo. A modo tuo, ma del mondo. Oppure se quello che ti importa è solamente parlare di te stesso.

Mura Gianni - Non gioco più, me ne vado. Gregari e campioni, coppe e bidoni

Non gioco più, me ne vado. Gregari e campioni, coppe e bidoni TitoloNon gioco più, me ne vado. Gregari e campioni, coppe e bidoni
AutoreMura Gianni
Prezzo
Sconto 15%
€ 14,45
(Prezzo di copertina € 17,00 Risparmio € 2,55)
Dati2013, 498 p., brossura


Quando Gianni Mura, raccontando Francesco Moser, introduce i filari di uva schiava; o quando, incontrando Nereo Rocco in quasi-esilio a Firenze, fa cenno allo strucolo (una specie di strudel del Carso) preparato dalla moglie del Paròn; o quando ancora, per le strade del Tour, riesce a intrecciare il filo febbrile della corsa con le trame del paesaggio, l'epica del cassoulet, i colori degli impressionisti, i versi degli chansonnier; i suoi lettori gli sono grati, gli sono amici. Mura li porta proprio lì e non altrove, li fa incontrare proprio con quelle storie, quelle persone. Tiene fermo il punto: è un giornalista, è un cronista. Ma non li lascia mai soli, i suoi lettori. Fa sì che la sua voce rimanga sempre udibile, riconoscibile, riga dopo riga. Come se tenesse alla loro compagnia, come se ogni articolo, ogni racconto, avesse il retrogusto della chiacchierata e lo stigma di un potenziale convivio (ora ci spiega che cosa bisogna bere, con il cassoulet).

Questa sua umanità (il termine è generico, lo so, ma non ne trovo di migliori) è, credo, il motore profondo della scrittura e del lavoro di Gianni. Dietro la sapienza del cronista che ormai le ha viste tutte, sotto la crosta del gastronomo raffinato, così come dietro le sue idiosincrasie anagrafiche (detesta internet, per lui l'informazione è ancora oggi un greve, babelico bastione di carta stampata che dalla scrivania collassa sul pavimento) si sente respirare una persona, compresi gli sbuffi di fumo e gli effluvi del bicchiere.

"Personale", che è uno degli attributi più ricorrenti per descrivere uno stile, è nel suo caso qualcosa di più. È ciò che davvero qualifica una scrittura irriducibile, che nella baraonda e nel fracasso, nel mutare delle mode, nel consumarsi delle certezze, è sempre riuscita a conservarsi distinguibile. Non perché sia impermeabile a quello che accade. Ma perché non se ne lascia mai sommergere. In questo senso Mura è una specie di Guccini del giornalismo. Qualcosa di solido, di affidabile, di familiare che sei felice di ritrovare sempre al suo posto. Ad altri il compito di inseguire il mutamento: sai già che comunque, mano a mano che si allunga il cammino, mentre gli anni sfumano, le poche voci che davvero contano sono quelle che hanno cercato la profondità, non quelle che si sono fidate della velocità.

Un titolo mezzo scherzoso mezzo ombroso (Non gioco più, me ne vado. Gregari e campioni, coppe e bidoni, il Saggiatore) contiene una ricca raccolta degli articoli di Mura sulla Gazzetta dello sport, Epoca e Repubblica. I pezzi non sono impaginati secondo cronologia, ma accorpati in capitoloni più o meno tematici che attraversano una impressionante quantità di cronache sportive, ritratti, incontri, lettere aperte, moralità in forma di pagella (genere amatissimo dai muriani). I più remoti sono degli anni Sessanta, quelli di Gimondi e Gigi Riva, i più recenti arrivano a sfiorare i nostri anni. Vertiginosa la vastità del mare fin qui navigato, delle epoche attraversate, dal bianco e nero al colore, dagli italiani solidi e forti del dopoguerra, Bartali e Zeno Colò, ai campioni nervosi e fragili dei nostri tempi, Pantani amatissimo, altri di meno, comunque sempre rispettati dal racconto, risparmiati nel giudizio. Il cronista sportivo conosce la fatica fisica e nervosa dell'agonista, lo sforzo immane di affrontare la gara e di esporsi all'amore mutevole del pubblico, il prezzo umano della vittoria. Ha le parole di trionfo per il vincitore, ha quelle di pietà per lo sconfitto.

