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AZERBAIGIAN Gabala Football Club Calcio, politica e maccheroni, l'ultima pazza sfida di Tony Adams

L'ultima volta, alla guida del Portsmouth, si giocò il tutto per tutto contro il Liverpool: in vantaggio 2-1 a cinque minuti dal novantesimo, finì sconfitto 2-3 e per lui fu esonero. Sabato, Tony Adams tornerà in panchina e lo farà in trasferta, sul campo del Khazar, nella prima giornata del nuovo campionato. Se, per quanto appassionati calciofili, il nome non vi dice niente, sappiate che il Khazar è la squadra di Lankaran, amena cittadina adagiata sulla costa sudoccidentale del Mar Caspio. In Azerbaigian. Nessun errore: Adams, infatti, è l'allenatore del Gabala Football Club, la società più giovane, opulenta e senza storia della prima divisione del calcio azero. A tremila chilometri di distanza dalla Premier League.
Ora. Di Tony Alexander Adams, 44enne ex difensore, capitano, leggenda dell'Arsenal e gloria della nazionale inglese, della sua drammatica dipendenza e della sua coraggiosa disintossicazione dall'alcol e anche dei suoi primi passi da allenatore si conosce tutto, ben più difficile è sapere qualcosa di certo sulle fortune del suo club, il Gabala o, per chiamarlo con il suo nome azero, Qäbälä Futbol Klubu. La storia del calcio e l'Azerbaigian, del resto, non hanno molto da spartire, null'altro che Tofik Bakhramov, il baffuto guardalinee azero che nella finale mondiale del 1966 tra Inghilterra e Germania assegnò a Geoff Hurst un gol senza che il pallone fosse mai entrato in porta. Ma, anche lì, nella storia è rimasto altro: per gli inglesi, Bakhramov è «the russian linesman», il guardalinee russo. Al numero 106 del ranking Fifa, fra la Thailandia e il Congo, l'Azerbaigian conta due divisioni, la prima delle quali vede iscritte 12 squadre. Ma c'è qualcosa che rende, oggi, il periferico calcio di certe regioni asiatiche attraente anche agli occhi di diversi volti noti: il denaro proveniente da petrolio e gas, come quello per intenderci che consente spese folli al Bunyodkor di Tashkent in Uzbekistan, la squadra di Rivaldo allenata sino a quale mese fa da Felipe Scolari. E se le strette interconnessioni fra il Bunyodkor, il colosso energetico Zeromax e la famiglia del presidente uzbeko Islam Karimov, sono tanto evidenti quanto tenute nascoste, non da meno sono gli intrecci fra calcio, politica, propaganda e affari che legano a doppio filo il Gabala e chi, di fatto, detta legge - dal punto di vista economico - in Azerbaigian.
La società è nata nel 1995 nella città di Goygol (e appunto Goygol si chiamava) per poi essere trasferita d'imperio alcune centinaia di chilometri a est, a Gabala, nel 2006. Massimo risultato? Un sesto posto nella prima divisione azera. Tutto qui. Proprietaria del club è la Gilan holding, gigantesca compagnia con interessi nei campi più svariati, colosso delle costruzioni e dell'immobiliare, ma anche nell'agricoltura, nel manifatturiero tessile e tecnologico, sino all'alimentare come produttrice di pasta anzi - per quanto possa apparire singolare - per la precisione solo di maccheroni, i maccheroni Jula che la fanno da padrone nell'Asia transcaucasica. Alla presidenza del club siede Tale Heydarov, ambizioso 25enne ex studente della London School of Economics. Il suo in Azerbaigian è un nome piuttosto noto, dal momento che Tale è il figlio di Kamaladdin Heydarov, influente ministro del governo azero (titolare del Ministero per le situazioni di emergenza, dunque un super ministro quanto a deleghe e poteri straordinari) e titolare di una vasta fortuna