Sport Land News: novembre 2013

Lega A: Reggiana, Parmareggio: tante iniziative per il match con Bologna

Parmareggio, tante iniziative dedicate ai tifosi per rendere ancora più bello il match con Bologna

Dopo il grande successo riscosso nelle scorse due stagioni, torna il ‘Parmareggio DAY'! Sabato sera, in occasione della gara Grissin Bon – Granarolo Bologna, l’azienda sponsor della Pallacanestro Reggiana, da tre anni presente nel Basket Pool, festeggerà l’attesissimo derby con tante simpatiche e gustose iniziative, che andranno ad arricchire una giornata già emozionante per l’importantissimo confronto.

Insieme agli omaggi gastronomici che verranno distribuiti ed ai tanti gadget preparati per il pubblico che sabato alle 20.30 al PalaBigi tiferà Grissin Bon, saranno ospiti d’onore alla partita i simpatici Topolini Parmareggio che dal campo lanceranno al pubblico tanti regali.
Queste e tante altre sorprese tutte da scoprire, sono le iniziative proposte da Parmareggio per rendere ancora più avvincente lo spettacolo di basket.

Parmareggio nasce nel 1983 a Montecavolo di Quattro Castella, diventando in pochi anni azienda leader mondiale nella produzione e commercializzazione del Parmigiano Reggiano.
Nel 2006 nasce il Progetto Parmareggio con l’intento di creare una marca nel mondo del Parmigiano Reggiano.
La capacità d’innovazione è stata per Parmareggio un elemento determinante che ha permesso, attraverso un’intensa attività di ricerca, di sviluppare sempre nuovi prodotti e soprattutto nuove occasioni di consumo del Parmigiano Reggiano:
dal Parmigiano Reggiano stagionato 30 mesi, prodotto d’eccellenza della gamma Parmareggio, in varie tipologie di formato al Parmareggio Snack la pratica barretta da 20 g ideale per bambini e sportivi;
dalle specialità quali Formaggini, Fettine, Filoncino e Spalmabile dove il primo e unico formaggio presente è il Parmigiano Reggiano, al Burro Parmareggio prodotto con le panne dei caseifici ubicati nelle province di Modena, Parma e Reggio Emilia, che regalano un sapore unico e inconfondibile ed un gusto delicato e cremoso.

Oggi Parmareggio, con i due stabilimenti produttivi di Montecavolo e di Modena, è un riferimento per il consumatore nel mercato del Parmigiano Reggiano e la prima azienda del settore ad aver comunicato i valori della propria marca attraverso una campagna televisiva, con l’ormai famosa mascotte Emiliano, il Topolino Intenditore di Parmigiano Reggiano.

Pallacanestro Reggiana e Parmareggio invitano tutti gli amanti dello sport a partecipare a quest’evento, per condividere le emozioni che solo uno sport come il basket può regalare.

tuttobasket.net

RASSEGNA STAMPA CORRIERE / ROMA - Ecco i titoli in primo piano del quotidiano romano

RASSEGNA STAMPA CORRIERE / ROMA - Ecco i titoli in primo piano del quotidiano romano:
MILAN TRE PERLE NEL CAOS
Grande reazione a Glasgow dopo le polemiche
NAPOLI QUASI FUORI, MA COSI' E' UN FURTO!
ROMA, PALLOTTA DICE SI' AI CINESI

Palla a Prandelli «Il futuro gioca già in oratorio»


«L’è lù, l’è lù, l’è sempre lù...», dice la signora Maria alla vista del ct della Nazionale, Cesare Prandelli, che per un giorno è tornato da dove è partito, l’oratorio Jolly della natìa Orzinuovi. «Quando l’ho detto ai miei amici non ci credevano...», dice Luigi, il piccolo capitano della squadra oratoriale della parrocchia di Santa Maria Assunta.

Il campetto dista cento passi da casa Prandelli, dove ogni volta che il Cesare torna c’è mamma Aldina ad attenderlo sull’uscio. «Mia madre ha visto che mettevo la tuta e mi fa: “Ma dove vai Cesare?” All’oratorio mamma, gli ho risposto. E lei: “Ancora?” Sì mamma ancora, oggi però non scavalco...», dice ridendo Prandelli. Su questo campetto di paese il ct azzurro all’età di Luigi ha «imparato a sognare» nella «squadretta», quella allenata da Giuliano «che se ne è andato via per sempre troppo presto».
La formazione benedetta da don Vanni, che «era troppo avanti... Aveva già inventato i cartellini del fairplay (quelli viola, ndr), dandoci il giallo e il rosso in base a come ci comportavamo durante la settimana. Se eri da cartellino dovevi darti da fare per meritarti di tornare a giocare con la squadretta».

Ricordi di un “giovane Holden” bresciano, quelli che il Cesare rivela ai ragazzini del suo oratorio che adesso è diretto dal degno prosecutore dell’opera di don Vanni, don Luciano Ghidoni. Qui, è un sabato nel villaggio assai speciale quello promosso dal Centro sportivo italiano (Csi). «Dal campetto del ct, abbiamo deciso di fare partire la seconda edizione della Junior Tim Cup, il campionato delle squadre di oratorio che alla domenica giocano prima dei campioni negli stadi della Serie A», spiega il presidente del Csi Massimo Achini procedendo ai sorteggi del torneo 2013-2014 che riparte con lo slogan “Il calcio è di chi lo ama”. «Ma sarà anche una stagione di sfide al bullismo», annuncia il direttore della partnership del campionato oratoriale Domestic Media Telecom Italia, Carlotta Ventura. Una sfida che da Orzinuovi vede coinvolti tutte le forze in campo.

«Anche i genitori devono tornare in oratorio per seguire da vicino la crescita dei loro figli», è l’appello che lancia, l’ambasciatore del calcio oratoriale, Emiliano Mondonico. «Mister “Mondo”», per Prandelli, con il quale condivide la stessa filosofia e la convinzione che «qui, giocando sullo stretto e a volte su terreni pieni di buche o dove ti tocca anche dribblare gli alberi, possono ancora nascere i campioni di domani – dice il Cesare –. I giocatori più tecnici, in questo calcio troppo fisico, si torneranno a pescare in oratorio». E in oratorio, sotto una pioggerellina inglese, Prandelli e il “Mondo” si divertono nella partitella con la meglio gioventù di Orzinuovi, alla quale il ct azzurro regala scampoli di amarcord. «Quando ero piccolo si giocava “al rientro”. Chi andava a pranzo lasciava il posto a un compagno e se lo riprendeva al pomeriggio. Nessuno si arrabbiava per le sostituzioni come, invece, si vede spesso in certi campi... Qui si impara che il bello del gioco è stare insieme».

L’oratorio che ha lasciato il Cesare è cambiato tanto, anche nel colore della pelle di chi ci gioca. «Nella vicina Brescia il 30% di chi ha 20-30 anni è figlio di stranieri e il calcio in oratorio è sicuramente uno degli strumenti di integrazione più importante», informa don Marco Mori, presidente del Forum Oratori Italiani. «Il calcio sullo “ius soli” è in ritardo rispetto ad altri sport, ma un passo alla volta ci arriveremo anche noi al riconoscimento della cittadinanza sportiva. Intanto, anche Blatter è arrivato a capire l’importanza della presenza dei bambini negli stadi. Nell’ultima partita della Nazionale con la Germania, a San Siro è stato uno spettacolo vedere sugli spalti migliaia di famiglie.

È questa l’immagine del nostro calcio che vorremmo sempre vedere». Per ora quell’immagine resta un sogno tutto da realizzare. Mentre il sogno azzurro di Prandelli continua, in direzione del Brasile: Mondiali del 2014. «Il mio sogno fin da piccolo non era diventare un professionista, ma svegliarmi ogni mattina con la passione per questo gioco. Il sogno per il futuro sarebbe riuscire con quella stessa passione che è sbocciata in questo oratorio, arrivare ad alzare la Coppa del Mondo. Sarebbe una felicità da condividere con milioni di persone e di bambini come voi».

Triplice fischio del “Mondo”, segue il “terzo tempo”, con pane e nutella per tutti. Poi, il Cesare saluta e torna a casa da mamma Aldina, mentre la signora Maria guardandolo andar via sussurra: «L’è lu, l’è sempre lu, il nostro Cesare».

Massimiliano Castellani - avvenire.it

La Juve corre quanto Vettel, il Napoli già frena


C’è una sola squadra sui campi di Serie A che corre veloce quanto la Red Bull di Sebastian Vettel, è la Juventus di Antonio Conte. A 25 giornate dalla fine del campionato la sensazione è che il mister salentino stia facendo pigiare l’acceleratore alla sua squadra per conquistare il più in fretta possibile il terzo scudetto di fila per poi concentrarsi sulla Champions.

La Juve finora ha sbagliato solo un secondo tempo a Firenze, dove stava vincendo 2-0, dopo di che 5 vittorie consecutive e senza subire gol. Buffon a Livorno porta la sua imbattibilità a 460 minuti e la Juve vince in surplace, pur con mezza difesa infermieria e con un Vidal schierato nei panni inediti di “terzino”. Ma bastano due lampi di Pogba e la verve cannoniera del tandem magico Llorente-Tevez per stendere l’umile Livorno di Nicola. La manifesta superiorità juventina può essere arginata solo dalla Roma che questa sera affronta il posticipo contro il Cagliari.

Una vigilia luttuosa quella dell’Olimpico, a 92 anni se ne è andato il fornaretto giallorosso Amedeo Amadei, mentre i sardi ricordano le vittime dell’alluvione dell’Isola. Il più isolato degli allenatori continua ad essere Max Allegri che non sa più a che santo votarsi per stoppare il trend negativo del suo Milan. I rossoneri non ne azzeccano più una e perfino Mario Balotelli sbaglia il suo pezzo forte, il tiro dagli undici metri. Ipnotizzato da Perin che a San Siro regala il pareggio al Genoa di Gasperini. Secondo rigore sbagliato per un Mario sempre meno super e con in testa l’idea di fare le valigie (assieme a Galliani già licenziato da giugno da Barbara Berlusconi) e volare via dall’Italia.

Chelsea, Monaco e Galatasaray stanno alla finestra per capire se è possibile ingaggiare Balotelli già a gennaio. Novembre nero intanto per il Napoli che dopo quella con la Juve incassa la seconda sconfitta consecutiva facendosi imbrigliare al San Paolo dal Parma di Cassano. FantAntonio punisce la squadra di Benitez che adesso per spazzare via le prime critiche feroci (fino a due settimane fa il tecnico spagnolo era osannato dall’universo napoletano) deve andare a prendersi il pass europeo nella sfida di Champions contro il Borussia Dortmund. Non sarà facile fare risultato nella tana dei tedeschi, peraltro reduci anche loro da una lezione di calcio contro il Bayern Monaco di Pep Guardiola.

