L'Inter non coglie l'assist, splendido e facile, che il Milan le ha
offerto su un piatto d'argento battendo la Juve e mettendola in
condizione di essere avvicinata a solo un punto. Quel piatto è il
Tardini. Ma il Parma lo rende indigesto, e a sua volta fa un favore alla
capolista. Batte lo squadrone nerazzurro, lo lascia a 4 punti dalla
vetta, dietro anche al Napoli.
A decidere un gran gol di Sansone, una prova di forza degna del nome, un
tiro che castiga Handanovic e la squadra ospite, incapace di giocare da
primattrice. L'Inter si è presentata al Tardini dopo aver fatto un solo
punto nelle ultime due gare, dopo quella vittoria contro la stessa
Juventus.
Evidentemente non era in grado di poter sfruttare la trasferta per
ridurre al minimo lo svantaggio e mettere il proprio fiato sul collo
della rivale. Si è presentata all'appuntamento senza Snejder, non
convocato fino a quando non ci sarà un accordo sul rinnovo del
contratto, gli squalificati Cassano e Gargano. Alla fine si è trovata
nella necessità di mandare in campo due diciannovenni, per sperare di
raddrizzare la baracca.
Giovani gettati nella mischia, senza troppe speranze. Di fronte si è
trovata una squadra che sapeva di avere tutto da guadagnarci, con il
solo squalificato Parolo, forte di una classifica che dà serenità e
consente di provare a sognare. Ha pensato a fare la propria gara, senza
badare troppo a chi avesse di fronte. E ha vinto, con merito.
Stramaccioni, che proprio a Parma esordì in nerazzurro, finendo battuto
3-1, e che stasera ha potuto schierarsi in panchina, nonostante
l'espulsione col Cagliari, perchè non c'è stata squalifica, ha ricavato
una nuova delusione.
Il primo tempo è stato modesto, registrando una scarsa propensione
offensiva di entrambe le formazioni. Al 4' c'è stato un pericolo per
l'Inter: triangolo tra Amauri e Marchionni che ha crossato basso,
trovando pronto Handanovic a respingere con l'aiuto della difesa. Al 12'
Guarin ha sfiorato il palo su punizione. Al 20' Paletta ha fermato
Palacio in area. L'Inter ha chiesto un rigore che non c'era. Al 32'
Amauri servito da Biabiany ha deviato di testa, Handanovic ha respinto
con la mano. Al 35' è stata l'Inter a creare un pericolo, con un colpo
di testa di Palacio fermato sulla linea da Valdes. Al 43' bel tiro di
Biabiany, in angolo con lieve deviazione di un difensore.
Nella ripresa al 17' Un gran tiro di Guarin da 20 metri ha costretto
Mirante al più difficile intervento della serata, in angolo. Ma non era
aria. E il Parma ha fatto propria la gara al 29'. Poderoso inserimento
centrale di Sansone che è arrivato senza ostacoli al limite dell'area
per scaricare un destro basso e imparabile per Handanovic sul primo
palo. C'è stato anche un bel colpo di testa di Benalouane al 39',
deviato in angolo. L'Inter invece non ha fatto nulla per poter dire di
averci provato davvero ad insidiare la Juve. Che ringrazia. Non solo il
Parma.
IL RESOCONTO DI PARMA-INTER
STRAMACCIONI: "ERRORE MOLTO GRAVE" «Abbiamo disputato
di sicuro uno dei peggiori secondi tempi della stagione, ma abbiamo
pagato molto caro un errore gravissimo. Non si può prendere un gol così,
partendo da una rimessa laterale a centrocampo». Andrea Stramaccioni, a
Sky Sport, ha commentato così la sconfitta dell'Inter a Parma.
«Il primo tempo non è stato neanche malissimo davanti ad un Parma messo
bene in campo che ci ha messo in difficoltà - ha proseguito il giovane
allenatore - invece nel secondo certo non siamo andati bene. Di solito
nella ripresa tendiamo a crescere. Stavolta non è successo. Non so se è
un problema fisico, anche se dopo l'Europa League di solito soffriamo un
pò. Sicuramente è troppo grave l'errore che ha portato al gol del
Parma: Sansone ha fatto 50 metri da solo, senza dribblare nessuno». E
ora? «Abbiamo fatto un punto in tre partite, siamo arrabbiati».
HAMSIK ESPUGNA CAGLIARI È Marek Hamsik l'uomo della
provvidenza che regala al Napoli la vittoria per 1-0 in casa del
Cagliari. Lo slovacco, che deve supplire alle assenze di Cavani e Pandev
in attacco, al 28' del secondo tempo sblocca la partita dell'Is Arenas e
proietta la squadra di Mazzarri a 30 punti, due in meno della capolista
Juventus.
Per i padroni di casa resta il rammarico di aver giocato una buona gara e
di aver colpito due pali, in classifica i rossoblu restano fermi a 16
punti. Tante le occasioni da rete da una parte e dall'altra. La prima
vera palla gol al 22' è per la squadra di Mazzarri, Insigne si libera di
un uomo al limite dell'area e lascia partire un gran tiro a girare su
cui il portiere non può arrivare ma la palla si stampa sul palo.
Ancora Napoli al 24', Behrami entra in area dalla destra e crossa al
centro, Insigne manca la deviazione vincente. Episodio dubbio tre minuti
più tardi nell'area del Napoli, Conti cade dopo un contatto con
Gamberini ma l'arbitro Giannoccaro lascia correre. È ancora il Napoli ad
insistere, sempre con Insigne, al 31' l'attaccante dell'under 21 in
contropiede entra in area ma da posizione defilata non trova lo specchio
della porta. Reagiscono i padroni di casa con Thiago Ribeiro che
impegna De Sanctis con un tiro dal limite dell'area. Ancora Cagliari al
36', da calcio d'angolo Conti devia sotto porta, il tiro scheggia il
palo.
Ultimo brivido per il Napoli allo scadere del primo tempo, Avelar vede
De Sanctis fuori porta e tenta il grande gol con un tiro da lontano ma
la palla finisce di poco alta sopra la traversa. Il secondo tempo si
apre con una traversa per il Cagliari al 47': su cross di Conti
interviene in scivolata Cannavaro che rischia l'autorete.
Occasione di Nainggolan al 54', il giocatore rossoblu si coordina e
lascia partire un tiro al volo di poco a lato. Prova a ridisegnare la
squadra Mazzarri che sostituisce Maggio e Dzemaili con Mesto e Vargas.
Napoli vicino al vantaggio al 69', su angolo Vargas colpisce di testa ma
Agazzi respinge, è Conti a spazzare via la sfera prima che Gamberini si
avventi sul pallone.
La partita si sblocca in favore del Napoli al 73' quando Hamsik riceve
nell'area piccola una palla deviata dal difensore Ekdal pressato da
Zuniga e a tu per tu con Agazzi non sbaglia. Il Cagliari prova a reagire
ma senza grande convinzione, al 84' Ceppelini da poco entrato prova il
tiro da fuori ma non trova la porta.
