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Il Sudamerica fa flop, Europa regina mondiale

(ANSA) - ROMA - Il Vecchio Continente e' il nuovo che avanza. Doveva essere samba contro tango, Copacabana contro Buenos Aires e invece la corsa al titolo iridato del calcio passa per Plaza Mayor, la Porta di Brandeburgo e i canali di Amsterdam: gia' perche' in questo mondiale, in cui le star del pallone si sono tutte accomodate all'uscita molto prima che scorressero i titoli di coda, a dominare e' ancora la stagionata Europa.
Tre squadre su quattro a caccia della stella d'oro sono europee: Gemania, Spagna e Olanda. Unica eccezione l'Uruguay che, riportando all'antico splendore i fasti della Celeste, tiene in vita il Sudamerica. E se non fosse per la nazionale di Oscar Tabarez il calcio fantasia dei sudamericani sarebbe praticamente desaparecidos. Una sorpresa assoluta al termine dei quarti di finale che hanno visto fare le valigie tra le lacrime Brasile, Argentina, ma anche il Paraguay che pure aveva tenuto duro fino a capitolare con la Spagna.
E pensare che alla vigilia delle sfide dei quarti, con le altre grandi d'Europa eliminate al primo giro (Francia e Italia le piu' clamorose fuori nel girone eliminatorio, ma anche l'Inghilterra, tra le candidate al titolo, e invece messa in ginocchio dalla Germania) il Sudamerica sembrava aver fagocitato l'intero mondiale. Qualcuno ipotizzava addirittura la quaterna (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay) a giocarsi il titolo. E invece mentre cadevano gli 'dei' e' arrivata la zampata del vecchio continente.
La sorpresa maggiore la sta riservando la Germania: una squadra decimata dai forfait della vigilia e che dei giovani (la media della nazionale tedesca e' di 24 anni) rimasti in campo ha fatto il suo punto di forza. Merito di Joachim Loew, che con 13 gol in cinque partite ha fatto vedere una Germania a ritmo di samba, capace di umiliare l'Argentina di Maradona. La Spagna non ha invece ancora mostrato il meglio di se', eppure ha raggiunto una semifinale storica: e mercoledi' a Durban provera' a superare l'inarrestabile Germania, esattamente come fece nella finale degli Europei del 2008, quando si aggiudico' il titolo. Due anni fa in panchina c'era Luis Aragones, ora il timone e' passato a Vicente del Bosque che aspetta al varco anche i tedeschi: ''Non temo la Germania'' ha detto il ct della Roja. Del resto l'allenatore della Spagna puo' contare su un David Villa che in Sudafrica ha gia' messo in porta cinque gol: altro che Messi o Rooney che hanno lasciato il Sudafrica a bocca asciutta, o lo stesso Cristiano Ronaldo, una sola rete nella goleada fin troppo facile alla Corea del Nord.
E poi c'e' l'Olanda che con Sneijder, ma anche Robben e Van der Vaart, puo' far paura a tutti dopo aver eliminato sua maesta' il Brasile. In semifinale gli Orange troveranno l'unica nazionale arrivata da lontano: l'Uruguay aspetta da troppo tempo di tornare tra le grandissime del pallone. Forlan e Suarez sono diventati gli eroi di tre milioni e mezzo di paraguayani. La Celeste, diventata una mosca bianca nel tris d'oro della Vecchia Europa che si e' gia' presa il mondiale.

Il Mondiale parla europeo

Ce li avevano presentati come i Mondiali delle sudamericane. Con un Brasile imbattibile e un'Argentina pronta a giocarsi le sue carte, sull'onda dell'entusiasmo e il folklore portato nella Seleccion da Maradona, in una finale annunciata contro i rivali di sempre. I bookmakers avevano imposto con le loro quote le solite certezze e le puntate andavano tutte in quella direzione. Tra le due grandi favorite, giusto qualche sprazzo d'Europa con le novità emergenti Uruguay e Paraguay, pronte ad inserirsi: ma solo a sorpresa. E invece tanto la Seleçao quanto i «figliastri» del Pibe de Oro, hanno fatto la fine della corazzata Potionky. E proprio quell'Uruguay, legato più ai fasti della tradizione che non ai numeri più attuali del ranking mondiale, è l'unica che può ancora provare a riportare in Sudamerica la Coppa del Mondo: difficile, ma non impossibile. Intanto a comandare torna la «vecchia» Europa, anche se le tre semifinaliste in questione di vecchio hanno ben poco. Anzi, in realtà vincono proprio le tre squadre che più hanno saputo interpretare le novità di un calcio che continua ad evolversi e si sono liberate dagli antichi preconcetti legati solo alle capacità dei singoli giocatori.