La Champions chiama anche la Juventus con il Copenaghen, e il Milan è  atteso a Glasgow contro il Celtic. Tornando in Italia, l’Inter esentata dalle Coppe non approfitta dei rallentamenti delle concorrenti d’alta quota e si fa incartare da un Bologna più generoso e fortunato che scaltro. Al Dall’Ara finisce 1-1, con la riabilitazione di Curci che para l’impossibile e dove non arriva con i guantoni ci pensano i pali: la traversa colpita da Juan Jesus sta ancora tremando. La prima di Erick  Thohir da presidente dell’Inter (collegato via cavo da Giacarta), finisce con un pareggio che persino Mazzarri però accoglie quasi con soddisfazione. Perché l’Inter comunque cresce, mentre si arresta l’ascesa della Fiorentina che scivola sulla prima Udinese buona di stagione.

Stop anche per la rivelazione Hellas Verona che rianima il piccolo Chievo che beneficia della cura Corini: il tecnico richiamato da Campedelli torna e si prende subitio il derby, con tanto di gol al 92’ di Lazarevic. Tra le piccole in vetrina si segnala anche il Sassuolo che vince lo scontro diretto con l’Atalanta mettendo ancora in mostra i due gioielli di casa Squinzi, Berardi e Zaza. Mini-crisi conclamata della Lazio che stava per perdere la testa contro una Samp ridotta in dieci e appena rattoppata dall’arrivo di Sinisa Mihajlovic. Il pareggio laziale, in zona Cesarini - gol da centravanti di razza del difensore Cana - salva davvero la panchina di Petkovic che solo a parole gode ancora della fiducia del presidente Lotito.

Fiducia a tempo anche per De Canio a Catania che subentrato a Maran non ha migliorato la condizione degli etnei, i quali dopo il 4-1 subìto con il Torino si ritrovano ad essere il nuovo fanalino di coda. Siamo partiti con la Juve formato Red Bull e chiudiamo proprio con Vettel che a Interlagos manda in archivio il Mondiale di Formula 1 del 2013 con il nono successo stagionale e uno stradominio quasi imbarazzante. Appello alla Ferrari: il prossimo anno vorremmo una Rossa al passo con la Red Bull e quindi un Alonso che non sia costretto a chiudere la stagione a 155 punti di distacco da super Vettel.

Massimiliano Castellani- avvenire.it

«Il calcio libero non esiste più»

Chi si stupiva, quando Josè Mourinho inseriva la quarta punta in campo per far vincere l’Inter del “triplete”, vuol dire che non ha mai sentito parlare di Ezio Glerean. Né ha mai visto giocare il suo “Cittadella dei miracoli”, il club patavino che tra il 1996 e il 2000 aveva trascinato dalla C2 alla Serie B, dove è ancora.
Il segreto di quella escalation? Un modulo all’olandese, come sua moglie Caroline: il 3-3-4 del Cittadella diventato materia di tesi al Corso allenatori di Coverciano e fonte di ispirazione per il regista Paolo Sorrentino nel suo film L’uomo in più.

«Tanti tecnici, Antonio Conte in primis, l’hanno sperimentato e con successo quel mio modulo che ho iniziato a praticare al San Donà, in C2, vent’anni fa. Il cinema di Sorrentino mi piace moltissimo, so che è un appassionato di calcio, quindi spero che prima o poi ci troveremo a un tavolo per conoscerci e parlare. Magari anche presto, io di tempo libero adesso ne ho...».

Infatti, se non arriva una chiamata entro la fine dell’anno, per il 57enne allenatore di San Michele al Tagliamento, si tratterebbe della quarta stagione da “disoccupato”: ultima panchina quella del Cosenza, giugno 2010.

Ma come è possibile: appena un decennio fa le davano del “genio” e ora non la chiama neanche un club di Seconda divisione...
«Ci sono altri bravi tecnici ingiustamente a spasso, alcuni sono quegli allenatori-ragazzini che i presidenti prima hanno sedotto e poi subito abbandonato, quindi la cosa non mi sconvolge. Ciò che, invece, non finisce di stupirmi è la totale assenza di una linea che sta portando alla deriva il nostro calcio».

A quale “linea smarrita” si riferisce?
«All’indebolimento preoccupante della figura dell’allenatore che, solo qui da noi, non ha più la possibilità di costruire liberamente delle squadre. Quelle ormai le fanno i direttori sportivi, con la complicità dei procuratori. Sono loro che tengono in ostaggio i presidenti, i quali seguono le mode e il business e spesso oltre a non possedere un minimo di competenza, non hanno neppure passione per il calcio. E questo, poi, contagia tutti, a partire dalla base».

Siamo di fronte a un pallone italiano perniciosamente contaminato?
«Siamo diventati poveri e non vogliamo ammetterlo. Tanti miei colleghi che allenano anche in B, mi confessano che vorrebbero scapparsene all’estero anche domani, perché qui non c’è futuro. Non ci sono più i campioni, siamo fermi a Totti e Del Piero e questo per un problema di educazione. In Spagna vincono tanto perché ci sono talenti ben educati fin dalla scuola calcio. Qui da noi, le scuole sono tutte da ripensare».

Trovato il problema alla radice, ma la soluzione?
«Meno campus a pagamento per le ambizioni dei genitori e più “campi etici” in cui insegnargli fin da bambini una regola fondamentale: si gioca e si sta assieme per divertirsi e non per fare o diventare dei “numeri” di questo pallone tritatutto».

Un’immagine apocalittica, densa di tristezza.
«Triste, è il termine che sintetizza il momento. Stadi tristemente vuoti, perché la gente non vede più i campioni in campo e, quindi, non si diverte. Le famiglie non hanno soldi da spendere e se li trovano non rischiano per andare in un luogo come lo stadio che non è sicuro per i loro figli. Tristi e tese, sono le facce dei miei colleghi, specie quando a fine gara, alla tv, invece di commentare quella che dovrebbe essere una festa di 90 minuti sembrano che siano reduci da una guerra».

Tregua: siamo arrivati al si salvi chi può?<+tondo>
«No, si può ancora sperare se si decide di seguire la direzione di Cesare Prandelli. Il ct azzurro è l’unico che con il suo calcio, fatto prima di tutto di piacere di giocare, di educazione e di rispetto delle regole, continua a mascherare le tante falle del nostro sistema».

Qualcuno le farà notare, che lei è come Zeman, parla così perché non ha vinto in carriera...
«Che Zeman non alleni è una sconfitta per tutti. Gli unici quattro giovani interessanti, Insigne. Immobile, Verratti e Florenzi, li ha lanciati lui con il solito coraggio dell’uomo libero che da sempre crede nei giovani sul serio... Io vivo il calcio come Zeman, conosco i miei limiti, in passato ho rifiutato quattro panchine di A, ma ho vinto tutti i campionati, dalla Terza Categoria alla Serie C. Però la cosa di cui vado più fiero è aver conquistato tre Coppa Disciplina e di essere arrivato tante volte secondo».

Una filosofia la sua, che forse nessun presidente sarebbe disposto a sposare.
«Uno sì, ma purtroppo non c’è più. Era Angelo Gabrielli, il presidente del mio Cittadella. Conservo ancora una ventina di lettere di quell’uomo straordinario e le più belle sono quelle che mi ha scritto dopo le sconfitte. Qualcuna finirà nel libro che sto scrivendo (editore Mazzanti, ndr) e spero tanto che le leggano e facciano riflettere quei dirigenti e procuratori che stanno rovinando il gioco».

Lei insiste sul concetto di “gioco”, non è il caso forse che ricominci con l’allenare dei ragazzini.<+tondo>
«Se c’è un progetto serio ed educativo io sono disposto a ricominciare anche dall’ultimo gradino del dilettantismo. Ma prima vorrei vedere un Paese in cui si gioca a calcio nelle scuole e durante l’orario didattico. Vorrei campionati giovanili alla luce del sole e non con gare disputate sotto i riflettori o con i campi ghiacciati, solo per illuderli che a 10 anni sono già dei professionisti. Vorrei vedere giocare tutti nella stessa squadra: bravi e scarsi, ricchi e poveri, ragazzini sani e quelli con handicap, e farlo con il sorriso. Perché ciò che manca sopra ogni cosa in questo sport è la gioia, il sorriso».

Ma chi può ridare il sorriso a questa generazione?
«Servono dei maestri, come quelli che ho avuto io. Gino Costenaro che ci venne a cercare a scuola per portarci nella sua squadra “oratoriale” a Portogruaro. Poi, da lì, mi ha messo tra le braccia di Luisito Suarez che allenava la Primavera del Genoa. Suarez arrivava nello spogliatoio elegantissimo con le scarpette legate in spalla e ci diceva: “Le vedete? Sono lucidissime e da sempre me le pulisco da solo. È anche per questo che sono arrivato fino al Pallone d’Oro”. Se gli insegniamo queste piccole cose, come pensare da soli alle proprie scarpe da calcio, allora forse questi ragazzi potranno ancora coltivare grandi sogni in campo, e magari anche nella vita».

Massimiliano Castellani - avvenire

Banner Image Banner 234 x 60 - 120x80_generico

234x60_1

Detto Fra Noi Venezia Image Banner 300 x 250

Olimpia Milano Serie A: l'avversaria, Grissin Bon Reggio Emilia

La formazione emiliana si presenterà oggi al Forum con la formazione al completo e con lo stesso record dell'EA7 (3-3) in campionato. La stella è James White, c'è anche l'ex biancorosso Karl. 