economica. Si dice che ci sia proprio la famiglia Heydarov - che ha sempre smentito, avvalorando proprio per questo l'ipotesi - dietro la Gilan, anche se le leggi azere costringono il ministro a non poter controllare il proprio impero, durante le sue funzioni. Un tycoon sì, ma «mero proprietario», secondo una formula ben conosciuta anche in Italia. Quello che è certo sono i suoi stretti rapporti con l'autoritario presidente Ilham Aliyev (che, nel marzo 2009, ha eliminato le limitazioni al mandato elettivo presidenziale) e con la Socar, compagnia statale monopolista del petrolio e del gas naturale azero: la Socar è considerata fra le prime cento compagnie più importanti del pianeta - occupa la posizione numero 68: in nessun campo l'Azerbaigian è così in alto - e ha piani di sviluppo sempre più ambiziosi anche in altre nazioni, come la Georgia. Tra i suoi consulenti più importanti c'è poi un certo Murad Heydarov, parente di Kamaladdin. Ed è proprio la Socar a gestire il presente e il futuro dell'intero calcio azero.
Tante tessere di un mosaico, al quale si è aggiunta lo scorso maggio anche la tessera di Adams, che proprio a primavera aveva firmato il suo ricco contratto triennale con il Gabala, ma solamente oggi esordirà. Adams guadagnerà oltre un milione di sterline l'anno, una cifra che la stragrande maggioranza dei manager della Premier League non raggiunge affatto. Sinora, ha provveduto a dare un volto alla squadra, sotto l'aspetto tecnico: ha portato con sé l'assistente Gary Stevens (ex calciatore del Tottenham) e ha convinto a trasferirsi in Asia anche Deon Burton, 33enne ex nazionale giamaicano e attaccante molto noto in Inghilterra per avere vestito le maglie di Portsmouth, Derby County, Sheffield Wednesday e Charlton. Un nome che non ha l'appeal che può avere Rivaldo per il Bunyodkor, ma che rappresenta comunque lo straniero più noto ad avere mai firmato per un club azero. C'è poi un altro inglese, questa volta nella dirigenza del club: Alastair Saverimutto, un passato da rugbysta professionista in Inghilterra seguito da esperienze operative in diversi club minori inglesi, poi anche all'Everton. «Posso solamente garantire che per il nostro club i soldi non sono un problema», ha detto laconico alcune settimane fa alla Bbc. A volerlo è stato il presidente in persona, Tale Heydarov, che ha più volte ammesso l'intenzione di fare diventare il Gabala «una società significativa nel calcio europeo». E, per questo, ha finanziato - con il contributo di Gilan e Socar - un complesso sportivo dal costo di 75 milioni di dollari che avrà al suo interno anche un nuovo stadio da ventimila posti. Perché l'impianto che ospita le partite del Gabala, adesso, è l'equivalente di un campo parrocchiale: dispone appena di una tribunetta capace di meno di 1400 posti. La città, del resto, di abitanti ne conta poco più di 12mila, in un luogo dimenticato dal grande occidente, in un Paese che l'agenzia americana Freedom House considera fra i «not free» sia per quanto riguarda la libertà di stampa sia per quello che concerne i diritti politici e le libertà civili.
È qui, insomma, l'ultima sfida di Tony Adams, in una periferia dell'impero calcistico che sta diventando un eldorado economico, per quanto improbabile. «Voglio che questo diventi il club di Adams», ha detto lui che nell'unica intervista rilasciata sinora ha affermato di voler rimanere un decennio ma, più realisticamente, «di poter vincere il campionato in tre anni». Anche perché c'è da costruire una squadra senza storia e che non ha nulla. A parte il denaro.
di Lorenzo Longhi - ilmanifesto.it