Leggendo e rileggendo Mura, ci si rende conto che i giudizi più duri non sono mai per chi pedala o rincorre una palla. Sono per i dirigenti, per i potenti, per gli speculatori, per i critici faciloni e scadenti. Sono per la sopraffazione economica, pubblicitaria, mediatica di quella trama sottile, eppure invincibile, che è la corsa, la partita, lo sport. C'è una sostanza nello sport, e questa sostanza è la persona che sogna e che suda, che vince e che perde. Il resto, tutto il resto, è solo una cornice che non deve mai distrarci: noi lettori di Mura lo sappiamo, e lo sappiamo perché siamo lettori di Mura.

 

Calcio: Brasile-Bolivia di beneficienza Proventi a famiglia 14enne ucciso da razzo tifosi corinthians

(ANSA) - SAN PAOLO, 13 MAR - Il Brasile giochera' in Bolivia una partita amichevole i cui proventi saranno devoluti alla famiglia di un tifoso boliviano di 14 anni ucciso da un razzo lanciato da un gruppo di sostenitori del Corinthians durante un match di Copa Libertadores tre settimane fa. L'amichevole di beneficenza - ha annunciato la Federcalcio brasiliana - si giochera' il 5 aprile. Il Brasile paghera' le spese della trasferta e versera' la sua quota di incasso alla famiglia del ragazzo morto.
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Stampa Spagna, Habemus Barca, Messi e' il Papa. Gli echi del Conclave si riflettono in Champions

Gli echi del Conclave si riflettono perfino in chiave Champions. Così, per spiegare la rimonta del Barcellona contro il Milan, e la splendida prova dei 'blaugrana', l'edizione online del Mundo Deportivo, quotidiano di Barcellona, titola "Habemus Barca, Messi è il Papa!", sotto a una foto del fuoriclasse argentino che esulta. "Cari amici, non c'é più niente da dire - sottolinea 'MD' -: questa squadra è storica, una leggenda vivente. Non si stancano mai di vincere, e ora vanno per un'altra Champions". Suggestivo il titolo dell'edizione digitale di 'Marca': "questa è per Tito", ovvero una dedica per l'allenatore Tito Vilanova attualmente in cura a New York. E poi anche "mancava una rimonta come questa", per ricordare la frase detta giorni fa da Xavi, secondo il quale "a questa generazione del Barca manca una 'remontada'". Detto e fatto.
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Messi super, Milan va in Barca. Svanisce sogno Champions, rossoneri ko

dell'inviata Laura Masiello
Il sogno del Milan s'infrange contro il Barcellona e uno stratosferico Messi che trascina i blaugrana all'impresa. Credevano nella remuntada e remuntada è stata. I catalani si lasciano alle spalle la mini crisi aperta tre settimane fa con il ko di San Siro e la doppia sconfitta con il Real Madrid e compiono l'impresa di ribaltare lo 0-2 e qualificarsi per i quarti di finale di Champions. Candidandosi con una prestazione siderale per potenza e qualità al ruolo di favoriti per la vittoria finale. Messi (che non aveva mai segnato su azione contro le squadre italiane) è una spina nel fianco del Milan. L'argentino va a segno due volte nel primo tempo, al 5' e al 40', annullando il gap nel primi 45 minuti, quindi nella ripresa David Villa mette il sigillo del 3-0 prima che Jordi Alba mandi a casa i rossoneri sotto il peso di un punteggio clamoroso, contro un Barcellona assai diverso da quello dell'andata. Che il Barca fosse capace di qualsiasi cosa l'aveva detto l'ad rossonero Adriano Galliani, conscio delle difficoltà dell'incontro. Ma sicuramente non immaginava che sarebbe successo. 

Eppure il giovane Milan di Allegri è andato a un passo dall'impresa: per due volte, nel primo tempo con Niang, che colpisce un palo a portiere battuto, e nella ripresa con Robinho (salvataggio di Jordi Alba) ha avuto la possibilità di segnare quel gol che poteva valere la qualificazione. Le basi, per il futuro rossonero sono comunque rosee ma la delusione di questa sera sarà dura da assorbire. In avvio il Camp Nou è una bolgia, il tifo assordante e coinvolgente: il pubblico risponde con la coreografia 'Som un equipo' all'ingresso in campo e sostiene i suoi beniamini per tutto l'incontro. 

