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Ecco come è nata la Ferrari più brutta

Proviamo a spiegare le ragioni di questa monoposto tanto rivoluzionaria quanto sgradevole all’occhio. Il team di Maranello va a caccia di riscatto dopo un Mondiale deludente e rischia tutto il possibile. (foto AP/La Presse)

Il primo impatto non è stato dei migliori. Nemmeno il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo è riuscito a nascondere il fatto che la nuova F2012 sia effettivamente molto molto brutta. Ma, come è logico che sia, il giudizio di una monoposto non può essere legato alla mera estetica. Oltre al colpo d’occhio c’è di più. E sta tutto nel nuovo regolamento e nella voglia di rinnovarsi del team di Maranello dopo un anno da dimenticare.
PIEDE SULL’ACCELERATORE – Il modello è quello di Fernando Alonso, che nel Mondiale più difficile ha schiacciato fino in fondo per spremere quei decimi di secondo che la Ferrari dell’anno passato proprio non poteva garantirgli. Il pilota spagnolo ha dato l’esempio e Stefano Domenicali lo ha seguito. Dopo le critiche ricevute per una monoposto molto conservativa sul piano dinamico come quella del 2011 e la rivoluzione in seno al team, ecco dunque la macchina più estrema di sempre. Il fatto che sia anche la più brutta poco conta per gli ex McLaren Pat Fry e Nikolas Tombazis, i due che hanno coordinato il progetto della F2012. L’obiettivo era sfruttare al massimo il nuovo regolamento della Formula 1 e provare a rilanciare dopo un anno passato ad inseguire.
LA RIVOLUZIONE: MUSETTO E SOSPENSIONI – Il punto focale del nuovo progetto sta nella parte frontale. I problemi principali della vecchia Ferrari erano la tenuta di strada e i tempi di riscaldamento delle gomme anteriori. Per risolvere queste due problematiche, si è deciso di stravolgere il quadro e di sfruttare al massimo il nuovo regolamento, che limita l’altezza dell’anteriore. Il telaio è stato portato all’altezza massima consentita (62,5 cm) lì dove si innesta nel musetto (forzatamente abbassato per ragioni di sicurezza) “da balena” (per dirla alla Montezemolo), creando l’effetto tanto sgradevole a livello estetico. In questo modo, però, si incanala il quantitativo massimo di aria e si cerca di stabilizzare al meglio la monoposto. Tutto ciò comporta per esigenze aerodinamiche anche l’altro cambiamento determinante, quello del passaggio alle sospensioni “pull-rod” anche sull’anteriore, una soluzione che nel “circus” non si vedeva dalla Minardi del 2001 e che era stata progressivamente negli anni 90. Il fatto che sia stata rispolverata si spiega ancora con l’esigenza di convogliare aria, operazione che con il musetto abbassato diveniva difficoltosa. Sarà la scelta giusta? Se tutto andrà come deve, l’addio agli scarichi soffianti nel diffusore potrebbe essere compensato dall’aria proveniente dalla parte frontale della monoposto. Ma, come è abbastanza chiaro, si tratta di un progetto nel complesso rischioso.

QUALE MODELLO? – L’inquietudine dei tifosi della Rossa dovrebbe non nascere tanto dall’estetica, quanto dal fatto che la F2012 assomigli non al progetto di un top team ma a quello della Force India, svelata anch’essa nella giornata di giovedì e con un musetto di bruttezza pari a quella di Maranello. La nuova McLaren (cliccate sul link relativo per vederla in ogni dettaglio), ad esempio, è una monoposto dall’aerodinamica molto fluida, l’opposto della Ferrari. Ma, come detto, Fry ha voluto rischiare tutto. E forse soltanto lunedì capiremo se il progetto sarà da cestinare, perché lunedì sarà la Red Bull a svelare la nuova monoposto. Anche la loro sarà così brutta?