Champions/ Sorteggio playoff: la Samp pesca il Werder Brema

Roma, 6 ago. (Apcom) - Sarà il Werder Brema l'avversario della Sampdoria nel playoff valido per la qualificazione al tabellone principale della Champions League. Nel sorteggio di Nyon (In Svizzera) i blucerchiati, quarti nell'ultimo campionato di serie A, si sono ritrovati quindi accoppiato alla squadra finita terza nell'ultima Bundesliga tedesca. La Samp giocherà la gara di andata in trasferta (17 o 18 agosto) e il ritorno a Marassi (24 o 25 agosto). Così come avvenuto per la prima volta lo scorso anno, i preliminari sono stati trasformati in due tabelloni di playoff, quello dei "campioni" e quello dei "non campioni", con la Samp finita ovviamente nel secondo, nel quale figurava come non testa di serie. E dalla stessa parte dello Zenit San Pietroburgo di Luciano Spalletti, che sta dominando il campionato russo, che affronterà (andata in casa) invece i francesi dell'Auxerre.

Calcio Fabregas: Resto all'Arsenal al 100 percento

Londra, 6 ago. (Ap-Apcom) - Cesc Fabregas giocherà la prossima stagione "al 100 percento" ancora nell'Arsenal. Lo fa sapere attraverso un comunicato lo stesso ventitreenne centrocampista della nazionale spagnola campione del mondo, inseguito dal Barcellona, la squadra nella quale il giocatore è cresciuto ai tempi del settore giovanile e che aveva lasciato quando aveva 16 anni. Il manager dei gunners Arsene Wenger ha già respinto due pesantissime offerte arrivate dai catalani. Fabregas si dice "totalmente concentrato" sulla stagione che lo aspetta all'Arsenal. Al quale, per altro, è legato da altri 5 anni di contratto. "Non posso negare che andare al Barcellona è una prospettiva che mi attira, è il club per il quale da bambino sognavo di giocare, lì ho imparato a giocare al calcio, è la città dove sono cresciuto e dove vivono i miei amici e la mia famiglia, ma sono anche un professionista e comprendo la volontà dell'Arsenal di non cedermi", dice Fabregas. "Non credo che nel mondo ci siano tanti giocatori che non vorrebbero giocare al Barcellona. Io devo però tantissimo all'Arsenal, al manager e ai tifosi, quindi rispetto la loro decisione e la mia concentrazione sarà assoluta verso gli impegni che mi aspettano con la mia squadra. Posso assicurare ai tifosi dell'Arsenal che le trattative con il Barcellona sono assolutamente chiuse". Dai giornali catalani, ovviamente più vicini al Barcellona, oggi si apprendeva invece che il club del presidente Sandro Rosell sarebbe stato disposto ad alzare l'offerta per Fabregas fino a 50 milioni di euro, mentre - scriveva Mundo Deportivo - il giocatore, tornato ieri a disposizione dell'Arsenal dopo le vacanze, avrebbe comunicato ieri a Wenger la sua volontà di tornare in Spagna.

Calcio/ Italia: Prandelli convoca Balotelli, Amauri e Cassano

Mercoledì a Londra amichevole con la Costa d'Avorio
Roma, 6 ago. (Apcom) - Mario Balotelli, Amauri e Antonio Cassano sono stati inseriti nelle prime convocazioni del nuovo Ct azzurro Cesare Prandelli in vista dell'amichevole di mercoledì a Londra con la Costa d'Avorio. Lo fa sapere la federcalcio in una nota. Per Balotelli e Amauri si tratta della prima convocazione in nazionale. Questo l'elenco: Portieri - Marchetti (Cagliari), Sirigu (Palermo), Viviano (Bologna); Difensori - Antonini (Milan), Astori (Cagliari), Bonucci (Juventus), Cassani (Palermo), Chiellini (Juventus), Lucchini (Sampdoria), Molinaro (Stoccarda), Motta (Juventus); Centrocampisti - De Rossi (Roma), Lazzari (Cagliari), Marchisio (Juventus), Montolivo (Fiorentina), Palombo (Sampdoria), Pepe (Juventus); Attaccanti - Amauri (Juventus), Balotelli (Inter), Borriello (Milan), Cassano (Sampdoria), Quagliarella (Napoli), Rossi (Villarreal).

Quando la letterarura si innamora del calcio

di Niccolò Nisivoccia
LIBRI
acquista il libro su ibs
«Sivori, il vizio» di Massimo Raffaeli
È uscito da poco Sivori, un vizio (Italic, pp. 246, 16 euro) di Massimo Raffaeli (notissimo a tutti i lettori di questo giornale e non solo); e fin dalla Premessa l'autore compie la propria dichiarazione di fede: «il calcio, insieme con la letteratura, è la passione più antica della mia vita». In effetti il libro raccoglie scritti di calcio (come annuncia il sottotitolo), la maggior parte dei quali apparsa proprio sul manifesto; e se allora di calcio e letteratura si parla, si dica subito la verità: che Raffaeli rappresenta probabilmente l'espressione più alta di letteratura calcistica che oggi l'Italia conosca (dove la formula dubitativa è giustificata solo dal rispetto del pudore, che si sa contraddistinguere Raffaeli medesimo come cifra dell'anima), pur coltivata in forme circoscritte e riposte, vale a dire esercitata in forme diverse da quelle strettamente narrative. Perché qui scrive di calcio, ma Raffaeli è molte cose insieme: è letterato tout court, è opinionista, è critico letterario, è traduttore (benché la traduzione l'abbia frequentata poco negli ultimi anni, ma sarebbe sufficiente quel piccolo gioiello che è La morte difficile di René Crevel), è promotore culturale (e basti pensare alla recentissima benemerita ripubblicazione presso BUR, accompagnata dalla sua prefazione, di Azzurro tenebra di Arpino, (acquista il libro su ibs)

