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Sassuolo, Bucchi: “Il nostro obiettivo è partire bene. Rispetto per il Genoa”



“Credo che dobbiamo presentarci bene e far capire, soprattutto a noi stesi, cosa vogliamo dal campionato. Si è chiuso un ciclo meraviglioso, ricco di soddisfazioni. Da domani ne inizia uno nuovo, che speriamo sia ugualmente ricco di gratificazioni per tutti: per questi ragazzi, che lavorano con grande impegno, per la società, che sta crescendo di anno in anno, e anche per lo staff tecnico, giovane ma con tanta voglia di migliorare”. Così Cristian Bucchi, neo allenatore del Sassuolo, in conferenza stampa, alla vigilia dell’esordio in campionato dei neroverdi, in casa, contro il Genoa.
“Lo sento come un debutto. L’ho inseguito a lungo. L’obiettivo principale è quello di avere continuità, di impegno, di prestazioni e di risultati. Se dovessimo riuscire ad avere grande continuità naturalmente arriveranno anche gli obiettivi. Sono entrato in punta di piedi: la squadra aveva già un suo equilibrio e una quadratura importante. Io piano, piano ho messo dentro le mie idee e mi fa piacere vedere che i ragazzi stanno mettendo in pratica alcune cose nuove”, ha aggiunto Bucchi. “C’è un equilibrio che deve essere mantenuto sempre e comunque. Ci deve essere sempre il gioco di squadra, attraverso le giocate individuali. Il Genoa deve essere rispettato: ha mantenuto un’ossatura valida. Ma credo che dipenderà tutto dal Sassuolo”, ha concluso il tecnico neroverde.

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Genoa, a mezzanotte scadono i cent'anni di sfiga





I tifosi rossublù attendono con ansia la fine di questa giornata per potersi liberare della maledizione lanciata il 19 agosto 1910 da una contadina. La donna si vide privata della luce del sole sui suoi orti a causa della costruzione dello stadio Ferraris
Dita incrociate e oggetti scaramantici in bella evidenza, almeno fino alla mezzanotte di oggi, quando scadrà la maledizione lanciata contro il Genoa da una contadina che proprio 100 anni fa si vide privata della luce del sole sui suoi orti dal costruendo stadio di Genova. "Genoa, non vincerai nulla per i prossimi cent'anni; non vedrai più la luce delle vittorie, così come io non vedo più la luce del sole", sarebbe stato l'anatema lanciato. Storia vera o leggenda, sta di fatto che i tifosi rossoblù attendono con ansia la fine della maledizione, inseguiti dall'ironia e dagli sfottò dei 'cugini' blucerchiati. La vicenda, passata di bocca in bocca tra i vecchi sostenitori del Grifone, è tornata a galla ogni volta che eventi straordinari, ovviamente in negativo, si sono abbattuti sul Genoa: scudetti persi in modo rocambolesco, partite disgraziate, tragedie personali, retrocessioni, cambi di proprietà. Così da 100 anni, da quel 19 agosto del 1910, quando la decisione di costruire lo stadio Luigi Ferraris indusse il marchese Musso Piantelli, socio e tifoso del Genoa, a cedere una parte dei terreni che circondavano Villa Piantelli, oggi sede di riunioni della tifoseria.

Il mutamento urbanistico della zona causò effetti negativi soprattutto per un’anziana contadina che viveva dei prodotti del suo orto, confinante con i terreni di Villa Piantelli, e che si vide così costruire lo stadio nei pressi di casa. Da qui l'anatema lanciato contro il Genoa. Del resto la maledizione legata a Villa Piantelli, costruita nel 1500, vide negli anni crescere racconti a metà strada tra la fantasia e la cronaca. Non ultima la spedizione, nel 1933, di un gruppo di camalli alla ricerca di presunti fantasmi. Le cronache del tempo narrano di una fuga ingloriosa del gruppo, preso a schiaffi nel buio da mani ignote.
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