Mattia Fontana / eurosport

NBA - Male Gallinari, Lakers corsari

Vittoria preziosa degli Indiana Pacers a Dallas, Toronto vince anche senza Andrea Bargnani e LeBron trascina Miami con uno spettacolare quarto parziale. Brutta prestazione per l'italiano dei Nuggets, sconfitti da Kobe Bryant e compagni
Una serataccia per Danilo Gallinari e i suoi Nuggets, ma anche per i campioni in carica di Dallas Mavericks che cadono con i Pacers. Sorridono LeBron James e Kobe Bryant.
Denver Nuggets-Los Angeles Lakers 89-93
I Lakers non portano bene a Danilo Gallinari che, dopo l’exploit sfortunato del mese scorso, infila un’altra prestazione così così al cospetto di Kobe Bryant. Partenza in quintetto e 29’ di gioco, ma soltanto 6 punti a referto con un uno su nove dal campo (un tiro da tre e tre liberi). Il mancato apporto dell’italiano ha avuto la sua incidenza, anche perché Denver è sempre stata dietro nel punteggio, ma soltanto di un paio di punti. Il top scorer della serata è Al Harrington (24 punti), però a fare la differenza sta tutta nel duo Andrew Bynum-Kobe Bryant, con 22 punti il primo e 20 il secondo. I Lakers, che hanno protato in doppia cifra anche Pau Gasol (14 punti e 17 rimbalzi), Derek Fisher e Andrew Goudelock, iniziano al meglio la serie di sei trasferte consecutive con la terza vittoria dell’anno (su 10 match) “on the road”. I Nuggets perdono anche per infortunio il centro Timofey Mozgov, che ha rimediato una distorsione al ginocchio sinistro.
Philadelphia 76ers-Miami Heat 79-99
Avrà anche segnato “soltanto” 19 punti (con 12 rimbalzi e 8 assist), ma alla fine è stato incredibilmente decisivo come al solito. Perché nel successo degli Heat c’è ancora molto LeBron James, l’uomo che ha guidato Miami al parziale decisivo di 15-0 in avvio di quarto quarto, giocando da guardia in un quintetto che comprendeva anche Udonis Haslem e Mike Miller. Il momento decisivo della partita, sino ad allora molto tirata e da allora divenuta una vittoria confortevole per i finalisti del 2011. Per il resto, 26 punti in 33’ di Dwyane Wade e doppia cifra per Chris Bosh (12 punti), Mario Chalmers (13), Mike Miller (12) e Norris Cole (11). Per i Sixers, a cui non sono bastati i 16 di Thaddeus Young, si tratta soltanto della terza sconfitta a domicilio stagionale.
Boston Celtics-New York Knicks 91-89
Continua il momento nero degli uomini di Mike D’Antoni. Carmelo Anthony ne mette 26 ma sbaglia il canestro decisivo nel penultimo possesso, al quale fa seguito un altro tiro forzato e fallito da Amare Stoudemire. E a godere sono i vecchietti terribili. Paul Pierce chiude la serata con 30 punti a referto, mentre Ray Allen ne aggiunge 9 (sui 14 totali) nell’ultimo quarto. Per New York, avanti sino all’ultimo parziale, è un’altra mazzata. Dopo un primo tempo illusorio (44% al tiro, una media di un punto a giocata e un 55-49 parziale), è arrivato un secondo di ben altro tono. Con dieci turnover per i Celtics e nemmeno un tiro da tre andato a segno per gli ospiti. Per i Knicks è il secondo ko di fila, l’undicesimo nelle ultime tredici.
TUTTI I RISULTATI DELLA NOTTE:
Orlando Magic-Cleveland Cavaliers 102-94
Toronto Raptors-Washington Wizards 106-89
Detroit Pistons-Milwaukee Bucks 88-80
New Jersey Nets-Minnesota Timberwolves 105-108
Houston Rockets-Phoenix Suns 99-81
Oklahoma City Thunder-Memphis Grizzlies 101-94
Dallas Mavericks-Indiana Pacers 87-98
 eurosport

