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Gossip: Spagna campione e Casillas bacia la Carbonero

Lei e' la bellissima inviata di Telecinco in Sudafrica

Il portierone della nazionale vincitrice dei Mondiali sorprende la fidanzata giornalista in diretta tv

Milano – Abbiamo vinto i Mondiali, non c’è più bisogno di tener nascosto il nostro amore. Deve essere stato questo il pensiero di Iker Casillas, portierone della Spagna campeon. Davanti a sé, nel post partita, aveva Sara Carbonero, bellissima giornalista sportiva di Telecinco inviata in Sudafrica. Sono fidanzati da un po’ ma sui giornali ci sono andati solo per degli scatti rubati. Mai una foto ufficiale insieme. Fino a ieri sera quando, dopo le domande di rito cercando di rispettare i ruoli dell’intervistatrice e dell’intervistato, Iker ha dato un inatteso bacio a stampo a Sara. Lasciandola di stucco con in sottofondo gli applausi dei colleghi di lei. Il video, in queste ore, sta facendo il giro del web: tutti celebrano Iker, campeon del romanticismo.

D.D.

voceditalia.it

Mondiali 2010: la Spagna è campione del mondo!

Al Soccer City Stadium di Johannesburg la Spagna si laurea campione del mondo dopo una partita tesa che si risolve solo nell’ultimo minuto dei supplementari con un gol di Iniesta. Apoteosi spagnola con gli iberici che conquistano la coppa più prestigiosa del pianeta per la prima volta nella loro storia.

La Spagna parte bene prendendo le redini del gioco a centrocampo e mettendo in difficoltà l’Olanda fin nei primissimi minuti. Le due squadre scendono in campo con un 4-2-3-1 speculare e dopo la partenza lampo degli iberici dal quarto d’ora gli olandesi iniziano a prendere le misure del centrocampo limitando le iniziative spagnole e cercando di avanzare sulla sinistra dove Robben con la sua velocità può mettere in difficoltà Capdevila.L’arbitro Webb cerca di stemperare la tensione dei giocatori in campo graziando Van Bommel e De Jong, autori di due falli da cartellino rosso che avrebbero cambiato il senso della partita in avvio.

Mancano le occasioni da gol, le squadre sono molto tirate e con il passare dei minuti la Spagna sembra faticare ad imporre il proprio gioco rispetto alle precedenti partite. Dopo due minuti di recupero si chiude il primo tempo. Brutta partita, poche emozioni e tanta tensione con l’Olanda protagonista di interventi fallosi che sono stati graziati dal direttore di gara.

Nell’intervallo i due allenatori decidono di non cambiare ma nei primi minuti le due squadre sembrano più vivaci e sbilanciate. Spagna più pericolosa, Olanda che attende e cerca di ripartire in contropiede continuando a collezionare cartellini gialli, ben cinque nei primi 60 minuti. Dopo 10 minuti Del Bosque toglie il giovane Pedro per mandare in campo Jesus Navas mentre al 61′ Iker Casillas è protagonista di un vero e proprio miracolo salvando di piede su tiro a botta sicura di Robben dopo un assist capolavoro di Sneijder. Al 69′ l’occasione della vita è sui piedi di Villa ma l’attaccante del Barcellona calcia su Stekelemburg che devia in angolo. Al 70′ fuori Kuyt e dentro Elia per l’Olanda mentre all’85′ esce Xabi Alonso per Fabregas. Le squadre sembrano mentalmente già pronte ai supplementari e dopo tre minuti di recupero Webb fischia la fine dei tempi regolamentari sullo zero a zero.

Al 5′ del primo supplementare grande occasione di Fabregas da solo a tu per tu con Stekelemburg, il portiere olandese salva tutto. All’8′ fuori De Jong per Van der Vaart e al 10′ Spagna vicinissima al gol con Jesus Navas che calcia un diagonale e Van Bronckhorst a deviare un pallone diretto in rete. Nel secondo tempo supplementare Del Bosque toglie Villa per Torres, le squadre sono stanche ma al 108′ Heitinga riceve il secondo cartellino giallo lasciando i suoi in inferiorità numerica esattamente come nel 2006 Zidane lasciò la Francia in dieci nei supplementari. Al 115′ la Spagna scrive la storia: nell’ultimo minuto disponibile Fabregas serve Iniesta che batte Stekelemburg con un destro preciso per l’1-0 finale.