Vince l'organizzazione, piuttosto che la tecnica individuale. Vince la capacità di investire sui giovani, di dar spazio a tecnici magari meno eccentrici e carismatici di Maradona & Co., ma con altrettante capacità di gestione di un gruppo: soprattutto per quanto riguarda una competizione particolare come un Mondiale. La partita che spiega meglio la nuova situazione del calcio internazionale è proprio quella che ha visto la sconfitta dell'argentina contro i tedeschi. La Germania quasi perfetta e che non ha mai concesso nulla alla squadra di Maradona. Troppo veloci e organizzati gli uomini di Loew per un'Argentina decisamente «seduta» e col genio di Messi lontano anni luce. Il Pallone d'Oro è mancato nel match più importante e ha lasciato il Sudafrica senza neanche aver segnato una rete. Probabilmente Higuain e compagni non meritavano il 4-0 ma sulla vittoria della Mannschaft c'è poco da discutere: ha vinto la squadra che ha giocato meglio.

Meno sorprendente il successo della Spagna sul Paraguay, ma la squadra di Del Bosque non ha avuto vita facile contro una formazione compatta e ben organizzata come quella di Martino, e chissà come sarebbe andata se Cardozo avesse messo a segno il primo calcio di rigore concesso da Batres per una trattenuta di Piquè. Per gli spagnoli è un evento storico, mai prima d'ora erano riusciti ad arrivare così avanti in un mondiale. Ma nel complesso è evidente che il sistema di gioco europeo abbia avuto la meglio, almeno finora, sulla tradizionale forza individuale dei sudamericani.

Adesso le semifinali vedranno Uruguay-Olanda da un lato, Germania-Spagna dall'altro. Quadro che prospetta la possibilità, tutt'altro che remota, di vedere il prossimo 11 luglio una finale tutta europea: e fuori dai confini del Vecchio Continente sarebbe la prima volta. Ma comunque vada l'Europa ha già dato la sua risposta: Sneijder, Robben, Muller, Podolski, Klose, Villa e Xabi Alonso sono i simboli di un continente che non vuole abdicare davanti ai vari Messi, Robinho e Kakà. E che, alla faccia del talento dei sudamericani, ha ancora qualcosa da dire in questo sport meraviglioso. I bookmakers? Gente che in genere sbaglia poco e che in questa edizione sudafricana del Mondiale ha già fatto qualche passo falso inatteso. Loro per la finale non hanno dubbi: sarà Olanda-Germania. Le puntate sono aperte!
iltempo.it

Mondiali: Spagna nella storia, 1-0 al Paraguay

E´ stata più dura di quanto molti addetti ai lavori avessero preventivato ma alla fine la Spagna ce l´ha fatta, ha raggiunto la prima semifinale della sua storia battendo nell´ultimo quarto di finale in programma un Paraguay che nel secondo tempo, ancora sullo 0-0, ha malamente sprecato un rigore. Alla fine ci ha pensato il solito David Villa a regalare agli iberici una qualificazione che, comunque vada a finire la semifinale di mercoledì contro la Germania, fa entrare nella storia del calcio spagnolo questa spedizione mondiale. (Mediagol.it) (MRC)

Olanda-Uruguay e Germania-Spagna: da martedì le semifinali mondiali

Si giocano il 6 e il 7 luglio. Il mondiale delle stelle cadute: da Messi a Cristiano Ronaldo.

Franco Pennello - ilsalvagente.it
Non è un mondiale tutto latino-americano come sembrava. Da martedì, in semifinale, si trovano - infatti - tre grandi del calcio europeo, la Germania, la Spagna e l'Olanda e la meno attesa delle latino-americane: l'Uruguay, che da 40 anni non arrivava fin sulla vetta.
Le sfide ricominciano martedì prossimo, 6 luglio, alle 20, 30 a Città del Capo, dove si troveranno di fronte Olanda e Uruguay.
Mercoledì 7, invece, a Durban si affronteranno, sempre alle 20,30, le due squadre che si sono qualificate oggi: Germania e Spagna in quella che sembra una vera e propria finale anticipata.