Col cuore i padroni di casa ci provano ancora con Conti che all'85' fa
partire un destro dentro l'area di rigore ma la palla finisce fuori. Sul
finire del match il Napoli ha l'occasione del raddoppio con Vargas ma
il giocatore azzurro si fa anticipare dal portiere in uscita.
IL RESOCONTO DI CAGLIARI-NAPOLI
MAZZARRI: "PIU' DI QUESTO NON POSSO CHIEDERE" Il Napoli
vola anche senza Cavani. E Mazzarri, ora che vince pure con il suo
bomber ai box (e senza Pandev) ha un motivo in più per continuare a
sognare: «Più di questo - esordisce in sala stampa - non si può chiedere
ai miei ragazzi». Tre punti che, secondo il mister (giocatore del
Cagliari per poche partite nella stagione 1982-83) valgono molto perchè
conquistati contro una squadra in salute: «Il Cagliari- spiega - l' ho
visto con il Torino, con l'Inter: veramente forte, gli faccio i miei
complimenti. Uscire fuori con una vittoria da un campo così difficile dà
valore ai nostri meriti».
Soddisfatto, ma trova anche il pelo nell'uovo: «Nel primo tempo - spiega
- forse dovevamo essere più cattivi sotto porta. Perchè a volte se non
si sfruttano certe occasioni poi la partita si mette in salita. E
infatti c'è stato nella ripresa un grande ritorno del Cagliari». Ma
proprio in quel momento anche il gol di Hamsik. Qualcuno gli fa notare
che la squadra è esplosa anche grazie ai cambi. Il mister sorride e
ringrazia.
Pochi sorrisi, invece, sul volto dell'allenatore rossoblù . Ma nemmeno
tanta delusione. Casomai un pò di rabbia. Lo dice chiaro e tondo «Se una
squadra doveva vincere quella era il Cagliari». La lettura tattica
della gara dell'ex numero 8 dei sardi ai tempi della scalata in A con
Ranieri è semplice: «Li abbiamo chiusi nella loro metà campo- dice-
creando cinque-sei palle gol. E la loro rete è nata da una serie
fortunosa di rimpalli».
Il Napoli? « Se loro hanno messo Hamsik a uomo su Conti- spiega- vuol
dire che questo Cagliari è da temere. Posso solo fare i complimenti alla
squadra e al pubblico che ci ha applaudito nonostante la sconfitta: ha
visto che abbiamo dato davvero tutto. Che Milano non era un caso, che
con il gioco abbiamo messo sotto un'altra big: continuiamo così».
leggo.it
Blog sportivo, eventi e tanto altro ancora...
Lo sport in tv del 27 novembre su tutti i canali generalisti, satellitari e delle pay tv
La programmazione sportiva odierna. Si conclude la quattordicesima giornata di Serie A, con il posticipo dell'Olimpico tra Lazio ed Udinese.
I biancocelesti cercano una vittoria per tenere il passo delle
pretendenti al terzo posto, come Napoli e Fiorentina. Derby a parte, la
squadra di Petkovic nelle ultime uscite non ha convinto
come le partite di inizio stagione. Chi quest'anno sta facendo un
campionato di media classifica è l'Udinese di Guidolin, che nelle ultime tre partite ha colto altrettanti pareggi. Per Di Natale
e compagni un occasione di ritrovare motivazioni e vittoria, dopo la
delusione maturata in seguito alla sconfitta contro l'Anzhi in Europa League, che ha costretto i friulani a salutare la competizione. Diretta del macth alle 20.45 su Sky Supercalcio.
Per chi ama il basket, il canale da segnarsi oggi è Sky Sport 2: protagonista assoluta è la NBA. Alle 14 ed alle 21.30, replica della partita tra Los Angeles Clippers e New Orleans Hornets, con il confronto diretto tra due dei lunghi più giovani ed elettrizzanti della Lega, Blake Griffin ed Anthony Davis. Nella notte, sul parquet dei Philadelphia 76ers arrivano i Dallas Mavericks. Diretta a partire dall' una di notte.
lospettacolo.it
Per chi ama il basket, il canale da segnarsi oggi è Sky Sport 2: protagonista assoluta è la NBA. Alle 14 ed alle 21.30, replica della partita tra Los Angeles Clippers e New Orleans Hornets, con il confronto diretto tra due dei lunghi più giovani ed elettrizzanti della Lega, Blake Griffin ed Anthony Davis. Nella notte, sul parquet dei Philadelphia 76ers arrivano i Dallas Mavericks. Diretta a partire dall' una di notte.
lospettacolo.it
Vettel, 3 punti sotto il cielo La Juve fa grande il Milan
Massimiliano Castellani - avvenire.it
Tre punti nel calcio valgono una vittoria, nella Formula 1 invece 3
punti costano un Mondiale alla Ferrari di Fernando Alonso. Certo, lo
sapevamo che ci voleva l’impresa per buttare giù dal gradino più
alto l’invincibile Red Bull di Sebastian Vettel, ma il finale di
Interlagos ha un retrogusto amarissimo e beffardo. Non è bastato il
secondo posto ad Alonso per mettere le mani sul titolo iridato che
invece per la terza volta di fila va a Vettel, bravo e fortunato fino in
fondo. Vettel meglio di Michael Schumacher che alla sua età, 25 anni,
non era riuscito a calare un tris del genere. Per la “Rossa” di
Maranello appuntamento rimandato al Mondiale 2013, anche se contro
questa Red Bull sarà sempre più dura riuscire a giocarsela fino in
fondo.
Il campionato di calcio invece, dopo il 2° ko stagionale degli ex invincibili della Juventus, potrebbe avere uno sviluppo avvincente fino all’ultimo respiro. Questa sera sta a Inter e Napoli approfittare dell’imprevisto scivolone della Juve con il Milan. Imprevisto perché dopo la partita perfetta, quella con il Chelsea, nessuno immaginava una gara tanto imperfetta come quella disputata dai bianconeri con il Milan. Due partite, due Juventus. La capolista quest’anno quando ha l’impegno di Champions e subito dopo il match di cartello, va in debito d’ossigeno e paga dazio. Era successo contro l’Inter, è ricapitato contro un Milan che è in austero restyling e viaggia a distanza siderale dalla vetta (-14 punti), ma che grazie a un “fallo d’ascella” (e non di mano) di Isla, passa con un rigorino di Robinho che sa di brodino caldo, ma molto ricostituente, specie in tempo di magra. Sarà un caso, ma da quando alla vigilia di una partita dei rossoneri patron Berlusconi ha cominciato a rimettere piede a Milanello, la squadra di Max Allegri ha impattato per grazia ricevuta a Napoli (al San Paolo era sotto di 2 gol), ha vinto in Champions contro l’Anderlecht strappando il pass per gli ottavi e infine è arrivata la notte da luci a San Siro con la Juve. Carisma del presidentissimo che consiglia pure il modulo al conte Max? Chissà... Quel che è sicuro è che la stella più luminosa si conferma sempre il “Faraone” El Shaarawy che incanta anche la leggenda rossonera Marco Van Basten, re per una notte nella sua vecchia casa milanista. Anche quando non segna, il 20enne capocannoniere della Serie A si fa notare con una prestazione da attaccante post-moderno: gioca a tutto campo e con una qualità tecnica da campione già fatto.