Nemmeno il tempo di archiviare l'impresa con l'Efes in Eurolega, per l'Olimpia è già tempo di pensare al campionato: domani pomeriggio (ore 18.15) al Forum di Assago arriva la Grissin Bon Reggio Emilia, nella settima giornata di Serie A. Sarà la sfida numero 40 tra le due squadre, con i biancorossi avanti per 28-11 nel bilancio complessivo, anche se l'anno scorso furono gli emiliani ad imporsi in entrambe le gare giocate. L'inizio di stagione della formazione di Menetti è stato simile a quello dell'EA7, cioè altalenante e con lo stesso record di 3 vittorie e 3 sconfitte. Anche la Reggiana sta faticando parecchio in trasferta, dove è sempre stata battuta, mentre in Eurochallenge è al comando del proprio girone con 2 successi su 3 gare disputate. C'è stato qualche problema fisico, soprattutto a Cinciarini, ma per la gara di domenica la Grissin Bon si presenterà al completo. L'uomo copertina della squadra è sicuramente James White, miglior marcatore del campionato 2011, anche sinora sta avendo un rendimento forse inferiore alle attese, nonostante i quasi 15 punti e 8 rimbalzi di media. Il quintetto è composto anche dal già citato playmaker azzurro (11 punti e 5 assist a partita), l'ex biancorosso Coby Karl come altro esterno, oltre a Silins e Brunner. Dalla panchina escono, in particolare, Bell e Antonutti. 
http://olimpiablog.blogosfere.it

Quello che si temeva subito dopo l'incidente si è tristemente verificato: il crollo del tetto di un supermercato ieri a Riga ha provocato una strage. Sono quarantasette i corpi senza vita tirati fuori finora dalle macerie, compresi quelli di tre vigili del fuoco, ma si temono molte più vittime perché decine di persone risultano ancora intrappolate. E' ancora mistero sulle cause, ma il governo lettone punta il dito sui difetti strutturali dell'edificio, inaugurato nel 2011 e che - beffa del destino - aveva ricevuto un premio d'architettura. Il bollettino dei morti si aggiorna di ora in ora, nell'incessante attività dei duecento soccorritori aiutati dai militari per fronteggiare il peggior disastro accaduto in Lettonia dal suo ritorno all'indipendenza, nel 1991. Le gru sono impegnate a sollevare le grandi lastre del tetto dell'edificio alla periferia della capitale, crollato ieri sera all'ora di punta, con centinaia di clienti impegnati negli acquisti. Si cercano le persone ancora intrappolate, che sarebbero una quarantina, in base alle immagini delle telecamere di sicurezza.
E ci si serve anche degli squilli dei telefoni cellulari, mentre i superstiti riferiscono di esser stati avvolti dal buio subito dopo un forte boato, e di essere riusciti a fuggire dalle finestre. Prima che crollasse un altro pezzo di struttura. Sul posto sono accorse decine di persone: chi per cercare un parente disperso, chi semplicemente per portare fiori o accendere una candela in memoria delle vittime. Le cause dell'incidente, che per ora registra anche una quarantina di feriti, restano ancora sconosciute. Si sa soltanto che un gruppo di lavoratori stava costruendo un giardino pensile, ma il governo mette in dubbio la correttezza nelle procedure di edificazione.
"E' chiaro - sottolinea il ministro dell'Interno Rihards Kozlovskis - che c'è stato un problema con l'adempimento delle prescrizioni per la costruzione" dell'edificio della Maxima, catena lituana che impiega quasi trentamila persone in tutti gli Stati baltici. Il numero di vittime è comunque "troppo grande" per concentrarsi adesso sull'origine della tragedia, afferma il premier Valdis Dombrovskis, proclamando tre giorni di lutto nazionale. Tutto il paese intanto si stringe intorno ai soccorritori, che avranno bisogno di almeno un altro giorno per districarsi tra le macerie che si estendono per 1.500 metri quadrati. Poi, le autorità dovranno fare chiarezza sul peggior disastro che ha colpito questa giovane repubblica nata dalle ceneri dell'Unione Sovietica, membro dell'Unione europea da quasi dieci anni e che nel 2014 entrerà nell'eurozona. Nel 2007, la Lettonia aveva pianto ventisei morti per un incendio in una casa di cura. Altri ventitre nel '94 dopo l'affondamento di un traghetto estone nel mar Baltico, in cui persero la vita oltre 800 persone.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Venezia: marea +106, acqua alta 9% città



  (ANSA) - VENEZIA, 23 NOV - Il Centro Previsioni e Segnalazioni Maree ha registrato oggi, alle ore 12, a Venezia, una punta massima di marea di 106 cm. Con un'alta marea di 106 cm il fenomeno dell'acqua alta ha interessato circa il 9% cento del suolo cittadino, con un livello variante da pochi millimetri a una media sui 25 cm in Piazza San Marco, l'area più bassa della città.

Basket: Eurolega, Galatasaray-Siena 54-52

Il Galatasaray Liv Hospital Istanbul ha sconfitto la Montepaschi Siena 54-52 in un match valido per la fase a gironi dell'Eurolega di basket. Si fa ora più difficile per i toscani l'approdo alla top 16.
ansa

TIRO A SEGNO Campriani oltre l'ultimo colpo


​ A Londra 2012 Niccolò Campriani è stato l’olimpionico azzurro che ha raccolto di più: oro e argento individuali. Quest’anno nella carabina 3 posizioni da 50 metri (a terra, in piedi e in ginocchio) il tiratore toscano ha festeggiato assieme alla fidanzata Petra Zublasing: nello stesso giorno, in estate si sono aggiudicati i Giochi del Mediterraneo, e due domeniche fa anche la Coppa del mondo. Nessun italiano aveva mai sollevato quel trofeo, a Monaco di Baviera se l’è aggiudicato anche il poliziotto siciliano Andrea Amore, nella pistola da 10 metri. Petra nella gara femminile si è imposta con 5 punti di margine sulla serba Arsovic, facendo 3 punti in più di Campriani. «Se ci penso bene – scherza “Nicco” – è come fossi stato argento, dietro di lei. Ora allenarci assieme aiuta, ma per quasi un anno era stata dura perché non ci siamo visti: io stavo facendo un master in Inghilterra, lei studiava in un college americano...».

È tutto raccontato nel romanzo-confessione “Ricordati di dimenticare la paura” (edizioni Strade Blu, Mondadori) scritto con il giornalista Marco Mensurati. Campriani aveva iniziato con un’arma presa in prestito e un manuale scritto in cirillico, ma spesso il bersaglio di dove si allenava da ragazzo era occupato dal nido di due passerotti, nel poligono di Cascine, sperduto nella campagna toscana. Nella specialità “in piedi” è un predestinato, il migliore nella storia del tiro a segno. Eppure a Pechino 2008 mentre sta per conquistare l’oro, Campriani scopre un avversario subdolo e in realtà di tanti: l’ultimo colpo. Manca il bersaglio per 3,34 millimetri, cioè lo spessore di due monetine da un centesimo. Precipita in un buco nero che lo svuota e gli fa dubitare di tutte le scelte. Una mattina si sveglia depresso, nella casa di Sesto Fiorentino, la ragazza l’ha lasciato, si era ubriacato: «Qui non troverò le risposte che cerco», scrive. Nicco è in fuga da sé, lascia Sesto Fiorentino e si iscrive a un campus americano. In 4 anni studia intensamente ingegneria, si allena in posti improbabili e si laurea da “cervello in fuga”. Parla con campioni ed ex, lo aiutano a scoprire che fra il mirino e il bersaglio ci sono aria, distanza e paura: di fallire, e anche di deludere se stessi. Sono tre anni di incontri, con la nuova “morosa” Petra, altoatesina, e pure con se stesso. «Tanti atleti stranieri – racconta Campriani – studiano psicologia dello sport, io ho frequentato 6 corsi...». I segreti della mente continuano a catturarlo: «La preparazione mentale è fondamentale, all’Acquacetosa, invece, ricordo che mi avevano proposto un semplice questionario sportivo, a crocette. Alle Olimpiadi non siamo abituati a gestire il circo mediatico, quella è stata una difficoltà in più, ma appunto mi ero preparato. Conta quasi quanto le ore in palestra o al poligono, a selezionare munizioni e carabine: il nostro sport per l’80% è questione di testa...».

È anche così che vince la paura dell’ultimo colpo. A 24 anni, a Londra 2012, Campriani rinasce e senza mai rischiare conquista l’oro da 50 metri nella carabina a tre posizioni e l’argento dai 10 metri, ad aria compressa. Viene in mente la canzone degli Europe “The final countdown”. «Il fine è il gesto perfetto, assoluto e puro, da compiere solo in una condizione di distacco, dimenticando ansia e paura di vincere». Esemplare la storia del 32enne americano Matthew Emmons. Nel 2004 ad Atene all’ultimo sparo colpisce il bersaglio. Ma è quello accanto al suo, di un avversario. Emmons perde titolo e podio, divenendo una barzelletta a cinque cerchi. A Pechino 2008 il bis: il colpo decisivo gli parte accidentalmente, mentre prende la mira, e addio titolo. «Ho cercato Emmons per email – racconta Niccolò –, ci siamo allenati assieme e a Londra perlomeno ha raggiunto il podio, entrambi siamo migliorati sul colpo chiave». Difficile azzerare i fantasmi della paura: «Quelli del 2008 per me comparirono anche un anno fa, ma ci convivo in maniera diversa, spostando l’attenzione sulle cose positive, che contano davvero: per il gesto tecnico serve tanto esercizio, nella sua semplicità è complesso». Il titolo olimpico è arrivato dopo un decennio di pratica, mentre questo è stato un anno di scarico. «Alla finale della coppa di cristallo – spiega – sono arrivato grazie a tre secondi posti e a un terzo. Per me è stato come ricominciare a tirare perché ho cambiato carabina, mi allenavo per sviluppare la Pardini, ho portato sul podio la prima carabina italiana, in precedenza ne usavo una tedesca». A luglio Campriani ha concluso un altro master, ha discusso la tesi a Sheffield, in Inghilterra. «È un trattato di fisica sulla meccanica delle vibrazioni, descrive quanto succede nella canna al momento del tiro, l’energia del colpo: una parte rincula e un’altra fa vibrare l’arma, a distanza di 50 metri dal bersaglio, l’effetto è nella dispersione, nel volo, in particolare sul calibro 22 è molto interessante. Mi ha aiutato un medico di fisica scozzese...».

Per il momento con gli studi si ferma, ma ha già in mente un altro master: «A Losanna, in management dello sport». Intanto, ha traslocato e raggiunto Petra al suo paese, Appiano, sulla strada del vino, in provincia di Bolzano: «Abbiamo iniziato a convivere, ma ci sposeremo». Lei a Londra è stata 12ª, non è il fidanzato ad allenarla («Non funzionerebbe, sarei troppo coinvolto. Ci scambiamo consigli, però, è ovvio»), ad allenarsi vanno a 50 metri da dove vivono. «In un ambiente climatizzato. I poligoni di solito sono all’aperto, da ottobre a marzo fa troppo freddo per continuare l’attività, qui invece non c’è questo problema». Il futuro sportivo? «Io proseguo sicuramente sino al 2016, sulla scelta incidono mille fattori, valuterò se mi diverto ancora, intanto ringrazio le Fiamme Gialle: per la tranquillità che garantiscono alla mia vita, non solo per i soldi. Ma, poi, penso già alla professione: può essere rischioso iniziare a fare l’ingegnere a 40 anni, con il curriculum vuoto sul piano professionale». È stato papà Giuseppe, 66 anni, aretino del Casentinese, a trasmettergli la passione per ingegneria: «Non avessi tirato, mi sarei perso mille storie. Amo il tennis, comunque gli sport individuali. La squadra è bella, però per il mio carattere gareggio bene da solo: ho scoperto il golf, molto simile al tiro, la competizione è individuale e con un colpo alla volta; i campioni delle mazze ripetono lo swing e gli psicologi lavorano tanto anche con loro».

