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Buffon sta con De Rossi

Buffon sta con De Rossi. E quanto a Zeman, "qualche volta si fatica a stargli dietro". Il capitano della nazionale commenta il caso del centrocampista giallorosso.
"L'esclusione di De Rossi domenica mi ha sorpreso, come tutti, forse l'allenatore voleva forze più fresche, stando a quello che ha detto, e quindi ha pensato ad altri giocatori facendo una scelta tecnica. Io conosco da tanto Daniele, so il suo valore e l'apporto che dà a prescindere da ogni problematica con il suo club, noi ce lo abbiamo e ce lo teniamo stretto".
"Sono felice che De Rossi sia qui", ha anche detto Buffon. "Zeman avrebbe parlato di poco impegno? Non penso che un allenatore arrivi a dare queste motivazioni - ha continuato Buffon - e comunque dovrei sentirlo con le mie orecchie, non essendo stato così non posso dire nulla. Zeman ama stupire sempre? Lui ormai è un personaggio, grazie alle cose straordinarie che ha fatto dove ha allenato ma anche per un certo modo di proporsi a cui forse non eravamo e non siamo abituati. Ogni tanto - ha sorriso il portiere della nazionale della Juve - si fatica a starci dietro. E comunque, in fin dei conti, dimostra di essere sempre coerente con quello che dice e che pensa".
Tornando a De Rossi, Buffon ha cercato di stemperare il clima: "Ribadisco che si tratta di una vicenda, riguardante il rapporto Zeman-Daniele, che è un terreno minato. Però posso dire di aver visto De Rossi come sempre entusiasta di venire in nazionale, ormai ha tantissima esperienza ha passato prove molto difficili, penso che nulla e nessuno possano turbarlo e scalfire il suo equilibrio". A chi gli ha chiesto un parere sulle dichiarazioni del tecnico boemo per il quale, al momento delle scelte, i nomi non contano, Buffon ha risposto: "Ci siamo passati un po' tutti in situazioni analoghe, il calcio è anche questo. In ogni caso, io non vivo lo spogliatoio della Roma, se ci sono realmente dei veri problemi, saranno i diretti interessati a cercare di risolverli".
Altro capitolo delicato quello relativo a Balotelli a cui Prandelli ha inviato messaggi precisi: "Se siamo alla prova d'appello per Mario? Non è una questione che dobbiamo affrontare tra giocatori, però conosciamo il suo valore, so cosa può fare, e ci aspettiamo tutti, per le qualità che ha, che le esprima in campo facendoci vincere le partite. Lui avrebbe questo tipo di potenzialità".
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Pallanuoto: presentati i campionati. A1 maschile al via questo weekend,a fine mese parte torneo donne

La pallanuoto italiana torna in vasca.

Dopo l'argento olimpico ottenuto a Londra dal Settebello e l'oro europeo di Eindhoven del Setterosa le calottine saranno di nuovo in acqua dal prossimo weekend con l'avvio della A1 maschile; il torneo femminile scattera' a fine mese. La A1 maschile manterra' la formula a 12 squadre con la fine della regular season il 20 aprile e l'inizio della fase a eliminazione diretta con quarti di finale. Per la stagione femminile 10 squadre al via e Final Four da maggio.
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Petrosyan, l'armeno azzurro

Dici Armenia e non pensi mica alla partita di venerdì tra la nazionale di calcio di Everan e gli azzurri di Prandelli. La mente infatti va a un ricordo tragico, quello del massacro subito dal popolo armeno sotto l’impero ottomano. Tra il 1915 e il ’17, si calcola che oltre un milione e mezzo di armeni siano stati sterminati.
Un genocidio che qui da noi, tanti degli 8mila armeni rifugiati hanno conosciuto attraverso il mirabile romanzo di Antonia Arslan la Masseria delle allodole. «È il primo libro che ho letto nella vostra lingua...», dice “Giorgio”, alias il campione del mondo di kickboxing Gevorg Petrosyan. Nella sua Armenia poteva essere davvero una vita presa a calci e pugni e così a 13 anni assieme al padre Andranik e al fratello Stepan è fuggito da Everan a bordo di un camion. Stipati e nascosti con altri esuli in “bilico”, è arrivato fino in Italia. «Siamo passati dalla Russia e dopo 10 giorni di viaggio ci siamo ritrovati a Gorizia».

È questa la città che lo ha accolto, ma i primi tempi furono duri. «Appena arrivati abbiamo dormito alla stazione di Milano o per strada e la notte era freddissimo... Poi per fortuna la Caritas ci ha accolti per 5 mesi nella sua struttura e dopo sono arrivati Mario e Dolores che ci hanno offerto un alloggio e un lavoro da custodi nella loro fabbrica». Dei mesi trascorsi alla Caritas, Gevorg ricorda l’incontro provvidenziale con un ragazzo che frequentava la Palestra Satori Gldiatorum Nemesis, quella che ora è diventata la sua seconda casa. «Da bambino, alla tv non perdevo un film di Bruce Lee. Così un giorno mi sono presentato in palestra, dal maestro, armeno anche lui, Alfio Romanut. Mi disse che ero troppo piccolo d’età, che era meglio che tornassi a casa. Poi però dopo un po’ di tempo mi è venuto a cercare per dirmi che se volevo potevo cominciare ad allenarmi con lui».

È cominciata così la carriera del piccolo armeno che combatte «con orgoglio» per i colori azzurri. «Non ho la vostra cittadinanza perchè non sono mica un calciatore... - sorride ironico - . Ma sono fiero di rappresentare l’Italia. E lo faccio ormai da tanto, ho 26 anni e il mio primo incontro l’ho fatto a 16». Si è fermato alla terza media Gevorg, ma ragiona da “Dottore”. Così infatti è conosciuto nell’ambiente il campione del mondo di K1 World Max, categoria 70 kg. «È vero, mi chiamano come Valentino Rossi, “The Doctor”, per via dei miei colpi di mancino che dicono siano chirurgici», sottolinea il recordman Petrosyan: 70 incontri quasi tutti vinti per ko, l’unico atleta nella storia di questa disciplina (di origine giapponese) ad aver conquistato due titoli mondiali di fila. «Sono traguardi che ho raggiunto facendo tanti sacrifici. Agli inizi per tenermi in forma facevo un’ora di corsa al mattino presto prima di entrare in cantiere e lavorare come muratore. Alla sera, quando staccavo, correvo ancora in palestra ad allenarmi. Niente vizi, alimentazione sana e nessuna discoteca al sabato sera». Così si spiegano i successi di Gevorg che con i soldi guadagnati dalle borse degli incontri può aiutare la sua famiglia che si è allargata nel tempo. Dall’Armenia presto l’hanno raggiunto anche mamma Karine, la sorella Lianna e il fratello Armen che sta cercando di emularlo nella carriera di professionista del K1. E il 3 novembre tutti i Petrosyan saranno a bordo ring, al Palalottomatica di Roma, dove Gevorg è atteso alla sua sfida più importante: le “Final Eight” dei pesi medi della Glory World Series (300mila dollari di borsa in palio). «Ho mai combattuto contro un turco? Una volta sì e ho vinto. Non ho avuto nessun problema, perché penso che la gente non ha mai colpa dei delitti che commettono i potenti al governo».​

Massimiliano Castellani - avvenire.it