Galliani può gongolare visto che anche in difesa il Milan ha trovato il suo campioncino. È Mattia De Sciglio, come El Shaarawy classe 1992, si segnala come l’ultimo erede della grande scuola difensiva italiana. Il ragazzo è pronto e maturo anche per la Nazionale di Prandelli, in cui di attaccanti se ne contano in abbondanza, ma i difensori del calibro di De Sciglio in questo momento sono una manna. I migliori difensori infatti sono stranieri, come il Rodriguez della Fiorentina che sa anche andare in gol, anche se i viola di Montella con il Torino si salvano in extremis e devono accontentarsi di un pareggio. Zeman torna a Pescara e non trova più l’erede, Giovanni Stroppa. In un Paese in cui non si dimette proprio nessuno, Stroppa ha avuto il coraggio di farlo, mettendo al primo posto la dignità che vale più di qualsiasi ingaggio milionario. Nella terra della seconda “Zemanlandia” la Roma del boemo vince, anche se non convince, però intanto aggancia momentaneamente in classifica la Lazio che grazie al “gustoso” (si fa per dire) “spezzatino” calcistico scenderà in campo domani sera all’Olimpico contro l’Udinese. E lo spezzatino verrà servito anche in settimana, venerdì invece del pesce, preparatevi a Catania-Milan, antipasto del derby della Mole: sabato c’è Juventus-Torino. I geni dei calendari colpiscono ancora...
Il campionato di calcio invece, dopo il 2° ko stagionale degli ex invincibili della Juventus, potrebbe avere uno sviluppo avvincente fino all’ultimo respiro. Questa sera sta a Inter e Napoli approfittare dell’imprevisto scivolone della Juve con il Milan. Imprevisto perché dopo la partita perfetta, quella con il Chelsea, nessuno immaginava una gara tanto imperfetta come quella disputata dai bianconeri con il Milan. Due partite, due Juventus. La capolista quest’anno quando ha l’impegno di Champions e subito dopo il match di cartello, va in debito d’ossigeno e paga dazio. Era successo contro l’Inter, è ricapitato contro un Milan che è in austero restyling e viaggia a distanza siderale dalla vetta (-14 punti), ma che grazie a un “fallo d’ascella” (e non di mano) di Isla, passa con un rigorino di Robinho che sa di brodino caldo, ma molto ricostituente, specie in tempo di magra. Sarà un caso, ma da quando alla vigilia di una partita dei rossoneri patron Berlusconi ha cominciato a rimettere piede a Milanello, la squadra di Max Allegri ha impattato per grazia ricevuta a Napoli (al San Paolo era sotto di 2 gol), ha vinto in Champions contro l’Anderlecht strappando il pass per gli ottavi e infine è arrivata la notte da luci a San Siro con la Juve. Carisma del presidentissimo che consiglia pure il modulo al conte Max? Chissà... Quel che è sicuro è che la stella più luminosa si conferma sempre il “Faraone” El Shaarawy che incanta anche la leggenda rossonera Marco Van Basten, re per una notte nella sua vecchia casa milanista. Anche quando non segna, il 20enne capocannoniere della Serie A si fa notare con una prestazione da attaccante post-moderno: gioca a tutto campo e con una qualità tecnica da campione già fatto.
Galliani può gongolare visto che anche in difesa il Milan ha trovato il suo campioncino. È Mattia De Sciglio, come El Shaarawy classe 1992, si segnala come l’ultimo erede della grande scuola difensiva italiana. Il ragazzo è pronto e maturo anche per la Nazionale di Prandelli, in cui di attaccanti se ne contano in abbondanza, ma i difensori del calibro di De Sciglio in questo momento sono una manna. I migliori difensori infatti sono stranieri, come il Rodriguez della Fiorentina che sa anche andare in gol, anche se i viola di Montella con il Torino si salvano in extremis e devono accontentarsi di un pareggio. Zeman torna a Pescara e non trova più l’erede, Giovanni Stroppa. In un Paese in cui non si dimette proprio nessuno, Stroppa ha avuto il coraggio di farlo, mettendo al primo posto la dignità che vale più di qualsiasi ingaggio milionario. Nella terra della seconda “Zemanlandia” la Roma del boemo vince, anche se non convince, però intanto aggancia momentaneamente in classifica la Lazio che grazie al “gustoso” (si fa per dire) “spezzatino” calcistico scenderà in campo domani sera all’Olimpico contro l’Udinese. E lo spezzatino verrà servito anche in settimana, venerdì invece del pesce, preparatevi a Catania-Milan, antipasto del derby della Mole: sabato c’è Juventus-Torino. I geni dei calendari colpiscono ancora...
Buffon: "Serve educazione"
"Il rigore per i rossoneri non c'era, ma avevamo un'ora di tempo per recuperare e non siamo stati in grado di farlo - ha ammesso l'estremo difensore bianconero -. Se si vogliono trovare delle scusanti si possono trovare sempre. Ma sarebbe necessario educare le persone che vanno allo stadio e ogni tanto raccontare loro che quando si perde può succedere perché gli avversari sono stati più bravi di te e tu non hai giocato al meglio".
"Nel calcio stiamo assistendo a un imbarbarimento pietoso" ha aggiunto il portierone toscano che, sulla prestazione della Juventus, ha aggiunto: "Il Milan ha dato vita a una grandissima prova di orgoglio, ci hanno sovrastati e non siamo riusciti a creare alcun presupposto per il pareggio. Grande rispetto per la prova dei rossoneri".
msn.com
Salute: ossessione sport, colpisce uomini e donne (star comprese) e ha conseguenze serie
Ore e ore trascorse in palestra, in piscina o a fare jogging. Se
praticare attività fisica fa bene per mantenersi in salute e i medici la
consigliano caldamente, esagerare può essere poco salutare o
addirittura deleterio. Il rischio, insomma, è che lo sport si trasformi
in una sorta di ossessione. È la cosiddetta exercise addiction, ossia la
fissazione “patologica” per lo sport. Che colpisce in primo luogo le
celebrità, ma non solo. Ne abbiamo discusso con il Professor Alessandro
Sartorio, Primario della Divisione di Auxologia & Malattie
Metaboliche dell’Istituto Auxologico Italiano, IRCCS, di Milano che di
questo argomento ha parlato nel recente congresso della Società Europea
di Neuroendocrinologia di Vienna.
Quando praticare sport diventa una “malattia”?
Chi pratica sport in modo sano, integra l’attività sportiva nella propria vita. Chi è “malato” pianifica la sua esistenza in funzione dello sport, tutto, insomma, ruota intorno a un’ossessiva e smoderata attività fisica, che viene svolta in modo ossessivo anche a fronte di danni fisici per la persona.
Ma quanto è diffusa questa ossessione?
Si stima che negli Stati Uniti il 3 - 5% della popolazione soffra di exercise addiction. Anche in Italia, il disturbo è in costante aumento. È però molto difficile azzardare una percentuale perché il fenomeno tende a rimanere spesso sommerso.