La Spagna è campione del mondo meritatamente dopo aver vinto l’Europeo 2008. Il ciclo iberico raggiunge la vetta più alta del calcio mondiale con una partita da sogno risolta nell’ultimo minuto disponibile e consacrando il calcio migliore del pianeta. L’Olanda perde la terza finale della sua storia mentre gli uomini di Del Bosque realizzano i sogni di un’intera nazione che mai nella sua storia aveva raggiunto l’olimpo del calcio.

Matteo Politanò - blog.panorama

Finale Mondiali 2010, Spagna-Olanda: ESPANA CAMPEON DEL MUNDO!!!

La Spagna è campione del mondo. Iniesta al 116' minuti trascina le furie rosse sul tetto del mondo e permette a Iker Casillas di alzare la prima coppa del mondo della loro storia. L'Olonda crolla, la maledizione continua è la terza finale che gli oranje perdono consacrandosi così eterna sconfitta!
fonte: calcio.fanpage.it
11 Luglio 2010. La Spagna è campione del mondo. Iniesta al 116′ trascina le furie rosse nella storia e permette al capitano Iker Casillas di alzare la prima coppa del mondo degli iberici al cielo di Johannesburg. Sono serviti 116 lunghissimi minuti per decretare un campione al Soccer City Stadium, una partita al cardiopalmo, in certi tratti persino cattiva, ma alla fine sono gli spagnoli a gioire siglando tra l’altro un’eccezionale doppietta, Europeo+Mondiale impresa riuscita in precedenza solo alla Germania e alla Francia. Sul fronte opposto continua la maledizione dei tulipani che perdono la loro terza finale della loro storia mondiale. Questa notte però Robben più di tutti non dormirà sonni tranquilli perchè si porta sulla coscienza il peso di due incredibili occasioni fallite innanzi al monumentale Casillas.

Al fischio d’inizio la furie rosse si avventano sulla difesa oranje e cercano il gol fin dalle battute iniziali. Sergio Ramos è indiavolato e al 5′ minuto costringe ad un vero miracolo Stekelenburg che con un balzo felino devia in angolo il colpo di testa del giocatore del Real Madrid. Poco dopo ancora Sergio Ramos scorrazza per la difesa olandese ma questa volta il suo tiro cross è deviato da Hietinga in calcio d’angolo a porta ormai sguarnita. L’Olanda è sbandata e concede campo e palla alla Roja e così è di Villa il terzo trillo della gara. Il sinistro del bomber spagnolo colpisce la rete interne e illude la tifoseria spagnola che grida al gol. La Spagna continua a pigiare il piede sull’acceleratore ma sembra un remake di ciò che ha giò fatto vedere in questo mondiale, tanto possesso, ma pochi gol.

L’Olanda incassa, barcolla ma come un pugile stanco di essere alle corde reagisce, spesso anche ai limiti del comportamento. Webb ha un gran da fare per non perdere di mano l’incontro. I cartellini si sprecano, il rosso resta in tasca anche quando il folle De Jong stende Xavi Alonso colpendolo con un calcio da karate in pieno petto. La gara così diventa una vera e prorpria battaglia, ma volente o nolente si ristabilisce un equilibrio. Il primo tempo si chiude così, con nessuna delle due squadre che riesce a far pendere il piatto della bilancia dalla propria parte e a onor di cronoca l’unico vero sussulto arriva da un’inconprensione tra Heitinga e Casillas. Il difensore olandese infatti nel restituire il pallone come il fair-paly comanda per poco non sorprende Casillas.