da lui tenacemente sostenuta); e solo appunto non è narratore o poeta in quanto tale. Ma le sue pagine - e le sue pagine sul calcio in particolare - hanno toni e contengono suggestioni e rivelazioni e squarci, che pure spesso all'invenzione letteraria o all'illuminazione poetica lo avvicinano; e però essendo al contempo la sua scrittura anche perfetta, nel senso in cui la perfezione della scrittura la intendeva Stendhal (che ne riteneva capaci solo i banchieri): nel senso cioè di essere fatta di parole limpide e precise, così rare nella vaghezza dello scrivere e del parlare comuni.
Quasi sempre il discorso sul calcio di Raffaeli trova occasione d'essere in relazione a libri letti o ad autori amati: in Sivori, un vizio se ne trova conferma, come dimostrano - aprendolo a caso - gli scritti su Alfonso Gatto o su Vittorio Sereni, o su Brera o Soldati o lo stesso Arpino, o sul misconosciuto Salvatore Bruno o sul dimenticatissimo Velso Mucci. Ma altrove sono i protagonisti del gioco, passati o presenti: Sivori naturalmente, e poi Angelillo, Piola, Facchetti, Dirceu, Zidane; ecco, altrove sono i protagonisti del gioco ad essere protagonisti anche della pagina e a venirvi fissati in un gesto, in un carattere, in un ricordo che li fanno divenire letterari a loro volta: figure quasi mitiche e di sogno, di cui allora vorremmo rivedere immediatamente le azioni, i movimenti, i gol, o le parate. Senza tuttavia che questa dimensione quasi mitica e di sogno faccia velo a quella strettamente tecnica e tattica, in relazione alla quale pure Raffaeli dà sempre grande prova di competenza: e qui allora per tutti sarebbe sufficiente leggere gli scritti su Bulgarelli o su Annibale Frossi. Oppure, altrove ancora: certe parabole esistenziali, nel racconto che ne viene offerto, diventano poco meno che romanzi in se stesse, come quella di Matthias Sindelar, «uno dei più grandi giocatori di ogni tempo, centravanti dei biancoviola dell'Austria Vienna, alfiere del Wunderteam allenato da Hugo Meisl, lui che probabilmente era ebreo e sicuramente antinazista ... eliminato insieme con la sua compagna, una ragazza milanese, ebrea anche lei, che insegnava italiano in un liceo di Vienna e l'aveva conosciuto nella sua città ai Mondiali del '34, in ospedale, dopo che Luisito Monti, un oriundo argentino dai modi efferati, lo aveva estromesso nel corso della semifinale, il cui arbitraggio tutti reputarono uno scandalo, cercando di spezzargli un ginocchio».
Insomma, ha forse poco senso tutto sommato parlare di letteratura calcistica, quanto poco ne ha più in generale parlare di letterature di genere anziché di letteratura tout court; ma è che davvero a questo genere Raffaeli conferisce nobile dignità: la letteratura facendosi strumento d'elevazione del calcio al di sopra delle miserie cui la postmodernità ogni giorno di più ci abitua, il calcio facendosi a sua volta elemento letterario da un lato e veicolo d'amore verso la letteratura dall'altro. E forse allora Raffaeli perdonerà il torto, o magari addirittura lo accetterà di buon grado.
ilmanifesto.it 4 agosto 2010

Premier League, paradiso del mistero. L'assalto cinese al Liverpool e i trucchi fiscali