Qual è la ragione principale di questo fenomeno?
Le ragioni sono principalmente due: l’esercizio ossessivo può essere finalizzato a migliorare sempre di più la prestazione fisica, non accontentandosi mai dei risultati raggiunti, un fenomeno più frequente negli uomini. Per le donne, invece, spesso lo scopo è quello di mantenere costante il peso corporeo, oppure di perderlo. La finalità è, quindi, sostanzialmente quella di evitare di ingrassare e di stabilire un controllo costante sulla propria forma fisica. Al femminile, l’exercise addiction è molto diffusa tra le anoressiche e in donne con disturbi del comportamento alimentare. Circa il 50 % delle donne che hanno disturbi del comportamento alimentare deve fare i conti anche con l’ossessione nei confronti dello sport. E magari anche con altri disturbi del comportamento, come, per esempio, lo shopping compulsivo. Gli uomini che soffrono di exercise addiction tendono, invece, spesso, a fare abuso di alcol, di fumo e, talvolta anche di farmaci illeciti e/o integratori che permettano loro di migliorare il livello delle prestazioni sportive.
Quali le manifestazioni più eclatanti?
Chi è affetto da exercise addiction prova spesso una sorta di incapacità di controllo nei confronti dell’attività fisica che viene, quindi, praticata senza limite alcuno, anche fino allo sfinimento e al danno fisico. I “dipendenti da esercizio” provano anche sintomi da astinenza quando non praticano sport e devono aumentare costantemente il numero e la durata degli allenamenti. Nei casi più gravi, c’è chi arriva addirittura, a praticare il “boosting”, quello che è stato definito il doping del dolore. Ci si procura cioè dolore fisico attraverso una diversificata serie di lesioni, che vanno dalle scosse elettriche ai genitali a piccole fratture ossee, con lo scopo di aumentare il livello della propria prestazione, perché aumentano i livelli della pressione sanguigna e quelli dell’adrenalina in circolo nel sangue.
Che fare allora, per guarire da una patologia che può diventare anche molto seria?
Partire dal presupposto fondamentale che se praticare sport fa bene, eccedere può essere controproducente o addirittura può far male alla salute. Le articolazioni ne risentono, così come il sistema cardio-circolatorio, soprattutto, quando si eccede nello sport (senza essere capaci di fermarsi per tempo) e non si è più giovanissimi (oltre i 45 anni). Anche l’equilibrio ormonale rischia di andare a pallino, il ciclo mestruale nelle donne inizia a non essere più regolare o può addirittura scomparire, specie se c’è una importante riduzione del peso corporeo... In sostanza corpo e psiche ne risentono. A questo punto, bisogna ricorrere all’aiuto di uno specialista e la terapia cognitivo comportamentale può veramente darci una mano a vivere in maniera più serena l’attività sportiva. È ovviamente difficile disintossicare una persona dipendente da esercizio, se a questa si associa anche un disturbo alimentare e/o un'assunzione concomitante di farmaci illeciti e/o integratori, sempre più diffusa anche fra i giovani per la grande facilità del loro acquisto sul web. E se da soli non siamo in grado di capire che ormai siamo “malati di sport”, il nostro partner o chi ci sta più vicino può aiutarci a prendere atto dei seri pericoli che questa nuova “dipendenza” può dare per la salute e per l’equilibrio psichico.
Chi pratica sport in modo sano, integra l’attività sportiva nella propria vita. Chi è “malato” pianifica la sua esistenza in funzione dello sport, tutto, insomma, ruota intorno a un’ossessiva e smoderata attività fisica, che viene svolta in modo ossessivo anche a fronte di danni fisici per la persona.
Ma quanto è diffusa questa ossessione?
Si stima che negli Stati Uniti il 3 - 5% della popolazione soffra di exercise addiction. Anche in Italia, il disturbo è in costante aumento. È però molto difficile azzardare una percentuale perché il fenomeno tende a rimanere spesso sommerso.
Qual è la ragione principale di questo fenomeno?
Le ragioni sono principalmente due: l’esercizio ossessivo può essere finalizzato a migliorare sempre di più la prestazione fisica, non accontentandosi mai dei risultati raggiunti, un fenomeno più frequente negli uomini. Per le donne, invece, spesso lo scopo è quello di mantenere costante il peso corporeo, oppure di perderlo. La finalità è, quindi, sostanzialmente quella di evitare di ingrassare e di stabilire un controllo costante sulla propria forma fisica. Al femminile, l’exercise addiction è molto diffusa tra le anoressiche e in donne con disturbi del comportamento alimentare. Circa il 50 % delle donne che hanno disturbi del comportamento alimentare deve fare i conti anche con l’ossessione nei confronti dello sport. E magari anche con altri disturbi del comportamento, come, per esempio, lo shopping compulsivo. Gli uomini che soffrono di exercise addiction tendono, invece, spesso, a fare abuso di alcol, di fumo e, talvolta anche di farmaci illeciti e/o integratori che permettano loro di migliorare il livello delle prestazioni sportive.
Quali le manifestazioni più eclatanti?
Chi è affetto da exercise addiction prova spesso una sorta di incapacità di controllo nei confronti dell’attività fisica che viene, quindi, praticata senza limite alcuno, anche fino allo sfinimento e al danno fisico. I “dipendenti da esercizio” provano anche sintomi da astinenza quando non praticano sport e devono aumentare costantemente il numero e la durata degli allenamenti. Nei casi più gravi, c’è chi arriva addirittura, a praticare il “boosting”, quello che è stato definito il doping del dolore. Ci si procura cioè dolore fisico attraverso una diversificata serie di lesioni, che vanno dalle scosse elettriche ai genitali a piccole fratture ossee, con lo scopo di aumentare il livello della propria prestazione, perché aumentano i livelli della pressione sanguigna e quelli dell’adrenalina in circolo nel sangue.
Che fare allora, per guarire da una patologia che può diventare anche molto seria?
Partire dal presupposto fondamentale che se praticare sport fa bene, eccedere può essere controproducente o addirittura può far male alla salute. Le articolazioni ne risentono, così come il sistema cardio-circolatorio, soprattutto, quando si eccede nello sport (senza essere capaci di fermarsi per tempo) e non si è più giovanissimi (oltre i 45 anni). Anche l’equilibrio ormonale rischia di andare a pallino, il ciclo mestruale nelle donne inizia a non essere più regolare o può addirittura scomparire, specie se c’è una importante riduzione del peso corporeo... In sostanza corpo e psiche ne risentono. A questo punto, bisogna ricorrere all’aiuto di uno specialista e la terapia cognitivo comportamentale può veramente darci una mano a vivere in maniera più serena l’attività sportiva. È ovviamente difficile disintossicare una persona dipendente da esercizio, se a questa si associa anche un disturbo alimentare e/o un'assunzione concomitante di farmaci illeciti e/o integratori, sempre più diffusa anche fra i giovani per la grande facilità del loro acquisto sul web. E se da soli non siamo in grado di capire che ormai siamo “malati di sport”, il nostro partner o chi ci sta più vicino può aiutarci a prendere atto dei seri pericoli che questa nuova “dipendenza” può dare per la salute e per l’equilibrio psichico.