Il sipario si riapre sul Soccer City Stadium dopo l’intervello e gli attori sono sempre gli stessi. Nessun cambio da ambo le parti e così la gara stenta a prendere il largo. Si continua sulla falsa riga del primo tempo e Webb continua a metter mano ai cartellini. Bisogna aspettare infatto il 15′ del secondo tempo per sobbalzare in poltrona o sugli spalti. Portagonista in negativo questa volta è Robben. Sneijder sfodera dal cilindro uno dei suoi colpi e lo lancia col contagiri nel cuore della difesa spagnola, Robben s’invola nel corridoio disegnato dal compagno ma al momento del dunque si fa ipnotizzare dal monumentale Casillas che con la punta del piede devia in angolo. Dopo solo 2′ minuti è la Spagna ad avere nei suoi piedi il match point. Il nuovo entrato Navas crossa forte e teso al centro Heitinga pasticcia e la palla finisce sui piedi di Villa che prende la mira e calcia a botta sicura ma sulla sua conclusione s’immola per la patria lo stesso Heitinga che si fa così perdonare lo svarione difensivo di qualche istante prima. Poco dopo è di nuova Spagna, ma questa volta cambia il protagonista. Sergio Ramos è solo nell’area di rigore olandese, ha tutto il tempo per mirare e battere Stekelenburg ma il suo colpo di testa è alto sulla traversa. Le squadre sembrano gettare la spugna in attesa dei tempi supplementari e quando Robben fallisce a 7 minuti dall fine l’ennesima limpida palla gol, facendosi nuovamente fermare da Casillas, dopo aver letteralemente seminato il combattivo Puyol i supplementari diventano realtà.

La stanchezza la fa da padrone e si aprono spazi vertiginosi da entrambe le parti. Mathijsen Navas e Fabregas regalano i birvidi del gol ma bisogna aspettare il 116′ per vedere finalmente il pallone in rete. Heitinga finisce la sua partita prima del dovuto facendosi espellere da Webb, Van Bommel non è un centrale e si vede e cosi, Villa serve al centro dell’area Iniesta, lo spagnola prende la mira e insacca il gol del vantaggio alle spalle di Stekelenburg. Esplode la panchina spagnola, Casillas inizia a piangere. I quattro minuti restanti sono solo una lenta agonia per entrambe le squadre. Al triplice fischio….c’è solo un grido che rimbomba al Soccer City Stadium….VAMOS!!!!….La Spagna è campione del mondo per la prima volta nella sua storia!

Davide Pecchia

Il (giusto) trionfo del nuovo pallone

di Italo Cucci - avvenire
 Voglio evitare di esser (metaforicamente) lapidato, epperciò eviterò di dire che Blatter è un fenomeno; ma datemi almeno licenza di chiamarlo fortunato. La finale sudafricana sarà ricordata come il trionfo di un nuovo mondo: non per demagogia, ché altrimenti dovremmo avere accolto in finale, chessò, un Sudafrica o un’Australia o una Nuova Zelanda; per qualità calcistica di sicuro ma anche per assenza di ogni possibile orchestrazione organizzativa, magari a sfondo arbitrale.
  Senza offesa per Olanda e Spagna, è come ricordare il campionato vinto dal Verona, o dalla Sampdoria, o dal Napoli,
ovvero quando - come diceva l’Avvocato ­«lo Scudetto è in libera uscita». Si, cari amici, siamo alla finalissima di una Coppa del Mondo in libera uscita, giocata da due Paesi - Olanda e Spagna - che non hanno mai vinto: la prima fallendo (ingiustamente) due finali, la seconda favorita di sempre ma mai “unita per vincere”, ovvero soffrendo la persistente rivalità fra catalani (Barcellona) e castigliani (Real Madrid), già forte ai tempi del Caudillo Franco, mai scemata con Re Juan Carlos di Borbone. Magari fosse la volta buona. Blatter fortunato, dunque, al punto di poter menar vanto di una gestione con Mani Pulite che ha non solo conosciuto un esito comunque valido dal punto di vista tecnico ma anche preparato un futuro migliore per questo Paese afflitto da una povertà endemica nonostante sia il più ricco del mondo. Domenica il potente presidente zulu Zuma incontrerà il presidente del Cio Rogge e gli presenterà (ufficiosamente) la candidatura alle Olimpiadi del 2020: se così sarà, Roma farà bene a pensare alla rinuncia, quasi un gesto benefico nei confronti di una terra e di un popolo che hanno forte bisogno di futuro. Come dicevo, tecnicamente è una finale felice non solo perché giusta: la Spagna, finalmente protagonista dopo essersi nascosta (come Italia ’82) dietro partituzze non convincenti risolte dai gol di Villa, rappresenta anche tutto il calcio latino sparito appena il Sudamerica ha dato l’idea di “possedere” il Mondiale. Mentre l’Olanda è felice espressione del calcio più moderno della Vecchia Europa, non solo per la presenza di un trio di campioni eccellenti come Sneijder, Robben e Kuyt ma per la natura quasi scientifica del ruolo di Sneijder accostata alla indiscutibile classicità del gioco di Robben. Quale che sia il risultato, l’Olanda lascerà il segno in questo Mondiale per il ritorno della personalità individuale che - pur collocata in un gioco di squadra - smentisce per un volta la coralità cooperativa. Fatalmente, riportando in auge la forza d’Orange in un Paese che la disprezza quando non la odia. Sarebbe bello - e chissà come gonfierebbe il petto Blatter! - se il calcio, se lo sport facesse sparire anche questa penosa traccia dell’apartheid.

