Sport Land News

Brevettato nuovo regime antinvecchiamento made in Italy

Le Spa cambiano pelle. Abbandonata l'acqua e i percorsi nelle piscine, e' la volta del massaggio kabat, tecnica di stimolazione neuromuscolare impiegata nella riabilitazione post-traumi neurologici, impiegato come antinvecchiamento. La metodica, infatti, sembra potenziare l'efficacia di creme e sieri antieta' rinforzando i tessuti cutanei e l'elasticita' dei muscoli facciali. Associato ad una dieta ad alto contenuto vegetale, promette una pelle sana e giovane a lungo. L'associazione di massaggio-dieta e cosmetici e' la base di un nuovo sistema antieta' brevettato dalla societa' italiana Davines, specializzata in cosmesi e presente nelle Spa di 60 paesi nel mondo. Il sistema 'longevity complex-skin regimen' si basa sull'uso combinato di sieri, creme e integratori alimentari che promettono di ridurre le rughe del 17% ed aumentare l' idratazione del 26%. Ha partecipato alla messa a punto del nuovo sistema per la longevita' Massimo Gualerzi, cardiologo alla Fondazione Don Carlo Gnocchi, universita' degli Studi di Parma che spiega:''Ci sono molti legami fra patologie della pelle e del cuore. Sedentarieta', junk food e cattivo stile di vita innescano infiammazioni, stress ossidativo e metilazione del dna. Cio' induce invecchiamento sia al cuore che alla pelle e ci sono composti efficaci per entrambi, come gli omega 3 contenuti nel pesce, isemi di chia ricavati dalla salvia hispanica antinfiammatori e l'astaxantina antiossidante. Poi meditazione, massaggi e attivita' fisica si usano in cardiologia e sono efficaci anche come antinvecchiamento cutaneo''.

Mariuccia Bucci, dermatologa specializzata in nutrilipidomica e vice Presidente Isplad precisa: ''La linea contiene semi di chia e palmitoil tripeptide 5, un micropeptide biomimetico che stimola la produzione di collagene. Il trattamento e' stato sottoposto a test di efficacia su 60 donne dai 40 ai 60 anni di eta' per tre mesi ed i risultati sono stati evidenti soprattutto per la ridensificazione cutanea''.

La dieta verde per la longevita' e' a base di succhi verdi vegetali contenenti cetrioli e sedano mescolati con mele e limone. Ma anche avena biologica, semi di chia, girasole, lino e zucca, e ancora zuppe di patate dolci, carote, cayenna, aglio, noce moscata, cardamomo e limone.

I piatti proteici sono fatti con spinaci, quinoa, mirin, olio e cetrioli. Ottimi anche frullati di barbabietole, carote e verdure verdi. Infine pesce bianco e verdure.
ansa

Lo sport fa bene al cervello, bastano 4 mesi di allenamento

L'esercizio fisico non solo fa bene alla salute ma allena anche il cervello e lo rende piu' brillante. I benefici dello sport a livello cognitivo si riscontrano anche nei non-atleti, in chi e' sedentario, in sovrappeso e a rischio di patologie cardiovascolari gia' dopo 4 mesi di allenamento. La connessione fra attivita' cerebrali e movimento e' stata indagata dai ricercatori del Montreal Heart Institute su un gruppo di soggetti, di eta' media 49 anni, tutti in sovrappeso e sedentari, sottoposti a test neuropsicologici, cognitivi e biologici. Lo studio e' stato presentato questa mattina al congresso della Canadian Cardiovascular Foundation in corso a Toronto.

Lo sport rende il cervello piu' intelligente e sveglio, migliora le capacita' di ragionamento, la memoria e la prontezza a prendere decisioni. I partecipanti all'indagine, in sovrappeso e con piu' di un fattore di rischio di patologie cardiovascolari, sono stati sottoposti a 4 mesi di allenamento 'sprint' due volte la settimana, composto da esercizi aerobici intensi di breve durata come uno scatto di corsa o bicicletta mantenuto per 30 secondi alternati a esercizi a bassa intensita', come una camminata rapida. ''Dopo 150 minuti di allenamento di tipo moderato-vigoroso a settimana, svolto per 4 mesi, non solo sono migliorati i parametri cardiaci, colesterolo, pressione del sangue e il peso ma e' incrementata l'ossigenazione del cervello e sono migliorate le capacita' cognitive'', spiega Martin Juneau, direttore del centro di prevenzione al Montreal Heart Institute e della ricerca. 
ansa