di Paola Scaccarabozzi . repubblica.it
Domenica sui canali Rai Sport: il palinsesto delle gare in onda il 25 Novembre
LO SPORT SULLE RETI RAI GENERALISTE (RAI 1, RAI 2, RAI 3)
a cura di Simone Rossi - Digital-Sat.it
ore 16.15 - RAIUNO: *a cura di Simone Rossi - Digital-Sat.it
Formula 1 - Pit Lane (diretta)
dal circuito "Jose Carlos Pace" di San Paolo [Brasile]
Conduce: Franco Bortuzzo
Ospiti: Roberto Boccafogli e Jean Alesi
ore 16.55 - RAIUNO e RAI HD: *
Formula 1 - Grande Prêmio Petrobras do Brasil 2012 (diretta)
dal circuito "Jose Carlos Pace" di San Paolo [Brasile]
Gara
Telecronaca: Gianfranco Mazzoni, Ivan Capelli, Giancarlo Bruno
Ai box: Ettore Giovannelli e Stella Bruno
ore 17.10 - RAIDUE:
Rubrica - Stadio Sprint (diretta)
Conduce: Enrico Varriale
In studio: Don Alessio Albertini
Postazione internet: Cristiano Piccinelli
ore 18.10 - RAIDUE:
Rubrica - 90° Minuto Serie A (diretta)
Conduce: Franco Lauro
In studio: Beppe Dossena e Adriano Bacconi
ore 19.05 - RAIDUE:
Formula 1 - Pit Lane (diretta)
dal circuito "Jose Carlos Pace" di San Paolo [Brasile]
Conduce: Franco Bortuzzo
Ospiti: Roberto Boccafogli e Jean Alesi
ore 20.35 - RAIUNO:
Rubrica - 5 Minuti di Recupero (diretta)
Conduce: Carlo Paris - Ospite: Stefano Borgonovo
ore 22.27 - RAIDUE:
Rubrica - La Domenica Sportiva (diretta)
Conduce: Paola Ferrari
In studio: Gene Gnocchi, Emiliano Mondonico, Ivan Zazzaroni, Fulvio Collovati, Adriano Bacconi
OGGI SU RAISPORT 1 e 2 (SATELLITE, DIGITALE TERRESTRE, TIVUSAT)
Palinsesto di Rai Sport 1 di Domenica 25 Novembre 2012- ore 08:00 Notiziario: Tg Sport + Rassegna Stampa (diretta)
- ore 09:00 Teca: Memoria Rai Sport (archivio)
- ore 09:55 Slittino: Coppa del Mondo 2012/2013 Maschile 1a manche
(diretta)
da Igls [Austria]
Telecronaca: Luca Di Bella - ore 11:05 Notiziario: Tg Sport Flash (diretta)
- ore 11:10 Teca: Memoria Rai Sport (archivio)
- ore 11:25 Slittino: Coppa del Mondo 2012/2013 Maschile 2a manche
(diretta)
da Igls [Austria]
Telecronaca: Luca Di Bella - ore 12:35 Bob: Coppa del Mondo 2012/2013 Femminile 1a manche (differita gara
delle 03.30)
da Whistler [Canada]
Telecronaca: Riccardo Pescante - ore 13:25 Slittino: Coppa del Mondo 2012/2013 Team Relay (diretta)
da Igls [Austria]
Telecronaca: Luca Di Bella - ore 14:30 Notiziario: Tg Sport Flash (diretta)
- ore 14:35 Bob: Coppa del Mondo 2012/2013 Femminile 2a manche (differita gara
delle 05.00)
da Whistler [Canada]
Telecronaca: Riccardo Pescante - ore 15:25 Nuoto: Campionati Europei - Vasca Corta 4^ giornata
(diretta)
da Chartres [Francia]
Telecronaca: Tommaso Mecarozzi e Luca Sacchi - ore 17:45 Rubrica: Studio Sci (diretta)
a cura di Ivana Vaccari e Barbara Merlin - ore 17:55 Sci Alpino: Coppa del Mondo 2013 - Slalom Speciale Femm.le 1a
manche (diretta)
da Aspen [Stati Uniti]
Telecronaca: Davide Novelli e Luciano Zanier - ore 18:55 Rubrica: Studio Sci (diretta)
a cura di Ivana Vaccari e Barbara Merlin - ore 19:00 Sci Alpino: Coppa del Mondo 2013 - Super G Maschile (diretta)
da Lake Luise [Canada]
Telecronaca: Davide Labate e Paolo De Chiesa - ore 20:20 Rubrica: Studio Sci (diretta)
a cura di Ivana Vaccari e Barbara Merlin - ore 20:30 Teca: Memoria Rai Sport (archivio)
- ore 20:45 Rubrica: Studio Sci (diretta)
a cura di Ivana Vaccari e Barbara Merlin - ore 20:55 Sci Alpino: Coppa del Mondo 2013 - Slalom Speciale Femm.le 2a
manche (diretta)
da Aspen [Stati Uniti]
Telecronaca: Davide Novelli e Luciano Zanier - ore 21:50 Rubrica: Studio Sci (diretta)
a cura di Ivana Vaccari e Barbara Merlin - ore 22:00 Rubrica: Domenica Sprint (diretta)
Conduce: Fabrizio Piacente - ore 22:30 Atletica: Maratona di Firenze (replica)
da Firenze
Telecronaca: Edoardo Chiozzi
- ore 07:40 Skeleton: Coppa del Mondo 2012/2013 Maschile 2a manche (differita
gara delle 23.45)
da Whistler [Canada]
Telecronaca: Riccardo Pescante - ore 08:30 Skeleton: Coppa del Mondo 2012/2013 Maschile 2a manche (differita
gara delle 01.45)
da Whistler [Canada]
Telecronaca: Riccardo Pescante - ore 09:30 Combinata Nordica: Coppa del Mondo 2013 HS 138 - Penalty Race
(diretta)
da Lillehammer [Norvegia]
Telecronaca: Franco Bragagna - ore 10:30 Sci di Fondo: Coppa del Mondo 2013 Staffetta Femminile 4x5 Km a
tecnica Mista (diretta)
da Gallivare [Svezia]
Telecronaca: Valerio Iafrate - ore 11:30 Teca: Perle di Sport - Abbagnale (archivio)
- ore 11:45 Combinata Nordica: Coppa del Mondo 2013 10 Km - Penalty Race
(diretta)
da Lillehammer [Norvegia]
Telecronaca: Franco Bragagna - ore 12:45 Sci di Fondo: Coppa del Mondo 2013 Maschile Staffetta Maschile
4x7,5 Km a tecnica Mista (diretta)
da Gallivare [Svezia]
Telecronaca: Valerio Iafrate - ore 13:50 Automobilismo: Rally di Monza Gara (diretta)
dall'Autodromo Nazionale di Monza
Telecronaca: Lorenzo Leonarduzzi - ore 16:40 Pattinaggio di Figura: Gran Prix NHK 2012 Pairs - Free Skating
(differita delle ore 05.05)
da Miyagi [Giappone]
Telecronaca: Arianna Secondini e Franca Biancone - ore 17:25 Pallavolo: Campionato Italiano Maschile Serie A1 Casa Modena -
Bre Banca Lannutti Cuneo (diretta)
dal PalaSport "G. Panini" di Modena
Telecronaca: Maurizio Colantoni e Andrea Lucchetta - ore 19:30 Atletica leggera: Maratona di Firenze (differita)
da Firenze
Telecronaca: Edoardo Chiozzi - ore 21:00 Ski Jumping: Coppa del Mondo 2013 Maschile HS 138 (differita delle
ore 13.45)
da Lillehammer [Norvegia]