Messi, oggi è caduta un'altra stella 

Polvere di stelle. Il Sud Africa delude non solo per il gioco, ma anche per le star più celebrate. 
Ora c'è anche Lionel Messi, tra le stelle cadute di questo Mondiale 2010 che sembra stregato per palloni d'ora e affini.
Nelle uscite precedenti dell'Argentina, Messi aveva almeno dettato i tempi degli attacchi di Tevez e Higuain, oggi - contro la Germania - è stato completamente neutralizzato dalla difesa tedesca.

Deludono i campioni di Barcellona e Real Madrid

Dal Barcellona (è la squadra di Messi) al Real Madrid: sono tanti i flop dei campioni più attesi: il più clamoroso, finora, era stato quello di Cristiano Ronaldo, che ha concluso la sua ultima partita contro la Spagna sputando in una telecamera.
E a Madrid (dove il portoghese ormai da un anno gioca con il Real, senza mai convincere del tutto neppure lì) non l'hanno presa benissimo.
È, comunque, un Mondiale senza stelle, ormai lo si è capito.
Grazie all'eliminazione di molte big, infatti, sono tanti i calciatori superpagati che hanno tradito le notevoli attese della vigilia. Ed è una lista abbastanza folta.
D’altra parte, fi ora, da mediani. Un Campionato del Mondo da palla lunga e pedalare come dimostrano le qualificazioni agli ottavi di Corea del Sud, Ghana, Usa, Slovacchia, Paraguay e Giappone.

Solo un gol per Cristiano Ronaldo

Su tutti c'è il pallone d'oro Cristiano Ronaldo, che - a differenza di Messi (nella foto) - è stato impalpabile in tutto il mondiale e, cosa più grave per i tifosi portoghesi, proprio nel quarto di finale giocato dalla sua nazionale contro i “cugini” della Spagna, e che esce dal mondiale con delle prestazioni che non reggono la sua fama, e con un gol all'attivo nel 7 a 0 rifilato dai portoghesi alla Corea del Nord.

Impalpabili Rooney e Lampard

Altri flop clamorosi sono quelli delll'attaccante del Manchester United Wayne Rooney e del centrocampista del Chelsea Franky Lampard. Entrambi hanno trascinato i loro club per tutta la stagione, ma una volta alla sfida mondiale non si sono fatti trovare pronti. Non a caso l’Inghilterra è stata rispedita a casa dalla Germania.

Subito a casa Ribery

Un altro flop è Frank Ribery, che dopo aver conquistato la finale di Champions (non giocata per squalifica) ha contribuito con tutti francesi all'ammutinamento di mister Domenech, e quindi al Campionato fallimentare dei transalpini. Ma questo, forse, è un discorso a parte.

Irriconoscibile Eto’o

Ma hanno deluso anche le stelle africane. L'interista Eto'o ha segnato, ma come al solito quando gioca nel Camerun (che è poca cosa) va in campo troppo responsabilizzato e cessa di colpo di essere l'Eto'ò che conosciamo.

Drogba ha un’attenuante

Una attenuante in più ce l'ha invece Drogba: è arrivato al Mondiale con un braccio rotto e ricucito in extremis. Ma ha comunque ciccato un'occasione unica come il Campionato del Mondo in terra d'Africa.

Buffon pure

E poi assieme all'Italia campione del Mondo ha deluso anche quello che un tempo era considerato il più forte portiere della terra: quel Gigi Buffon che in questa edizione ha disputato solo 45 minuti e poi si è accomodato in panchina per un'ernia al disco che lo falcidia da anni.
Ma nel clud Italia il capocannoniere del campionato, Di Natale, e la prima punta, Gilardino, sono stati proposti per una partecipazione straordinaria a "Chi l'ha visto?".

Ancora puà riscattarsi Torres

Ci sono poi calciatori che finora hanno deluso, ma - essendo le loro squadre ancora in corsa - che possono ancora riscattarsi. Uno di questi è El Nino Fernando Torres che è in una condizione lontana anni luce da quella dell'ultimo campionato europeo in cui ha trascinato la sua Spagna alla vittoria finale.

Così come Kakà

E può ancora riscattarsi anche il brasiliano Kakà, che dopo una stagione deludente al Real Madrid - soffre di pubalgia - ancora stenta a decollare: qualche assist fin ora lo ha pure regalato, ma da lui ci si attende molto di più.