Olanda-Spagna, c’è il mondo in palio Inedita, affascinante, equilibrata: per Sudafrica 2010 la finale più giusta

DA JOHANNESBURG ANGELO MARCHI  - avvenire
 N
elson Mandela finalmente in tribuna. E una finale inedita ed affascinante. Questo si a­spetta di vedere il mondo questa sera. Olan­da- Spagna al Soccer City di Johannesburg, per la pri­ma volta incoronerà regina calcistica del pianeta un’europea al di fuori del proprio continente (e sarà una squadra che finora il titolo non l’hai mai con­quistato). Si affronteranno le due nazionali che più lo hanno meritato, non solo per ciò che hanno fat­to in Sudafrica, dove hanno primeggiato in fatto di bel gioco, ma anche prima di arrivarci.
  L’Olanda, imbattuta dal settembre 2008 e tra­scinata da Sneijder e Robben, avrà la possibilità di eguagliare un primato che appartiene al mitico Brasile di Messico ’70, ovvero di diventa­re campione del mondo do­po aver vinto tutte le par­tite delle qualificazioni (otto su otto nel caso degli arancioni) e della fase fi­nale (altre sette, se batte la Spagna). Sneijder, for­te dei trionfi interisti, potrebbe avvicinare Pelè anche a livello individuale, diventando l’unico calciatore a vincere quattro grandi titoli nello stesso anno solare: “O Rei” ci riuscì nel 1962, quando, appena 21enne, vinse campionato pau­­lista, Coppa del Brasile e Libertadores, e poi i
Mondiali in Cile e Intercontinentale.
  La Spagna non può fare come l’Olanda, anche se diventasse campione del mondo, a causa del­la
sconfitta nel match d’esordio a Durban con­tro la Svizzera. Ma quella è stata anche l’unica battuta d’arresto delle Furie Rosse, assieme alla semifinale di Confederations Cup persa l’anno scor­so contro gli Usa, dal febbraio 2007 ad oggi, sotto le gestioni di Aragones prima (titolo europeo conqui­stato a Vienna) e Del Bosque adesso.
  Tutto ciò per dire che lo spettacolo dovrebbe essere assicurato anche oggi, in una finale dal pronostico incerto, ma che pende leggermente dalla parte degli spagnoli, maestri del fraseggio ed alfieri di quel cal­cio totale che un tempo era appannaggio degli olan­desi ed ora viene interpretato al meglio proprio da coloro che l’hanno imparato dai maestri dei Paesi Bassi. La Spagna di oggi, finalmente al meglio e ca­pace
di conquiste dopo anni di mancati traguardi e cocenti delusioni, è frutto di una straordinaria fiori­tura di campioni (Xavi su tutti, almeno qui in Suda­frica) che traducono in modo ottimale sul campo gli insegnamenti nel corso degli anni, in Spagna ed in particolare a Barcellona e Madrid, dei vari Michels, Cruijff, Hiddink, Beenhakker e Rijkaard: in fondo so­no stati proprio loro, ironia della sorte, gli artefici del miracolo spagnolo.
  Non piace affatto però a Vicente Del Bosque, ct della Spagna, l’accostamento tra la sua nazionale e il Bar­cellona, società che comunque dà alla squadra di­versi calciatori-chiave (Puyol, Piquè, Busquets, Xavi, Iniesta, ora anche Villa). «Siamo un gruppo - dice - e