Telecronaca: Nicola Sangiorgio - ore 22:00 Rugby: Campionato Italiano d' Eccellenza Viadana Rugby - Rugby
Rovigo Delta (differita delle ore 15.00)
dallo stadio "Zaffanella" di Viadana [Treviso]
Telecronaca: Andrea Fusco e Andrea Gritti - ore 23:30 Teca: Perle di Sport - Ciclismo (archivio)
- ore 23:55 Teca: Memoria Rai Sport - Centenario Calcio Inglese (archivio)
- ore 00:05 Teca: Perle di Sport - Automobilismo (archivio)
- ore 00:15 Rubrica: Sportabilia
a cura di Lorenzo Roata
*** Si potrebbero verificare delle variazioni al palinsesto
in relazione alla diversa durata degli eventi in onda sui canali ***
in relazione alla diversa durata degli eventi in onda sui canali ***
LE GARE IN DIRETTA SUL SITO WEB DI RAISPORT
24 ore su 24 - Rai Sport 1 e 2 (www.raisport.rai.it)Tutta la programmazione in onda sul canale digitale Rai Sport 1 e 2
LO SPORT DELLA RAI ALLA RADIO
Domenica Sport del 25 Novembre
sarà presentata da Massimiliano Graziani (prima parte) e Paolo Zauli (a partire
dalle 18).Protagonisti della giornata saranno il calcio, la Formula 1 e i campionati italiani di pallavolo e pallacanestro. Si comincia alle 13.30 con la presentazione della giornata sportiva.
In apertura, linea a Bari per il secondo tempo del posticipo delle 12,30 della sedicesima di Serie B, Bari-Modena. Cronaca di Enzo Delvecchio e intervento in diretta di due rispettivi ex.
Alle 14.50 Filippo Corsini conduce Tutto il calcio minuto per minuto. Seguiremo gli incontri del 14° turno di Serie A: Torino-Fiorentina (Riccardo Cucchi), Pescara-Roma (Antonio Monaco), Sampdoria-Bologna (Emanuele Dotto), Atalanta-Genoa (Ugo Russo), Chievo-Siena (Massimo Zennaro). Al termine delle partite, le interviste dagli spogliatoi e la moviola.
Alle 17.00 scatta il Gran Premio del Brasile di Formula 1, a San Paolo. Radiocronista Giulio Delfino. Alle 18.10 Microfono alla Lega Pro di Luca Purificato, con risultati e classifiche delle serie minori; ospite Marco Masi, allenatore del Borgo a Buggiano.
Dalle 18.30 Simonetta Martellini conduce Pallavolando. Seguiremo gli incontri dellottava giornata di serie A1: Casa Modena-Bre Banca Lannutti Cuneo (Simonetta-Martellini), Marmi Lanza Verona- Cucine Lube Banca Marche Macerata (Roberto Antoniutti), Andreoli Latina-Tonno Callipo Vibo Valentia (Manuela Collazzo); aggiornamenti da studio per i risultati degli altri campi di A.
Dalle 19.20 Alberto Pancrazi conduce Tuttobasket. Seguiremo gli incontri della nona giornata di serie A1: SAIE3 Bologna-Acea Roma (Massimo Barchiesi), Sidigas Avellino-Enel Brindisi (Ettore De Lorenzo), Sutor Montegranaro-EA7 Emporio Armani Milano (Pierpaolo Rivalta), Banco Di Sardegna Sassari-Vanoli Cremona (Andrea Coco); aggiornamenti da studio dei risultati dagli altri campi di A e di Legadue. Alle 20.15 i commenti e le interviste a seguito del Gran Premio del Brasile, ultimo appuntamento del mondiale 2012, nello Speciale Formula 1 a cura di Giulio Delfino.
Alle 20.20 presentazione del posticipo della quattordicesima di serie A, Milan-Juventus: collegamento con gli inviati Francesco Repice e Tarcisio Mazzeo e intervista a un doppio ex. Dalle 20.45 alle 22.30 cronaca di Milan-Juventus. Al termine della partita, moviola e interviste dagli spogliatoi. Quindi, Luigi Coppola e Antonio Cabrini risponderanno alle telefonate degli ascoltatori. Chiusura alle 23.30.
LO SPORT PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO SU RAITALIA
Rai
Italia trasmette in tutto il mondo (escluso in Europa) una selezione
dei programmi della Rai Radiotelevisione Italiana, insieme a programmi
originali prodotti per gli italiani che vivono all'estero e per tutti
coloro che hanno con il nostro paese un legame d'origine o anche solo
di curiosità. Ogni weekend in diretta esclusiva su Rai Italia le
principali partite del campionato italiano di Serie A disputate al
sabato e alla domenica. Ad accompagnare ogni turno di campionato Rai
Sport presenta ''La Giostra dei Gol" con l’aggiornamento in diretta dei
gol da tutti i campi, commenti ed approfondimenti con ospiti in
studio. Gli orari indicati di seguito fanno riferimento al fuso orario
italiano.ore 14.15 Rubrica: La Grande Giostra dei Gol Serie A (diretta)Conduce: Simona Rolandi
- all'interno alle ore 15.00: Calcio Serie A:
Torino vs Fiorentina (diretta)
Telecronaca: Gianni Cerqueti
Conduce: Franco Lauro
In studio: Beppe Dossena e Adriano Bacconi
ore 20.45 Calcio Serie A: Milan vs Juventus (diretta)
Articolo a cura di
Simone Rossi
per "Digital-Sat.it"
Lucchetta 50 special: «Lo sport è missione»
Sarà
perché i piccoli eroi esemplari dello sport sembrano sempre tutti
giovani e belli, ma chi lo direbbe che quell’eterno ragazzone
dell’Andrea Lucchetta, è arrivato a schiacciare sul nastro del mezzo
secolo? Compie 50 anni domani il “Crazy Lucky” di Treviso, come lo
chiamavano - già prima che diventasse un cartoon - i suoi compagni di
Nazionale, (gli altri piccoli eroi esemplari Zorzi, Cantagalli, Toffoli,
Giani, ecc…): membri onorari e onorati dell’ultima generazione di
fenomeni della pallavolo azzurra anni ’90. Una vita sempre al centro la
sua, a cominciare dal campo: ruolo centrale. Segni particolari: in testa
un’onda anomala e trasversale «come la mia filosofia di vita e come il
saluto del capitano», scatta la mano dalla fronte, lassù in cima ai 200
centimetri di fosforo e fantasia vulcanica.