Sci: gigante Soelden, Moelgg per ora 3/o

L'azzurro Manfred Moelgg terzo in 1'18''64 dopo la 1/a manche del gigante di Soelden, prima gara della stagione di Cdm uomini. Al comando il francese Thomas Fanara in 1'18''48 davanti allo statunitense Ted Ligety in 1''18''52. Fuori subito Max Blardone, Davide Simoncelli e' 16/o in 1'20''18. Gara al limite della regolarità per le condizioni di tempo e pista molto diverse per vari atleti. Nella notte sono caduti sulla pista, a 3.000 m sul ghiacciaio Rettenbach, 40 cm di neve fresca.
ansa




Moto Gp: Pedrosa cade, Lorenzo e' campione

Il pilota della Yamaha, Jorge Lorenzo, si e' laureato campione del mondo della Classe MotoGp al termine del Gran Premio d'Australia vinto da Casey Stoner su Honda. L'altro contendente per il titolo, lo spagnolo Dani Pedrosa (Honda), e' caduto al primo giro della gara spalancando le porte del trionfo al connazionale. Valentino Rossi su Ducati si e' classificato al settimo posto.


Caso Armstrong, qualche domanda

Come mai ha passato indenne tanti controlli? Come si sono comportate le federazioni competenti? Giusto togliergli tutte le vittorie? Ecco le risposte.

27/10/2012
Armstrong: ascesa e caduta di un mito (Ansa).
Armstrong: ascesa e caduta di un mito (Ansa).
Il caso Armstrong merita e anzi impone alcune osservazioni “extra”, che mettiamo avanti dopo avere raccolto le spiegazioni ad esse attinenti con gente diciamo dell’ambiente. Lo facciamo auspicando che la vicenda cambi in maniera ovviamente positiva il mondo dello sport e intanto temendo che non accada nulla di sostanziale.

Come è possibile che Armstrong abbia superato indenne circa cinquecento controlli in sette anni, con una spesa enorme visto che i controlli stessi da 500 euro l’uno sono passati a 1000, senza che nulla sia emerso? Possibile, ci dicono: le armi di offesa lasciano sempre indietro quelle di difesa, studiate “dopo”. Però urine e sangue sono sempre controllabili, se le provette vengono conservate bene, anche a distanza di tanti anni, e adesso si possono scoprire cose che allora non si rilevavano. Sono poi migliorati alla grande i sistemi di accertamento dell’assunzione di prodotti cosiddetti coprenti, per mascherare l’assunzione di sostanza illecite: e soprattutto questo ha “tradito” Armstrong e C.

Possibile allora che tutti i controlli, non solo quelli su di lui, dal 1999 siano stati fasulli,
compresi quelli sui suoi compagni di squadra coinvolti – lo dicono essi stessi – nelle medesime irregolarità? E cosa possono dire quelli che sono stati invece scoperti e puniti? E casomai non siamo di fronte ad una versione stavolta sportiva della rivalità vasta e cronica tra Francia e Stati Uniti? L’imbarazzo, ci dicono, esiste, lo ammettono tutti, quelli della federazione internazionale come quelli del Tour de France, quelli dell’antidoping francese come quelli dell’antidoping mondiale. Però i corridori scoperti non hanno recriminazioni da avanzare: hanno sbagliato, giusto che paghino. Quanto a Francia vs Usa, lasciamo ai film di James Bond le storie della Spectra e affini.