Spagna-Paraguay finisce 1-0, mercoledì le Furie rosse contro la grande Germania

Un rigore sbagliato per parte. Gli argentini battuti 4-0 dai tedeschi. Gli highlight.
Angelo Angeli - ilsalvagente.it

La Spagna batte 1-0 un ottimo Paraguay nell'ultimo quarto di finale del Mondiale 2010. Quello che decide l'avversaria della Germania in semifinale, che oggi ha battuto l'Argentina con un secco 4-0 e una doppietta di Klose (nella foto).
Quando la partita sembrava incanalata verso i supplementari, all'83°, Iniesta se ne va sulla trequarti, serve Pedro che tira e prende il palo. Ma Villa è lì, riprende la palla e non sbaglia: è gol.
E così, grazie alla quinta rete del bomber spagnolo a questo mondiale, la Spagna ottiene il suo miglior risultato di sempre ai Campionati del mondo.
In tutte le precedenti occasioni, infatti, le Furie Rosse non sono mai andate oltre i quarti di finale.


2 rigori sbagliati nel secondo tempo
Le squadre hanno cominciato la ripresa sempre sullo 0-0. Dopo un primo tempo in cui i sudamericani hanno bloccato gli spagnoli, i campioni d'Europa erano chiamati a scardinare la difesa paraguaiana.
Ed anche nella ripresa la partita non è cambiata. Tant'è che all'11° del 2° tempo Del Bosque ha tolto un impalpabile Torres per inserire Fabregas.
E immediatamente dopo è arrivato il rigore per il Paraguay per un fallo di Pique. Batte Cardoso, para Casillas.
E non finisce qui. Sul ribaltamento di fronte Villa viene atterrato in area: è rigore. Batte Xabi Alonso, para Vilar, mancano il tap-in Fabregas e Sergio Ramos. E pensare il penalty è stato fatto ripetere. Nella prima occasione Xabi Alonso aveva segnato.
E al 64' Iniesta va vicino al gol con un tiro dalla distanza.
Poi, però, la partita si riaddormenta. La Spagna non trova più spazi, e la partita è bloccata.
All'83° il colpo di scena: Iniesta se ne va sulla trequarti, serve Pedro che tira e prende il palo. Ma Villa è lì, riprende la palla e non sbaglia: è gol.
Ma proprio al 90' Casillas salva la spagna da un gol quasi fatto di Santa Cruz.
E sul ribaltamento di fronte il portiere Vilar nega a Villa il raddoppio.
Poi il Paraguay si è riversato tutto in avanti, ma senza successo.


0-0 dopo il 1° tempo
Il Paraguay è partito in maniera spumeggiante, ma il primo a rendersi pericoloso, al 6' e Xabi Alonso con un tiro dalla distanza.
Ma è una partita senza grandi emozioni, almeno per il momento. Il Paraguay pressa alto è così la Spagna ha difficoltà a far partire l'azione.
Il primo tiro pericoloso della partita arriva al 28'. E' Xavi a rendersi pericoloso con una conclusione dal limite. Di poco alto.
Da quando Del Bosque ha spostato a destra Iniesta, infatti, la Spagna sta crescendo. Al 41' però è il paraguaiano Valdez a spaventare Casillas, ma il gol segnato è in fuorigioco.
Dopo di che si va negli spogliatoi sullo 0-0 con i campioni d'Europa che per il momento sono imbrigliati nella rete dei sudamericani.


Artisti contro artigiani
Stasera alle 20,30 sarà decisa l'ultima semifinalista del Mondiale Sud Africa 2010. Uscirà dal match tra Paraguay e Spagna. Anche questo quarto di finale va in onda su SkyMondiale.
"Artisti contro artigiani". Il titolo dell'inserto sportivo del Times sudafricano fotografa alla perfezione la partita. È un quarto di finale che ha un netto favorito nei campioni d'Europa, quella Spagna che in un Mondiale non perde contro un'avversaria sudamericana dal 1986, quando dovette soccombere per 1-0 al Brasile di Socrates e Falcao.
Ventiquattro anni dopo in maglia rossa c'è una generazione di fenomeni che, come dice quel Pep Guardiola che allena molti di loro nel Barcellona, merita di vincere un titolo mondiale, magari continuando a giocare quel 'tiqui-taca' che ha già fruttato un Europeo e fa ben sperare anche qui in Sudafrica, nonostante l'imprevisto stop iniziale contro la Svizzera. È una Spagna che va forte nonostante finora non abbia avuto l'apporto sperato da una stella come Fernando Torres, al punto che qualcuno ne vorrebbe l'avvicendamento con il gigante basco Paco Llorente.


