Sport Land News

Anche lo sport nel suo piccolo s’incazza

Dai silenzi squarciati dalle unghiate di Zeman alle esplosioni retoriche di Alì, la storia dello sport è piena di personaggi dalla lingua sciolta e dai pensieri brillanti. Imbattibile il sarcasmo di Best o la feroce ironia di Prisco. Dai “primitivi” Cassano e Gascoigne fino alla “locomotiva” Zatopek, attraversando l’esilarante povertà descritta da LaMotta, una piccola galleria di battute tanto per uscire dai soliti veleni quotidiani.
Paul Gascoigne: Qui mi diverto. Ho già provato di tutto: testa d’anatra, testa di gallina, zampe di gallina, pipistrelli… Di questo passo, presto mi cresceranno le ali e potrò volare.
Eric Cantona: Quando i gabbiani seguono il peschereccio è perché pensano che delle sardine stanno per essere gettate in mare.
Mark Spitz: Nell’assegnazione dei Giochi Olimpici contano tre cose: fare soldi, ancora più soldi e più soldi possibile.
Enzo Bearzot: A causa dell’ingresso di grandi sponsor sulla scena del calcio, sembra che il denaro abbia spostato i pali delle porte.
Ayrton Senna: Non esiste una curva dove non si possa sorpassare.
Gino Bartali: Gli italiani sono un popolo di sedentari. Chi fa carriera ottiene una poltrona.
Livio Berruti: La mia carriera è stata tutta una combinazione. Da piccolo correvo dietro ai gatti, mi piacevano i cambi di direzione e forse questo mi ha dato le prime qualità.
George Best: Nel 1969 ho dato un taglio a donne e alcol. Sono stati i venti minuti peggiori della mia vita.
Vujadin Boskov: In campo sembravamo turisti. Con la differenza che per entrare allo stadio non abbiamo pagato il biglietto.
Antonio Cassano: A scuola avevo due in tutte le materie. Un risultato straordinario, ottenuto grazie a un impegno costante. Sono stato bocciato sei volte, tra elementari e medie.
Muhammad Alì: Io sono il più grande. L’ho detto persino prima di sapere di esserlo.
Roger Federer: Quando non hai il tempo di fermarti a riflettere è un problema. Giocavo, vincevo e andavo da un torneo all’altro. Anche le mie vacanze erano fatte di corsa. Le sconfitte invece mi lasciano del tempo, ed è abbastanza gradevole avere una vita più normale.
Rino Gattuso: Io penso e parlo in calabrese, è più veloce, è più comodo. Quando devo imprecare lo faccio in calabrese. Chissà quanti morti che t’è muort, morti ‘e mammete o vai a fare in du culu ho tirato durante la mia carriera.
Jack LaMotta: Eravamo così poveri che a Natale il mio vecchio usciva di casa, sparava due o tre colpi di pistola, poi rientrava dicendo che Babbo Natale si era suicidato.
Diego Maradona: Io sono favorevole agli omosessuali perché, grazie a loro, aumenta la richiesta di veri maschi.
Josè Mourinho: Solo uno tra ventuno non voleva darmi la laurea honoris causa, ma è normale, anche Gesù non piaceva a tutti.
Jessie Owens: Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.
Marco Pantani: Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia.
Michel Platini: Il doping non sono gomme da masticare. Il doping è come fare l’amore, c’è bisogno di essere in due: il dottore e l’atleta.
Peppino Prisco: Prima di morire mi faccio la tessera del Milan, così schiatta uno di loro.
Totò Schillaci: Se c’è da attaccare attacco, se c’è da subire subisco.
Marco Simoncelli: Si vive di più andando cinque minuti al massimo su una moto come questa, di quanto non faccia certa gente in una vita intera.
Tommie Smith: Se faccio qualcosa di buono sono un americano, ma se faccio qualcosa di sbagliato allora sono un negro.
Mike Tyson: Non puoi restare sposato in una situazione in cui hai paura di addormentarti per l’eventualità che tua moglie ti tagli la gola.
Marco Van Basten: Nel calcio vale quanto ha detto Ivan Lendl rispetto al tennis: se desideri farti un amico, comprati un cane.
Gilles Villeneuve: Quando faccio un incidente, per i giornali, la televisione o per quello che immagina la gente, è come se io avessi fatto cinque incidenti.
Emil Zatopek: Non ho abbastanza talento per correre e sorridere allo stesso tempo.
Mario Balotelli: Credo che nella vita si debba aver paura di altre cose, non certo di una partita.
Zdenek Zeman: Non c’è nulla di male ad essere ultimi, se lo si è con dignità.
di Giorgen - ticinolibero.ch

Valentino Rossi è ancora all'inseguimento dei top team ma il Dottore rivela "In Ducati siamo tutti contenti