funzioniamo bene proprio per questo. La finale? I gio­catori sono abituati a disputare partite del genere sot­to pressione. Non sento alcun peso allo stomaco, bi­sogna sdrammatizzare. Sono tranquillo». Andres I­niesta invece non vede l’ora di scendere in campo: «Essere qui è già grandioso - spiega il centrocampi­sta - , siamo davanti a una sfida storica e abbiamo un’occasione unica che dobbiamo cercare di sfrutta­re in tutti i modi. Sarà una partita molto difficile con­tro giocatori che hanno grandi qualità». Ieri mattina Del Bosque e il capitano Iker Casillas hanno ricevu­to una telefonata d’incoraggiamento dal Re Juan Car­los (ancora convalescente dopo un intervento chi­rurgico), che non sarà allo stadio, così come il primo ministro Josè Luis Zapatero. «Sono molto felici, si a­spettano che la Spagna mostri il suo miglior spirito», conclude il ct. Alla finale assisteranno invece la regi­na di Spagna Sofia, già portafortuna in semifinale, e i principi delle Asturie, Felipe e Letizia Ortiz.
  Se la Spagna vince non sarebbe una sorpresa, ma l’ennesima conferma della grandezza di una squadra che, come dice Casillas, rega­lerebbe «una gioia talmente grande da far
dimenticare anche la crisi economica». Il paese iberico ne sta soffrendo in mo­do profondo, ora è leader in disoccu­pazione e non più locomotiva dell’Europa, ma il titolo mon­diale avrebbe l’effetto di un’immensa terapia colletti­va. Miracoli che solo il calcio può fare, dopo quello di aver unito una volta di più tutte le razze ed i colori sudafricani.
  Di contro l’Olanda, che non ha mai nascosto le proprie ambizioni e che Krol vede vincente «perchè finalmente non giochiamo contro la squadra di casa», cercherà di ribaltare le previsioni affi­dandosi ad uno Sneijder fin qui stratosferico (e probabile
vincitore a fine anno del Pallone d’Oro in caso di titolo iridato) e che potrebbe vivere una “sfi­da nella sfida” con David Villa per il titolo di ca­pocannoniere. Per l’olandese è anche l’occasio­ne di un’ennesima rivincita su quel Real Madrid che un anno fa ha assurdamente ripudiato lui e Robben. «Quella contro la Spagna è la partita più importante di tutta la mia vita, ma è importante per tutti i gioca­tori: nessun olandese è mai stato campione mondia­le », sottolinea il tecnico “orange” Bert Van Marwijk. «Dobbiamo fare tutto il possi­bile - aggiunge - per giocare il nostro calcio. Con tutto il rispetto per l’av­versario, che fin qui ha fatto vedere grandi cose, siamo convinti di poter vincere, l’unica cosa che conta».
 Van Marwijk: «È la gara più importante della vita. Spagna favorita ma se giochiamo il nostro calcio possiamo farcela» Del Bosque: «Siamo un gruppo, non la copia del Barcellona. Nessun peso allo stomaco, i miei sono abituati a partite del genere»

Cannavaro rende il trofeo: «Nostalgia e dispiacere»