Archiviati dubbi e pretattica, il duo Roura-Vilanova conferma il 4-3-3, le novità sono Mascherano titolare al posto di Puyol e la coppia Pedro-Villa a formare il tridente con Messi. Allegri dal canto suo pure si affida al 4-3-3 e, recuperato Mexes al centro della difesa, conferma il 4-3-3 dell'andata con Niang punta centrale. Al Barcellona bastano 55 minuti per compiere la 'remuntada': il primo tempo per il Milan è da incubo. I blaugrana partono subito forte: nemmeno 5' di gioco e Messi, servito splendidamente da Xavi, realizza un gol spettacolare dal limite dell'area di sinistro. Il Barcellona crede nella rimonta e lo dimostrano. Il Milan appare spaesato dal dominio dei padroni di casa e non riesce a ripartire con convinzione, sbagliando troppo in fase di disimpegno. Al 9' Boateng trova un varco e serve El Sharaawy ma la conclusione del 'Faraone' è debole e senza pretese. 

Il Barca insiste, supportati dai 90mila del Camp Nou Messi e compagni non lasciano spazi ai rossoneri. Al 13', Abbiati respinge corto su un tiro dalla distanza di Xavi, Messi sulla ribattuta di testa non centra lo specchio della porta. Il Barcellona del primo quarto d'ora è una furia contro la quale il Milan non riesce ad opporsi, poi inevitabilmente il ritmo cala e non mancano gli spazi ma i rossoneri non riescono ad approfittarne. Al 34' ci prova El Shaarawy servito da Ambrosini, il faraone salta Piqué ed entra in area da sinistra ma il suo tiro di destro non impensierisce Valdes. Pochi minuti dopo (38') Niang ha l'occasionissima che avrebbe chiuso i giochi: su un errore di Mascherano il rossonero si trova a tu per tu con Valdes fuori dai pali ma sua conclusione incredibilmente colpisce il palo. E siccome nel calcio vige la legge del 'gol sbagliato, gol subito' ecco che due minuti dopo arriva il gol del 2-0 che pareggia i conti con il risultato dell'andata. Porta ancora la firma di Lionel Messi: l'argentino servito da Iniesta calcia con una velocità impressionante un missile e batte Abbiati. La ripresa si apre con ritmi leggermente più lenti ma già al 3' il Barca è ancora pericoloso con Messi che approfitta di un errore di Zapata e parte per 25 metri sul suo tiro di sinistro Abbiati è sicuro in presa. Bastano 10 minuti e blaugrana trovano il gol del 3-0 con David Villa. Il Milan è frastornato, non riesce a tenere i ritmi dei catalani. Allegri corre ai ripari nella speranza che i suoi trovino quel gol che li qualificherebbe e al 16' sostituisce Ambrosini con Muntari e il deludente Niang con Robinho. E il brasiliano si rende pericoloso al 37': Bojan (entrato al posto di Flamini) s'invola a sinistra e mette in mezzo per Robinho, ma arriva la chiusura di Jordi Alba sul sinistro del brasiliano da due passi che mette la palla in corner. Al Milan basterebbe un gol e negli ultimi cinque minuti prova il colpaccio sotto i fischi dei 90mila del balugrana. In pieno recupero arriva il gol del 4-0 di Jordi Alba che spegne il sogno dei rossoneri.
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Fisco: a processo Karbon e Kostner Sono accusate di avere trasferito soldi in Svizzera

Si e' tenuta al tribunale militare di Verona la prima udienza a carico delle campionesse dello sci Isolde Kostner e Denise Karbon, accusate di evasione fiscale e a suo tempo in forza alle Fiamme Gialle, il gruppo sportivo della Gdf. Le sciatrici, che hanno ribadito che non vogliono patteggiare, sono accusate di avere portato in Svizzera parte di quanto guadagnato con la loro attivita'. Nelle prossime udienze, fissate a Verona per il 25 e 26 giugno, sara' sentito una trentina di testimoni.
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Motori: Nuova Range Rover Sport, prima apparizione a New York

Prima Apparizione mondiale per la Nuova Range Rover Sport con un'inconsueta presentazione il 26 marzo nelle vie di Manhattan, a New York. L'auto piu' agile, veloce e reattiva mai prodotta dalla Land Rover sara' svelata al pubblico internazionale alla vigilia del Salone dell'Auto di New York.