Nel suo salto di qualità balistico incidono anche gli stage a Pechino e pure il mese trascorso laggiù prima della Coppa: «Ho tirato con i cinesi, tengono molto al segreto professionale, mi relaziono con il loro allenatore». Fondamentale è anche il ruolo della ct azzurro, Valentina Turisini, unica a occuparsi di uomini e donne. E non è un programma televisivo. «A Londra ci ha protetto molto, una coppia di fidanzati in Nazionale si presta come storia, invece non ci ha dato in pasto ai giornalisti, escluso nell’ultima settimana». Campriani già inquadra il prossimo obiettivo: «A settembre 2014 in Spagna». Il campionato del mondo metterà in palio le prime carte olimpiche per Rio. Nicco e Petra si presenteranno da favoriti e proseguiranno la battaglia con la paura dell’ultimo colpo. In fondo quella ce l’abbiamo un po’ tutti. E in qualsiasi ambito.

Vanni Zagnoli

Ruby: 'Provato sesso con Cav, sapeva che era minore'. I giudici di Milano nelle motivazioni della sentenza: Berlusconi regista del Bunga bunga

E' ''provato che l'imputato abbia compiuto assi sessuali con Ruby in cambio di ingenti somme di denaro e di altre utilità, quali gioielli''. Lo scrivono i giudici di Milano nelle motivazioni della sentenza del processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi.
Il tribunale di Milano ha ritenuto che "la valutazione unitaria del materiale probatorio illustrato evidenzi lo stabile inserimento" di Ruby "nel collaudato sistema prostitutivo di Arcore" scrivono i giudici.
''Risulta provato (...) che il regista delle esibizioni sessuali delle giovani donne fosse proprio Berlusconi, il quale dava via al c.d. bunga bunga in cui le ospiti di sesso femminile si attivavano per soddisfare i decidere dell'imputato''.
"Proprio la cronologia degli accadimenti oggetto del presente processo ed il chiaro contenuto dei dialoghi captati convergono nel fornire la prova, al di là di ogni ragionevole dubbio, della consapevolezza dell'imputato della minore età'' di Ruby. 
''Deve ritenersi'' che il premier ''intervenne pesantemente sulla libertà di autodeterminazione del capo di gabinetto e, attraverso il superiore gerarchico, sul funzionario in servizio quella notte in Questura (...) al fine di tutelare se stesso, evitando'' che Ruby ''svelasse l'attività di prostituzione'' ad Arcore.
Silvio Berlusconi ha una ''capacità a delinquere (...) consistita nell'attività sistematica di inquinamento probatorio a partire dal 6 ottobre 2010 attuata anche corrispondendo'' a Ruby ''e ad alcune testimoni ingenti somme di denaro'' si continua nella sentenza. Quando era premier e telefonò al capo di gabinetto della Questura per chiedere la liberazione di Ruby, ''non ha esitato ad asservire la pubblica funzione ad un interesse del tutto privato (...) ossia il complessivo funzionamento di un sistema prostitutivo'' ad Arcore. 
"Berlusconi, abusando della propria qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri, ha costretto Pietro Ostuni a dare disposizioni ai funzionari della Questura di Milano di rilasciare" Ruby, "affidandola a Minetti Nicole", aggiungono i giudici di Milano nelle motivazioni della sentenza a carico dell'ex premier.
ansa

Rassegna Stampa 21 novembre 2013: le prime pagine dei quotidiani sportivi

Milan-Inter che derby lo stadio”, il Corriere dello Sport apre con le squadre milanesi e la possibile nuova struttura sportiva: “Galliani e Thohir vogliono costruirlo nella stessa zona: verso un clamoroso scontro”. In alto: “Ronaldo più forte di Blatter”. Poi a centro pagina un richiamo: “Ecco MIhajlovic: Io alla Samp grande emozione”. Poi di spalla altri tre richiami: “Caso Vidal alla Juve è in dubbio per Livorno”, “Benitez: In Italia non avete pazienza” e “Diego Lopez: Sardegna il Cagliari ti aiuterà”. Poi in basso: “Troppi rischi: Nocerina-Lecce non si gioca”.
La Gazzetta dello Sport apre con Cristiano Ronaldo e il Pallone d’Oro: “Lo merita lui!”. In alto due finestre: “Thohir e lo stadio Inter: Via ai lavori dal 2016” e “Borja Valero assicura: Rossi-Gomez perfetti”. Di spalla tre richiami: “Barbara e Galliani l’abbraccio a cena. Kakà vuole il gol 100”, “Il Cile fa ostruzione Vidal adesso rischia di saltare Livorno” e “Gioiosa, scuola-calcio salva. Nuovo appello di don Ciotti”. In basso un’altra finestra: “Ecco le favorite per il Mondiale”.
Tuttosport apre con: “Pogba, maxi clausola per la Juve”. In alto due richiami: “Vives: Credetemi io sono da Toro” e Balotelli al Chelsea? Milan. Ecco Lukaku!”. Di spalla: “Benitez s’arrabbia: Napoli basta false partenze”, “Giovani in giro: Thohir scopre un tesoro Inter” e “Ronaldo forza 66 ora mette Fifa anche a Ribery”.

fonte: calciomercato

Buona prova per la Grissin Bon Reggio Emilia in Eurochallenge

Buona prova per la Grissin Bon Reggio Emilia in Eurochallenge. I ragazzi di coach Massimiliano Menetti hanno sconfitto il Groningen con il punteggio di 78-61. Primo quarto favorevole agli emiliani (20-13), che si fanno raggiungere e superare, andando al riposo sul 32-33. Buono invece l'impatto con il terzo periodo, chiuso sul 56-48 per i padroni di casa, che aumentano il distacco nel quarto conclusivo. 
Top scorer di serata sono Brunner per Reggio Emilia e Robinson per gli olandesi: 16 punti per entrambi. 
Da segnalare anche i 15 fatti registrare da Coby Karl. 

Il tabellino: GRISSIN BON REGGIO EMILIA: White 5, Filloy 4, Silins 9, Karl 15, Brunner 16, Antonutti 3, Bell 9, Frassineti 6, Mussini, Pini 1, Cervi 1, Cinciarini 9. Allenatore: Menetti. 

GAS TERRA FLAMES GRONINGEN: Slagter 7, Robinson 16, Van der Ark, Bouwknecht, Dourisseau 4, Osaikhwuwuomwan 5, Wright 6, Bekkering 5, Hof, Pryor 11, Koenis 7. Allenatore: Skelin. 

Arbitri: Jeanneau (Francia), Somos (Grecia), Vassallo (Malta). -

See more at: http://www.gazzettadiparma.it/

Dal Brasile, nuovo record del mondo di parapendio per l'azzurra Nicole Fedele

comunicato stampa 20 Novembre 2013 
 
Nicole Fedele, campionessa europea in carica e detentrice della coppa del mondo di volo in parapendio, ha stabilito il nuovo record mondiale femminile di distanza libera. L'impresa è avvenuta nel nord est del Brasile, precisamente con decollo da un pendio nei pressi di Quixadà, cittadina dello stato Cearà a circa 170 chilometri dalla capitale Fortaleza, ed ha impegnato la pilota friulana oltre nove ore. Al temine Nicole aveva coperto 381 chilometri ad una media di oltre 42 km/h, toccando 2787 metri di quota massima, in compagnia dei grossi corvi che popolano questa regione. Nicole Fedele, traduttrice di Gemona del Friuli (Udine), ha appena compiuto 29 anni e non è nuova a queste imprese. Lo scorso agosto insieme al suo concittadino ed amico Arduino Persello, che insieme a Marco Zonca l'hanno accompagnata in Brasile, stabilirono i record mondiali di andata e ritorno, femminile e maschile, rispettivamente di 280 e 312 chilometri. I voli avvennero tra Slovenia ed Italia con obbligo di ritorno al punto dal quale erano decollati ed, ovviamente, senza mai posare i piedi a terra. Come noto, il parapendio è un mezzo semplice e contemporaneamente esaltante. Si sostiene in cielo sfruttando le correnti d'aria ascensionali generate dal riscaldamento del suolo, che sono in pratica il suo motore e la sua benzina. Il pilota lo conduce seduto in una selletta appesa alcuni metri sotto l'ala ed a essa collegata tramite un fascio di cordini. Due di questi fungono da comandi e permettono la chiusura di una semiala o dell'altra. Grazie a queste operazioni il pilota dirige il mezzo, cercando di raggiungere una buona quota per poi sfruttare l'efficienza dell'ala per avanzare a caccia di nuove ascensioni e così via. Ora Nicole Fedele pensa ad un nuovo record, quello cosiddetto "triangolo FAI" dall'acronimo della Federazione Aeronautica Internazionale che convalida i record di tutte le discipline aviatorie. Questo prevede di decollare e raggiungere due punti sul territorio prima di tornale al punto di partenza, in modo che il tracciato disegni, appunto, un triangolo con i vertici il più possibile lontani tra loro. Se dovesse riuscire nell'impresa, la friulana sarebbe la prima pilota a detenere contemporaneamente i tre principali record di volo in parapendio, probabilmente meglio dei colleghi maschi. 

Gustavo Vitali
Ufficio Stampa FIVL - Federazione Italiana Volo Libero

Il sindaco di Licata vuole vendere 150 case abusive sulla spiaggia

Diffida di Legambiente: «E’ illegittimo ed è un regalo alle ecomafie»
Oggi il Consiglio del Comune siciliano di Licata (Ag) ha all’ordine del giorno l’approvazione di un provvedimento varato dalla giunta del sindaco Angelo Balsamo (liste civiche di centro-destra), che riguarda la vendita di 47 immobili abusivi. Ma è solo la prima tranche della vendita di più di 150 case costruite sulla spiaggia, acquisite al patrimonio comunale e sopravvissute agli abbattimenti avviati nel 2002, quando, anche grazie all’impegno dell’allora prefetto di Agrigento, Ciro Lo Mastro, vennero demolite 4 case. Ma poi le ruspe improvvisamente si fermarono davanti alla villetta di un consigliere comunale del Ccd e a quella del capo di Cosa nostra agrigentina Giuseppe Falsone, latitante arrestato a Marsiglia nel giugno del 2010. Il prefetto Lo Mastro venne trasferito e non mancarono scontri tra le forze dell’ordine e gli abusivi, che fino a oggi hanno potuto continuare ad abitare gratuitamente quelle case grazie alla “generosità” dell’amministrazione comunale. Anche l’estate 2013 a Licata è stata segnata da sequestri di immobili abusivi da parte delle forze dell’ordine.