JOHANNESBURG. C’è ancora qualche ora per vantarsi di essere i campioni del mondo in carica poi, con la Coppa, bisognerà riconsegnare anche titolo e prestigio. Un passo difficile soprattutto per i tifosi italiani, reso ancora più amaro dalla brutta eliminazione della Nazionale di Lippi. Gli azzurri vedranno la finale in tv ad eccezione di Fabio Cannavaro, che sarà in campo ma non da protagonista come quattro anni fa. Non alzerà la Coppa come ha fatto a Berlino ma sarà lui a portarla al Soccer City, quindi toccherà a Casillas o a Van Bronckhorst, ovvero al capitano neo-campione, mostrarla al mondo. La Fifa ha pensato di invitarlo anche per rimediare alla gaffe fatta durante i Mondiali, quando fu il francese Vieira a consegnare la Coppa al Sudafrica. «Sicuramente questa è una bella iniziativa - spiega Cannavaro ai microfoni di Sky Sport 24 - . Mi hanno dato questa scatola che io considero magica perchè racchiude il desiderio di tutti i giocatori. Sarà molto emozionante riconsegnare la Coppa, ci sarà tanta nostalgia, questa è una coppa che ci ha dato tanto e che ci ha fatto vivere emozioni straordinarie, restituirla sarà dura». Il Mondiale degli azzurri è stato disastroso, Cannavaro lo sa benissimo e la delusione non l’ha ancora smaltita. «C’è tanta amarezza, siamo usciti al primo turno e c’è il dispiacere di non aver difeso nel miglior modo possibile la coppa. È andata male, ma ora c’è un allenatore nuovo e bisogna guardare al futuro». Francia e Italia fuori al primo turno, male anche Inghilterra, Brasile e Argentina, in finale l’Olanda che all’inizio non era certo tra le favorite: è stato il torneo delle sorprese. «Il Mondiale nasconde sempre tante insidie, non c’è nulla di scontato e non è detto che vinca sempre la più forte. Il torneo è bello anche per questo, non sono sorpreso».
  Il futuro di Fabio Cannavaro è a Dubai, ha firmato un biennale con l’Al Ahly, è lì che chiuderà la carriera. «Ho visitato la città, è un posto con un fascino incredibile che vive il calcio in modo diverso, per me è una sfida interessante, a 37 anni la ritengo un’esperienza da vivere». Presto qualche italiano potrebbe raggiungerlo. «Gattuso doveva andare per primo e, invece è toccato a me. Penso che ne arriveranno altri perchè qui vogliono far
crescere il calcio».

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La Coppa? Fatta in Italia, vale 130 mila euro

MILANO. È alta 36,8 cm, pesa 6,175 kg, ha un diametro base di 13 cm e (l’originale) vale 130 mila euro circa. È la Coppa del Mondo di calcio che lo scultore Silvio Gazzaniga creò nel 1971, su commissione della Fifa, un anno dopo l’assegnazione definitiva (al Brasile, vittorioso nel 1958, ’62 e ’70) della Coppa Jules Rimet, che era stata intitolata al vecchio presidente dell’organismo mondiale fin dal 1930. La coppa è stata fabbricata dalla Gde Licensee Bertoni di Paderno Dugnano (Milano) ed è la stessa azienda alle porte del capoluogo meneghino che si occupa del suo restauro. Un vero e proprio maquillage completo che avviene mediamente ogni quattro anni e che parte dall’incisione del nome dell’ultima Nazionale che ha vinto, fino al rifacimento di eventuali parti rovinate (nel caso in cui il trofeo dovesse subire dei danni). Il problema dell’incisione dei nomi delle squadre vincitrici si pose dopo il successo della Germania Ovest di Helmut Schoen che, nel ’74, fu la prima squadra ad aggiudicarsi il trofeo “italiano”. La modellazione del trofeo avviene lavorando la plastilina, dalla quale si ottiene un gesso che viene modellato dalla mano dello scultore. La Fifa World Cup resta di proprietà dell’organismo mondiale, mentre ai vincitori viene consegnata una copia in metallo dorato e rifinita con una copertura galvanica in oro puro.
  Nemmeno le copie possono essere riprodotte senza l’autorizzazione della Fifa. L’azienda milanese dal 1998 (ossia dai Mondiali in Francia) realizza anche le medaglie che vengono consegnate ai calciatori delle squadre che salgono sul podio della rassegna iridata.

avvenire