Caldissimo nelle ore centrali e un acquazzone pomeridiano che ha fatto chiudere i lavori in anticipo, alle 17:25. In casa Ducati, Nicky Hayden si era fermato prima, verso mezzogiorno, dopo aver provato a guidare con una fasciatura molto stretta della spalla sinistra dolorante. Non avendo comunque la forza necessaria per spingere forte, d'accordo con la squadra, ha preferito smettere in anticipo.
Valentino Rossi invece ha continuato fino all'arrivo della pioggia ed ha chiuso con il quinto miglior tempo, abbassando di un secondo la sua prestazione di ieri. Il pilota italiano si e' detto soddisfatto del primo test con la GP12.
"Nel team siamo tutti contenti per come sono andati questi test, soprattutto oggi. 2'00"8 comincia ad essere un tempo interessante. Le due Honda e le due Yamaha sono ancora davanti, però noi consideriamo questo test un punto di partenza. Le cose più positive che abbiamo ottenuto sono che l'anteriore adesso mi permette di guidare un po' di più come sono capace, che la moto reagisce bene alle modifiche e che abbiamo le idee chiare su cosa ci manca" spiega il "Dottore".
"In particolare, se riusciremo a migliorare il comportamento della moto in accelerazione potremo fare un consistente passo in avanti. So che in Ducati il lavoro non si è mai fermato e adesso con le informazioni raccolte continueranno a lavorare sulle aree che abbiamo individuato. Anche se magari ci vorra' un po', è vero che da qui alla prima gara manca ancora tempo. Dobbiamo crescere e quindi stiamo con i piedi per terra ma io sono contento di come è andata".
"C'è tanto lavoro da fare e qualche problema da risolvere, ma abbiamo una buona base. Iil morale della truppa è alto" aggiunge Valentino su twitter. "Adesso facciamo la valigia e torniamo a casa a fare due traversi sulla neve! Il Subarone è pronto con le termiche!"
Italpress

La Roma è uno spettacolo Inter umiliata con quattro gol

Milano, 05 febbraio 2012
Lezione di calcio all'Olimpico della squadra di Luis Enrique: a segno Juan, doppietta di Borini e gol finale di Bojan. Inter chiusa nella propria metà campo: solo un punto nelle ultime tre gare

Il recupero di mercoledì, contro il Catania, potrebbe sancire anche il sorpasso in classifica. Per il momento, all'Olimpico, arriva un confronto imbarazzante per l'Inter ed esaltante per la Roma: 4-0. Ma il risultato non è tutto e soprattutto non dice tutto: la partita mostra una squadra che occupa militarmente la metà campo avversaria, e un'altra chiusa a protezione della sua porta, senza nemmeno troppa convinzione. Da una parte Totti dipinge e innesca i vari Lamela e Borini, dall'altra Milito e Pazzini si guardano e vedono il centrocampista più vicino a una ventina di metri. La Roma "rimbalza" dopo gli stop con Bologna (parziale) e Cagliari (totale), l'Inter infila la terza partita senza vittorie: due sconfitte e il 4-4 col Palermo. Entrambe restano in corsa per il terzo posto, ma dopo la sfida diretta puntare sulla Roma sembra decisamente più facile, mentre farlo sull'Inter richiede una grande fede.

i gol — Il primo gol arriva su calcio piazzato, ma è un caso, un premio al termine di una insistita e esteticamente apprezzabile azione palla a terra, nobilitata da un colpo di tacco di Totti che libera al tiro Lamela. Julio Cesar dice di no all'argentino, poi si oppone anche a Pjanic, ma sul corner Totti trova l'inserimento di Juan: stacco in "terzo tempo", difensori fermi e 1-0. In una gara alla pari, ci sarebbe da attendersi una reazione dell'Inter: invece niente, ci prova solo Milito dovendo fare però tutto da solo, da metà campo in poi. E' un segno, così come è una sentenza il 2-0 di Borini, non appena l'Inter, nel finale di tempo, prova a mettere la testa fuori. Bella palla in profondità di Pjanic, Borini fa sedere Samuel con una sterzata e poi di destro infila Julio Cesar sotto le gambe. Gran partita di Borini, che corre come al solito per due, e trova i tempi giusti per salutare i difensori nerazzurri: a inizio ripresa su un lancio lungo di Juan parte in posizione regolare e si ritrova solo in area. Resiste al rientro di Lucio e fa 3-0: praticamente, si potrebbe iniziare a tornare a casa lì, per evitare i ritardi dovuti alla neve. Chi resta, invece, fa in tempo a vedere anche un gol di Bojan, che fra quattro difensori nerazzurri fa vedere perché a Barcellona, qualche anno fa, pensavano di avere per le mani un fenomeno.

spettacolo roma — Luis Enrique, invece, ha sicuramente per le mani una squadra dalle grandi potenzialità: il rientro di De Rossi aumenta esponenzialmente la stabilità della squadra, Pjanic e Gago quando sono in palla garantiscono le due fasi e illuminanti verticalizzazioni, Taddei e José Angel (uno degli acquisti più discussi), prendono possesso delle fasce, con tanti saluti a Zanetti, Obi, Nagatomo e soprattutto Maicon. Il tecnico poi si gode Totti, che forse non sarà al massimo per 90', ma che indirizza la gara. E non può più prescindere da Borini moto perpetuo. Ora resta da capire perché si vivano passaggi a vuoto come quello di Cagliari e poi il terzo posto è alla portata.


incubo inter — Ranieri deve invece sperare che sia stato un brutto sogno. L'Inter non è mai in partita, arriva a tirare verso la porta di Stekelenburg due volte (Milito in azione personale e Pazzini di testa), si schiaccia sulla sua difesa e alla fine rinuncia anche a reagire, aspettando la fine. I romanisti vanno il doppio, e le scelte sono poche. Tanti assenti (Sneijder, Forlan, Stankovic, Guarin, Alvarez), ma anche qualche scelta che farà discutere, come quella di sostituire, già sotto 2-0, Pazzini con Poli (esce anche Samuel e entra Cordoba, non Ranocchia). Va bene l'equilibrio, ma se i nerazzurri vogliono puntare al terzo posto devono inserire i pezzi da novanta, e non fare collezione di mediani.
Valerio Clari / gazzetta.it