- http://www.greenreport.it

Il calcio italiano da sempre sopravvive tra scandali, zone d’ombra e troppo spesso è vittima dell’omertà

Ed è stata questa stessa omertà ad infittire il mistero del calciatore che venne ucciso verso sera: il 27enne Donato “Denis” Bergamini, centrocampista del Cosenza, trovato morto il 18 novembre 1989, al chilometro 401 della Statale Jonica, all’altezza di Roseto Capo Spulico. La prima indagine della procura di Castrovillari, che faceva acqua da tutte la parti, venne chiusa in fretta e furia e parlava di suicidio del calciatore. Una verità confutata un decennio più tardi da un libro-inchiesta scritto dall’ex bomber caduto nel fango del dio pallone, Carlo Petrini, che già nel titolo parlava di Bergamini Il calciatore suicidato (Kaos Edizioni). 

Petrini Carlo - Il calciatore suicidato >>> da qui su ibs con 15% di sconto http://www.ibs.it/code/9788879531023/petrini-carlo/calciatore-suicidato.html?shop=4533

Il calciatore suicidato TitoloIl calciatore suicidato
AutorePetrini Carlo
Prezzo
Sconto 15%
€ 11,42
(Prezzo di copertina € 13,43 Risparmio € 2,01)
Dati2001, 148 p., ill.
EditoreKaos   



In quelle pagine, Petrini sosteneva convinto la tesi dell’«omicidio», seguendo piste scomode che rimandavano al giro del calcioscommesse e a quello del traffico di droga che sarebbe stata trasportata durante le trasferte del Cosenza e al quale Bergamini si sarebbe opposto. Piste forse distanti dalla presunta verità che sta affiorando in questi ultimi mesi. La riapertura dell’indagine, nel giugno del 2011, da parte della Procura di Castrovillari segue infatti la via dell’omicidio volontario, a seguito del memoriale depositato dall’avvocato Eugenio Gallerani, il nuovo legale scelto dalla famiglia Bergamini. Una famiglia che nella casa ferrarese di Boccaleone, da 24 anni attende di «conoscere chi e perché ha ucciso il nostro Denis». E non è un caso, o così ci piace pensare, che proprio domani, 18 novembre, il pm di Castrovillari Franco Giacomantonio e la sostituta Maria Grazia Anastasia, abbiano convocato i due indagati per la morte di Bergamini: l’ex fidanzata Isabella Internò, indagata per concorso in omicidio volontario e il camionista Raffaele Pisano, indagato per favoreggiamento e false informazioni al pm. Loro due erano presenti sul luogo in cui è stato ritrovato Denis già cadavere e dalle loro versioni, contraddittorie e assolutamente non credibili, la domanda che si pone la famiglia del calciatore: «Come è stato possibile che per oltre vent’anni sia stata accreditata la versione del suicidio?».

Chi ha conosciuto bene Bergamini, sa che era un ragazzo solare, innamorato della vita e del suo mestiere di calciatore. «Quando venne ucciso, era all’apice della carriera: aveva un contratto da 180-200 milioni di lire a stagione. E proprio in quei giorni si compiaceva con amici e famigliari di quanto fosse fortunato, per il fatto che lo pagavano così lautamente per quella che in fondo era stata la sua passione fin da bambino», spiega l’avvocato Gallerani. Il legale, assieme ai genitori di Denis è sceso a Cosenza, dove ieri sera dopo la partita della formazione locale contro il Chieti  - campionato di Seconda divisione - i tifosi (che hanno creato il sito www.denisbergamini.com), 400 ragazzi della scuola calcio e parte della città, hanno preso parte a una fiaccolata in memoria di Bergamini.

«Il giorno dei suoi funerali c’erano più di 20mila persone...», ricordano commossi papà Domizio e la sorella Donata. «Denis non soffriva di alcun tipo di depressione, quella mattina era uscita un’intervista su La Gazzetta del Sud in cui incitava i compagni a tornare alla vittoria contro il Messina - dice Donata - . Mio fratello sarebbe potuto rimanere comodamente a Cosenza anche la stagione successiva o magari accettare l’offerta di squadre di Serie A: lo avevano richiesto il Parma e la Fiorentina di Roberto Baggio che in quel periodo era allenata dal suo ex allenatore Bruno Giorgi che lo stimava tantissimo. «Ma qualcuno quaggiù mi vuole male», avrebbe confidato Denis, i giorni precedenti la sua morte, alla nuova fidanzata. Una 22enne romagnola, con la quale condivideva anche la passione per lo sport: giocava a calcio nella squadra femminile del Russi, e alla quale teneva molto. Ma chi, per l’opinione pubblica cosentina, voleva essere ancora accreditata come la fidanzata ufficiale di Bergamini, era Isabella. Ragazza conosciuta nell’85, quando non aveva ancora 16 anni e che dopo la rottura del fidanzamento alla moglie di un suo compagno di squadra si era lasciata sfuggire: «Piuttosto che sapere Denis con un’altra, preferirei vederlo morto...». Oggi Isabella è sposata con Luciano Conte, poliziotto: «Un amico di famiglia che mi conforta», dichiarò cinque giorni dopo la morte di Denis. Una morte avvolta in un alone nero, a partire dall’ultima telefonata che Bergamini ricevette alle 15.30 di quell’ultimo pomeriggio in ritiro con la squadra. «Con lui c’era il compagno di squadra e coinquilino Michele Padovano (poi arrestato nel 2006 per traffico internazionale di droga e condannato in primo grado) che dichiarò di aver visto Denis «molto preoccupato appena riattaccò il telefono». Telefonata che il pm di allora non si premurò neppure di controllare sul tabulato per risalire al numero e quindi non venne messa neppure agli atti. Agli atti non risultarono neppure le ipotetiche “tre persone” che avrebbero prelevato Bergamini al cinema dove si era recato, come quasi ogni vigilia di partita, con tutta la squadra. Denis alle 17.30 venne poi fermato a bordo della sua Maserati bianca a un posto di blocco dal brigadiere Francesco Barbuscio (deceduto), ma anche su questo controllo non sono state fatte le dovute verifiche. Due ore dopo, Bergamini, secondo i due unici testimoni e ora indagati, si sarebbe gettato sotto il tir guidato dal camionista Raffaele Pisano. «Nell’udienza dibattimentale del 1991 - spiega l’avvocato Gallerani - , Pisano disse di aver frenato all’ultimo momento e di aver visto Bergamini in piedi, mentre il corpo del calciatore, secondo la perizia medico legale effettuata dal prof. Francesco Maria Avato, era già disteso in terra».

Fu soltanto una messinscena quella del suicidio e la conferma più evidente è che Bergamini non aveva neppure un osso fratturato, quindi da escludere categoricamente la morte per schiacciamento. «Difficile rimanere illesi quando ti passa sopra un camion che trasportava 138 quintali di mandarini», ripeteva Carlo Petrini. «Dalla foto scattata dai carabinieri si intravede che il portafoglio di Denis era perfettamente integro e lo tiene ancora nella tasca posteriore - racconta papà Domizio -. Orologio, catenina, scarpe e vestiti in perfetto ordine. Anche se i vestiti non sappiamo perché, ma non vennero più ritrovati. Ci dissero che erano stati bruciati all’ospedale di Trebisacce». Uno dei tanti, troppi dettagli misteriosi di questo dramma (sul quale pochi hanno indagato a fondo come invece ha continuato a fare la trasmissione di Raitre “Chi l’ha visto”). Come misteriose sono state altre due tragiche fatalità, successive e forse legate al caso Bergamini: le morti dei due maganizzieri del Cosenza, Alfredino Rende e Domenico Corrente, che avevano confidato ai genitori del calciatore di sapere qualcosa riguardo alla morte del loro figlio. Un figlio per il quale tutti, a cominciare dal popolo degli stadi, ora chiedono di sapere la “verità”.

Massimiliano Castellani - avvenire.it

Tennis Wta: sale Schiavone

Rayban II
(ANSA) - ROMA, 18 NOV - Francesca Schiavone sale dal 40/o al 39/o posto e sorpassa Karin Knapp, che scende due gradini e si colloca al n. 41, nella nuova classifica del tennis mondiale, dominata dalla statunitense Serena Williams, davanti alla bielorussa Victoria Azarenka, e che non registra cambiamenti nella Top 30. Prima delle azzurre si conferma Sara Errani, stabile al numero 7. Invariate anche le posizioni di Vinci (14/a), Pennetta (31/a), Giorgi (96/a). Nel doppio, la coppia Errani/Vinci si conferma regina.


Moto: Sic, successo a gara beneficienza

''Questi ragazzi nessuno li obbligava, eppure son venuti qui a dare tutto quello che avevano in corpo''. Paolo Simoncelli, padre di Marco, ha commentato con gli occhi lucidi la partita del cuore che la squadra degli Amici del Sic ha vinto al Tardini di Parma contro la Nazionale cantanti (4-2). Oltre 11.000 gli spettatori paganti, con un incasso di 72.500 euro che andranno alla 'Fondazione Marco Simoncelli Onlus' per la realizzazione di un centro per disabili a Coriano (Rn), paese natio del Sic.
ansa

F1: Usa, vince Red Bull Vettel. Quinta la Ferrari di Alonso. Sul podio Lotus Grosjean e Webber

Sebastian Vettel su Red Bull ha vinto il Gran Premio degli Stati Uniti sul circuito di Austin in Texas. Il campione del mondo firma il suo ottavo centro consecutivo della stagione superando il primato di sette vittorie detenuto da Ascari e Schumacher. Sul podio la Lotus di Grosjean e l'altra Red Bull di Mark Webber. Quinta la Ferrari di Fernando Alonso dietro alla Mercedes di Lewis Hamilton. Solo tredicesima l'altra Rossa di Felipe Massa fuori dalla zona punti.
ansa

GRISSIN BON REGGIO EMILIA –GIORGIO TESI GROUP PISTOIA 67 – 56

GRISSIN BON REGGIO EMILIA – GIORGIO TESI GROUP PISTOIA  67 – 56
 
Grissin Bon : White 11, Filloy 10 , Karl 10 , Brunner 11 , Antonutti 5 , Bell , Frassineti , Mussini, Pini , Cervi , Silins 8 , Cinciarini 11 . Allenatore Menetti

GTG Pistoia : Daniel 2 , Meini , Galanda 1 , Wanamaker 11 , Washington 12, Cortese 14 , Evotti , Bozzetto , Gibson 8 , Johonson 8. Allenatore Moretti

Grissin Bon Reggio Emilia - Giorgio Tesi Group Pistoia diretta web radio dalle ore 18

Segui la diretta http://www.spreaker.com/user/sport_news

Domenica molto importante per la Tesi Group attesa al match di Reggio Emilia sul campo dell'ambiziosa Grissin Bon