Paraguay sempre a 3 punte
Ma il discorso vale anche per l' 'Albiroja' del 'Tata' Martino, perchè utilizza un tridente spuntato: fra Santa Cruz, Barrios e Valdez anche dopo il Giappone non è arrivato uno straccio di gol. Il tecnico dai nonni calabresi non sembra comunque preoccuparsene e contro la Spagna è intenzionato a confermare l'assetto di sempre, magari con Benitez dall'inizio al posto di Valdez o dell'argentino naturalizzato Barrios. "Ma la prima cosa - puntualizza il tecnico del Paraguay - è che dovremo preoccuparci di neutralizzare l'ottima circolazione di palla che caratterizza questa Spagna. Gente come Iniesta e Xavi l'abbiamo studiata molto a tavolino. Ora per vincere serve di passare dalla teoria alla pratica".


Del Bosque: "Serve tranquillità"
Sull'altro fronte Vicente Del Bosque, ct di una Spagna che punta a migliorare il quarto posto iridato raggiunto nel 1950, più che degli avversari si preoccupa di smorzare l'euforia che sente crescere attorno alla sua squadra. "Quando sei fra le prime otto del mondo - dice - sai che comunque troverai avversari di tutto rispetto. Quindi non dobbiamo lasciarci coinvolgere in un certo tipo di situazione: il meglio deve ancora venire, ma noi dobbiamo conquistarcelo, visto che non ci accontentiamo di quanto fatto finora. Per essere veramente tranquillo voglio che i miei continuino a far circolare il pallone come sanno: la Spagna ha un suo modo di giocare che non deve snaturare. Il Paraguay ha più fisico di noi? Ogni squadra ha il suo modo di giocare, e noi ci basiamo molto sulla tecnica. A mia disposizione c'è gente che ha molto talento, e non lo dico solo io. Xavi non è in forma? Con il Portogallo ha giocato come sempre, e in più ha corso per 11 chilometri: andate a rivedervi le statistiche. Non credo che abbia il fiato corto".


Torres dall'inizio
Ma Torres giocherà dall'inizio? "A me sembra in forma - è la risposta di Del Bosque - Giocatori come Fernando sono speciali, e con loro bisogna sempre avere pazienza. Per rendere al meglio devono essere sempre al 100%, ma a uno come Torres bisogna dare comunque fiducia".


I paraguaiani parleranno in guarani
Questa è la Spagna sulla carta grande favorita, per farla cadere in trappola i giocatori del Paraguay utilizzeranno un'arma sconosciuta ai rivali comunicando fra di loro in lingua guarani per non farsi capire da Puyol e soci. "È normale farlo, è la nostra vera lingua - spiega il difensore centrale Julio Cesar Caceres - e per noi è un modo di comunicare fondamentale. Contro l'Italia o il Giappone non abbiamo avuto bisogno di utilizzarlo, stavolta andrà diversamente". E hai visto mai che il Guarani, eredità delle etnie amerinde che popolavano la zona alla fine del XV secolo, non serva davvero a battere la Spagna. Così, dopo il Brasile che va a casa, continuerebbe ad essere il Mondiale delle sorprese.


La Germania umilia l'Argentina: 4-0
Prima Muller, Friedrich, e la doppietta di Klose. 4-0: Germania-Argentina finisce così, e l'onore del calcio europeo è salvo. L'ultimo gol dei tedeschi arriva al 44° del secondo tempo. E' fatta. La Germania si qualifica per la semifinale del 7 luglio. E aspetta stasera per sapere se avrà come avversaria la Spagna o il Paraguay.
L'Argentina di Maradona è fuori. Strette di mano tra gli allenatori, lacrime per i giocatori sudamericani.
I tedeschi sono inarrestabili e la cancelliera Angela Merkel, sugli spalti, si alza ed esulta come un qualunque altro tifoso. Dispiace per l'Argentina, forse non meritava di uscire senza neanche un gol. Ma sicuramente la Germania meritava di vincere.
Un gruppo compatto, giovane. Ottima la difesa e spietato l'attacco, il tutto ben mixato da un eccellente gioco di squadra. Non manca la tecnica e, aspetto da sempre fondamentale in un mondiale, la testa.