Ma soprattutto un gigante di generosa creatività, al servizio degli altri. Una palla alzata per gli ultimi. Dai bisognosi, ai malati («ho persino inciso il rap Schiacciamo l’Aids»), ai più piccoli, cresciuti con il suo inno Go Lucky go, per quella che definisce la «mia missione», partendo dall’universo del volley. «Una missione iniziata grazie a papà Ettore e mamma Maria e ai loro insegnamenti preziosi che mi porto dentro. In fondo sono rimasto quel ragazzino che ha cominciato a giocare a pallavolo nella squadra dei salesiani: l’Astori di Mogliano Veneto – attacca a rullo –. Il mio primo coach fu don Ermes Birri. Mitico don – sorride divertito –: in un anno con i suoi allenamenti sono cresciuto di 11 centimetri e la scarpa è lievitata oltre il 44, poi mi sono fermato al 46 e mezzo.
Ma con quello sviluppo precoce sono iniziati anche i primi problemi, il senso di disagio che si prova a quell’età nel sentirsi “giganti”, quindi diversi. Gli altri ragazzini che mi sfottevano con i soliti epiteti: pennellone, perticone… Bullismo alla pane e salame, oggi le cose sono peggiorate e la violenza tra ragazzi viaggia veloce e prepotente su Internet e sui telefonini. Come difendersi? Come facevo io: grandi dosi di autoironia e comicità. Di solito funziona, a volte purtroppo non basta, ed è la causa di tanti piccoli e grandi drammi giovanili». Abbassa il tono e il ritmo post-sfida, ma Crazy Lucky non si abbatte mai. Nelle difficoltà si appella alla magia concreta delle sue «S»: sfida, squadra, sorriso e sport. «Queste “S” coincidono con quella grande di “Spiritualità” che ho trovato anche su un campo di pallavolo. Su in alto, all’ultimo gradino della tribuna di un palazzetto ero convinto ci fosse sempre un bambino con gli occhi azzurri che mi fissava e che vedeva in me il suo modello da seguire.
Perciò avvertivo la responsabilità di non deluderlo mai con i miei comportamenti. Se ogni campione di oggi pensasse che quel bambino con gli occhi azzurri li sta fissando, forse anche nello sport le cose andrebbero meglio». Appena smesso di giocare per tutti i bambini, con o senza gli occhi azzurri, a Modena ha fondato la ludoteca “Oplà”. «Oltre 600 compleanni l’anno, 18mila bambini passati di lì con i quali ho continuato ad allenarmi nel ruolo di comunicatore. Per quello di educatore sono ancora un po’ indietro, ci devo lavorare su». Ma sulla comunicazione è rimasto il numero 1, come quando nell’estate del ’90 a Rio de Janeiro alzò al cielo la coppa del Mondo e venne eletto miglior giocatore del torneo iridato. «Quell’attimo fuggente è volato via in fretta, ma ho imparato a costruire altri attimi come quelli, ricominciando sempre da zero con determinazione, mostrando gli “occhi della tigre”, come voleva il nostro ct Julio Velasco…
Quegli occhi oggi si fa fatica a ritrovarli nei ragazzi, perché vivono in un mondo che noi adulti abbiamo svuotato dei valori fondamentali, come il rispetto per le regole, comprese quelle del gioco. Il segreto per farsi seguire dalle nuove generazioni credo stia nel cercare di insegnargli l’imprescindibilità delle regole, evitando di annoiare, senza autorità, ma con autorevolezza. Con i miei due figli Lorenzo (18 anni) e Riccardo (15) ho fatto così, a cominciare dalla scelta dello sport: hanno deciso liberamente per il basket. Fin da piccoli gli ho trasmesso la gioia del gioco che non ha nessuna relazione con il successo, la fama, il denaro. A casa mia non c’è nessun trofeo esposto. Le medaglie sono tutte in un cassetto, perché il valore materiale di un oro è nullo rispetto alle emozioni dell’attimo in cui, con il sacrificio e l’umiltà che sono le stimate dei veri campioni, si arriva a conseguire un risultato».
Da come parla converrete che di uomini così, specie nello sport odierno, non se ne vedono. E forse è per questo che, a un certo punto, Lucchetta ha deciso di diventare un eroe dei cartoon, il carismatico coach delle ragazze dello Spike Team, Crazy Lucky. «Lo Spike Team è nato per trasmettere una serie di messaggi ai ragazzi. Tipo: cercate il più possibile di sviluppare la vostra fantasia. Prendete sempre il meglio da tutti, ma poi costruitevi un vostro percorso, tenendo a mente che non siamo soli in questo mondo e che si vince sempre e soltanto con la squadra.
La regola fondamentale, in campo e fuori, deve essere la condivisione e quella per chi fa sport inizia nello spogliatoio». Condividere, abbattendo tutte le barriere possibili che ostacolano il cammino dello Spike Team. «Un ostacolo può essere anche la non accettazione della sconfitta che infatti ho inserito nella seconda serie del cartone animato. Il saper perdere è il primo segno di riconoscimento di un vincente nello sport e nella vita di tutti i giorni. Ma la vittoria più grande è saper condividere con quelli che sono meno fortunati di noi, come Brant».
È il nome del protagonista di un cortometraggio Il sogno di Brant, realizzato da Lucchetta con la regia di Alessandro Belli e che la Rai trasmetterà alla vigilia di Natale. «Ho passato sei mesi a visionare i blog di ragazzi che avevano perso un arto, ma che erano riusciti a rimettersi in gioco. Brant è uno di loro, ha avuto un grave incidente con la moto, ma non ha mollato e con il basket in carrozzina affronta con coraggio la sua seconda vita. Brant ci dice che la squadra più forte è quella in grado di far giocare sullo stesso campo disabili e normodotati.
Le Paralimpiadi di Londra 2012, che ho vissuto da commentatore per la Rai, hanno confermato che si può normalizzare e unificare lo sport». Siamo arrivati fin qui senza aver accennato al volley giocato e a quello italiano che negli ultimi anni si regge sui risultati del movimento femminile, «meno veloce e più tecnico», mentre quello maschile appare piuttosto in crisi. «L’ossessione dello spettacolo che passa attraverso lo strapotere della potenza fisica ha oscurato la qualità e la tecnica. La sincope da Internet ha reso le persone piene di informazioni brevi e superficiali, privandole della profondità e tutto questo si riflette anche in campo. Serve un ritorno a una dimensione vitale, anche nella pallavolo: quella della semplicità».
Una dimensione che nelle sue tante trasferte da globetrotter del volley ha avvertito forte «tra gli ultimi della terra. In Sudamerica, ma anche tra le popolazioni africane, laggiù spesso non hanno niente, ma possiedono ancora la trasparenza e la purezza del mio bambino con gli occhi azzurri... Sono arrivato a cinquant’anni consapevole che ho vinto ogni volta che a quel bambino ho strappato un sorriso e l’ho visto felice di partecipare al gioco». Buon compleanno Crazy Lucky.