Domenica molto importante per la Tesi Group attesa al match di Reggio Emilia sul campo dell'ambiziosa Grissin Bon che finora, però, ha stentato in questo inizio campionato.
Per questo la squadra di Moretti può concretamente provare a dar continuità alla vittoria di sabato scorso contro Cremona, soprattutto se saprà essere concreta e decisa come lo è stata con la Vanoli anche lontano dal PalaCarrara. A far sentire aria di casa a Galanda e compagni ci penseranno i tifosi: più di 160 quelli pistoiesi attesi sulle tribune dello storico e centralissimo impianto di via Guasco. Il PalaBigi è soldout, segno che anche i tifosi reggiano sentono molto una gara che è diventata una "classica" del nostro basket e che dopo molte sfide in Legadue, tornerà a giocarsi in A1.
Moretti ha chiesto un altro passo avanti ai suoi, evidenziando che "bisognerà farsi trovare pronti e non farci azzannare da Reggio Emilia", chiaro riferimento alla voglia di riscatto emiliano dopo i tre ko tra campionato ed Eurochallenge. Menetti dalla sua ritroverà tra i dieci il suo direttore d'orchestra Cinciarini che affiancherà Filloy nella costruzione del gioco reggiano. "Dovremo controbattere all'atletismo di Pistoia, giocando di squadra e mettendo in campo la nostra tecnica" ha detto il tecnico reggiano.
La gara sarà arbitrata dai signori Taurino, Chiari e Ranaudo. Diretta tv su TVL, radiocronaca su Radio Diffusione Pistoia e come sempre aggiornamenti su PistoiaSport. com.
LE ALTRE SFIDE. La prima vittoria della sesta di Legabasket è quella della Sidigas Avellino nel (brutto) derby con Caserta, che rimane a 4 punti. Avellino vince 76- 70: per gli irpini, finiscono in doppia cifra Lakovic, Cavaliero, Ivanov (altro partitone del bulgaro) e Thomas mentre nella Pasta Reggia si salva solo Mordente.
Sempre in ottica corsa salvezza, Montegranaro (4 punti) va sul campo dei campioni d'Italia a Siena mentre Pesaro riceve il Banco di Sardegna Sassari; la Vanoli ospita Cantù mentre l'Umana Venezia targata Markovski riparte lunedì sera dalla sfida interna contro Milano. A Masnago interessante confronto tra l'altalentante Varese e la sorprendente Brindisi, mentre il posticipo Rai delle 20,30 è Roma- Bologna dove Bobby Jones (20 punti domenica contro Caserta alla "prima" stagionale) ritroverà davanti a sè Dwight Hardy, che sta facendo benissimo nella Virtus dei miracoli di coach Luca Bechi.
http://www.pistoiasport.com

Azzurri: recuperati Rossi e De Rossi. Prandelli prova l'attaccante viola con Giaccherini e Diamanti

Giuseppe Rossi pienamente recuperato dopo la tonsillite dei giorni scorsi. L'attaccante azzurro si allena e gioca la partitella sul campo del Motspur Park, sede del Fulham. Con lui in campo un gruppo di azzurri non impiegati o solo parzialmente ieri, mentre i titolari dell'amichevole con la Germania svolgono lavoro di scarico in palestra. Nella partitella 8 contro 8, Prandelli ha schierato con Rossi l'accoppiata Giaccherini-Diamanti. Pienamente recuperato anche De Rossi, che si allena in campo.
ansa

Nba: San Antonio non si ferma più, ok Detroit

San Antonio non si ferma più: vince anche a Salt Lake City, sul campo dello Utah (91-82), e colleziona la settima affermazione consecutiva nel campionato Nba di basket. Al successo degli Spurs (il settimo consecutivo) ha contribuito - sia pure in minima parte - anche Marco Belinelli, che è stato autore di tre punti e un assist in soli 13' giocati. Ci ha pensato Diaw (17 punti) a trascinare i texani e un pubblico tanto appassionato da stabilire il primato dell'arena più rumorosa del mondo, con 124,5 decibel. Roba da fare invidia a un concerto heavy metal.
Con Datome questa volta in campo, e a segno con un canestro dal perimetro che ha chiuso di fatto il primo tempo (la sua apparizione-lampo ha lasciato il segno), Detroit si è imposto in trasferta su Sacramento per 90-97. Risultati: LA Lakers-Memphis 86-89 Sacramento-Detroit 90-97 Atlanta-Philadelphie 113-103 Boston-Portland 96-109 Cleveland-Charlotte 80-86 Miami-Dallas 110-104 Phoenix-Brooklyn Nets 98-100 (dts) Utah-San Antonio 82-91 Indiana-Milwaukee 104-77 Toronto-Chicago 80-96 Denver-Minnesota 117-113.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Rugby: Italia bella e folle, Fiji battuti 37-31

L'Italia del rugby batte Fiji 37-31 nel secondo test match autunnale e si risolleva dopo quattro sconfitte consecutive. La vittoria è meritata, ma anche sofferta a causa di un finale balbettante, quando gli isolani dell'Oceano Pacifico risalgono dal -20 con due mete negli ultimi minuti. Il conto finale è di cinque a quattro in favore degli ospiti, che però in due occasioni mancano la trasformazione, mentre Luciano Orquera non sbaglia e mette tra i pali anche tre punizioni.

Gli azzurri cercano il riscatto dopo la batosta subita contro l'Australia, a Torino, con un 50-20 che pesa. Capitan Sergio Parisse e Martin Castrogiovanni raggiungono le 100 presente in nazionale e vogliono festeggiare il traguardo. Sarà proprio Parisse a siglare la prima meta, seguito da Luke McLean, una tecnica e Vosawai, il fijiano d'Italia.

Orquera rompe il ghiaccio con un calcio piazzato. Ma la prima meta è degli avversari, colpa di una palla persa. Telubala si invola e Fiji è in vantaggio. I giocatori in maglia bianca, sul terreno reso pesante dalla pioggia, fanno valere la loro forza esplosiva. Però sono anche molto fallosi. Così beccano tre cartellini gialli ed intorno alla mezzora si trovano per qualche minuto in 12 contro 15. Gli azzurri ne approfittano e tra il 30' ed il 34' passano due volte, con Parisse e McLean. Orquera risponde presente e la prima frazione finisce 20-5. L'italo-argentino apre la ripresa trasformando subito una punizione. Fiji risponde con la meta di Nagusa, non trasformata.

Una meta tecnica in mischia riporta l'Italia avanti 30-10. Ma ogni palla persa è un problema serio per la difesa azzurra. I tre quarti isolani ripartono a testa bassa e Nadolo sfonda ancora. Vosawai - entrato per Mauro Bergamasco - assistito da Parisse porta l'Italia sul 37-17 a 11 dalla fine. E qui comincia la fase thrilling: Nalaga e ancora Nagusa siglano due mete in quattro minuti. Bai le trasforma entrambe: 37-31, meno di un break di differenza. Le battute finali sono di gran sofferenza, ma il punteggio non cambia più e l'Italia può gioire con i 15.000 dello stadio Zini di Cremona.
Sabato prossimo terzo ed ultimo impegno, con l'Argentina, all'Olimpico di Roma.
''Volevo festeggiare con una vittoria, ma non soffrendo tanto - ammette Parisse, al microfono di Sky Sport -. Però, dopo la sconfitta pesante con l'Australia, avevamo il dovere di vincere e così abbiamo fatto. Certo, ci sono tante cosa da migliorare e tanti punti dove non siamo ancora al top, ma si lavora con più tranquillità quando si ottiene un risultato positivo''.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Al via le prevendite per Grissin Bon - Giorgio Tesi Group Pistoia e Grissin Bon - Gas Terra Flames

Partiranno questo pomeriggio in sede le prevendite per i prossimi impegni casalinghi della Grissin Bon: domenica 17 novembre alle 18.15 si terrà la terza gara casalinga del Campionato Italiano di Serie A che vedrà i biancorossi sfidare Giorgio Tesi Group Pistoia , mentre martedì 19 alle 20.30 la Grissin Bon affronterà gli olandesi del Gas Terra Flames nel terzo impegno del primo turno della competizione europea Eurochallenge.

A causa di problemi logistici, la prevendita online dei biglietti per la partita di domenica contro Pistoia non verrà effettuata. Ai tifosi di Pistoia è stata destinata la curva che ha una capienza massima di 160 posti; i biglietti per il settore ospiti saranno a disposizione della società Pistoia Basket 2000.

La prevendita per entrambe le gare inizierà questo pomeriggio, mercoledì 13 e proseguirà fino a venerdì 15 novembre nella sede di via Martiri della Bettola 47, dalle 17 alle 19. La vendita dei biglietti proseguirà sabato mattina, sempre in sede dalle 10 alle 12.
Domenica la prevendita si sposterà presso la biglietteria del Palazzetto dello sport G.Bigi domenica al mattino dalle 11.00 alle 13.00 ed al pomeriggio i botteghini apriranno alle 17. Palla a due alle 18.15

Per la gara di Eurochallenge, la prevendita riprenderà lunedì 18 novembre dalle 17 alle 19 in sede; la vendita dei biglietti proseguirà martedì ai botteghini del PalaBigi dalle 19.15 in poi. Palla a due alle 20.30.

Questi i prezzi dei biglietti :
Settore Prezzo
Parterre Prima Fila 80,00
Parterre 65,00
Tribuna Numerata Inferiore 40,00
Tribuna Numerata Superiore 35,00
Tribuna Numerata Laterale 30,00
Gradinata Numerata 25,00
Gradinata 20,00

fonte: http://www.pallacanestroreggiana.it/pagina.php?id=3922&n=Al+via+le+prevendite+per+Grissin+Bon+-+Giorgio+Tesi+Group+Pistoia+e+Grissin+Bon+-+Gas+Terra+Flames

Gallo: «Dopo il "consiglio" degli ultras ho abbandonato la panchina del Brescia»

Non solo razzismo verbale: gli ultrà erano già entrati a gamba tesa sul calcio italiano in estate, impedendo all’ex “bandiera” dell’Atalanta, Fabio Gallo, di accettare il ruolo di viceallenatore del Brescia. Prima che anche Marco Giampaolo, tecnico scelto dalla società, si dimettesse in disaccordo con la piazza, Gallo aveva addirittura cambiato mestiere, in attesa magari di una nuova chance in panchina.

I fatti di domenica a Salerno le hanno fatto rivivere il suo sabato 6 luglio?
«In parte sì. La Digos dovette addirittura organizzare, in un centro sportivo, un incontro con 8-10 esponenti della curva bresciana, miei coetanei o anche più vecchi: erano già capi tifosi quando giocavo a Brescia. Della società non c’era nessuno, solo gli ultrà, io e due poliziotti...».