Il secondo tempo dominato dalla Germania: i 3 gol
Il secondo tempo parte infuocato. Entrambe le squadre (dopo che il primo tempo si è chiuso 1-0 per i tedeschi, gol di Muller al 3° minuto del primo tempo) attaccano senza sosta. la Germania cerca il raddoppio, l'Argentina non molla e dimostra di non voler rinunciare alla semifinale.
Ma i tedeschi trovano il secondo gol con Klose al 22°, e l'Argentina è in affano. Soprattutto psicologicamente.
La Germania è precisa, ottimo il gioco di squadra. La squadra di Maradona soffre.
Il terzo gol arriva grazie al magistrale slalom di Bastian Schweinsteiger, al 29° del secondo tempo: segna Friedrich, servito a perfezione.
E' il 3-0 e da qui in avanti la Germania domina la partita.
L'ultima rete che sugella il trionfo tedesco è con la doppietta di Klose al 44°: tiro al volo su un'azione di contropiede. Mancano 2 minuti al fischio finale (1 di recupero) e la partita si conclude così: 4-0.

Finisce il primo tempo: 0-1 per la Germania
Il primo gol della Germania arriva subito, al terzo minuto del primo tempo. E' di Muller, che colpisce di testa su punizione di Scheinsteiger. Poche manciate di secondo prima, il giocatore - durante l'inno nazionale - aveva fatto l'occhiolino alla regazza. Indubbiamente gli ha portato bene.
La Germania oggi è davvero in forma, mentre la squadra di Maradona soffre in difesa.
Tedeschi vicini al raddoppio al 24°, ottimo assist di Muller, ma Klose tira alto.
Occasione per l'Argentina al 31°. Messi batte una punizione vicina all'aria di rigore ma non ce la fa.
Ci prova di nuovo il team di Maradona al 32°, con Di Maria. Ma ci crede poco. E il tiro è troppo fiacco.

Il gol dell'Argentina al 36°: fuorigioco
L'Argentina cerca il pareggio. E sembra fatta al 36°. La palla in rete, ma l'arbitro Irmatov (giustamente) segnala il fuorigioco.
Un minuto prima scatta l'ammonizione per la Germania. Il cartellino giallo è per Muller: gioco scorretto. Muller era diffidato, e salterà quindi la semifinale.

RITI SCARAMANTICI «El barba» e cabala Sacro e profano nella liturgia di Diego

Diego Armando Maradona ha l'antidoto anti tedeschi oggi a Cape Town. Le serpentine di Messi, la furia di Tevez e i gol di Higuain non bastano. Il segreto per rispedire i panzer verso Berlino e mettere a tacere la suocera Pelè che non perde occasione per punzecchiarlo risiede nei riti e abitudini che il ct della Selecciòn osserva con scrupolo sin dall'esordio mondiale contro la Nigeria. Un'aneddotica fedriana tra sacro e profano, numerologia e baci, capricci e feticci del passato. Visibile a tutti è l'abbigliamento da sposo imposto dalle figlie e il rosario che El Pibe stringe tra le mani durante le partite. Poi ecco le conferenze stampa di rito sostenute solo a Pretoria, in barba al regolamento della Fifa, secondo cui gli incontri con i giornalisti si devono svolgere nel luogo in cui si disputa la partita. Una scelta in onore alla cabala, giustificata inizialmente per ragioni di pura comodità, evitando così i trafficati 60 km di autostrada fino a Johannesburg. Ma Blatter ha puntato i piedi. Ieri il Pibe ha dovuto rivedere la liturgia, poiché la Fifa aveva fatto sapere che non avrebbe concesso ulteriori deroghe.
Le pozioni del Diez non si fermano qui. Tutto ha inizio dalla discesa dei giocatori dal pullman che conduce la squadra allo stadio. Maradona inizia sistematicamente a incitare i suoi figlioli, per poi proseguire durante la fase di riscaldamento fino al termine dell'incontro. Il vademecum prosegue con una passeggiata a bordo campo, la foto con ognuno dei membri che compongono la delegazione argentina, un saluto alla curva dei tifosi adoranti e la telefonata portafortuna immortalata dalle tv con Dalma e Giannina, le figliole che l'hanno salvato quando El Barba - disse lui riferendosi a Cristo - lo stava portando in cielo. Sempre El Barba è il garante del successo dell'Albiceleste contro i teutonici. «Tranquilli ragazzi. Ci vediamo in finale. Se Dio vuole ci vediamo in finale. E sono sicuro Dio vorrà». Poi i baci. Inviati a distanza all'attuale compagna, Veronica Ojeda. A tutti i membri della rosa (gira in rete il filmato di Tevez che si astiene volontariamente dalla processione dopo la vittoria contro la Corea del Sud).
Questo prima del fischio d'inizio, quando Maradona fa ricorso alla fede e impugna saldamente il crocifisso nella mano sinistra invisa agli inglesi (quella del leggendario gol nel 1986). C'è un altro rito mistico utile a rievocare l'aurea mondiale dell'Albiceleste del 1986. Al termine delle tenerezze con tifosi e familiari, prima dell'avvio della partita, il Diez riceve da un fidato sodale una copia della prima pagina del quotidiano che 24 anni fa celebrava il secondo titolo mondiale per l'Argentina. Non finisce qui. Dopo l'intervallo si riconvoca El Barba facendo sei volte il segno della croce.  (Il Manifesto)