Le condizioni particolari di Armstrong, reduce vittorioso dalla guerra contro un cancro con metastasi, devono avere avuto qualche peso nella vicenda?
Ci dicono che lui ha sempre goduto di una sorta di licenza speciale relativamente alla per lui necessaria assunzione speciale di ormoni, licenza che comunque non contemplava certamente i suoi abusi e la sua organizzazione criminosa estesa o imposta ai compagni di squadra. Si colpevolizza molto, anche da parte del Tour, la federazione internazionale, che avrebbe indagato poco e coperto molto. Possibile? Possibilissimo. Basti pensare a come, nell’atletica leggera, i campioni statunitensi ufficialmente non si sono quasi mai dopati ufficialmente sino all’outing coatto di Marion Jones, la sprinter che fece vedere il verminaio, prima dei Giochi di Sydney 2000.
Stiamo parlando di federazioni nazionali e internazionali: ma e il Cio, e la giustizia ordinaria? Il Cio per troppo tempo si è fidato delle federazioni, ora sta rimediando con organismi suoi. La giustizia ordinaria idem. E pure con tanti controlli a sorpresa, oltre che con il passaporto biologico che presto o tardi ogni atleta professionista dovrà avere, in ogni sport. Questione anche di soldi. Si dice: meglio tardi che mai. E si lasciano in vita tanti dubbi su tanta complicità. Di fronte all’organizzazione di Armstrong per pratiche illecite e intanto sicure, anche il doping di stato, di regime della famigerata Germania Est appare meno efficiente. Possibile? Qui tutto si è concentrato su un solo gruppo di atleti, là si lavorava su migliaia di concorrenti, con dispersione delle forze e anche dei segreti.

Giusto azzerare dei sette Tour de France vinti da Armstrong tutto, senza trasferire la vittoria su altri? Purtroppo sì, visto che dal 1998 del successo di Pantani, seguito dal “settebello” di Armstrong, non solo ci sono i vincitori di dodici edizioni (sette Armstrong, tre Contador, una Landis, una Pantani) scoperti in colpa di doping, ma ci sono anche sei corridori arrivati secondi, otto arrivati terzi e via scendendo, sempre trovando rei confessi o scoperti sino al decimo posto. E ci fermiamo lì. Ma allora muore il Tour de France? Macché. Compie nel 2013 i cent’anni, convoca sempre folle immense anche se i francesi non lo vincono dal 1985 di Hinault. E’ un fatto culturale, letterario, poetico e anche mediatico e pubblicitario.

Muore il Giro d’Italia, allora? E tutto l’altro ciclismo? Deciderà la gente, al traino dei corridori e delle loro imprese. Il Giro dovrebbe tenere, ha radici popolari più forti di ogni banditismo. Il ciclismo tutto, poi, paradossalmente non è mai stato bene come ora, e forse anche per questo si è permesso di calare la scure sul caso Armstrong: si è ormai diffuso in quasi tutto il mondo, presto avrà anche l’Africa, parla inglese e non più francese o italiano, attrae i media per ragioni spettacolari assortite, convince sponsor di levatura planetaria, ha nella bicicletta una strepitosa arma ecologica. E ormai può portare il suo antidoping come un fiore all’occhiello, mentre nessun altro sport può farlo.
Gian Paolo Ormezzano - famigliacristiana.it

Coppa America: varato nuovo Luna Rossa

Il catamarano è stato messo in acqua ad Auckland, in Nuova Zelanda. A lanciare la bottiglia di champagne benaugurale la madrina Miuccia Prada, insieme al marito Patrizio Bertelli.

26/10/2012
Ad Auckland la festa per il varo del nuovo catamarano AC 72 Luna Rossa.
Ad Auckland la festa per il varo del nuovo catamarano AC 72 Luna Rossa.
Il catamarano AC 72 Luna Rossa, sfidante alla 34a edizione dell’America’s Cup,  è stato varato oggi a Auckland, in Nuova Zelanda.

La celebre stilista Miuccia Prada, madrina del varo, con al fianco il marito Patrizio Bertelli, presidente di Luna Rossa Challenge 2013, ha rotto la bottiglia di champagne, dando il via al varo del maxi catamarano di 22 metri: scafi a specchio e ala di 40 metri di altezza.


L’AC 72 Luna Rossa è la sintesi di un lavoro che ha impegnato i settanta membri del team per quasi un anno durante il quale ricerca, sperimentazione e costruzione sono andate di pari passo, utilizzando le tecniche più sofisticate e all’avanguardia.


Alla costruzione hanno partecipato 300 persone per un totale di 52.000 ore di lavoro. Sono stati utilizzati 500 chili di titanio e a bordo ci sono circa 2.000 metri di cime, tra scotte, drizze, eccetera. Patrizio Bertelli ha dichiarato: «Siamo alla nostra quarta sfida in Coppa America, certamente la più rivoluzionaria rispetto alle precedenti. L’emozione del varo rimane invariata e, in questo caso, particolarmente forte per via di questa barca così tecnologicamente estrema, frutto di una ricerca all’avanguardia e di un enorme lavoro di tutto il team».