Sei Nazioni - Vince la Francia, l'Italia non demerita

La nuova Italia modellata da Jacques Brunel nasce con una sconfitta, ma non potevamo aspettarci un'altra impresa, dopo quella del Flaminio dello scorso anno. O meglio, potevamo sperarci ma non contarci. I transalpini, anch'essi rinnovati, hanno maggior qualità e si sa, ma almeno per 50' i ragazzi azzurri tengono testa alla formazione vice-campione del mondo. Soprattutto nella prima parte, sono stati Parisse & Co. a fare gioco e a proporsi, anche se a finalizzare sono quasi sempre gli avversari. Nella ripresa invece, è quasi un monologo dei Bleus, che approfittano del fiato corto dei nostri per metterci alle strette. Finisce 30-12, poteva andare meglio ma poteva andare anche molto peggio. Qualcosa di positivo si è visto, ma per arrivare al livello dei più bravi e, non dimentichiamolo, favoriti per il titolo, serve ancora tanto tanto lavoro.

TANTI VOLTI NUOVI - E' un'Italia profondamente cambiata rispetto al Mondiale quella che si presenta allo Stade de France contro i Bleus: Jacques Brunel dà fiducia ad alcuni giovani, Giovanbattista Venditti su tutti, cambia qualche ruolo e si affida al duo Gori-Burton in cabina di regia. La Francia schiera tanti reduci della finale di Coppa del Mondo, persa con la Nuova Zelanda, e presenta qualche novità, a partire dal ct, Philippe Saint-André: i Bleus sono i favoriti alla vittoria finale e vogliono cominciare subito al 100%.

L'ITALIA GIOCA, LA FRANCIA SEGNA - A Parigi la temperatura è ampiamente sotto gli zero gradi, ma in campo non sembra avvertirsi: l'Italia è la squadra che cerca maggiormente di fare gioco, e già questa è una buona notizia. Gli azzurri attaccano, soprattutto per vie centrali, cercando di mantenere il possesso con Burton, bravo a cambiare gioco, alla mano e al piede. L'unico aspetto negativo è che la Francia, quando commettiamo qualche errore, ci punisce subito: succede al 12' quando Yachvili sblocca il risultato al piede. Poi Burton è bravo a pareggiare, trovando il drop al 19' ma due minuti dopo passa la Francia, stavolta con la marcatura pesante: la difesa azzurra lascia un buco, tra Lo Cicero e Ghiraldini, e Rougerie ne approfitta, fiondandosi oltre la linea di meta. L'Italia non si demoralizza e si spinge in attacco, trovando al 30' il calcio di Burton che ci riporta sotto, sul 10-6. Al 35' però, ecco un altro errore, in fase di mischia questa volta: ne approfitta Picamoles che lancia Malzieu, bravissimo a sfuggire ai nostri difensori e siglare il 15-6 che chiude la prima frazione di gioco.

DOPO 50' GLI AZZURRI CEDONO - Subito a inizio ripresa, l'Italia ha una chance per accorciare, ma Burton non riesce a dare la giusta forza al proprio calcio che si spegne qualche metro indietro rispetto ai pali francesi. Al 45' McLean si produce in una squisita penetrazione per vie centrali, ma la sua corsa si ferma prima del dovuto, complice la buona difesa francese. L'Italia c'è, insomma, è mantiene il pallino del gioco: al 47' ecco il calcio di Burton che vuole dire 15-9. Gli azzurri, a questo punto, cominciano a soffrire: la Francia quando decide di accelerare fa molto male, ed è difficile per i nostri rialzare il baricentro. Yachvili sbaglia un calcio, ma ne trasforma un altro e al 54' ecco la terza meta del match: arriva per mano di Clerc, bravo a concretizzare un contropiede tre contro zero dei nostri avversari, ormai padroni indiscussi del campo. Gli avanti cedono, la difesa azzurra collassa, mentre i Bleus si esaltano: il neo-entrato Botes trova i primi punti azzurri con un gran calcio al 61', ma la Francia non è sazia. Geldenhuys si becca un giallo al 71' e il finale è sofferenza pura: Fofana segna la quarta meta transalpina, ma l'Italia prova a segnare una meta e chiude in attacco, nonostante l'uomo in meno. Dimostrando cuore e carattere, ma per giocare alla pari con le migliori manca ancora tanto. Brunel, i tre anni di cui parlavi ti basteranno?
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