Sport Land News: Ian Rush colpisce ancora: «Inglesi cotti, vincerete voi»

Ian Rush colpisce ancora: «Inglesi cotti, vincerete voi»

Un solo campionato in Italia, ormai 25 anni fa. E il calcio britannico nella testa e nel cuore. Forse il pronostico di Ian Rush, da gallese orgoglioso, è condizionato proprio da questo. Ma lui è uno dei pochi ad assicurare che tra Inghilterra e Italia, siano gli azzurri i veri favoriti.


«L’Italia è avvantaggiata perché farà molto caldo - spiega l’ex attaccante che ha giocato con la Juventus nella stagione ’87-’88, ed è ancora in cima alle classifiche dei marcatori del Liverpool -. Poi, la vostra squadra ha giocatori fortissimi. Anche l’Inghilterra ha ottimi nomi come Rooney e Gerrard e abili giovani come Sterling, ma se vuole avere una possibilità di vincere deve attaccare di più. Gli inglesi giocano troppo in difesa perché sono deboli su quel lato, ma hanno bisogno di fare più gol se vogliono progredire».

Secondo Rush, che commenterà i Mondiali per le reti di Sky e per alcune televisioni cinesi, i calciatori inglesi giocano bene nelle squadre di club alle quali appartengono, ma non sembrano in grado di fare gioco di squadra quando si tratta della Coppa del Mondo. «Sono bravi individualmente ma non insieme», dice Rush, «e il clima caldissimo di Manaus non li aiuterà di certo. Il problema è che il campionato inglese è il più impegnativo del mondo. È troppo, sia dal punto di vista fisico che mentale, chiedere ai giocatori di dare il meglio di loro stessi ai Mondiali dopo che si sono stancati tanto nel campionato nazionale».

Rush pensa addirittura che l’Italia sia una squadra quasi invincibile. «O almeno - dice -è un avversario pericoloso per gli inglesi che faranno fatica a battervi. Ha una difesa nella quale è difficile penetrare. Mario Balotelli ama giocare al caldo e rappresenterà il punto di forza della vostra squadra, facendo la differenza con l’Inghilterra. È vero che ha un carattere imprevedibile ma, quando si tratta di partite chiave, come questa del Mondiale, Mario diventa bravissimo e la squadra può contare senz’altro su di lui per vincere la partita».

Del nostro paese, dove è rimasto per una stagione, quando aveva ventisei anni, Rush ha un ricordo bellissimo: «Ho imparato moltissimo, sul vino e sul calcio. L’unica cosa che non mi piaceva era il tipo di gioco perché da voi si stava molto in difesa mentre al Liverpool, dal quale venivo, eravamo sempre in attacco. Alla Juventus, dove ho giocato, si accontentavano di fare 1-0. Raggiunto il vantaggio, lo si difendeva e basta. Al Liverpool invece segnavamo 2, 3 e anche 4 gol. Sono rimasto per 15 mesi alla Juve e ho fatto 14 reti, più degli altri giocatori, ma non ero contento. E se non sei contento, non giochi bene».

Rush ricorda che Giovanni Paolo II aveva una sua foto nell’ufficio in Vaticano. «Mi ha fatto moltissimo piacere quando l’ho saputo perchè sono cattolico e credente», continua. Cresciuto a Flint, una cittadina del Galles, sull’estuario del fiume Dee, da genitori «cattolici e grandi lavoratori», Rush ha rischiato di morire di meningite a sei anni. La malattia l’ha lasciato con un fisico asciuttissimo che non accumula peso. Oggi fa l’ambasciatore per il Liverpool, oltre che il direttore del “Welsh Football Trust”, l’associazione che promuove il calcio in Galles.
© riproduzione riservata - avvenire.it