L'evento si svolgera' nelle strade della Grande Mela, la citta' che rappresenta il maggiore mercato mondiale per Range Rover Sport. In nessun'altra area metropolitana del mondo, infatti, sono state acquistate tante Sport come a New York. Il modello rappresenta anche la Land Rover piu' venduta in Nord America. Per la prima volta Land Rover trasmettera' l'evento in diretta al pubblico mondiale, attraverso il microsito dedicato www.newrangeroversport.com. Coloro che si registreranno sul sito riceveranno un invito personale a seguire la trasmissione, insieme ad interessanti contenuti speciali e alle informazioni.

Nuova Range Rover e' l'ultima nata della famiglia Range Rover e il terzo modello della gamma a essere lanciato negli ultimi due anni. Segue infatti la Range Rover Evoque lanciata nel 2011, e l'impareggiabile Nuova Range Rover, nel 2012. ''La Nuova Range Rover Sport'' ha dichiarato John Edwards, Global Brand Director di Land Rover ''innalza il modello a nuovi livelli. E' il veicolo piu' dinamico della Land Rover, l'epitome del migliore design, della progettazione e dell'innovazione tecnologica del Regno Unito.'' Il prossimo 26 marzo alle 19:30 EDT (Eastern Daylight Time) saranno rivelati tutti i dettagli sulla Nuova Range Rover Sport.
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Questa palestra è l’oro di Napoli Non può chiudere

«A volte, nonostante i tanti sacrifici che fai e la passione che ci metti, ti sembra che dai soltanto fastidio... Così per un attimo ti viene voglia di mollare. Ma poi vedo il sorriso bello di questi figli di Scampia, Miano, Piscinola, Secondigliano, Chiaiano, Marianella - e potrei continuare all’infinito...- e capisci che non puoi abbandonarli a un destino che li condurrebbe sicuramente in fondo a un terribile vicolo cieco». Non molto tempo fa si era sfogato così con Avvenire Gianni Maddaloni: per tutti gli scugnizzi di Scampia, semplicemente «o’ Maestro».

Un leone in gabbia che urla e chiede aiuto, «alle istituzioni e alle persone di cuore», affinché la sua palestra, la “Star Judo Club”, causa mancanza di mezzi di sussistenza, non sia costretta a chiudere, ma possa continuare nella funzione di «avamposto sociale». Maddaloni e i suoi figli, tutti campioni di judo (Pino medaglia d’oro alle Olimpiadi di Sydney nel 2000 e tecnico della Nazionale, Laura 13 volte campionessa italiana, Marco due titoli europei e i “cuccioli” di casa Serena e Braiz), da otto anni sono in prima linea per sostenere la gente di Scampia.

Centomila anime, per niente salve, popolano questo quartiere - tristemente noto per fatti di cronaca nera - e più di mille sono quelle che ogni anno frequentano la palestra del Centro Sociale Maddaloni. Quote di iscrizione “simboliche”: «20 euro al mese per i papà e le mamme, i figli gratis, anche se ne hanno 4, e qui ce ne stanno assai di famiglie così numerose». Spiega o’ Maestro che ora è rimasto al verde, alla palestra mancano perfino i soldi per pagare la bolletta della luce.

«Quella è scaduta ieri ed era 2mila euro solo di anticipo. L’unico sponsor che avevamo, la Trincar autodemolitore, ci dava mille euro, ma è sparito. Adesso abbiamo circa 20mila euro di debiti “ingiusti”. Sono allenato a pagare di tasca mia e a vivere di carità, ma questa volta non so più a quali porte bussare». Il tutto accade nel momento in cui anche il Comune di Napoli ha cercato di incentivare le già innumerevoli attività della palestra, con il “Patto per Scampia” voluto dall’assessore allo Sport Pina Tommasielli. «Si tratta di 108 scugnizzi che tre volte alla settimana arrivano un po’ da tutti i quartieri ad alto rischio della città. Sono la mia gioia e il mio divertimento.

Li alleniamo gratuitamente con i miei operatori, una decina in tutto che lavorano cinque giorni su sette per stipendi da fame, 350, 500 euro mensili, quando ci stanno». Ciro e altri sette scugnizzi pur di essere puntuali all’allenamento sono arrivati a piedi, perché il pullman è rimasto fermo a piazza Plebiscito: «L’autista, dipendente della Napoli Sociale, ha incrociato le braccia: non ha preso lo stipendio questo mese e tiene figli piccoli pure lui che devono mangiare...». Ritratto di un messico napoletano fatto di miseria e nobiltà, di disagio e di quella violenza che si impara a conoscere fin da piccoli. E ribellarsi a un destino di «manovalanza della camorra» è la prima sfida da superare.