 
Tutto il team Luna Rossa schierato in occasione del varo.
Tutto il team Luna Rossa schierato in occasione del varo.
Max Sirena, skipper di Luna Rossa Challenge 2013, ha invece dichiarato: «Oggi per noi è un giorno di festa. Da domani inizieremo i primi test strutturali in acqua cui seguiranno gli allenamenti, non appena avremo finito tutte le verifiche. Ringrazio tutto il team, e in particolare lo shore team e il design team, che hanno lavorato senza sosta per mesi, consentendoci così di rispettare le scadenze che ci eravamo prefissati».

Alla cerimonia, seguita da un’animata festa cui hanno partecipato tutte le famiglie del team, erano presenti, tra i 350 invitati, Agostino Randazzo, presidente del Circolo della Vela Sicilia (n.d.r. yacht club sfidante), Grant Dalton (CEO di ETNZ Emirates Team New Zealand), Steve Burrett (Commodoro del Royal New Zealand Yacht Squadron), l’ambasciatore italiano in Nuova Zelanda Alessandro Levi-Sandri e il rappresentante della comunità Maori, Alec Hawke del Ngāti Whātua o Orākei.


Miuccia Prada e Patrizio Bertelli rompono la bottiglia di champagne in segno di buon augurio.
Miuccia Prada e Patrizio Bertelli rompono la bottiglia di champagne in segno di buon augurio.
Il team Luna Rossa è stato creato nel 1997 da Patrizio Bertelli con il nome di "Prada Challenge for the America's Cup 2000". Al suo esordio ha conquistato la Louis Vuitton Cup 2000,   ovvero la serie di regate di selezione tra gli sfidanti dell'America's Cup, con un record di 38 vittorie su 49 regate.

Luna Rossa ha quindi partecipato anche nel 2003 e nel 2007, raggiungendo in quest'ultima edizione la finale della Louis Vuitton Cup. Nel 2011 ha vinto l'Extreme Sailing Series, circuito internazionale riservato ai catamarani della classe Extreme 40. Nel 2012 ha preso parte al circuito di regate dell'America's Cup World Series con due imbarcazioni AC45 (Luna Rossa Piranha e Luna Rossa Swordfish), vincendo le regate di flotta delle tappe di Napoli e Newport e dimostrandosi molto competitiva.

Nel giugno 2012 l'armatore Patrizio Bertelli è stato introdotto - primo italiano, nell'America's Cup Hall of Fame, riconoscimento per i risultati conseguiti individualmente nell’ambito della vela e in particolare dell’America’s Cup.
Giusi Galimberti - famigliacristiana.it

Sport malato: Calcioscommesse, Napoli a giudizio

Anche il Napoli entra ufficialmente nel vortice del calcioscommesse. La procura della Figc ha deferito Il club di De Laurentiis alla Disciplinare per responsabilità oggettiva. Deferiti per illecito sportivo Matteo Gianello e Silvio Giusti, e per omessa denuncia Paolo Cannavaro.

La gara finita nel mirino degli inquirenti sportivi è Samp-Napoli del 16 maggio 2010. Tra i deferiti dal procuratore Palazzi c'è anche Gianluca Grava, all'epoca dei fatti e attualmente tesserato per il Napoli: nei suoi confronti il provvedimento è scattato "per aver violato il dovere di informare senza indugio la Procura Federale, omettendo di denunciare i fatti riguardanti la gara Sampdoria Napoli". Stesso provvedimento nei confronti di Gianello, ex della squadra di Mazzarri e attualmente svincolato, e Giusti all'epoca dei fatti allenatore di base, per avere, in occasione della partita in questione, in concorso tra loro, posto in essere atti diretti ad alterare lo svolgimento ed il risultato della gara al fine di effettuare scommesse sul risultato sicuro di vittoria della Sampdoria, offrendo il secondo del denaro per la realizzazione dell'illecito e contattando il primo i compagni di squadra Paolo Cannavaro e Gianluca Grava, dai quali riceveva un rifiuto".

Per Cannavaro, giocatore anche oggi del Napoli, la violazione è di aver omesso di denunciare i fatti, in particolare la proposta formulata dal suo compagno di squadra Gianello". La società è stata deferita a titolo di responsabilità oggettiva per le violazioni ascrivibili a Gianello e anche a quelle di Cannavaro e Grava.
avvenire.it