Perché le chiesero di non affiancare Giampaolo in panchina?
«Sono stato una bandiera dell’Atalanta e per due stagioni anche il capitano. Poteva crearsi un “problema ambientale”, dissero. Avrebbero contestato tutti i giorni la mia presenza al campo. E pensare che da giocatore il Brescia mi aveva valorizzato per tre stagioni, poi, ceduto ai nerazzurri per 2 miliardi e mezzo più la metà dell’attaccante Saurini. Nel ’95 erano cifre elevate...».

La minacciarono apertamente?
«Il loro era un “consiglio” concreto. Avevo già percepito in anticipo l’ostilità, Giampaolo non le dava molta importanza. Sui siti internet bresciani si scatenavano leggende: scrissero che avrei sputato sulla maglia delle “rondinelle”, che ne avrei parlato male, così in quella occasione mi presentai con la rassegna stampa dal ’95 in poi, curata da un giornalista dell’Eco di Bergamo: in nessun articolo diffamavo il Brescia né i tifosi. Neanche gli accusatori ricordavano bene, cercavano solo un pretesto».

Era mai capitato un paradosso del genere, nel calcio italiano?
«Magari in Lega Pro, comunque non si è saputo. Nelle prime due categorie mai la piazza aveva condizionato la scelta di un tecnico perché ex della società rivale».

Poteva essere una sfida. Perché non l’ha accettata?
«Non volevo soffiare sul fuoco e dare altri problemi a Giampaolo, già si era verificata una situazione poco carina alla sua presentazione. Ho grande stima per il mister. che ho avuto come allenatore per due stagioni a Treviso, vincemmo l’allora Serie C1 e ci salvammo in B. Quella decina di ultrà a suo dire rappresentavano tutta la Curva, nei fatti secondo me non sono più di 600 persone. Dieci giorni dopo sono stato a Vinovo per seguire gli allenamenti della Juventus, due bresciani veri mi dissero che si vergognavano per l’accaduto».

Il calcio è ancora ostaggio di queste Curve?
«Purtroppo sì, anche le intimidazioni ai giocatori della Nocerina confermano quello che nessuno vuole dire: una minoranza condiziona tanta gente che vuole andare allo stadio. La critica va fatta sempre in modo civile, senza prevaricazione. A me hanno impedito una possibilità di lavoro, di crescita professionale ed economica, volevo affiancare uno fra i tecnici più quotati d’Italia».

Il Brescia sta dalla parte dei facinorosi?«Mi attendeva un anno di contratto. Neanche sono andato a sottoscriverlo, nonostante gli inviti del presidente Gino Corioni e del direttore sportivo Iaconi. Non aveva senso speculare su questa situazione. Brescia è un ambiente difficile per fare calcio, lo era anche 20 anni fa, quando giocavo».

Lei ora ha lasciato il calcio per sempre?
«No, vorrei ancora fare l’allenatore, in maniera professionale. Ho rinunciato a 40mila euro netti di stipendio per un anno, era il mio debutto in Serie B, ancorché da vice. Ora mi occupo di consulenza assicurativa nel campo della sanità e della previdenza, in provincia di Verona. Ho ricominciato a studiare imparando un lavoro nuovo».

Chi ha solidarizzato con lei?
«Nessuna telefonata è arrivata dall’Associazione allenatori, neanche dal presidente Renzo Ulivieri, mio docente al master di Coverciano, perciò non pagherò la quota di iscrizione. Neppure il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, mi ha chiamato. È come se la città avesse avallato quell’atteggiamento di pochi, chiedevo a tutti la consapevolezza della situazione. Silenzio anche da parte di Damiano Tommasi, al vertice dell’Assocalciatori...».

È pentito di avere ceduto alla contestazione preventiva?
«No, la qualità della mia vita è più importante. Ma resta il fatto che a me è stato negato un diritto al lavoro».

Può accadere solo a Brescia per un ex atalantino o fra salernitani e nocerini?«Nessuna rivalità forse è sentita così tanto. Esistono bergamaschi fidanzati con bresciane ma la settimana della partita non si parlano».

Come si è lasciato, con quei sostenitori così accesi?
«Non li ho più rivisti né sentiti. Ho stretto loro la mano, da persona a posto. Mi auguro soltanto che nessuno di essi debba cercare lavoro a Bergamo. Sarebbe brutto se qualcuno glielo negasse per campanilismo, com’è successo a me».

Vanni Zagnoli - avvenire.it

Salernitana-Nocerina, se non vince il migliore...

“Gli esami non finiscono mai”. E’ vero. Siamo degli eterni scolaretti alla scuola della vita. Troppo grande è il mistero in cui siamo avvolti. Noi possiamo solo tentare di indagarlo. Come i bambini abbiamo bisogno di conservare la capacità stupirci, di ridere e giocare. Di perdere tempo per meglio valorizzare il tempo. Giocare. Agli adulti non viene facile. Il gioco richiede gratuità. Si gioca per stare assieme. Per conoscersi meglio. Per regalarsi gioia. Per stringere amicizia. Si gioca per ridere. Per fare comunione. Per gettare via il peso di una giornata di lavoro. Si gioca per sdrammatizzare. Per ritornare bambini. Gli adulti, in genere, non sanno giocare. O, almeno, non sanno farlo bene. Debbono imparare. Con umiltà. Debbono andare a scuola dai loro bambini. Senza ipocrisie.

Chiamando le cose con il loro giusto nome. Senza barare. Gli adulti non sanno giocare perciò rubano ai bambini termini e giocattoli. Con questi fanno finta di imitarli e si bruciano il cervello. Pensate alle slot machine. Una trappola per gente che si lascia ammaliare. Un pessimo esempio per i nostri ragazzi. Restano là, come imbambolati, a gettare via il denaro per pagare l’affitto della casa. Soli. Soli davanti a una macchina assassina. Dal gioco vero si esce sudati e stanchi, gioiosi e ristorati. Da questo falso gioco si esce a pezzi. Nervosi e annoiati. Frustrati e depressi. Con sensi di colpa nei confronti della famiglia maltrattata. Soli. Li vedi al bar quando entri per un caffè. Sono nostri fratelli. Dovremmo aiutarli e invece approfittiamo della loro debolezza.

Nel mondo, tra i tanti giochi antichi, uno in particolare, ha preso il sopravvento: il calcio. Chi lo ha inventato è stato un genio. Basta un pallone, un piccolo spazio, un gruppo di amici e… il gioco è fatto. Si corre, si suda, si scalcita, si grida, si tira. La partita di calcio riproduce una battaglia. Ci sono amici e avversari. Si attacca, si difende. Si combatte. Un solo desiderio: vincere. In fondo l’uomo ha bisogno di un nemico da combattere. Forse dipende da questo il successo del gioco del calcio. Ben venga dunque, se ci fa più forti e più capaci. Se riuscissimo, allora, a essere nemici dell’ingiustizia e della povertà, della menzogna e della falsità sarebbe una cosa stupenda. Prenderemmo a combatterli con tutta la nostra forza. Se il mio nemico non è più l’uomo diverso da me ma il male che lo affligge avrò fatto un bel pezzo di strada. Nocera dista pochi chilometri da Salerno.

Domenica scorsa le squadre di calcio di queste due città si affrontano. Giocano. O, almeno, così è previsto. Vince il migliore? Macché. Ogni squadra ha i suoi tifosi. Alcuni a tutti i costi vogliono essere più tifosi degli altri. Ne hanno estremo bisogno. Il motivo mi sfugge. E’ come se soffrissero di un complesso di inferiorità. Forse, inconsciamente, vogliono richiamare l’attenzione su di sé. Costoro dagli spalti incitano i giocatori. Li invogliano. A volte addirittura li minacciano. Il fatto è grave. Che c’entra il gioco con la prepotenza, la violenza, la sopraffazione? Domenica scorsa, costoro intimano ai giocatori della Nocerina di non giocare e loro, i giocatori, si sottomettono a tanta protervia. Fingendo malesseri e malori inesistenti, diversi di loro escono dal campo impedendo il normale svolgimento della partita. Brutta storia. Davvero. Pessima figura per tutti. Chi ci rimette è il gioco. Al di là del singolo episodio, credo che occorra fermarsi e seriamente e interrogarsi sul senso del gioco e dei giochi. Del tempo libero e dei milioni spesi per l’acquisto di un singolo giocatore. Occorre riflettere sugli idoli creati a tavolino e sulle conseguenze che ne derivano. Viva il gioco del calcio. Viva una bella partita di pallone quando porta a migliorare i rapporti tra gli esseri umani e a donare un po’ di gioia e di speranza per riprendere il faticoso cammino della vita.

Maurizio Patriciello - avvenire.it

Letteratura sportiva e partite alla radio

Comunicato Stampa
È il pallone che vola all’altezza della fantasia oppure è l’immaginazione che, grazie alla radio, prende il sopravvento? Prova a spiegarcelo con garbo, profondità e competenza una delle voci professioniste più note dello sport raccontato a chi in quel momento non può vederlo.

Scaramuzzino Giovanni - Come quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di... solo online da qui sconto 15%

Come quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di sport minuto per minuto TitoloCome quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di sport minuto per minuto
AutoreScaramuzzino Giovanni
Prezzo
Sconto 15%
€ 10,20
(Prezzo di copertina € 12,00 Risparmio € 1,80)
Dati2010, XII-212 p., brossura
EditoreSEI  (collana Sestante)
Nel libro “Come quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di sport minuto per minuto” (SEI, Torino, pp. 210, Euro 12, scontato su Internet) Giovanni Scaramuzzino - da tempo nella squadra di “Tutto il calcio minuto per minuto” di Radio Rai - si mette alla prova come scrittore e va addirittura oltre, sorprendendoci nei panni di romanziere.
Dopo l’esordio con il particolare e avvincente “Fino all’ultimo chilometro. Il Giro d’Italia da una motocicletta” (Geo Edizioni), dedicato al grande ciclismo, qui Scaramuzzino spiazza l’ascoltatore, prima ancora del lettore, dando vita a una sorta di opera radiofonico-cartacea in più atti. È come se i protagonisti vivessero contemporaneamente le loro vicende e irrompessero sulla scena incontrandosi, sovrapponendosi, interrompendosi, completandosi e realizzandosi compiutamente proprio come il racconto in diretta di più partite alla radio.
Particolarmente indovinata la scelta di alcune figure portanti dell’opera: ecco un segretario scolastico (a suo tempo ammiratore di un giovane Nevio Scala, allenatore in rampa di lancio) che, grazie a una sciarpa a lungo tenuta riposta in un cassetto, riscopre, rivive e rielabora ricordi che si sublimano in un incontro che forse ha poco di casuale.
E poi il rapporto controverso, ma sempre speciale, tra genitore e figlio adolescente: entrambi sportivi, entrambi tifosi di calcio. Uno del Livorno; l’altro, il più giovane, nientemeno che del Bastìa. Una storia delicata, suggestiva che si snoda tra le impalpabili onde radio e quelle ben più visibili del Mar Tirreno sul traghetto tra Toscana e Corsica per assistere dal vivo alle partite di campionato dei “turchini”.
Ma probabilmente il personaggio più intenso, controverso e drammaticamente più vero è Fabio, portiere di successo, che in una serata nebbiosa perde la strada di casa alla guida del suo SUV “rischiando” - invano, purtroppo - di ritrovare quei valori di uomo che un tempo, grazie anche a una fondamentale presenza femminile, l’avevano accompagnato, saldi e sicuri, prima di essere sacrificati sul volatile altare dell’effimero.
Ecco, resta invece qualcosa di palpabile, di solido e concreto, dopo essere arrivati all’ultima pagina di quest’opera che pretende di non avere pretese, ma che sa raccontare con sensibilità e umiltà storie che in fondo sono un po’ anche le nostre. “Verba volant”, si dice, e a maggior ragione ciò vale per un radiocronista che con la voce deve saper correre dietro alla palla, alle volate, alle stoccate, al passante di rovescio, al tiro libero, al salto in lungo, al volteggio, sintetizzando l’azione al momento.
Ora però il merito maggiore di Scaramuzzino è quello di essere riuscito, scrivendo, a fermare l’attimo e a fermare anche noi. Una sosta che ci “costringe” a riflettere, ma non una frenata brusca: un dolce rallentamento dopo che l’autore ha avuto l’accortezza di bussare e chiedere permesso.
“Come quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di sport minuto per minuto” di Giovanni Scaramuzzino, SEI,  pp. 210. Euro 12; scontato 15 % su Internet >>>> da qui .