«Vedete quel piccolino lì, è Antonio. Suo padre deve scontare 14 anni per spaccio di droga e dal carcere - sta in Sardegna - , mi ha scritto per ringraziarmi di cuore perché Antonio da quando lui è in prigione a scuola “pazziava”, era ingestibile. Mi mandò a chiamare la maestra disperata dicendomi: “Maddaloni veda se può fare qualche cosa lei per questo bambino”. Con noi è diventato un “ometto”». E di Antonio qui ogni giorno ne entra uno. «Attraverso il judo e lo sport gli insegniamo il valore fondamentale della legalità che passa per il rispetto delle regole dello sport».

Ai suoi scugnizzi al primo ingresso o’Maestro parla chiaro nella loro lingua madre e li accoglie dicendo: «Guagliù e megl campà cu 50 euro a settimana ca guaragnà mille e murì o restà rint a nu carcere p’tutt a vita. Se entri in questa palestra impari anche a guadagnarti il pane onestamente e non torni a delinquere». Dal carcere di Poggio Reale in tre escono al mattino e restano fino alla sera alla palestra. Sono detenuti adulti in affido con i servizi sociali e altrettanti sono già al cancello, in attesa di iniziare il “Percorso Maddaloni”. «È un percorso di vita prima che sportivo e per quanto è nelle nostre possibilità cerchiamo di non negare una mano a nessuno. Dagli immigrati sbarcati a Lampedusa, come Mhamaoud Konè, arrivato dal Mali, uno dei migliori talenti della “Star Judo”. Ma anche i 200 bambini della Scuola Montale, i ragazzi del Centro di prima accoglienza don Peppino Diana e quelli della comunità minorile Colli Aminei». Tutti piccoli eroi scampati alla “guerra” per la sopravvivenza in questo set reale di una Gomorra infinita.


E poi ci sono quelli che o’ Maestro considera i “campionissimi”. Sono quelli come Michele Riccio, «ragazzo diversamente abile diventato cintura nera di judo», Giuseppe Musella, «sordomuto, cintura marrone, viene dalla Vela rossa, noto centro di spaccio, al mattino lavora in un bar e la sera si allena con noi». C’è Giovanni Guzzo, «“’o filosofo”, ce lo mandò il Martuscelli, l’Istituto per non vedenti, due lauree e ora va a caccia della terza: una medaglia alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro». E Antonietta Caruso, «anche lei non vedente: aveva subito violenze e non usciva più di casa. Ha ritrovato il coraggio e la voglia di vivere e dove? A Scampia signori miei...». Storie che commuovono fino alle lacrime una roccia come o’ Maestro che torna sorridente e si inorgoglisce al pensiero che tra qualche settimana Beppe Fiorello comincerà a girare una fiction per la Rai sulla sua storia.


«Orgogliosissimo, ma per Maddaloni ci sarà una sola puntata, mentre per storiacce che esaltano la violenza, come il Clan dei Camorristi ne mandano in onda dieci-dodici in prima serata. È una vergogna». Torna a ruggire il leone che non si arrende mai e invita a venire a Scampia i dirigenti dello sport nazionale. «Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, mi ha promesso che verrà a vedere e a toccare con mano la nostra realtà, in cui oltre a salvare la maggiore risorsa di Napoli, la sua gioventù, sforniamo continuamente campioni che poi diventano il vanto dell’Italia olimpica». L’ultimo talento della “Star Judo” è il campione italiano Gennaro Cangiano: «Alza 140 kg dalla panca e tiene appena 16 anni», sottolinea o’Maestro che una volta ripianati i debiti ha ancora tanti progetti per il futuro.

«Con mio genero (il marito di Laura), il pugile campione olimpico Clemente Russo, pensavamo di aggiungere anche la boxe per i nostri scugnizzi». Oggi è l’ora di palestra dei 40 «ragazzi difficili» della Fondazione Fernandes. «Quando se ne vanno mi lasciano sempre 1 euro. Per me è come se fosse un milione, è un obolo d’oro, come l’amicizia sincera che abbiamo stabilito». Maddaloni lo deposita nel salvadanaio che serve a finanziare i sogni di domani. Perché nonostante tutto, come dice o’ filosofo Giovanni Guzzo: «Colui che non ha mai smesso di sognare ha già vinto».

Massimiliano Castellani - avvenire.it