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CALCIO, URUGUAY: FORLAN PREMIATO MIGLIOR SPORTIVO 2009-2010

Piovono riconoscimenti su Diego Forlan, già proclamato miglior giocatore ai mondiali di calcio in Sudafrica. Nel suo paese l'attaccante dell'Uruguay e dell'Atletico Madrid si è visto assegnare il 'Charrua d'oro' come miglior sportivo del 2009-2010. "Mi sento onorato, ho già avuto altri premi ma ottenerne uno qui, in Uruguay, dove sono nato e cresciuto, è un vero privilegio", ha detto il calciatore dopo avere ricevuto il trofeo dell'Associazione della stampa sportiva. E' il secondo anno consecutivo che l'attaccante in Uruguay viene premiato con il 'Charrua d'oro'.
(25/07/2010) (Spr)

E’ ancora festa in Spagna: dopo la vittoria ai Mondiali di Calcio 2010 e il matrimonio in gran segreto tra Penelope Cruz e Javier Bardem, adesso un’altra lieta notizia arriva dalla coppia: i divi spagnoli sarebbero già in attesa del primo figlio

L’indiscrezione è stata data dal supplemento di cronaca rosa del quotidiano ‘El Mundo‘: l’attrice sarebbe già al quarto mese. I due hanno vissuto il loro amore sempre lontano dai riflettori e dagli scandali del gossip, come una coppia normale. Fino all’ultimo Festival di Cannes, quando lui, ringraziando tutti per il premio ricevuto come “miglior attore” in “Biutiful”, aveva utilizzato i microfoni per fare una dichiarazione in piena regola e romanticissima alla sua donna: “Alla mia amica, la mia compagna, il mio amore. Penelope, ti devo molte cose e ti amo tanto!”.

Stavano insieme già da qualche anno e il primo luglio, nella splendida location delle Bahamas, a casa di un amico, Javier e Penelope si sono detti “sì”, in una cerimonia in gran segreto e per pochi intimi. Ancora nessuna foto delle nozze, né nessuna indiscrezione è trapelata. Solo qualche accenno sul vestito da sposa di lei, firmato “Christian Dior” e confezionato dall’amico John Galliano.

La Cruz è attualmente sul set del quarto capitolo della saga prodotta da Jerry Bruckheimer e dalla Walt Disney Pictures: “Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides” è interpretato ancora una volta da Johnny Depp nei panni del pirata Jack Sparrow, che questa volta avrà al suo fianco non più Keira Knightley, ma una bellezza tutta mediterranea.

Penelope interpreterà nel film il ruolo di Angelica, la figlia di Barbossa, acerrimo nemico di Sparrow. Non si conosce ancora il titolo italiano della nuova pellicola diretta da Rob Marshall, ma l’uscita prevista dovrebbe essere quella del 20 maggio 2011 anche da noi.

Nel frattempo, gli attori si godono la loro nuova famiglia e, se l’indiscrezione dovesse essere confermata, anche il nuovo bimbo in arrivo.

Antonella Gullotti

IL PALLONE IN CRISI: condannati alla vittoria

«Talento al servizio del collettivo»: questa è la Spagna mondiale, per Arrigo Sacchi. E non solo. Stessa definizione per altre protagoniste: «Germania e Olanda, soprattutto, che hanno mostrato buona organizzazione, ottime individualità inserite in un collettivo, entusiasmo, determinazione, voglia di vincere». Prerogative, queste ultime, che hanno fatto difetto alla più che deludente Italia: «Al di là delle dietrologie su errori e omissioni, è quello il dato che è emerso: l’Italia non sembrava animata da determinazione e voglia di vincere, ingredienti decisivi quattro anni fa».

E’ stato l’anno dell’Inter, non quello della Nazionale. Lucidati i trofei nerazzurri, resta ben poco, se non la sensazione che il calcio italiano attraversi un periodo di crisi. Un calcio malato: «La diagnosi mi sembra corretta. La grande affermazione dell’Inter in Europa può coprire i problemi, che però restano inalterati. L’importante è non sbagliare la prognosi dopo aver fatto la diagnosi". Proviamoci: «L’errore errore più grave che si possa fare è attribuire il divario tra il nostro calcio e quello degli altri al solo denaro. Se non partiamo da presupposto che il calcio è uno spettacolo e va vissuto come tale ci incamminiamo sulla strada sbagliata. Il Mondiale ha dato una lezione: fair-play e comportamento civile, in campo e fuori, da noi autentiche chimere. Il modo differente di intendere lo sport in generale e il calcio in particolare rispetto ad altri paesi è un aspetto fondamentale della crisi». Il primo passo, quindi, si chiama autocritica: «Senza quella non si va da nessuna parte.

Non c’è bisogno di qualcuno che spieghi certe cose agli addetti ai lavori ma della volontà di pensarci su a fondo e capirlo da sé. Un esame di coscienza che devono farsi tutti, ogni componente di questo mondo». Primo comandamento? «Uscire dalla logica che ci attanaglia da una vita, quella del vincere a tutti i costi. Altrove il calcio è vissuto in maniera diversa, per questo gli altri ci hanno sopravanzati. Altrove il calcio è gioco e spensieratezza, noi ci lamentiamo dello stress ma finiamo per crearcelo da soli con la schiavitù del risultato». Di tutti, le colpe: «Innanzitutto delle società, che non mettono mano a una programmazione seria e a lunga scadenza. Ma anche dei tifosi, che vogliono tutto e subito, e non aiutano a creare un clima di serenità. E della stessa stampa, che cavalca polemiche, moviole e quant’altro per proprio tornaconto.

Poi magari ci si lamenta della scarsa attenzione nei confronti dei giovani e altri aspetti del genere: ma se si pretende sempre tutto e subito è difficile mettere mano a programmi che richiedano tempo per essere attuati». Un quadro a tinte fosche. Ma non tutto è nero quel che si scorge all’orizzonte: «Mica tutto è negativo nel nostro calcio, ci mancherebbe. C’è del buono, e neanche poco. Prima di tutto, la passione. Un Paese che ha una sconfinata passione per il calcio come l’Italia non può non tornare in auge. E le risorse finanziarie: saranno minori che in altri paesi, ma non mancano, vanno solo convogliate nelle giuste direzioni.

E i giovani, appunto: ce ne sono di bravi, è importante farli crescere bene, puntando sui settori giovanili. E anche sotto il profilo degli uomini non ci possiamo lamentare: ci sono dirigenti e allenatori molto capaci». Se non sempre lavorano al meglio della loro capacità è colpa del solito peccato originale: «Il problema è sempre quello: la fretta di ottenere risultati. È per questo che da noi sia cambiano così tanti allenatori mentre altrove ce ne sono alcuni che resistono per anni e anni».

Un’altra nota dolente. Giovani tecnici che fanno bene in provincia, ma spesso non considerati ad alti livelli. Anche se qualcosa comincia a muoversi: «Allegri al Milan è un esempio importante. Ci sono allenatori giovani molto bravi, ma ho sentito ripetere mille volte che in una grande non farebbero altrettanto bene. Non capisco perché si dicano certe cose: chi fa bene può farlo ovunque». Il Milan ci prova con Allegri. Un bel po’ di tempo da ci provò (e vinse la scommessa) proprio con Sacchi: «Berlusconi mi disse: vogliamo vincere dando spettacolo: capii subito che era l’ambiente giusto per me. Cercai di cambiare una certa mentalità». Tocca farlo di nuovo: «Non è facile, ma bisogna sforzarsi. Altrimenti continueremo a parlare di crisi».
Ivo Romano - avvenire 24 Luglio 2010