di Luca Manes
LONDRA

Che cosa hanno in comune il grande Manchester United, dominatore del calcio inglese degli ultimi due decenni, e il piccolo Hartlepool, modesta compagine di terza serie famosa solo per essere il team per cui fa il tifo il personaggio dei fumetti Andy Capp? Entrambi i club fanno capo a società registrate in paradisi fiscali, in Nevada i Red Devils, nelle Isole Vergini Britanniche i Monkey Hangers. Un dato incredibile, sorprendente, che si evince da un dettagliato studio della Ong inglese Christian Aid. Il rapporto «Blowing the whistle» dimostra che delle 20 squadre che hanno disputato l'ultima edizione della Premier League, ben 14 hanno una relazione privilegiata con i cosiddetti centri finanziari oltremare. Come visto, non mancano le realtà delle divisioni minori che si sono legate a compagnie registrate nei paradisi fiscali - oltre all'Hartlepool, ci sono anche il Crystal Palace, il Watford e altre.
Se si esclude il Chelsea di Abramovich, tutte le grandi bazzicano per paesi dove il segreto bancario e l'elusione fiscale sono la regola. Bahamas e Isole Cayman, amene località che vengono subito in mente quando si disquisisce di paradisi fiscali, non sono molto gettonate (scelte «solo» rispettivamente da Tottenham e Birmingham City). Meglio affidarsi a Jersey, incantevole isoletta del Canale della Manica, o a qualche stato americano affezionato all'opacità bancaria come il Delaware, il Wyoming o il già citato Nevada - non a caso scelti da club quali Aston Villa, Manchester United e Liverpool, tutti con proprietari a stelle e strisce.
«In questi anni di crisi si sta iniziando a squarciare il velo dei paradisi fiscali, tanto che qui in Inghilterra sempre più tifosi hanno la consapevolezza che i loro club non sono amministrati in maniera del tutto corretta e trasparente», spiega David McNair, uno degli estensori del rapporto. «E' importante che ci si stia mobilitando per mutare una situazione diventata ormai insostenibile, eppure c'è ancora tanto da fare». Per esempio cambiare le regole della Football League - che gestisce lo svolgimento delle divisioni professionistiche minori inglesi - secondo cui è lecito che l'effettiva proprietà del Leeds United non possa essere svelata pubblicamente. Ma occorre mettere mano anche al «fit and proper test», ovvero l'esame al quale sono sottoposti i padroni della società di Premier League. Una prova a dir poco parziale e criticata ormai pure dal mondo politico, se è vero che nel 2007 aveva permesso all'ex primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra (accusato di tutto un po') di mettere le mani sul Manchester City o nel corso dell'ultima stagione di favorire quattro cambi ai vertici societari del Portsmouth nell'arco di soli otto mesi. Da alcuni giorni Liverpool è in fibrillazione per l'offerta da 390 milioni di euro che il businessman cinese Jianhua Kenny Huang avrebbe presentato per rilevare i «reds» dalle mani di George Gillett e Tom Hicks, i padroni americani ormai prossimi al collasso finanziario. Huang non è un magnate e non fa parte della lista dei ricconi cinesi, ha una società con sede a Hong Kong (QSL Sports Ltd )ed è uno bravo a fare affari coi soldi degli altri: lo scorso anno ha guidato un gruppo d'investimento cinese all'acquisto del 15% dei Cleveland Cavaliers (basket Nba) e lo stesso acquisto del Liverpool sarebbe finanziato da un fondo sovrano mandarino. Non si conosce l'entità della sua ricchezza personale e se è per questo non vi è certezza nemmeno della data e del luogo di nascita di Mr. Huang.
Forse ha ragione Paul Hayward dell'Observer. «Uno degli elementi che hanno contraddistinto l'avventatezza del settore bancario, del mercato immobiliare e della Premier è stato il problema del rischio divenuto sinonimo di attività imprenditoriale». I quasi 4 miliardi di debiti e le immense speculazioni finanziarie di dubbia fattura, come dimostra il massiccio affidamento ai paradisi fiscali, fanno dei club della Premier uno dei simboli negativi dell'attuale Inghilterra post Labour, ora governata da un'improbabile coalizione Libdem-Tories. «Il ricorso all'esposizione debitoria è sicuramente finalizzato a eludere la pressione fiscale», sostiene il direttore del Tax Justice Network John Christiansen, la rete internazionale che nel 2009 ha lanciato il Financial Secrecy Index, in buona sostanza la graduatoria dei paradisi fiscali in base a una serie di parametri individuati dalla società civile globale. Applicando gli stessi parametri del Financial Secrecy Index per classificare la mancanza di trasparenza delle società di calcio inglese, la «vittoria» finale è andata ai soliti noti del Manchester United. All'Old Trafford ormai la maggioranza dei tifosi non vuol sentir più parlare della famiglia Glazer, ma i milionari americani intanto resistono. In attesa pure loro, forse, di misteriose offerte dalla Cina.

ilmanifesto.it

Baggio: si' a guida settore tecnico Figc

(ANSA) - ROMA, 2 AGO - "Ho dato il mio assenso, da parte mia c'é la massima disponibilità a ricoprire il ruolo di presidente del settore tecnico di Coverciano". Lo ha annunciato Roberto Baggio all'uscita della sede della Figc dopo l'incontro con il presidente Giancarlo Abete. 'Adesso, però, devo aspettare il Consiglio Federale di mercoledì -ha aggiunto l'ex 'divin codino'-. Sarà un'esperienza impegnativa, ma spero divertente, sapremo mercoledì se tutto andrà in porto". Baggio dovrebbe succedere ad Azeglio Vicini.