India: treno in corsa uccide 6 elefanti

(ANSA) - NEW DELHI, 14 NOV - Un treno in corsa ha travolto un branco di elefanti nello Stato indiano del West Bengala, uccidendone almeno 6. L'incidente e' avvenuto nella foresta di Dooars, in un punto che fa parte del cosiddetto "corridoio degli elefanti" dove i convogli ferroviari debbono transitare a una velocità massima di 40 km/h. Ma secondo i primi rilevamenti il treno andava ad almeno 100 km/h. Negli ultimi tempi, 43 elefanti sono stati uccisi da treni lanciati a velocità eccessiva nella foresta di Dooars.

Rugby: Italia-Argentina dedicata al Papa

La sfida Italia-Argentina del 23 novembre a Roma è stata ufficialmente dedicata dalla Federugby a papa Francesco. Lo annuncia la stessa federazione, che anticipa anche che il giorno prima del test match le Nazionali saranno ricevute in udienza privata dal Pontefice. Il capitano Sergio Parisse gli consegnerà una maglia azzurra e il pallone ufficiale della gara. ''Ora abbiamo un altro sogno speciale - dice il presidente della Fir Alfredo Gavazzi - avere Sua Santità nostro ospite per la partita''.
ansa

Basket: Datome, record personale in Nba

''Non abbiamo giocato una buona gara e il risultato ne è la prova lampante. Ora pensiamo alla prossima con Sacramento''. Luigi Datome commenta il 113-95 con cui i suoi Detroit Pistons sono stati sconfitti da Golden State, ieri in Nba. L'azzurro, tuttavia, si consola con il record personale di italiano più veloce a raggiungere la doppia cifra nel campionato di basket nordamericano: Gigi ha scalzato per una gara Danilo Gallinari, che aveva segnato 10 punti dopo 5 partite nel suo primo anno nei Pro.
ansa

Quali sono i 10 luoghi più inquinati del pianeta?

Si tratta di località in cui la presenza di sostanze tossiche mette a rischio la vita e la salute di oltre 200 milioni di persone, sia nei Paesi in via di sviluppo che nelle aree industrializzate. Il dossier completo è stato pubblicato da Worst Polluted e dal Black Smith Institute. Ecco la lista completa.

1) Agbogbloshie Dumpsite - Ghana

I metalli pesanti, come cadmio, mercurio e piombo, sono il principale inquinante che mette in pericolo chi vive nelle vicinanze della discarica di Agbogbloshie, in Ghana. Si tratta di un vero e proprio punto di raccolta a cielo aperto per i rifiuti elettronici, che includono computer, televisori e forni a microonde provenienti dal mondo industrializzato, per un totale di 215 mila tonnellate di e-waste importate ogni anno. Il problema dell'inquinamento dell'aria nasce dai roghi appiccati per bruciare i rifiuti, dato che non vi sono a disposizione sufficienti sistemi di smaltimento. I fumi tossici raggiungono i villaggi e la popolazione, che corre il rischio di contrarre intossicazioni da metalli pesanti e malattie respiratorie.
ghana

2) Chernobyl - Ucraina

A Chernobyl le polveri radioattive includono uranio, plutonio, cesio 137, stronzio 90 ed altri metalli tossici. Si tratta di sostanze che espongono una popolazione di 10 milioni di persone a forti rischi per la salute. Il disastro nucleare più grave del mondo risale al 25 aprile 1986 e continua a rappresentare una minaccia. Da Chernobyl, la contaminazione radioattiva ha raggiunto il 40% dell'Europa e parte dell'Asia, del Nord Africa e del Nord America. Uno studio scientifico pubblicato nel 2012 sulla rivista Environmental Health Perspectives, con il titolo di "Radiation and the Risk of Chronic Lymphocytic and Other Leukemias among Chornobyl Cleanup Workers" ha evidenziato la correlazione tra il disastro nucleare e un forte incremento del rischino di leucemia.
chernobyl

3) Citarum River - Indonesia

Basta osservare le immagini del Citarum River per rendersi conto della grave situazione di inquinamento che ha colpito l'area. Tra le sostanze pericolose per la popolazione e per l'ambiente troviamo piombo, cadmio, cromo e pesticidi. Il fiume Citarum scorre nei pressi della capitale, Giacarta, ed è considerato il fiume più inquinato del mondo. La situazione di grave disagio per la popolazione e fortemente dannosa per l'ambiente è causata dalle industrie che sorgono lungo le sue coste e che da decenni scaricano liquami tossici illegalmente nelle sue acque, senza ricorrere a depuratori.
citarum river india

4) Dzerzhinsk - Russia

Dzerzhinsk è una città della Russia Occidentale, che sorge sul fiume Oka. E' tra i siti più inquinati del mondo, a causa della presenza di industrie chimiche che operavano soprattutto nel periodo della Guerra Fredda, scaricando inquinanti nel fiume. Tra le sostanze pericolose per la popolazione per l'ambiente troviamo soprattutto numerosi sottoprodotti tossici che derivano dagli impianti manifatturieri che impiegano sostanze chimiche. Ciò ha portato ad un grave incremento dei casi di cancro agli occhi, ai polmoni e ai reni. L'aspettativa di vita per gli abitanti della città e di 47 anni per le donne e di soli 42 anni per gli uomini. Il problema maggiore è rappresentato dal diossido di zolfo, un gas fortemente irritante per gli occhi e l'apparato respiratorio. Le emissioni inquinanti delle industrie tuttora attive stanno danneggiando la salute dell'intera popolazione.
dzerzhinsk

5) Hazaribagh - Bangladesh

L'inquinamento in quest'area del Bangladesh è causato soprattutto dal cromo ed è legato alle 270 concerie presenti in tutto il Paese. Nella sola Hazaribagh si colloca il 90% degli stablimenti, che disperdono nell'ambiente sostanze tossiche, con particolare riferimento al cromo esavalente, responsabile dell'incremento dei casi di cancro e del peggioramento della salute della popolazione, che soffre soprattutto di problemi respiratori e di dermatiti provocate dall'esposizione alle sostanze pericolose.
bangladesh

6) Kabwe - Zambia

Kabwe è la seconda città della Zambia per grandezza e popolazione ed è collocata a 150 chilometri dalla capitale, Lusaka. I più gravi problemi di inquinamento sono causati dal piombo, sostanza tossica rilevata nel sangue dei bambini in una quantità da cinque a dieci volte superiore ai livelli raccomandati. Per oltre 90 anni si sono susseguiti lavori per l'estrazione del piombo dal sottosuolo, senza tenere conto dei possibili danni. Concentrazioni elevate di piombo nel sangue possono risultare mortali.
zambia

7) Kalimantan - Indonesia

Kalimantan è la porzione indonesiana dell'isola di Borneo. L'inquinamento da cadmio e mercurio mette a rischio la vita di oltre 250 mila persone. Le miniere d'oro rappresentano la prima risorsa economica per il Paese, ma soprattutto una grave fonte di malattia per la popolazione. L'impiego di mercurio per l'estrazione dell'oro porta al rilascio di oltre 1000 tonnellate di emissioni tossiche all'anno, che inquinano l'aria e l'acqua e mettono a serio rischio la salute degli abitanti.
kalimantan indonesia

8) Matanza-Riachuelo - Argentina

Il bacino del fiume Matanza-Riachuelo, in Argentina, ha una lunghezza di soli 60 chilometri, ma ospita nelle proprie vicinanze ben 15 mila industrie chimiche che rilasciano i propri scarichi nocivi nelle sue acque. L'aria viene inquinata da composti organici volatili, come il toulene, un solvente tossico presente anche nella benzina. Il problema di inquinamento mette a rischio la salute di oltre 20 mila persone. Il 60% di esse vive in zone considerate inabitabili per via della contaminazione dell'acqua e dell'aria.
matanza argentina

9) Delta del Niger - Nigeria

Il delta del Niger si estende in un'area densamente popolata. L'inquinamento delle acque del fiume riguarda gli sversamenti di petrolio che lo interessano dagli anni Cinquanta. Tra il 1976 e il 2001 sono stati conteggiati almeno 7000 incidenti che riguardano le operazioni di estrazione del petrolio. L'area è in costante attesa di bonifica e l'oro nero ha inquinato sia i terreni che le acque sotterranee, devastando la vita delle comunità che contano sull'agricoltura e sulla vicinanza al fiume per sopravvivere.
niger nigeria

10) Norilsk - Russia

Norilsk è una città industriale della Russia fondata nel 1935 e interessata soprattutto da attività estrattive e da inquinamento da metalli pesanti, tra cui si trovano rame e ossido di nickel. Nell'aria vengono rilasciate ogni anno 500 tonnellate di ossidi sia di rame che di nickel e 2 milioni di tonnellate di diossido di zolfo. La speranza di vita degli operai di Norilsk è inferiore di 10 anni alla media russa. Oltre 130 mila persone sono state esposte ai danni causati dagli agenti inquinanti, con un grave incremento dei casi di malattie respiratorie e di cancro ai polmoni e all'apparato digerente.
norilsk
Marta Albè
Fonte Foto: Blacksmith Institute