Ma soprattutto un gigante di generosa creatività, al servizio degli altri. Una palla alzata per gli ultimi. Dai bisognosi, ai malati («ho persino inciso il rap Schiacciamo l’Aids»), ai più piccoli, cresciuti con il suo inno Go Lucky go, per quella che definisce la «mia missione», partendo dall’universo del volley. «Una missione iniziata grazie a papà Ettore e mamma Maria e ai loro insegnamenti preziosi che mi porto dentro. In fondo sono rimasto quel ragazzino che ha cominciato a giocare a pallavolo nella squadra dei salesiani: l’Astori di Mogliano Veneto – attacca a rullo –. Il mio primo coach fu don Ermes Birri. Mitico don – sorride divertito –: in un anno con i suoi allenamenti sono cresciuto di 11 centimetri e la scarpa è lievitata oltre il 44, poi mi sono fermato al 46 e mezzo.
Ma con quello sviluppo precoce sono iniziati anche i primi problemi, il senso di disagio che si prova a quell’età nel sentirsi “giganti”, quindi diversi. Gli altri ragazzini che mi sfottevano con i soliti epiteti: pennellone, perticone… Bullismo alla pane e salame, oggi le cose sono peggiorate e la violenza tra ragazzi viaggia veloce e prepotente su Internet e sui telefonini. Come difendersi? Come facevo io: grandi dosi di autoironia e comicità. Di solito funziona, a volte purtroppo non basta, ed è la causa di tanti piccoli e grandi drammi giovanili». Abbassa il tono e il ritmo post-sfida, ma Crazy Lucky non si abbatte mai. Nelle difficoltà si appella alla magia concreta delle sue «S»: sfida, squadra, sorriso e sport. «Queste “S” coincidono con quella grande di “Spiritualità” che ho trovato anche su un campo di pallavolo. Su in alto, all’ultimo gradino della tribuna di un palazzetto ero convinto ci fosse sempre un bambino con gli occhi azzurri che mi fissava e che vedeva in me il suo modello da seguire.
Perciò avvertivo la responsabilità di non deluderlo mai con i miei comportamenti. Se ogni campione di oggi pensasse che quel bambino con gli occhi azzurri li sta fissando, forse anche nello sport le cose andrebbero meglio». Appena smesso di giocare per tutti i bambini, con o senza gli occhi azzurri, a Modena ha fondato la ludoteca “Oplà”. «Oltre 600 compleanni l’anno, 18mila bambini passati di lì con i quali ho continuato ad allenarmi nel ruolo di comunicatore. Per quello di educatore sono ancora un po’ indietro, ci devo lavorare su». Ma sulla comunicazione è rimasto il numero 1, come quando nell’estate del ’90 a Rio de Janeiro alzò al cielo la coppa del Mondo e venne eletto miglior giocatore del torneo iridato. «Quell’attimo fuggente è volato via in fretta, ma ho imparato a costruire altri attimi come quelli, ricominciando sempre da zero con determinazione, mostrando gli “occhi della tigre”, come voleva il nostro ct Julio Velasco…
Quegli occhi oggi si fa fatica a ritrovarli nei ragazzi, perché vivono in un mondo che noi adulti abbiamo svuotato dei valori fondamentali, come il rispetto per le regole, comprese quelle del gioco. Il segreto per farsi seguire dalle nuove generazioni credo stia nel cercare di insegnargli l’imprescindibilità delle regole, evitando di annoiare, senza autorità, ma con autorevolezza. Con i miei due figli Lorenzo (18 anni) e Riccardo (15) ho fatto così, a cominciare dalla scelta dello sport: hanno deciso liberamente per il basket. Fin da piccoli gli ho trasmesso la gioia del gioco che non ha nessuna relazione con il successo, la fama, il denaro. A casa mia non c’è nessun trofeo esposto. Le medaglie sono tutte in un cassetto, perché il valore materiale di un oro è nullo rispetto alle emozioni dell’attimo in cui, con il sacrificio e l’umiltà che sono le stimate dei veri campioni, si arriva a conseguire un risultato».
Da come parla converrete che di uomini così, specie nello sport odierno, non se ne vedono. E forse è per questo che, a un certo punto, Lucchetta ha deciso di diventare un eroe dei cartoon, il carismatico coach delle ragazze dello Spike Team, Crazy Lucky. «Lo Spike Team è nato per trasmettere una serie di messaggi ai ragazzi. Tipo: cercate il più possibile di sviluppare la vostra fantasia. Prendete sempre il meglio da tutti, ma poi costruitevi un vostro percorso, tenendo a mente che non siamo soli in questo mondo e che si vince sempre e soltanto con la squadra.
La regola fondamentale, in campo e fuori, deve essere la condivisione e quella per chi fa sport inizia nello spogliatoio». Condividere, abbattendo tutte le barriere possibili che ostacolano il cammino dello Spike Team. «Un ostacolo può essere anche la non accettazione della sconfitta che infatti ho inserito nella seconda serie del cartone animato. Il saper perdere è il primo segno di riconoscimento di un vincente nello sport e nella vita di tutti i giorni. Ma la vittoria più grande è saper condividere con quelli che sono meno fortunati di noi, come Brant».
È il nome del protagonista di un cortometraggio Il sogno di Brant, realizzato da Lucchetta con la regia di Alessandro Belli e che la Rai trasmetterà alla vigilia di Natale. «Ho passato sei mesi a visionare i blog di ragazzi che avevano perso un arto, ma che erano riusciti a rimettersi in gioco. Brant è uno di loro, ha avuto un grave incidente con la moto, ma non ha mollato e con il basket in carrozzina affronta con coraggio la sua seconda vita. Brant ci dice che la squadra più forte è quella in grado di far giocare sullo stesso campo disabili e normodotati.
Le Paralimpiadi di Londra 2012, che ho vissuto da commentatore per la Rai, hanno confermato che si può normalizzare e unificare lo sport». Siamo arrivati fin qui senza aver accennato al volley giocato e a quello italiano che negli ultimi anni si regge sui risultati del movimento femminile, «meno veloce e più tecnico», mentre quello maschile appare piuttosto in crisi. «L’ossessione dello spettacolo che passa attraverso lo strapotere della potenza fisica ha oscurato la qualità e la tecnica. La sincope da Internet ha reso le persone piene di informazioni brevi e superficiali, privandole della profondità e tutto questo si riflette anche in campo. Serve un ritorno a una dimensione vitale, anche nella pallavolo: quella della semplicità».
Una dimensione che nelle sue tante trasferte da globetrotter del volley ha avvertito forte «tra gli ultimi della terra. In Sudamerica, ma anche tra le popolazioni africane, laggiù spesso non hanno niente, ma possiedono ancora la trasparenza e la purezza del mio bambino con gli occhi azzurri... Sono arrivato a cinquant’anni consapevole che ho vinto ogni volta che a quel bambino ho strappato un sorriso e l’ho visto felice di partecipare al gioco». Buon compleanno Crazy Lucky.
Massimiliano Castellani - avvenire.it
Iscriviti a:
Post (Atom)