PANCHINE BOLLENTI Capello confermato, gli incubi di Dunga L'haiku di Okada

di Nicola Sellitti - ilmanifesto.it
PANCHINE BOLLENTI
Capello confermato, gli incubi di Dunga L'haiku di Okada
Hanno retto sinora la scena del palcoscenico mondiale, in attesa della recita degli astri del pallone. Lippi, Domenech, la vedètte Maradona, Capello, Dunga che sognerà Melo e i cronisti brasiliani che lo cuociono a fuoco lento tipo churrasco. I commissari tecnici, soprattutto se hanno lasciato in anticipo il Sudafrica, continuano a far discutere.

Inghilterra C'è chi cambia compagnia e chi resta scritturato nonostante la poca fiducia del regista. A cominciare da Fabio Capello, confermato alla guida dell'Inghilterra in vista degli Europei del 2012. La Football Association mette così fine alle speculazioni sul futuro del tecnico friulano. «Siamo ancora molto delusi dalla prestazione della nazionale - ha spiegato il presidente Fa Richards - Restiamo convinti che Capello sia l'uomo giusto per questo incarico. Saprà trarre beneficio dal suo primo torneo internazionale, questo ci renderà indubbiamente più forti agli Europei del 2012». Lo stesso Richard ha contattato personalmente Capello per comunicargli la decisione. «Posso garantire ai tifosi che siamo già concentrati sulle qualificazioni agli Europei» dice don Fabio. Una conferma a scoppio ritardato che non zittirà i tabloid d'oltremanica.

Francia Due giorni fa - contemporaneamente alla nomina di Prandelli ct azzurro, conferma delle storie intrecciate di Italia e Francia - c'è stata l'investitura di Laurent Blanc sulla panchina transalpina. Dovrebbero esserci i titoli di coda del noir socio-politico-sessuale che ha visto protagonisti Domenech e i bleus prima, durante e dopo il Sudafrica. L'ex difensore di Napoli e Inter dovrà «riportare la Francia sui binari dal punto di vista sportivo e morale» ha detto il presidente dimissionario Escalettes. Come dire: stop ad atleti viziati e alle fazioni tra centro storico e banlieu.

Sudafrica Cambio in panchina anche per i padroni di casa. Il successo della manifestazione iridata non mitiga l'uscita nel turno preliminare dei Bafana Bafana. Carlos Alberto Parreira ha già fatto sapere che non si considera più il ct dei sudafricani (non sarebbe stato confermato). Al suo posto dovrebbe arrivare un tecnico locale, che faceva già parte del suo staff - era l'unico africano - tale Pitso Mosimane.

Corea del Sud Dimissioni anche per il ct della Corea del Sud Huh Jung Moo che «vuole dedicarsi ai suoi studi sul calcio» nonostante il buon torneo degli asiatici, eliminati negli ottavi, secondo risultato di sempre, dall'Uruguay.

Giappone Scriverà invece poesie e si dedicherà alla sua fattoria il giapponese Okada, che lascia la panchina nipponica, giunta a un passo dai quarti di finale contro il Paraguay.

Messico Sorprende invece la rinuncia all'incarico del tecnico del Messico Aguirre. La sua squadra è stata tra le rivelazioni del torneo, cedendo il passo solo all'Argentina.